Mamma li
turchi, ma «i dittatori ci servono»
La realtà è che Stati uniti ed Europa nel Mediterraneo e in Medio Oriente
hanno lasciato in questi anni un vuoto riempito dal “reis” turco e dalla Russia
ma adesso ci vuole un «ritorno all’ordine», alla nuova guerra fredda decretata
dalla coppia Biden-Blinken. E Draghi esegue
Una
pericolosa illusione
Draghi, in sintesi, dice che Erdogan è un dittatore che ci fa comodo:
tradotto significa che gli facciamo fare quel che vuole fino a quando ci serve.
Una pericolosa e irrealistica illusione, del premier ma anche Usa ed europea.
Erdogan fa quello che vuole con il nostro consenso e indignarsi perché non
rispetta i diritti umani o il galateo diplomatico è assai ipocrita. Gli Usa e
gli europei speravano che il golpe fallito del 15 luglio 2016 lo sbalzasse dal
potere: da allora il “reis” preferisce mettersi d’accordo con Putin piuttosto
che con l’Occidente atlantico, che lo vorrebbe manovrare in funzione anti-russa
ma alla fine lo detesta e lo ammansisce, magari sulla pelle degli altri.
Il cattivo e
i ‘buoni’ latitanti
Qualche
esempio? Trump, con il ritiro delle truppe Usa dal Nord della Siria
nell’ottobre 2019, lasciò che Ankara massacrasse i curdi siriani, nostri
alleati contro l’Isis, usando i jihadisti terroristi e tagliagole. In
Tripolitania, di fronte alla incapacità italiana a sostenere il governo Sarraj,
siamo suoi ospiti e le milizie filo-turche fanno la guardia all’ambasciata
italiana mentre i suoi militari si sono fatti fotografare sulle motovedette
donate dall’Italia. I turchi hanno la memoria lunga: l’Italia conquistò la
Libia nel 1911 sottraendola all’Impero ottomano e l’anno dopo si portò via
anche il Dodecaneso. Erdogan, il neo-ottomano sgarbato, è uno che gli insulti
se li lega al dito.
La sostanza è questa: gli Usa non vogliono un nuovo accordo tra Erdogan e
Putin che possa incoraggiare la Russia a restare in Cirenaica e magari aprire
un’altra base militare nel Mediterraneo dopo quelle in Siria.
Sponda
Erdogan per colpire Putin
Si tratta di
una manovra che fa parte di una strategia più ampia con cui Washington vuole
mettere pressione a Mosca: dallo schieramento dei missili ipersonici in Europa
al blocco del gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania, all’eventuale
ingresso dell’Ucraina nella Nato. Biden, sta per nominare l’inviato speciale
incaricato di bloccare il gasdotto Nord Stream 2: è il suo uomo di fiducia in
Ucraina, Amos Hochstein, già nel consiglio del colosso energetico ucraino
Naftogatra, un passato nell’esercito israeliano, che durante l’amministrazione
Obama fece saltare il South Stream con Mosca (2 miliardi di commesse Saipem) e
si adoperò per attivare il Tap, il gasdotto alternativo con l’Azerbaijan.
Alleati di
convenienza
Erdogan si
oppone a Putin in Siria, in Azerbaijan e in Libia ma si è anche messo d’accordo
con il capo del Cremlino: compra il suo gas e le batterie anti-missile S-400 ed
è incline a una spartizione in zone di influenza che irrita gli americani,
soprattutto Antony Blinken che nel 2011 era un sostenitore dei raid contro
Gheddafi e ora vorrebbe cacciare i mercenari russi asserragliati con il
generale Haftar su una “Linea Maginot|” nella sabbia della Cirenaica. La non
guerra e la non pace è la situazione la Russia gestisce meglio, dal Medio
Oriente al Caucaso, finché non si rompono gli equilibri.
Affollamento
Libia
Draghi,
l’atlantista buono, ha orecchiato sul manuale Biden-Blinken che bisogna
bacchettare Erdogan, l’atlantista ribelle, e ha fatto la sua uscita, un po’
alla carlona, durante una conferenza stampa. Fa parte di un’offensiva
diplomatica che ha portato il premier a Tripoli- grazie ad Erdogan – nello
stesso giorno in cui arrivava il greco Mitsotakis: mai si erano visti in Libia
due capi di governo europei in un solo giorno – la stampa italiana non ha dato
l’evento per non sminuire il «primato» italico nell’ex colonia. Poi subito dopo
c’è stata la missione von der Leyen-Michel ad Ankara.
I veri
problemi oltre lo sgarbo
La crisi di
poltrone e sofà, grave se fosse uno sgarbo e una offesa voluta al ruolo di
rappresentanza delle donne in politica, non a caso esplode ora dentro l’Ue, sia
per le priorità dei ruoli sia perché davvero il protocollo dell’incontro era
stato approvato dalle due parti. Ma lo sgarbo ha oscurato il vero problema. La
Turchia non ha nessuna intenzione di cedere su quattro dossier: i profughi, le
frontiere marittime del Mediterraneo orientale, la Libia e i diritti umani.
Erdogan fa valere la sua vittoria militare in Libia a Sarraj che aveva il
generale Haftar e i russi alle porte di casa.
Contro Assad
era buono
Il via
libera a Erdogan è venuto da noi, come del resto in Siria quando fece passare
40mila jihadisti per combattere Assad: era questo che volevano gli Usa,
«guidare da dietro» la caduta del regime di Damasco. Per questo si è preso in
casa tre milioni di profughi, incassa miliardi da Bruxelles e ricatta gli
europei sulla rotta balcanica, dove camminano alla disperata tante donne
migranti senza sedia e senza speranza. Ma noi paghiamo il dittatore per tenerle
lontane.
Sanzioni
solo ‘cosmetiche’
La Germania lo sa perfettamente e quindi impone soltanto sanzioni europee
«cosmetiche» per le violazioni di Erdogan delle «zone economiche esclusive» del
gas offshore di Grecia e Cipro, dove hanno interessi la Total francese, l’Eni
italiana, le compagnie americane e Israele.
I dittatori utili da non citare
I «dittatori fanno comodo» anche per tacere: Draghi nel suo discorso
d’insediamento non ha detto una parola su al-Sisi, Regeni e Zaki. Si capisce
bene allora che una sedia non è solo una questione di arredamento diplomatico
ma rappresenta cosa si muove davvero dietro la pace e la guerra nel
Mediterraneo: una spasmodica lotta di potenze e una nuova guerra fredda, dove
l’Italia ha il solito ruolo di penisola portaerei americana. E non basta dire
che Erdogan “è un dittatore che ci fa comodo”.
https://www.remocontro.it/2021/04/10/erdogan-dittatore-e-i-cattivi-a-convenienza/
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