Lunedì 7
ottobre 1985 la nave da crociera italiana Achille Lauro, alle ore 13:07, mentre si
apprestava a lasciare le acque egiziane per approdare in Israele,
venne sequestrata da quattro terroristi palestinesi armati,
che si erano introdotti a bordo con passaporti falsi. I terroristi infatti,
sorpresi da un componente dell'equipaggio mentre maneggiavano le armi destinate
a una loro missione programmata durante lo sbarco nel porto israeliano di Ashdod,
reagirono repentinamente e, dopo una sparatoria che coinvolse un membro
dell'equipaggio successivamente ferito a una gamba, si impossessarono della
nave.
L'equipaggio riuscì tuttavia ad inviare
il Mayday,
captato in Svezia,
in cui segnalavano il dirottamento da parte di terroristi palestinesi che
chiedevano la liberazione di 50 loro compagni imprigionati in Israele. Questi
si dichiararono esponenti dell'OLP,
l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ma in realtà appartenevano
alla fazione filosiriana di una sua componente minoritaria, il FPLP.
Ricevuta la notizia, il ministro degli
affari esteri Giulio Andreotti e
il ministro della difesa Giovanni Spadolini si attivarono per una
trattativa che, sin dall'inizio, apparve particolarmente complessa ed assai
rischiosa, anche alla luce delle diverse opinioni politiche all'interno del
governo italiano. Spadolini convocò tutti i vertici delle forze armate e
del controspionaggio. Andreotti, in serata, convocò
alla Farnesina l'unità di crisi, attivando
subito i suoi canali diplomatici, grazie alla storica amicizia con il mondo
arabo moderato di cui appoggiava la politica. Alla persona del ministro degli
esteri fu consegnato da Craxi il capitolo “Asad”: Hafiz al-Asad era
il suo referente privilegiato nell'area e lo conosceva bene. In quel momento
era considerato un "punto decisivo, anche perché la nave sequestrata
sembrava puntare ad un attracco proprio in Siria, a Tartus"[2].
Andreotti riuscì a "trovare in poche ore il dittatore siriano: lo
rintracciò addirittura in Germania, dove Asad risiedeva segretamente in quei
giorni perché doveva sottoporsi ad un'operazione chirurgica. Come è altrettanto
ovvio che il leader siriano si mosse subito a nostro favore non solo perché
conosceva bene il ministro italiano che gli parlava al telefono. Asad agì
immediatamente e duramente, obbligando chi controllava la nave ad invertire la
rotta e a tornare a dirigersi verso le acque antistanti l'Egitto"[2].
Alle 22:10 dalla capitaneria di Porto Said vennero
captate via radio la prima rivendicazione e la richiesta del commando, che
consisteva nella liberazione di 50 loro compagni palestinesi detenuti nel campo
israeliano di Nahariya[3].
La minaccia per il mancato accoglimento era quella di far esplodere la nave.
Dopo una telefonata tra Andreotti
e Yasser Arafat (che dell'OLP era il
presidente, oltre che capo di al-Fatah,
la forza più importante all'interno dell'OLP), il leader palestinese con un
comunicato stampa fece sapere di essere totalmente estraneo alle vicende del
sequestro. Nel frattempo, il ministro degli esteri riuscì a mettersi in
contatto con i vertici politici egiziani, al fine di poter agevolare una
trattativa, mentre il presidente del Consiglio Craxi riuscirà anche ad
assicurarsi l'appoggio del presidente della Tunisia (l'OLP
si trovava in Tunisia al tempo).
Nella notte tra il 7 e l'8 ottobre, dopo
un vertice al Ministero della difesa e una volta
ottenute le autorizzazioni da Gran Bretagna e Stati Uniti d'America, partì ufficialmente l'operazione
Margherita, che prevedeva la mobilitazione di 4 elicotteri da trasporto con
60 paracadutisti, di incursori e di ricognitori per individuare la posizione
della nave[4].
Subito dopo, Craxi, Andreotti e Spadolini si dettero appuntamento a Palazzo Chigi per
un vertice notturno.
Nella stessa notte Yasser Arafat mandò
un messaggio personale a Craxi e Andreotti: «Due miei emissari stanno per
raggiungere il Cairo e affiancheranno le autorità egiziane. Dalle prime notizie
sembra che il gruppo sia filosiriano». I due inviati furono Hani El Hassan (uno
dei bracci destri di Arafat) e Abu Abbas[5],
capo fondatore del FPLP,
di cui solo successivamente si apprese essere l'ispiratore del fallito piano di
presa d'ostaggi ad Ashdod.
Andreotti e Craxi si espressero a favore
di una trattativa diplomatica per «evitare una tragedia», ma vennero avvertiti
dall'ambasciatore statunitense che il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan si
sarebbe opposto a qualsiasi trattativa con i terroristi. Craxi lamentò di come
gli USA ostacolarono l'Italia omettendo di fornire le informazioni rilevate dai
loro satelliti.[5] La
nave si diresse in Siria e stazionò al largo di Tartus,
dove i dirottatori chiesero di entrare nel porto: il governo siriano comunicò
all'Italia che avrebbe autorizzato l'attracco solo in seguito all'apertura di
un negoziato diretto tra il governo italiano e i terroristi; gli Stati Uniti si
opposero.[5]
I terroristi chiesero quindi un
negoziato mediato dalla Croce Rossa Internazionale con
gli ambasciatori d'Italia, degli USA, del Regno Unito e della Germania
dell'Ovest.[6] Sulla
nave intanto la situazione degenerò: i terroristi minacciarono ripetutamente di
cominciare a uccidere ogni 3 minuti tutti i passeggeri, iniziando dai cittadini
americani[3]. Leon Klinghoffer, cittadino
statunitense ebreo e paraplegico,
venne ucciso e gettato in mare. Tuttavia i sequestratori non proseguirono
nell'attuare la loro minaccia, se non simulandola con diversi spari che
intimorirono equipaggio e passeggeri…
La morte di Klinghoffer è un'opera composta
dal compositore statunitense John Adams, su libretto della poetessa Alice
Goodman. L'opera è stata eseguita per la prima volta al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles nel 1991.
L'opera si configura come una sorta di poema per musica[1],
ed è tratta da un evento di cronaca di rilevanza internazionale: la tragica crociera dell'Achille Lauro del 1985,
conclusasi con l'assassinio del paraplegico Leon Klinghoffer ad
opera di terroristi palestinesi. La partitura si
distende in lunghi passaggi corali o lunghissimi monologhi nei quali i singoli
personaggi non dialogano ma affidano i propri pensieri a una sorta di diario
sentimentale[2].
Il materiale musicale è molto vario: dalla polifonia corale
al duetto vocale
con strumenti solisti; dall'uso del minimalismo allo Sprechgesang.
https://it.wikipedia.org/wiki/La_morte_di_Klinghoffer
The Death of Klinghoffer CH4 from Graham Smith Cinematographer on Vimeo.
il libretto completo dell'opera:
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