sabato 3 aprile 2021

Patrick e Dana compagni di cella

I reati per cui Patrick si trova in galera, da un tempo lunghissimo, sono "istigazione a proteste e propaganda di terrorismo sul proprio profilo Facebook"

Sono gli stessi reati di Dana Lauriola, in realtà, con l’aggravante, per lei, di aver usato un megafono (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/no-tav-lappello-per-la-scarcerazione-di-dana-lauriola/6123143 e https://www.notav.info/post/la-dichiarazione-di-dana-sui-fatti-del-1-maggio-2019-basta-accanimenti )

 

Amnesty chiede, giustamente, la liberazione di Patrick Zaki, “arrestato solo perché attivista”, scrivono nell’appello.

(https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-patrick/)

Amnesty chiede, giustamente, la liberazione di Dana Lauriola, arrestata solo perché attivista.

(https://www.amnesty.it/arresto-di-dana-lauriola-esprimere-dissenso-pacificamente-non-puo-essere-punito-con-il-carcere/ )

 

Si moltiplicano le iniziative per chiedere la libertà e per dare la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, d’accordo la maggioranza del Parlamento Italiano (leggi qui ), diversi comuni danno la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki.

A Dana Lauriola nessuno, in Parlamento, chiede di dare la cittadinanza italiana, visto che ce l’ha già, e gli stessi nessuno non chiedono la liberazione, nessun comune pensa alla cittadinanza onoraria par Dana Lauriola.

 

Chi ha il coraggio di spiegare a Patrick che, quando tornerà in Italia, potrebbe essere un cittadino italiano?

E quindi, se istigasse a proteste e propaganda contro la TAV in Val di Susa, potrebbe essere indagato, come Erri De Luca?

E se magari sostenesse le sue ragioni pubblicamente con un megafono andrebbe in prigione, come Dana?

E chi riuscirebbe a spiegargli che le prigioni italiane sono più belle di quelle egiziane e che i giudici italiani sono brava gente, mica come quelli cattivi egiziani, e che le leggi democratiche italiane sono più civili di quelle della dittatura egiziana?

 


Lettera di Dana: sempre a testa alta, siate saldi!


Carcere delle Vallette, 19 marzo 2021

Car* tutt*,

rieccoci qua dopo un po’ di tempo dall’ultima lettera. Non è mai facile iniziare a scrivervi, molte sono le cose che vorrei condividere e, giorno dopo giorno, si accumulano a tal punto che non so bene come smaltire il grosso. Comunque, ci provo.

Intanto vi rassicuro sulla mia situazione: sto bene, nonostante il passare del tempo e vari accadimenti. Ho passato dei giorni bui a causa della positività da Covid-19 di mia mamma e di mio papà. Mi è stata comunicata tempestivamente e, inevitabilmente, la notizia mi ha provocato angoscia e paura. Per fortuna ad oggi la loro condizione sanitaria appare buona e, nonostante qualche inevitabile strascico, sembrano avviarsi verso la guarigione. Ad altre famiglie, ad altri figli, non è andata così e a tutti loro mi stringo in un sincero è commosso abbraccio…

In questo luogo, dove molte cose non sono concesse, anche il dolore è qualcosa che trova a fatica uno spazio di libertà, per esprimersi.

Più passano i mesi e più mi chiedo come una società che si definisce “civile” possa anche solo tollerare l’esistenza di un’istituzione come quella carceraria. Vorrei davvero essere in grado di trasmettervi la bellezza e la profonda umanità delle mie compagne di detenzione. Vorrei potervi convincere, uno per uno, di quanto meritino la possibilità di vivere una vita diversa, con altri strumenti, essere messe nella condizione di diventare la migliore versione di loro stesse. Il carcere, questo luogo disumano, non ha alcuna utilità e può solo ferire più profondamente di quanto la vita lo abbia già fatto.

A breve si saprà quali saranno le “riforme” messe in campo dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. C’è molta speranza tra la popolazione detenuta che spero, almeno in parte, non venga delusa. So bene che per poter anche solo immaginare un “sistema” equilibrato, bisognerebbe smontare pezzo per pezzo tutto il sistema giudiziario, fare cenere delle sue fondamenta, eliminare le fonti di ingiustizia all’interno della società in cui viviamo e ridefinire collettivamente una serie di priorità e valori. Insomma, per quanto Cartabia abbia, sulla carta, un profilo da costituzionalista di alto livello, non credo sia portatrice di questi ampi interessi e, anche se li avesse, non sarà il Governo Draghi (Governo “acchiappafondi”) a fornire l’opportunità per un reale e profondo cambiamento.

Nonostante questo, qui incrociamo le dita e facciamo lunghi elenchi di possibilità: libertà anticipata di 75 giorni, misure di clemenza, fondi e percorsi per il reinserimento abitativo e lavorativo, tribunale di sorveglianza “obbligati” a concedere misure alternative al carcere laddove ce ne sia la possibilità, ecc…

Qui continuiamo a convivere col Covid, noi come al maschile e in molte altre carceri del Paese.

Per fortuna nessuna di noi si è ammalata troppo seriamente ed anche le “positive”, poco alla volta, recuperano in salute. C’è preoccupazione mista ad un senso di impotenza e per quanto si possa fare “attenzione”, la promiscuità è inevitabile negli spazi ristretti in cui siamo costrette 24 ore su 24.

Mi distacco ora dalla realtà inframuraria per condividere altri pensieri…

Proprio oggi ho letto dell’iniziativa dei giovani del Fridays For Future (che il saluto con affetto!!!) e mi chiedo come sia possibile che i media, impegnati in maratone no stop sulla pandemia da tempo immemore, omettano sistematicamente di dire che gli unici responsabili di questo disastro e dei suoi morti siamo solo noi! Noi che con la violazione degli ecosistemi e lo sfruttamento e la devastazione dei territori abbiamo rotto il patto con la natura, lo stesso che fino ad oggi ci ha permesso di vivere!

In molti si chiedono come tutto questo sia possibile e se finirà mai.

Se la prima risposta sta nel capitalismo verace e sfruttatore, la seconda e sì e che dipende solo da noi! Nessuno però lo dice, il rischio è quello di far passare un messaggio rivoluzionario su scala globale. Spetta a noi, quindi, sostenere i giovani che lottano per un pianeta vivibile e per un futuro che, francamente, per loro, mi sembra nero sotto molti punti di vista!

In quest’ultimo mese si sono susseguiti molti avvenimenti e le lotte, che con fatica si sono manifestate a causa delle restrizioni della pandemia, mi sono giunte forti e chiare: l’8 marzo delle donne e le manifestazioni di studenti ed insegnanti sono solo alcune, senza dimenticare la mia amata Valle a cui dedicherò l’opportuno spazio a fine lettera. Con emozione ricevo queste immagini e ne sono stimolata.

Vorrei ringraziare con tutto il cuore le Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso e i/le compagn* tutt* che ogni giovedì sono una presenza amica sotto al carcere che dà forza a tutte noi.

Mando un altrettanto grosso ringraziamento alle compagne dell’Udi di Palermo e a tutti coloro che si stanno battendo per la mia liberazione e per accendere un faro sulla difficile condizione di noi detenute e detenuti.

Un ringraziamento, perché forse finora non ne ho fatti troppo pochi, a tutte le persone che da oltre sei mesi e da tutto il Paese continuano a scrivermi lettere, cartoline, disegni, e mi inviano, fiori, gatti e farfalle. Mi aprite ogni volta un’inaspettata finestra sul mondo e grazie a voi, per qualche minuto, non vedo sbarre né cemento.

Per concludere, il mio pensiero va là alla mia amata Valle.

In questi giorni state lottando, di nuovo, contro gli incendi. So bene quanto doloroso sia vedere bruciare i nostri boschi e i nostri alberi e non posso che non condividere con voi questo dispiacere. Mentre la valle brucia e lotta contro la pandemia, si vede espropriare manu militari i terreni di nostra proprietà da parte dell’azienda Telt, su mandato dello Stato italiano. Non credo ci sia bisogno di ulteriori commenti, credo che la realtà sia sotto gli occhi di tutti!

La lotta No Tav, irriducibile come il suo no alla devastazione della nostra terra e allo sperpero di denaro pubblico, mi insegna ogni giorno il valore della resistenza e della lotta. Se potessi scegliere oggi, dal carcere in cui sono rinchiusa, tra altre mille vite, quella accanto a voi sarebbe per me l’unica desiderabile. I giganti che da decenni ci troviamo a fronteggiare hanno i piedi d’argilla perché sono stati costruiti su menzogne e inganni, prima o poi, se sapremo restare uniti e determinati, li faremo andare giù!

Vorrei ancora, scusate se sono prolissa ma l’aveva anticipato, dedicare un pensiero ai compagni dei Si-Cobas colpiti pochi giorni fa da un’infame inchiesta giudiziaria per la loro attività sindacale di lotta, a loro va tutta la mia solidarietà e l’impegno, per quanto possibile, a dar voce alla loro iniziativa per smascherare questa vergognosa operazione!

Solidarietà anche alle sorelle e ai fratelli del comitato No Grandi Navi di Venezia che, per difendere la laguna dai mostri delle navi da crociera, si trovano ora sotto attacco e a dover sostenere onerose spese legali. Sono sicura che anche in questo caso la solidarietà sarà anche diffusa, io sono sempre con voi! (Anche sui barchini!)

Chiudo, finalmente, confermandovi che il 14 aprile ci sarà la “Camera di Consiglio” presso il Tribunale di Sorveglianza per valutare mie eventuali misure alternative al carcere. Sappiate che comunque vada, io sono serena.

Sono in contatto con me stessa e la mia voglia di lottare per un mondo più giusto, e più vivace che mai. Sono con voi, in ogni momento.

 

Sempre a testa alta, siate saldi!

Avanti No Tav!

Dana

 

Ps. Rispetto alla chiusura indagini e le relative misure cautelari sul Primo Maggio 2019, non posso che restare allibita dalla strumentalità messa in campo da Questura e Pubblico Ministero.

Quella giornata, attraversata da migliaia di persone nello spezzone sociale insieme al movimento No Tav, è stato unicamente un atto di dignità verso chi, non volendoci in piazza, fa da tempo ormai di temi importanti come i diritti sociali e quelli lavorativi discorsi ed azioni al ribasso.

Noi, padroni di niente, ma soprattutto schiavi di nessuno, abbiamo dato voce a chi lotta per un futuro diverso, per i diritti e a difesa della Terra e dell’ambiente. Abbiamo difeso il nostro diritto a manifestare e non ci siamo accontentati di una sfilata fine a se stessa con unico intento quello celebrativo.

Siamo tanti a non accontentarci delle briciole e a non credere alle solite bugie.

Ai compagn* colpit* insieme a me dalle misure cautelari (nel mio caso come il gioco carta-forbice-pietra il carcere in cui già mi trovo vince il banco quindi le firme sono per ora rimandate) va il mio abbraccio più sincero.

Siate saldi!

da qui


La dichiarazione di Dana sui fatti del 1 maggio 2019: basta accanimenti!

 

Condividiamo molto volentieri la dichiarazione spontanea rilasciata da Dana, a nostro avviso doverosa e giusta, durante l’interrogatorio di garanzia in seguito alla denuncia per il Primo Maggio 2019. Questo accanimento deve finire!

 

“Ho appreso dall’ordinanza applicativa, notificatami in carcere, che mi sono addebitati alcuni reati per la giornata del primo maggio 2019.

Sempre della stessa, ho avuto contezza della ricostruzione dei fatti, evidentemente fornita dalla Questura cittadina alla Procura, tale ricostruzione non è sicuramente veritiera.

Vengono omessi importanti elementi che, inseriti nella corretta cronologia dei fatti, avrebbero permesso d’interpretare la giornata e le azioni in essa susseguitisi, sotto un’altra luce, sicuramente non incriminante.

Questa lettura ha comportato l’emissione di misure cautelari a distanza di due anni dai fatti, tempo credo troppo lungo per giustificare una reale esigenza delle cautelari.

In quella giornata, per molte volte e dal principio ossia poco dopo il concentramento in Piazza Vittorio, la parte più numerosa della manifestazione, costituita da migliaia di persone, è stata oggetto di tentativi non solo di rallentamento, ma di una vera e propria espulsione dal corteo.

La negazione del diritto a manifestare e di quello a veicolare in piazza contenuti dall’alto valore ideale e morale è stata per tutta la giornata l’elemento che ha determinato i fatti qui descritti in maniera fuorviante.

Sono stata per tutta la giornata sopra il fugone dello “spezzone sociale”, impegnata nell’attività di speakeraggio. Non ho commesso alcuno dei reati che mi vengono addebitati e, soprattutto, ho esercitato il mio diritto alla “parola” e al libero pensiero, descrivendo ciò che vedevo con i miei occhi.

Pertanto, ritengo che ad essere violati oggi siano i miei diritti costituzionali e che questa misura sia priva di fondamento.”

da qui


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