venerdì 8 ottobre 2021

Sul “green pass”. Perché siamo contrari – SI Cobas


Dal 15 ottobre sarà in vigore l’obbligo del certificato verde (“green pass”) per tutti i lavoratori pubblici e privati. Come Sicobas siamo contrari a questo provvedimento che non risolve certo i problemi legati alla pandemia, visto che il vaccino riduce solo la possibilità di contagiare senza eliminarla, e può anzi rivelarsi dannoso per il senso di falsa sicurezza che induce (nella scuola, ad esempio, l’obbligo di distanziamento è stato trasformato in un semplice “consiglio”).

Col “super green pass” il governo tenta invece di aggirare, attraverso un meccanismo autoritario e punitivo per i lavoratori, la volontà di continuare come nel passato: tagli alla sanità (i pochi assunti sono a tempo determinato, mentre i turni di lavoro rimangono massacranti), assenza di medicina preventiva e territoriale (tutto va concentrato sui grandi ospedali, lucrosi centri di spesa, sullo sviluppo della sanità privata e sulla aziendalizzazione di quella pubblica), tracciamento dei contagi inesistente, assenza di investimenti e assunzioni stabili nella scuola, nessun potenziamento dei trasporti pubblici (continuiamo ad ammassarci e contagiarci su bus e metropolitane per andare al lavoro!). Per non parlare della politica a scala mondiale dei governi dei paesi ricchi, che privano del vaccino la massa della popolazione, causando centinaia di migliaia di morti e mantenendo intatto un enorme bacino di infezione.

Scopo del governo e dei padroni non è la nostra salute come proletari! Ci hanno fatto morire a migliaia durante la fase acuta della pandemia per tenere fabbriche e magazzini aperti e continuare a fare profitti! Ora ci impongono il green pass per sgravarsi di ogni minimo obbligo in tema di sicurezza sul lavoro e trasformare il covid in un problema individuale del singolo lavoratore, mentre esso è una responsabilità del sistema di sfruttamento capitalistico. Noi siamo i primi a ritenere utile la vaccinazione e combattiamo risolutamente ogni posizione no-vax. Ma non possiamo accettare che, per ottenere un risultato minimo sul piano sanitario, si privino i lavoratori del loro salario, intervenendo con la scure sulle loro condizioni di vita.

Rigettiamo ogni tentativo di punire i lavoratori, mentre si smantellano le misure di prevenzione non solo dal contagio, ma dai rischi della stessa attività lavorativa, che causa tre morti al giorno per il profitto!

Denunciamo che le “sostituzioni” previste dal decreto sul green pass possono presto trasformarsi in licenziamenti, specie se lo stato d’emergenza verrà prorogato oltre il 31 dicembre.

Rivendichiamo la gratuità dei tamponi per chi vuole avvalersi di questa possibilità. Le aziende devono sostenere la spesa per la loro effettuazione, senza che essa pesi sui salari operai (oltretutto, il costo dei tamponi, 15 euro, è esorbitante, a fronte di una spesa molto più contenuta in altri paesi). Ricordiamo che già qualche azienda lo sta facendo (una nota catena di supermercati bio) e, soprattutto, che importanti settori di lavoratori si sono espressi in tal senso (Rsu Elettrolux di Susegana, Rsu Ilva di Genova, Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste). La gratuità dei tamponi per i lavoratori, che può essere ottenuta solo con la mobilitazione reale degli operai, senza fare affidamento sui cavilli legali, non è un mezzo per aggirare la questione vaccinazione, ma una rivendicazione per contrastare l’azione di divisione dei lavoratori perseguita dai padroni e deve entrare a far parte di quel piano generale per il tracciamento di massa, unico strumento efficace e sicuro per individuare e circoscrivere i focolai di contagio.

Combattiamo ogni tentativo di dare alle aziende, pubbliche e private, nuovi strumenti di repressione contro i lavoratori. La battaglia contro il green pass sui posti di lavoro non dev’essere la lotta per salvaguardare il primato del “diritto di scelta” individuale, tanto meno deve scadere nel rifiuto della vaccinazione, come negli scomposti vaneggiamenti delle piazze no vax, ma deve trasformarsi in una battaglia capace di collegarsi a tutte le altre battaglie, in grado di individuare un percorso di lotta collettivo di tutti i lavoratori, che faccia della lotta per la difesa della salute e della vita dei proletari un cardine della battaglia anticapitalistica.

da qui


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