domenica 24 ottobre 2021

L’ONU 75enne: una storia mista di delusioni e adempimenti - Richard Falk

 

 

Sono stato recentemente ospite di uno spettacolo televisivo che aveva come tema: “L’ONU – valida o inutile?”, che mi ha colpito come domanda piuttosto fuorviante, essendo stata nei suoi primi 75 anni sia valida che inutile. Inutile, o quasi, se la valutazione si basa sulla norma base di prevenzione/proibizione della guerra d’aggressione della Carta dell’ONU e specialmente sulle entusiasmanti parole d’impegno del Preambolo: 

Noi, i popoli delle Nazioni Unite, determinati a salvare le generazioni successive dal flagello della guerra, che per ben due volte nella nostra vita ha recato dolore indicibile all’umanità …”.

Una tale promessa potrebbe essere chiamata quasi priva di valore, in quanto finge che i ‘popoli’ abbiano i mezzi per agire in tali gravi faccende di stato e suggerendo la sostituzione della guerra e del primato della geopolitica con un dominio globale della legge. L’idea che i forti quanto i deboli fossero tenuti responsabili di una pacifica risoluzione dei conflitti o delle trasgressioni alle norme di legge era puro vaniloquio come si rese ovvio procedendo nella lettura dal Preambolo al testo dello Statuto. Tuttavia questo protendersi verso le stelle è lungi dall’essere tutta la storia dell’ONU.

Per cominciare, l’ONU non ha mai seriamente mirato tanto in alto quanto suggeriscono le parole del Preambolo. In primo luogo si sperava che l’ONU diventasse una presenza durevole sulla scena globale, e questo lo ha compiuto. L’Organizzazione ha fatto sì d’indurre quasi ogni paese del pianeta, apprezzandone lo stato di membro e mantenendosi coinvolta durante i decenni s’alta tensione della Guerra Fredda che produsse una profonda spaccatura nella politica mondiale. E’ impossibile stimare se l’erezione di questa piattaforma che fornisce contatto diplomatico abbia avuto un significativo effetto moderatore sul conflitto contribuendo a salvare l’umanità da una catastrofica terza guerra mondiale che sarebbe probabilmente stata combattuta con armi nucleari. Ma a differenza della Lega delle Nazioni, non ne subì il destino di fallire prima ancora di esser messa alla prova dall’aggressione e dalla guerra. Il campione principale della Lega, gli Stati Uniti, finì con neppure associarsi, e la credibilità della Lega fu ulteriormente minata dal ritiro di membri importanti come Germania e Giappone, seguiti da molti altri.  Ma invece l’ONU ha raggiunto e mantenuto una universalità di partecipazione che conferma una fede entro la più cinica leadership nazionalista al livello degli stati; è più vantaggioso essere attivi in àmbito ONU che affidarsi a procedere da soli.  E si capisce perché sia così avvenuto, anche fra i detrattori dell’internazional-ismo, appunto il caso di virtualmente l’intera classe politica dei consiglieri di politica estera, che continuano a vedere le problematiche globali attraverso l’ottica anacronistica del ‘realismo politico’. Tali realisti considerano l’ONU abbastanza utile da mantenere fintanto che non invade l’àmbito degli interessi nazionali vitali.

Escogitare convenienti accordi faustiani

Questo sostegno governativo, blando ma essenziale, dell’ONU, è probabilmente avvenuto perché l’Organizzazione è stata deliberatamente progettata dai fondatori per comprendere una resa incondizionata alla geopolitica. Primo e principale, per disegno costitutivo l’ONU ha dato ai vincitori della 2^ Guerra mondiale lo status di membri permanenti con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, unico organo ONU con l’autorità di giungere a deliberazioni obbligatorie. In effetti, ciò era un riconoscimento che l’ONU non aveva né l’autorità né l’intenzione di passar sopra la volontà politica di questi cinque membri permanenti, e che avrebbe dovuto vivere con la loro adesione discrezionale alle norme e procedure statutarie, specialmente nell’àmbito della pace e sicurezza internazionale, e con modalità comportamentali basate sull’auto-contenimento e la prudenza. Tali speranze di conformità volontaria non furono del tutto vane, pur sembrando sovente così, particolarmente in tempi di confronto geopolitico, forse fra i più memorabili durante la crisi dei missili cubana (1962).

Fu evitata un’avversità catastrofica durante tutta la Guerra Fredda, per lo più di fortuna, benché qualcuno voglia dare credito alla mutua deterrenza per gli arsenali rivali di armi nucleari. L’ONU era di solito sulle line laterali a guardare come spettatrice virtuale. (V. l’esplorazione definitiva di questa asserzione in Martin Sherwin, Gambling wiè suddita th Armageddon: Nuclear Roulette from Hiroshima to the Cuban Missile Crisis, 2021 [Gioco d’azzardo con A.: roulette da H. alla crisi dei missili cubani – ndt]). In altre parole, l’ONU è suddita per struttura costitutiva e realtà operativa delle realtà mondiali più pericolose, cosa segnalata dall’essere i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza anche i primi paese ad acquisire armamenti nucleari.

Il secondo motivo per questa gerarchia dei membri nel 1945 fu il Massimo sforzo per evitare l’esperienza della Lega delle Nazionie tenendo i maggiori stati come partecipanti attivi seppur scontenti di quel che faceva l’ONU. In pratica, questo comportava perlopiù persuadere l’Unione the Sovietica che l’appartenenza era nel proprio interesse. Franklin Roosevelt in particolare era dell’ opinione che l’ONU se la sarebbe cavata meglio della Lega se si dava libero spazio alle ambizioni e rivalità geopolitiche entro l’Organizzazione anziché farle agire da non-Membri nella giungla indisciplinata della politica mondiale. F.D.Roosevelt credeva pure ingenuamente che l’alleanza anti-fascista mantenutasi salda in tempo di guerra sarebbe rimasta insieme per assicurare la pace.

L’Unione Sovietica giunse ad apprezzare l’importanza di mantenere la partecipazione quando la sua assenza dal Consiglio di Sicurezza nel 1950 dovuta a una protesta temporanea contro il rifiuto ONU di riconoscere la Repubblica Popolare Cinese come rappresentante della Cina comportò che perse l’opportunità di porre il veto alla decisione del Consiglio stesso, che aveva autorizzato una operazione militare ONU a sostegno della difesa della Corea del Sud. I sovietici agirono immediatamente per riprendere possesso del proprio seggio nel Consiglio di Sicurezza e non fecero mai più un tale errore tattico, ma neppure si ritirarono o minacciarono di farlo.

In un certo senso, questa deferenza per la geopolitica ha coinvolto un paio di convenienti accordi faustiani. In ambo i casi, l’ONU fin dall’inizio si trattenne da qualunque tentativo d’imporre la propria autorità sugli attori geopolitici, che introdussero uno stupefacente diritto d’eccezione in tutti i procedimenti del Consiglio di Sicurezza. E’ perlopiù la realtà operative di questa concessione al potere arrogante che porta molti nel pubblico e nei media a percepire l’ONU come inutile. Percezione rafforzata dal comportamento di questi cinque stati, ciascuno dei quali ha condotto operazioni militari in flagrante violazione del diritto internazionale nonché dell’architettura normativa della stessa Carta dell’ONU. Non possiamo sapere che cosa sarebbe susseguito dopo il 1945 se non ci fosse stata alcuna appartenenza permanente né alcun veto al Consiglio di Sicurezza, ma possiamo azzeccare un’ipotesi quanto mai probabile: l’ONU avrebbe potuto tralignare in una alleanza occidentale anti-sovietica oppure avrebbe potuto perdere del tutto il ruolo per paralisi politica, defezioni debilitanti, e modalità comportamentali cozzanti con la propria Carta.

Realizzazioni del Sistema ONU

Valutandone il valore, l’argomentazione è ovvia da un canto e piuttosto sottile ed elusive da un altro. Ovvio è che le risorse e le energie del Sistema ONU vertono su molto più che l’agenda di pace e sicurezza, col fornire guidance e assistenza preziosa in settori vari come lo sviluppo, i diritti umani, politica economica e sociale, ambiente, sanità, istruzione. Oltre queste aree sostanziose l’ ONU fornisce patrocinii indispensabili per la gestione di interdipendenze complesse per molte imprese transnazionali di mutuo beneficio. Fra le più importanti c’è l’incoraggiare trattati legislativi relative a un’ampia gamma d’interessi globali – l’ordine pubblico degli oceani, gli usi pacifici dello spazio extraterrestre, la protezione di specie animali in pericolo, il commercio mondiale.

La valutazione più sottile dell’ONU come valido contribuente a un mondo migliore riguarda il suo ruolo nell’àmbito della politica simbolica, che si può intendere considerando l’ONU come ‘super-potenza dal potere garbato’. Il Segretario Generale dell’ONU è quasi solo come voce rispettata di ragione ed empatia sulle problematiche più gravi che stan di fronte all’umanità, ma anche all’occasione come critico garbato di eccessi geopolitici. Queste parole del periodico capo amministrativo eletto sovente hanno peso benché non abbastanza da modificare il comportamento geopolitico nella maggioranza dei casi.

Più rilevante è la capacità dell’ONU, in primo luogo dell’Assemblea Generale, ma di tutto quanto il Sistema ONU, di plasmare le percezioni di legittimità e illegittimità in modi che esercitano influenze importanti per tutta la società civile. La realtà di una tale percezione può essere colta nel modo più facile dal grado cui gli stati lottano per evitare di far sì che l’ONU emetta un giudizio critico sul proprio comportamento. L’avallo ONU alla campagna anti-apartheid è uno dei fattori che hanno mobilitato l’attivismo nella società civile e in definitiva condotto la dirigenza del regime sudafricano di apartheid ad invertire la rotta. La ripulsa frenetica d’Israele delle imputazioni sostenute dall’ONU di razzismo e criminalità e, recentissimamente, di apartheid è un’ulteriore conferma che ciò che fanno gli USA importa, e quanto, simbolicamente.

Benché valida, un’ONU più forte è possibile e necessaria, quantunque sembri improbabile.   L’esperienza COVID ha reso evidente la debolezza essenziale dell’ONU quando si è trattato di promuovere e proteggere gli interessi umani in una crisi sanitaria di scala globale. L’ethos prevalso è stato sia un’esposizione della irresponsabilità degli attori geopolitici sia, più in generale, la priorizzazione degli interessi nazionali in un ordine mondiale politicamente frammentato. L’imperativo di solidarietà globale è stato troppo debole per sfidare lo scandaloso accaparramento di vaccini, che ha reso descrittive certe etichette peggiorative come ‘apartheid dei vaccini’ o ‘diplomazia dei vaccini’. Quest’esperienza disturba aldilà della COVID in quanto pare una metafora per la persistenza dell’ordine mondiale statualista, attuato marginalizzando l’ONU pur di fronte a una crisi acuta di scala globale. La reazione registrata è appena migliore quando si tratti di forgiare una risposta collettiva al sinistro consenso degli esperti su quanto fosse/sia da farsi. [V. il Sesto Resoconto Valutativo del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) (2021)]

Ci resta aperta la domanda ossessiva sul se pressioni verso l’unità e il bene pubblico globale possa sostituire la rivalità e l’ambizione geopolitica negli anni a venire, e tradurre quel risveglio all’ ottenimento di un’ONU orientata a e attrezzata per servire l’interesse umano anziché come in passato l’interazione degli interessi nazionali o le manipolazioni della geopolitica.

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Richard Falk è membro della Rrte TRANSCEND, studioso di relazioni internazionali, professore emerito di diritto internazionale all’università di Princeton, Ricercatore Distinto al Centro Orfalea di Studi Globali dell’UCSB, autore, co-autore o capo-redattore di 60 libri, e portavoce e attivista su affari mondiali. Nel 2008, il Consiglio delle Nazioni Unite sui Diritti Umani (UNHRC) ha nominato Falk a due mandati triennali come Rapporteur Speciale ONU sulla “situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967”. Dal 2002 vive a Santa Barbara, California, associate al campus locale dell’Università di California, e presiede da vari anni il consiglio d’amministrazione della Nuclear Age Peace Foundation. Il suo libro più recente è On Nuclear Weapons, Denuclearization, Demilitarization, and Disarmament (2019).

 

EDITORIAL, 4 Oct 2021 | #713 |Richard Falk – TRANSCEND Media Service

The UN after 75: A Mixed Record of Disappointment and Fulfillment

 

Traduzione di Miki Lanza per il Centro Studi Sereno Regis

 

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