L’istruzione in Italia si trova di fronte a una svolta senza precedenti con la discussione aperta dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sulle classi separate per stranieri. L’idea di introdurre percorsi educativi differenziati per affrontare le sfide linguistiche e culturali degli studenti immigrati sta scatenando un acceso dibattito sull’inclusione e sulla possibile creazione di “ghetti” all’interno del sistema scolastico.
La folle proposta,
dichiarata innovativa, del Ministro Valditara, è stata rilasciata durante
un’intervista concessa al quotidiano “Libero” riguardo ai problemi di
integrazione culturale tra gli italiani e gli immigrati di prime e seconde
generazioni. Le conseguenti reazioni delle opposizioni
hanno accusato la proposta delle classi separate per stranieri come ideologica
e ghettizzante, oltre che incline al patriottismo e all’esclusività.
Rivoluzione scolastica: le nuove frontiere
dell’esclusione
Il Ministro dell’Istruzione Giuseppe
Valditara ha delineato un piano audace per trasformare l’esperienza scolastica
degli studenti stranieri in Italia. La proposta prevede un approccio diversificato per affrontare le sfide linguistiche e
matematiche che gli studenti migranti possono incontrare
durante il loro percorso di apprendimento.
Questo piano di classi separate per
stranieri, sebbene ambizioso, prevede quindi la creazione di classi separate
per stranieri. Secondo il ministro, questa proposta mira a promuovere
l’inclusione totale e ad adattarsi alle varie esigenze degli studenti
provenienti da contesti culturali diversi, ma secondo altri, l’approccio per
l’inclusione e l’integrazione sociale e culturale si affronta in ben altra maniera.
La proposta di Valditara per
l’istituzione di classi separate per stranieri è una potenziale presa di
posizione rispetto agli ultimi dati Istat: i numeri sottolineano come il
30% degli immigrati di seconda generazione siano vittime di dispersione scolastica,
mentre gli italiani si aggiudicano un “solo” 10%.
Diversi modelli, una nuova visione di
classi separate per stranieri
Il contesto europeo offre tre modelli
distinti per l’integrazione degli studenti stranieri nelle scuole. Mentre
alcuni Paesi integrano direttamente gli studenti nelle classi ordinarie, altri
offrono un’opzione di apprendimento separata, comunemente nota come “classi di
accoglienza” o “di transizione”. In alcuni casi, si adotta un approccio
combinato, consentendo agli studenti di partecipare a lezioni sia nella classe
ordinaria che in ambienti separati.
Attualmente, l’Italia si trova nel primo
gruppo, insieme a Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. L’approccio delle
classi separate per stranieri, proposto da Valditara, prevede che ogni scuola valuti le competenze linguistiche degli
studenti immigrati al momento dell’iscrizione. Questa fase di
valutazione determinerebbe il percorso più adatto per ciascuno studente,
garantendo un approccio personalizzato.
L’autonomia
differenziata non è soltanto un problema relativo alla sanità, al PIL pro capite o
al lavoro: parte soprattutto dall’istruzione scolastica e da come le scuole
affrontano i metodi di educazione. Valditara, anch’egli
sostenitore del ddl Calderoli, lascerebbe ad ogni scuola la scelta fra i vari
percorsi, senza quindi una direttiva nazionale e unificatoria: questo
porterebbe inevitabilmente a una discriminazione in base alle potenzialità
della scuola, le risorse energetiche ed economiche, e la densità di personale
specializzato.
Tre possibilità, un’unica missione
Il cuore della proposta delle classi
separate per stranieri è offrire tre opzioni alle scuole. La prima consiste nell’inserire
gli studenti stranieri direttamente nelle classi ordinarie, a condizione che abbiano un solido tasso di apprendimento della
lingua italiana. In caso di deficit significativi, due
soluzioni alternative entrano in gioco.
La prima opzione consente agli studenti
di frequentare una classe ordinaria, ma di seguire le lezioni di italiano e, se
necessario, anche di matematica in un contesto di accompagnamento, con
insegnanti specializzati e un approccio didattico intensificato. La seconda
opzione prevede attività obbligatorie di potenziamento linguistico
extracurricolare nel pomeriggio, quindi effettuare ore di recupero oltre
l’ordinario orario scolastico.
Un cambiamento di tale portata
richiederà un impegno finanziario significativo. Al momento, il Ministero dell’Istruzione ha stanziato 85 milioni di euro per
sostenere l’iniziativa delle classi separate per stranieri, mentre
il Ministero dell’Interno contribuirà con ulteriori 70 milioni di euro dal
Fondo asilo migrazione integrazione.
Reazioni contrastanti e il dibattito
nazionale
Nonostante l’innovazione proposta, la
reazione politica è stata mista. Pd ed M5s hanno etichettato la proposta come “ideologica“, temendo la
creazione di “ghetti” all’interno del sistema scolastico. Alcuni sindacati,
come la Flc Cgil, sono apertamente contrari, sostenendo che l’inclusione
dovrebbe derivare da un potenziamento dell’offerta formativa esistente.
La preoccupazione è ovviamente quella
riguardante ai test di ingresso per le persone migranti, prima forma di
discriminazione e divisione tra l’Italia e l’extraterritorialità. La
potenzialità di aggravare le già complicate divisioni tra gli italiani e le
persone straniere è molto alta e altrettanto pericolosa: il ministro non si rende conto che forse la soluzione è quella di
unire e non dividere.
In risposta alle critiche sulle classi separate per stranieri, Valditara ha sottolineato che l’obiettivo principale è garantire l’integrazione completa, evitando qualsiasi forma di segregazione. Il dibattito su questa proposta ha acceso una discussione nazionale sul modo migliore di promuovere l’integrazione e l’uguaglianza nella scuola italiana.
Voce degli studenti e apprensioni
Gli studenti della Rete degli studenti
medi hanno espresso forte sgomento, vedendo nella proposta un possibile aumento
delle disparità sociali e culturali. Secondo loro, l’inclusività è un valore
fondamentale della scuola pubblica, e l’idea di classi differenziate rischia di
dividere gli studenti in categorie di serie A e B. Le classi separate per
migranti andrebbero così ad effettuare quella divisione che già è palpabile, attraverso
una classificazione delle persone che conoscono la lingua e chi invece no.
Non tutti hanno le stesse possibilità,
non tutti partono dallo stesso piano sociale, economico e culturale.
L’integrazione è un processo inclusivo che deve partire a priori da ogni
progetto sociale o culturale, non a posteriori. E come in questo caso, le classi divise per stranieri andrebbero ad aumentare quella
divisione e quel sentimento di xenofobia e ghettizzazione che già le persone
straniere, dai più piccoli ai più anziani, vivono ogni giorno sulla propria
pelle.
La proposta di Valditara ha aperto un
dibattito acceso sull’approccio migliore per garantire l’integrazione degli
studenti stranieri nelle scuole italiane, evidenziando la complessità e la
delicatezza della questione.
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