(dal manifesto
del 25.10.2021)
Non c’è
limite al peggio. Mi riferisco all’emendamento della legge regionale con cui,
una decina di giorni fa, l’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna ha deciso di
prorogare fino alla fine del 2027 gli affidamenti del servizio idrico in
regione, tranne quelli – Reggio Emilia e Rimini – dove è in corso una procedura
di gara.
Una scelta
espressa con il voto di tutti i gruppi consiliari ad eccezione di Europa Verde
e di quello Misto, che non hanno partecipato al voto. Il provvedimento è stato
presentato senza discuterne con associazioni e movimenti, a partire dai
Comitati dell’acqua, in una regione che si vanta di essere esempio della
partecipazione.
E non c’è
dubbio che esso costituisca un grande regalo alle multiutilities quotate in
Borsa, che gestiscono la grandissima parte del servizio idrico nel territorio.
In
particolare ad Hera, tenuto conto che la concessione è in scadenza: alla fine
di quest’anno a Bologna; alla fine del 2023 a Forlì-Cesena e Ravenna; alla fine
del 2024 a Ferrara e Modena. Anziché porre all’ordine del giorno il tema della
possibile ripubblicizzazione – come si era iniziato a fare a Bologna- si
consolida, invece, la privatizzazione e si dà un colpo pesante all’esito referendario
del 2011.
Le
giustificazioni non sono credibili: è stato detto che era necessario dare
continuità alle gestioni esistenti per realizzare gli investimenti previsti nel
Pnrr, fingendo di non sapere che, in caso di subentro di un nuovo gestore, essi
comunque continuano.
Oppure che
il male minore era allungare gli affidamenti di 6 anni piuttosto che di 30, nel
momento in cui si fosse realizzata una nuova gara. Occultando il fatto che,
scaduta la concessione, non esiste l’obbligo di andare a gara, visto che si può
invece ripubblicizzare il servizio, né tantomeno che essa si debba svolgere
alla scadenza prefissata, visto che l’esperienza dimostra l’esatto contrario.
Ciò che
inquieta maggiormente è che non ci troviamo di fronte ad un provvedimento
isolato, ma a una strategia di privatizzazione completa del servizio idrico.
Basta leggere le pagine del Pnrr su «Tutela del territorio e della risorsa
idrica». Al di là delle risorse stanziate, decisamente insufficienti, il cuore
del Pnrr in materia è quello della «riforma» per rendere «efficienti» i
soggetti gestori del servizio idrico.
Nel mirino,
c’è, in primo luogo il Mezzogiorno e molto probabilmente l’azienda di diritto
pubblico Acqua Bene Comune di Napoli, la prima e quasi unica esperienza che ha
dato compiutamente corso all’esito referendario.
L’intenzione,
che peraltro informa tutto il Pnrr, è che l’intervento pubblico sia servente
nei confronti del mercato, per crearlo e sostenerlo, e apra la strada alla
conquista del Mezzogiorno delle grandi aziende multiutilities quotate in Borsa.
Né ci deve
stupire che l’argomento usato per il Mezzogiorno sia esattamente contrario a
quello messo in campo dalla Regione Emilia- Romagna: qui si dice che per
realizzare gli investimenti del Pnrr si deve dare continuità alle gestioni,
guarda caso delle multiutilities, e là, su suggerimento del Ministero della
«finzione» ecologica e di Arera, l’agenzia regolatoria del servizio idrico, si
sostiene che per avere i soldi del Pnrr occorre procedere a nuovi affidamenti.
La sostanza
è una sola: si deve chiudere la stagione iniziata con i referendum di 10 anni
fa e stabilire definitivamente che il modello di gestione è quello imperniato
sulle grandi multiutilities quotate in Borsa.
Il
neoliberista Draghi vuole portare a termine il lavoro iniziato all’indomani del
referendum del 2011: all’epoca, in quanto presidente entrante della Bce
scriveva al governo italiano perché intervenisse per «liberalizzare» i servizi
pubblici locali, nonostante l’esito referendario, e oggi, dal governo, realizza
direttamente quell’intendimento.
Per quanto
ci riguarda, non subiremo queste volontà autoritarie che contraddicono il
responso popolare: ci mobiliteremo con un presidio promosso dai Comitati per
l’acqua e dalla Rete regionale Emergenza Climatica e Ambientale sotto la
Regione Emilia-Romagna il 3 novembre e organizziamo come Forum nazionale una
«carovana per l’acqua» che toccherà vari territori e culminerà a Napoli con una
manifestazione di carattere nazionale il 20 novembre, oltre a partecipare alle
varie iniziative che costruiscono momenti di convergenza tra i vari movimenti e
soggetti sociali.
Con la
consapevolezza che chi intende procedere con il comando e con una visione
avulsa dai processi reali, prima o poi i conti con il consenso e i fatti
concreti li dovrà fare.
* Forum
Italiano Movimenti per l’Acqua
Nessun commento:
Posta un commento