In queste
settimane è riesplosa la questione “foibe”, periodicamente, ma più spesso in vigilie
elettorali, viene riesumata questa vicenda, spesso utilizzata a meri fini
propagandistici ed ideologici, da politicanti di basso livello culturale e
storico, o da propagandisti faziosi e senza alcun spirito di cercare di trovare
un percorso di “riconciliazione” nazionale, come fu per una
tragedia vera, come quella dell’apartheid in Sudafrica, voluta e guidata
da Nelson Mandela insieme alla controparte Frederik
de Klerk.
In questa” italietta”
dove lo spessore storico e culturale, per non dire etico, dei politici nostrani
è ai minimi della storia della Repubblica italiana, per ottenere un pugno di
voti in più, si utilizzano la morte e le tragedie di essere umani tragicamente
vittime degli eventi storici di oltre 76 anni fa.
Un paese e
anche una gran parte della popolazione che non ha mai fatto i conti con la
propria storia e con i propri orrori e crimini compiuti in
giro per il mondo. Atto storico fatto da Germania e Giappone,
per esempio. Qui persiste la vulgata dell’ ”italiani brava gente”.
Per arrivare
alla questione “foibe” con relative tragedie connesse e
innegabili, per alcuni versi, come storicamente sopravvengono in qualsiasi
frangente storico di guerra, dove si compiono vendette personali, frutto di
rancori, odi di gente esasperata da vessazioni e violenze precedenti.
Io penso che
invece di polemizzare manicheamente, senza arrivare a nessuna sintesi storica,
che certamente non interessa ai “fondamentalisti” nostrani, tutti
impegnati a rinfocolare odi, rancori, razzismi etnici, solo per una “guerricciola”
elettorale, occorrerebbe ripartire dalla STORIA, con i suoi atti,
fatti, passaggi che hanno portato agli anni in questione. Ora tutti sono
documentati e inoppugnabili, se ci si attenesse a questi, auspicando in onestà
intellettuali e giornalistiche, sicuramente rarissime da trovare, ma ci
sono, con un confronto e una sintesi non di parte, ma come giudizio
storico, forse si potrebbe chiudere quel periodo e permettere ai familiari
delle vittime delle due parti di piangere i propri morti, tutti da rispettare
tranne quelli di carnefici, fanatici, torturatori o criminali. Silenziando e
togliendo così fiato e benzina, per appiccare odi e divisioni per i loro
sporchi pugni di voti elettorali, i fondamentalisti patriottardi sciovinisti.
Ribadendo che “patriota” è un termine di grande dignità, di uomini e
donne che combattono per la difesa della propria terra, della propria gente,
della propria indipendenza, non usufruibile per chi
aggredisce, invade, occupa, sottomette altri paesi e popoli.
Si
comprendono i “ragazzi di Salò” e si accusano i “massacri dei partigiani
jugoslavi”, si dedurrebbe anche italiani, visto che sono stati decine di
migliaia i partigiani italiani che hanno combattuto contro il nazifascismo in
Jugoslavia e sono morti in quelle terre per riscattare l’onore di un intero
popolo, macchiato e infangato da vent’anni di fascismo e colonialismo contro
altri popoli, tra cui quello jugoslavo, che mai nella storia
hanno aggredito il nostro paese.
Il mito
degli “italiani brava gente” è fondato sulla rimozione
storica dei crimini di guerra commessi dall’esercito italiano nelle colonie e
nei territori invasi e occupati della 2° guerra mondiale; la nostra storia
nazionale è ricca di rimozioni e “dimenticanze” di quello che è stato fatto ad
altri popoli e paesi. Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge
un dato che dovrebbe far vergognare i “fondamentalisti sciovinisti” che campano
sulla questione foibe. Personalmente, ho, verso questi avvenimenti,
sicuramente tragici, un profondo rispetto per chi fosse perito innocente.
Secondo le
Nazioni Unite: solo
per il periodo coloniale e della 2° guerra mondiale i fascisti e l’esercito
italiano hanno UCCISO oltre UN MILIONE di persone, di
cui 300.000 nella sola Jugoslavia, tutto documentato dallo storico
americano M. Palombo, il cui lavoro per la BBC inglese “Fascist
Legacy” è stato utilizzato anche dalla TV “La 7”,
dopo alcuni decenni di censura sulle reti TV pubbliche..
800 Italiani furono dichiarati “criminali
di guerra” dalla “Commissione per i crimini di guerra delle
Nazioni Unite” e mai processati.
Nei 200 campi
di concentramento italiani, furono rinchiusi più
di 100.000 jugoslavi (uomini, donne, bambini, e dove 11.606 vi
morirono (quelliaccertati), oltre che di fame anche di sete.
Quasi
200.000 furono i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, in quanto “ribelli e banditi”.
Un milione
e ottocento mila jugoslavi massacrati da tedeschi e
Italiani, 3272 i caduti italiani, invasori non
va dimenticato. Il rapporto tra le vittime italiane e quelle slave
corrisponde circa allo 0,002, ma i massacratori e inumani, sono
considerati gli “slavi”.
Nella
sola Istria furono 80.000 gli slavi che
in tre anni dovettero fuggire all’estero, per non essere spazzati via dalla
barbaria fascista o deportati nei lager italiani.
I
morti accertati nelle foibe sono stati circa
2.000 (e non ci può essere nessun rallegramento, al contrario
rispetto, di fronte a cifre che trattano di morte), ma va sottolineato
che i fascisti e i collaborazionisti col nazismo, in quelle zone
furono alcune decine di migliaia, che compirono ogni genere di
atrocità e crimini contro la popolazione civile, documentata storicamente in
studi, archivi e in alcuni documentatissimi libri che sono a disposizione di
tutti. Oltre alle migliaia di insegnati delle scuole italiane (quelle slave
furono chiuse), dipendenti delle amministrazioni pubbliche, dove non potevano
esserci slavi, di preposti alla sanità, italiani perché non potevano esserci
slavi e così via. Non si può mediante l’utilizzo di alcuni fatti revisionare
storicamente e ribaltare i processi storici avvenuti e non
contestualizzarli. E’ un operazione antistorica e faziosa, senza alcuna
scientificità e credibilità, smaccatamente razzista, al di là delle opinioni
soggettive.
Un
confronto deve partire
dall’aggressione militare dell’aprile 1941, sbocco di quanto già
era stato fatto in termini di snazionalizzazione, vessazione e persecuzione
etnica di altri popoli, fino ad arrivare alle vere e proprie deportazioni,
dalle infami e criminali politiche fasciste italiane, contro le popolazioni
slave da sempre residenti nelle regioni del confine orientale, mischiate e
coabitanti al di là dell’aspetto etnico; politica che teorizzava
l’espansionismo e lo sciovinismo come obiettivi da conseguire. Senza
dimenticare che già nel 1918 furono oltre 500.000 gli sloveni e croati “inglobati” dall’Italia
di allora, il vizietto espansionista era quasi un dato
di fatto.
Dopo
il 6 aprile 1941, con l’occupazione e l’annessione di territori
jugoslavi in cui non abitava neppure un italiano, furono inclusi
illegittimamente entro i nuovi confini occupati, altre centinaia di
migliaia di jugoslavi, il cui trattamento da parte dello Stato italiano fu la
repressione più spietata, le fucilazioni, gli incendi di villaggi, la
deportazione in campi di concentramento di decine di migliaia di donne, vecchi,
bambini, e la morte di migliaia di essi. Questi i esiti dell’“espansionismo
italiano”, argomento assolutamente rimosso, mai diventato “memoria
collettiva” e mai citati dai fondamentalisti nostrani. Tutti i fautori e i
fiancheggiatori del “revisionismo storico” ( compreso l’on. Fassino e
i suoi soci di partito) dovrebbero guardarsi una cartina etnica di queste
terre, il più autorevole è quella redatta nel 1915 da Cesare Battisti (un
nome che dovrebbe essere una garanzia) in “La Venezia Giulia. Cenni
geografico-statistici”, pubblicato nel 1920 dall’Istituto
Geografico De Agostini. Battisti attribuiva per la
Venezia Giulia, nel suo complesso, la seguente composizione nazionale, in
percentuale:
Italiani:
43,09 – Sloveni: 32,23 – Croati: 20,64 – Tedeschi: 3,30
Dunque gli
“slavi” erano il 52,87 per cento.
Per quanto
riguarda l’Istria in particolare:
Italiani:
35,15 – Sloveni: 14,27 – Croati: 43,52 – Tedeschi: 3,51
Dunque gli
“slavi” erano il 57,79 per cento.
Come si vede
i territori rivendicati durante la seconda guerra mondiale dall’“espansionismo
slavo” era abitati in maggioranza da “slavi”. Questa non è un’opinione
personale, sono dati storici.
Già nei
primi anni ’20 lo squadrismo italiano in camicia nera, rafforzato
dai fascisti triestini, si rese protagonista di feroci violenze e aggressioni
con molti morti e feriti nella popolazione civile.
Persino gli
stessi storici fascisti, tra i quali l’istriano G.A. Chiurco,
nell’esaltare le imprese squadriste e renderle gloriose, ha involontariamente,
documentato inoppugnabilmente
i crimini
compiuti di assassinii di antifascisti italiani come Pietro Benussi
a Dignano, Antonio Ive a Rovigno, Francesco Papo a Buie ed altri,
oltre alle devastazioni e distruzioni delle Camere del lavoro e
delle Case del popolo, a sanguinarie spedizioni nei villaggi
abitati da croati e sloveni della regione.
Anche nel
mio libro “Pagine di storia rimosse”, nel diario riportato del
cappellano militare Don Pietro Brignoli, sono
documentati e testimoniati gli orrori e i crimini compiuti in quei territori,
purtroppo anche di soldati italiani, non solo dai fascisti.
Con il
fascismo furono distrutti e aboliti tutti gli enti e associazioni culturali,
sociali e sportivi della popolazione slovena e croata; sparì ogni traccia
pubblica dell’esistenza della popolazione croata e slovena. Furono
abolite le loro scuole di ogni grado, cessarono di uscire i loro giornali, i
libri scritti non in italiano divennero materiale sovversivo; con un decreto
del 1927 furono forzosamente italianizzati i cognomi slavi, furono
italianizzati anche i toponimi. Decine di migliaia di civili
croati e sloveni furono deportati nei campi di concentramento disseminati
dall’Albania all’isola di Rab (Arbe), nell’Italia meridionale, centrale e
settentrionale. Nel solo lager di Arbe/Rab (Jugoslavia)
ne morirono 4.000 circa, fra cui moltissimi vecchi e bambini per denutrizione,
stenti, maltrattamenti e malattie.
In un
documento del 15 dicembre 1942, l’Alto Commissariato per la Provincia di
Lubiana, Emilio Grazioli, trasmise al Comando dell’XI
Corpo d’Armata il rapporto di un medico in visita al
Campo di
Arbe dove gli internati “presentavano nell’assoluta totalità i segni più gravi
dell’inanizione da fame“. La risposta a quel rapporto, scritta di suo
pugno dal generale Gastone Gambara sanciva: “Logico
ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d’ingrassamento.
Individuo malato = individuo che sta tranquillo“.
Come non
ricordare qui la nota ai Comandi locali in Slovenia del generale Mario
Robotti: “Chiarire bene il trattamento dei sospetti, cosa
dicono le norme 4C e quelle successive? Conclusione: si ammazza troppo
poco!”. Queste parole si rifacenvano all’ordine del
generale Mario Roatta, comandante della II Armata italiana
in Slovenia e Croazia, il quale nel marzo del 1942 aveva diramato una Circolare
3C nella quale si sanciva: “…Il trattamento da fare ai ribelli,
non deve essere sintetizzato dalla formula dente per dente ma bensì da quella
testa per dente“.
Una
disposizione che troverà una feroce e criminale applicazione nell’eccidio
di Gramozna Jama in Slovenia, dove al
termine della guerra furono riesumati resti di centinaia corpi di civili
massacrati durante l’occupazione, per ordine dei comandi militari italiani;
furono migliaia i civili falciati dai plotoni di esecuzione
italiani, dalla Slovenia alla “Provincia del Carnaro”, alla Dalmazia fino alle
Bocche di Cattaro e in Montenegro senza aver mai subito alcun processo.
Nel migliore
dei casi, se dipendenti statali e ritenuti non ostili, furono trasferiti in
regioni distanti dell’Italia. Persino nelle chiese le messe potevano essere
celebrate soltanto in italiano, le lingue croata e slovena dovettero sparire
perfino dalle lapidi sepolcrali, queste stesse lingue furono bandite dai
tribunali e da tutti gli uffici, negate dalla vita quotidiana.
Centinaia di
democratici italiani, socialisti, comunisti e cattolici che lottarono per la
difesa dei più elementari diritti delle minoranze subirono attentati, arresti,
processi e lunghi anni di carcere inflitti dal Tribunale speciale per la difesa
dello Stato.
Lo storico
triestino Teodoro Sala sull”L’Espresso”
del 19 settembre 1996 ha documentato una prolungata serie di crimini di guerra compiuti
da speciali reparti di occupazione, fra i quali si contraddistinsero per
ferocia le Camicie Nere: “…rapine, uccisioni, ogni sorta di violenza
perpetrata a danno delle popolazioni…”.
Prima di
arrivare alla questione foibe, gli italiani “brava gente” in giro per il
mondo, in poco più di cent’anni avevano già aggredito, invaso, occupato, decine
di paesi e popoli. Come documentato ormai storicamente, massacrando,
sterminando intere popolazioni, saccheggiando e devastando terre e paesi.
Come scritto
dall’indimenticato storico A. Del Boca: “…La vera
differenza fra noi e gli altri Paesi che hanno avuto imperi coloniali è la
nostra pervicace volontà di rimuovere questo passato dalla memoria
collettiva…Le stragi e gli eccidi furono fatti per spirito di disciplina, per
emulazione o perché persuasi di essere nel giusto eliminando “barbari” o
“subumani”. Non rari, fra gli ufficiali, quelli che si sono vantati degli
atti di ferocia compiuti e che si sono dilungati nel fornire macabri
particolari. Per esempio, sul come trasformare in torcia umana un partigiano
catturato in Slovenia. Erano sufficienti, assicuravano, un palo o un albero al
quale legare il prigioniero, un fiasco di benzina e un cerino…Questo modello di
italiano, un chiaro prodotto del consumismo, dell’ignoranza e dell’egoismo, non
è certo, anche se è l’ultimo, il modello immaginato da Massimo d’Azeglio e
dagli altri padri della patria….”.
Questo il
curriculum di aggressioni (non certo gloriose o onorabili) che l’Italia ha
nella sua breve storia. Chiediamo ai “fondamentalisti” italioti ( termine coniato da G. Bocca),
cosa hanno da dire. Poi in Italia si potrà affrontare la questione foibe.
5 Febbraio
1885:
occupazione di Massaua, Eritrea.
3 Agosto
1889: occupazione
di Asmara, Somalia.
16
Luglio1894: occupazione
di Cassala, Sudan.
1 Dicembre
1895: inizio
della Guerra di Abissinia contro l‘Etiopia.
1902: dopo la soppressione dellaRivolta
dei Boxerin Cina, l’Italia occupa Tientsin.
28 Settembre
1911: inizia la
guerra contro la Turchia per occupare la Libia.
5 Ottobre
1911: comincia
l’occupazione della Libia.
26 Aprile
1912: comincia
l’occupazione delle isole greche del Dodecaneso.
23 Maggio
1915: guerra
all’Austria-Ungheria e assalto alle coste
adriatiche jugoslave.
21 agosto
1915:
dichiarazione di guerra all’Impero ottomano.
19 Ottobre
1915: guerra alRegno di Bulgaria
27 Agosto
1916:
dichiarazione di guerra all’Impero tedesco.
29 Agosto
1923:
occupazione dell’isola di Corfù in Grecia.
7 Aprile
1939:
occupazione dell’Albania.
28 Ottobre
1940: aggressione
alla Grecia.
6 Aprile
1941: aggressione della Jugoslavia.
22 giugno
1941: aggressione all’Unione
Sovietica.
…Sappiamo
come si sono concluse tutte…
Per non
dilungarmi non affronto qui tutti gli altri coinvolgimenti militari del
dopoguerra fino ai giorni nostri.
Quando una
giornata del ricordo e della richiesta di perdono agli altri popoli, in questo
caso a quello jugoslavo, per queste vittime innocenti? Questo, sì
rappresenterebbe storicamente un atto di pace e riconciliazione
definitiva.
Perché dover
accettare che i carnefici diventino eroi oltre ad essere vergognoso è anche
oltraggioso verso la memoria storica di quella generazione di “ragazzi” che
invece di andare a Salò o stare a guardare, è salita in
montagna a combattere il nazifascismo pagando con la tortura e con la morte la
scelta della lotta per la libertà.
Certi
signori, di destra o sinistra, ormai c’è poca differenza elettorale, dimenticano che
la riconciliazione c’è già stata: è avvenuta il 25 aprile 1945, con
la sconfitta del fascismo, la cacciata dell’invasore nazista e la vittoria
della lotta di liberazione nazionale, lasciatoci in eredità da quegli
italiani che con il loro sangue avevano ridato libertà e dignità all’Italia.
Per questo
sottoscrivo e faccio mie le parole e il patrimonio morale di un italiano,
partigiano e antifascista, che ha combattuto per la nostra Italia: quella della
giustizia e della dignità.
“…La
storiografia revisionista si è così riempita di pidocchi revisionisti che
pretendono di cambiare gli accaduti, la memoria, la toponomastica, i libri di
testo… Quelli che combattevano al fianco dei nazisti…volevano la fine delle
libertà. Furono invece i Partiti della Resistenza, a recuperare le libertà…” I
morti ” diceva Pavese “sono tutti eguali, partigiani e repubblichini”….Ma
non erano uguali le loro storie, le loro idee. La pietà è una cosa che fa parte
del sentimento umano solidale, ma la pietà per le idee non ha senso, non si può
avere pietà per le idee barbare, assassine, non si può revisionare l’orrore, si
può al massimo dimenticarlo…per pietà”. ( G. Bocca)
Con le
parole di speranza e cauto ottimismo di A. Del Boca: “…sono
persuaso che un giorno, , quando cesseranno del tutto le rimozioni e le false
revisioni; quando non ci saranno più carte da nascondere in qualche “armadio
della vergogna” e tramonterà la leggenda del «fascismo buono» e del confino di
polizia gabellato da Mussolini come un luogo di villeggiatura; allora
si potrà finalmente seppellire anche il falso mito degli «italiani brava
gente», che ha coperto e assolto troppe infamie…”.
Nessun commento:
Posta un commento