A quanto pare, recenti proiezioni hanno
rivelato che gli obiettivi globali per sradicare la fame nel mondo entro
il 2030 non saranno raggiunti a causa di una sorta di “cocktail
tossico” tra la crisi climatica, i vari conflitti ancora
in atto e la pandemia di Covid-19.
A causa di, per colpa di qualcosa o qualcuno.
Nondimeno, comprendere le radici di una situazione tragica in un paese
specifico nel mondo, con scenari all’orizzonte ulteriormente nefasti, richiede
una riflessione complessa.
A mio modesto parere, è doveroso
considerare anche la storia trascorsa di ogni Stato, navigando tra gli eventi
maggiormente determinanti del passato più o meno recente. Magari,
sottolineando quale mero spunto di riflessione gli elementi in
comune tra le differenti zone del mondo che si trovano ad affrontare crisi
umanitarie di proporzioni enormi.
Per esempio soffermandoci sulle cinque
nazioni che nella classifica mondiale diffusa
in questi giorni mostrano i livelli di fame peggiori, definiti non a caso
allarmanti: Madagascar, Repubblica Democratica del Congo,
il Ciad, la Repubblica Centrafricana, lo Yemen e
la Somalia, in ordine di gravità crescente.
Da cui, l’immaginaria riunione urgente dei
paesi del C8:
Lo storico incontro si svolge su una nave in
mezzo al mare. Una nave… diciamo pure un barcone, va’. Ma è
solo una precauzione, sapete? Se i nostri provano a fuggire, si toglie il tappo
e l’imbarcazione di giustizia, più che fortuna, va a picco.
È un semplice contrappasso, siamo assai
distanti da ogni costa e ciascun aiuto è vietato perché loro se ne
devono restare a casa… anzi, no, se ne sarebbero dovuti
restare a casa propria nel secolo scorso, non so se mi spiego.
“Signore e signori, delegati, segretari e
ambasciatori tutti, siamo qui per far sì che l’obiettivo di sradicare la fame
nel mondo entro il 2030 sia raggiunto dimostrando piena responsabilità
delle vostre azioni presenti, passate e future”, fa un bambino dalla
carnagione clandestina e gli occhi affamati di equità, connubio quanto mai
letale per i professionisti della memoria ritoccata.
Per la cronaca, sono presenti all’assemblea sulla
fragile e oscillante carretta i rappresentanti di Portogallo, Paesi
Bassi, più che mai Francia e Gran Bretagna, Belgio, Italia, Arabia
Saudita e, ovviamente, Stati Uniti e Russia.
Il ragazzino prende un foglio, inforca gli occhiali
più per scena che reale necessità, e legge con uno strano sorriso sulle labbra:
“Come saprete dal promemoria che vi è stato consegnato quando
vi siete svegliati su questa specie di zattera, che finora avevate visto solo
in tv e quasi sempre mentre affondava, ciascuna delle nazioni da voi
rappresentate avrà occasione di rimediare ai torti compiuti nel secolo
scorso. Allora, andiamo per ordine. Allo sradicamento della fame in Madagascar si
dedicherà un bel gruppetto di voi: il Portogallo, prima di tutto,
ma anche i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e
la Francia.”
“Well, but…”borbotta l’inglese. “Mas…” ripete in coro il portoghese.
“Silenzio, prego, ricordatevi il tappo.” E il
silenzio si fa assordante, ovviamente.
“La fame della Repubblica Democratica del
Congo sarà invece sconfitta ancora una volta dal Portogallo e
i Paesi Bassi, ma più che mai dal Belgio, mentre quella
del Ciad dalla Francia.
Saranno di nuovo il Belgio e la Francia a
risolvere il problema della fame nella Repubblica Centrafricana.”
“Oui, mais…” provano entrambi a obiettare.
“Oui, cioè certo che sì, ma senza mais e
neppure si, ovvero senza se e senza ma. Infine, la fame
nello Yemen sarà
debellata dai britannici e dagli arabi – quelli
col petrolio, per capirci – mentre in Somalia scenderanno
in campo ancora questi ultimi, insieme a italiani e francesi.
Naturalmente, per ovvie ragioni, Stati Uniti e Russia,
al contrario di ciò che hanno fatto in passato, daranno il loro supporto
economico per la virtuosa realizzazione dell’umano scopo, invece di profittare
dell’insuccesso.”
Fame nel mondo risolta, fine della riunione del C8,
ovvero gli otto paesi colonialisti. O, se preferite, colpevoli.
E a tutt’oggi impuniti.
Nessun commento:
Posta un commento