Dal 15 ottobre sarà in
vigore l’obbligo del certificato verde (“green pass”) per tutti i lavoratori
pubblici e privati. Come Sicobas siamo contrari a questo provvedimento che non
risolve certo i problemi legati alla pandemia, visto che il vaccino riduce solo
la possibilità di contagiare senza eliminarla, e può anzi rivelarsi dannoso per
il senso di falsa sicurezza che induce (nella scuola, ad esempio, l’obbligo di
distanziamento è stato trasformato in un semplice “consiglio”).
Col “super green
pass” il governo tenta invece di aggirare, attraverso un meccanismo autoritario
e punitivo per i lavoratori, la volontà di continuare come nel passato: tagli alla sanità (i pochi assunti sono a
tempo determinato, mentre i turni di lavoro rimangono massacranti), assenza di medicina preventiva e territoriale (tutto
va concentrato sui grandi ospedali, lucrosi centri di spesa, sullo sviluppo
della sanità privata e sulla aziendalizzazione di quella pubblica), tracciamento dei contagi inesistente, assenza di investimenti e assunzioni stabili
nella scuola, nessun potenziamento dei trasporti pubblici (continuiamo
ad ammassarci e contagiarci su bus e metropolitane per andare al lavoro!). Per
non parlare della politica a scala mondiale dei governi dei paesi ricchi, che
privano del vaccino la massa della popolazione, causando centinaia di migliaia
di morti e mantenendo intatto un enorme bacino di infezione.
Scopo del governo
e dei padroni non è la nostra salute come proletari! Ci hanno fatto morire a
migliaia durante la fase acuta della pandemia per tenere fabbriche e magazzini
aperti e continuare a fare profitti! Ora ci impongono il green pass per
sgravarsi di ogni minimo obbligo in tema di sicurezza sul lavoro e trasformare
il covid in un problema individuale del singolo lavoratore, mentre esso è una
responsabilità del sistema di sfruttamento capitalistico. Noi siamo i primi a ritenere utile la vaccinazione e combattiamo
risolutamente ogni posizione no-vax. Ma non possiamo
accettare che, per ottenere un risultato minimo sul piano sanitario, si privino
i lavoratori del loro salario, intervenendo con la scure sulle loro condizioni
di vita.
Rigettiamo
ogni tentativo di punire i lavoratori,
mentre si smantellano le misure di prevenzione non solo dal contagio, ma dai
rischi della stessa attività lavorativa, che causa tre morti al giorno per il
profitto!
Denunciamo che le
“sostituzioni” previste dal
decreto sul green pass possono presto trasformarsi in licenziamenti, specie se
lo stato d’emergenza verrà prorogato oltre il 31 dicembre.
Rivendichiamo la gratuità dei
tamponi per chi vuole avvalersi di questa possibilità. Le aziende devono
sostenere la spesa per la loro effettuazione, senza che essa pesi sui salari
operai (oltretutto, il costo
dei tamponi, 15 euro, è esorbitante, a fronte di una spesa molto più contenuta
in altri paesi). Ricordiamo che già qualche azienda lo sta facendo (una nota
catena di supermercati bio) e, soprattutto, che importanti settori di
lavoratori si sono espressi in tal senso (Rsu Elettrolux di Susegana, Rsu Ilva
di Genova, Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste). La
gratuità dei tamponi per i lavoratori, che può essere ottenuta solo con la
mobilitazione reale degli operai, senza fare affidamento sui cavilli legali, non è un mezzo per aggirare la questione vaccinazione, ma
una rivendicazione per contrastare l’azione di divisione dei lavoratori
perseguita dai padroni e deve entrare a far parte di quel piano generale
per il tracciamento di massa, unico strumento efficace e sicuro per individuare
e circoscrivere i focolai di contagio.
Combattiamo ogni
tentativo di dare alle aziende, pubbliche e private, nuovi strumenti di
repressione contro i lavoratori. La battaglia contro il green pass sui posti di
lavoro non dev’essere la lotta per salvaguardare il primato del “diritto di
scelta” individuale, tanto meno deve scadere nel rifiuto della
vaccinazione, come negli scomposti vaneggiamenti delle piazze no vax, ma
deve trasformarsi in una battaglia capace di collegarsi a tutte le altre
battaglie, in grado di individuare un percorso di lotta collettivo
di tutti i lavoratori, che faccia della lotta per la
difesa della salute e della vita dei proletari un cardine della battaglia
anticapitalistica.
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