Mai
un solo caso di rapimento di bambini da parte di rom e sinti è stato punito
dalla legge perché mai un caso di rapimento è davvero avvenuto
Lo sanno tutti ormai. È una verità
acquisita.
Un dato incontrovertibile per
razzisti e coloro che ritengono di conoscere tutto, soprattutto in tema di
«zingari». Quegli sporchi, brutti e cattivi nomadi che non vogliono integrarsi
nella nostra società.
Tra questi stereotipi, i più
comuni, quello più in voga è: «sottrarre i minori alle famiglie». Il più grave
e il più inaccettabile.
Rom e sinti non sono mai stati
nomadi per cultura, la mobilità è sempre stata una condizione coatta e «figlia»
di persecuzioni disumane, spesso non adeguatamente rilevate dalla storia. Ecco
dunque, il perché vediamo fiorire molte e facili campagne mediatiche
indirizzate contro la popolazione romanì, tutte ben predisposte per poi essere
reiterate al momento più opportuno.
Una comunicazione a senso unico e
senza contraddittorio che talk show, programmi di approfondimento televisivi
propongono con leggerezza, o peggio volutamente scegliendo il «miglior
personaggio» da intervistare per portare a casa il risultato cercato e voluto.
Di personaggi improbabili, la televisione ne ha inventati tanti.
E questo perché tutti nel mainstream
devono sapere che i rom e sinti rubano i bambini; la pericolosità di questa
popolazione è tale che questo allarme dev’essere lanciato al mondo; le
televisioni dunque avranno salvato i telespettatori dall’eventualità,
probabile, che i propri figli siano rapiti già domattina. L’unica verità in
tutto ciò e che così facendo si stanno solo fomentando immotivati sentimenti di
diffidenza e di odio.
Perché farlo? Dunque…
Per avere un «capro espiatorio» da
accusare per lenire le frustrazioni collettive? Per convogliare in un’unica
direzione il malcontento per problemi comuni e irrisolti? Per nascondere il
fatto che la nostra classe politica è sempre più malata, inadeguata?
Già nella storia, tante monarchie e
tanti imperi hanno perseguitato le «diversità». I regimi totalitari hanno
cercato di annientare (anche) i rom e i sinti fisicamente; di sradicarli dalle
loro terre d’origine. Oltre mezzo milione di rom e sinti sono stati sterminati
dai regimi nazisti e fascisti.
Anche oggi, nella nostra Europa
avanzata civile e democratica, tuttavia, la popolazione romanì è la
più odiata. Accade senza che nessuno conosca davvero gli aspetti storici,
culturali, antropologici, linguistici, gastronomici e letterari di una
minoranza etnica importante e che sin dalla sua origine che affonda le sue
radici nei tempi dei tempi, non ha mai fatto la guerra a nessuno.
I sondaggi parlano chiaro: nessuno
vuole vicino a sé i rom e sinti, nessuno li vuole come vicini di casa, nessuno
vuole affittare loro una casa, in pochi sopportano la loro presenza. Cosa si
annida realmente dietro quest’avversione senza tempo? E perché così tanto odio?
La loro diversità è perseverare nel voler custodire le proprie tradizioni. La
fermezza, per molti di loro, nel non voler conformarsi alle mode e alle
tendenze dell’oggi.
Eppure l’Europa stanzia milioni di
euro alla voce rom e sinti. Dove finiscono i soldi stanziati? Chi li utilizza,
come e dove sono convogliati e investiti?
A rom e sinti, dunque, è garantito
l’assistenzialismo nelle loro residenze abitative. Di fatto si legittima
l’accettazione che possa esservi una «segregazione razziale» nei «campi
nomadi». Un’anomalia tutta italiana. Come lo sono i «quartieri ghetto».
Una sorta di «neocolonialismo
autoreferenziale industriale» dove tutti guadagnano, tranne rom e sinti.
La triste «vicenda Pipitone» (ossia
quella della piccola bambina Denise, scomparsa tanti anni fa e oggi tornata
agli onori della cronaca e che tanto piace alle televisioni e agli spettatori)
con il suo grande clamore mediatico, rischia di far aumentare l’odio razziale
contro una minoranza già inerme; di alimentare il soffio dell’odio su di una
popolazione che già deve quotidianamente lottare contro un’avversione atavica e
pericolosa che, come dimostrano le trasmissioni televisive di questi giorni, è
stata puntualmente reiterata: «I rom rubano i bambini».
Il razzismo si esplicita attraverso
la mistificazione della realtà. Come funzioni questo meccanismo sociale l’hanno
mostrato molto bene i regimi nazi-fascisti e tutti i regimi totalitari.
Un paese che si dice democratico
dovrebbe, invece, tutelare tutte le minoranze etniche da eventuali e possibili
discriminazioni. Oggi, purtroppo, assistiamo a un nuovo sciacallaggio
mediatico, vergognoso, incivile e che sta mettendo alla berlina un’intera
popolazione; facendola passare per ciò che non è, favorendo l’odio con il
solito «spauracchio» della pericolosità delle differenze, che sono invece
l’unica e preziosa peculiarità del nostro modo.
Mai un solo caso di rapimento
di bambini è stato appurato nelle indagini di organi competenti; mai
un solo caso di rapimento è stato punito dalla legge. Questo perché mai un caso
di rapimento di bambini - da parte di rom e sinti - è davvero avvenuto.
Rom e sinti hanno tanti figli
perché vivono il valore della famiglia come un principio assoluto, fondante per
la loro cultura e tradizione.
Famiglia, certo, come quella
colpita dalla tragedia del caso di cronaca e dalla quale molto probabilmente
potrebbero emergere sviluppi per le indagini.
(*) ripreso da Riforma.it: «Il
quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in
Italia»
Nessun commento:
Posta un commento