“Il popolo saharawi è bloccato nei campi rifugiati nel bel mezzo del deserto e sta aspettando un referendum che non è ancora stato indetto. Io e Benjamin siamo stati lì in passato e abbiamo constatato la mancanza di acqua, la scarsità di cibo e le lesioni causate dalle mine sulle persone – Sanna Ghotbi – Abbiamo parlato con famiglie in pena costante per i loro parenti incarcerati ingiustamente nelle prigioni marocchine nel Sahara Occidentale, sono preoccupati perché sanno che vengono torturati e, a volte, spariscono nel nulla. C’è un blocco mediatico quasi impenetrabile ed è per questo che sono davvero poche le persone a conoscenza della questione saharawi”. Un incontro “scioccante”, il desiderio di saperne di più che si fa necessità di conoscere direttamente e raccontare sono all’origine del viaggio in bicicletta che Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa, due attivisti per i diritti umani di nazionalità svedese hanno intrapreso dal 15 maggio 2022 per arrivare, attraverso 40 diversi paesi e oltre 30.000 chilometri di pedalate, in Sahara Occidentale nel 2025 per far conoscere il dramma del popolo Sahrawi appunto nel Sahara Occidentale, un territorio in larga parte sotto la dura occupazione marocchina, delimitato da un muro lungo 2.720 chilometri – quanto la distanza in linea d’aria tra Roma e El Aaiún, la sua capitale – circondato da circa dieci milioni di mine, che divide il popolo saharawi tra quelli che vivono nelle aree controllate dal Fronte Polisario e quelli che vivono sotto occupazione marocchina”.
In questi venti mesi Sanna e Benjamin hanno incontrato
politici e dialogato con la società civile al summit G7a Hiroshima, al
Consiglio per i Diritti Umani del governo tedesco e con vari membri governativi
svedesi, tedeschi, giapponesi e indonesiani e, infine, con trenta università in
giro per l’Asia e l’Europa; hanno incontrato molte persone, alla cui curiosità
per queste due biciclette cariche di bagagli e una strana bandiera ha fatto
seguito spesso solidarietà e incontro: nei quattro mesi trascorsi in Giappone –
raccontano – hanno dormito una sola notte in albergo, per il resto sono
stati ospiti di chi ha aperto loro la propria casa.
In questi giorni sono in Italia: il 16 febbraio li abbiamo incontrati e
ascoltati raccontare la loro avventura e la drammatica situazione del popolo
Sahrawi presso i locali diZTL-bicidi Roma e nelle prossime settimane
raggiungeranno in sella alle loro biciclette, 70 chilometri al giorno di media,
Pisa, Firenze, Bologna, Milano e Torino, prima di ripartire alla volta di
Svizzera, Francia, Andorre, Spagna, Portogallo, Algeria e quindi finalmente,
nel 2025, Sahara Occidentale.
Il territorio del Sahara Occidentale è occupato illegalmente dal Marocco
dal 1975 e i nativi saharawi stanno tutt’ora aspettando un referendum che
darebbe loro l’indipendenza dal Marocco. Il quesito referendario è stato loro
promesso dall’Onu e dal Marocco nel lontano 1991, ma ancora non si è svolto. Le
condizioni di vita del popolo sahrawi sono drammatiche: tra i 200.000 che
vivono nei campi profughi in Algeria. “Il Programma mondiale alimentare
dell’Onu – evidenziano – stima che metà dei bambini al di sotto dei cinque anni
soffra di anemia e un terzo soffre di malnutrizione. La restante parte della
popolazione saharawi vive nei territori occupati dove la detenzione, la tortura
e le sparizioni sono all’ordine del giorno”.
Secondo l’Onu il Sahara Occidentale è la più grande colonia del mondo
rimanente e, tuttavia “non arriva alle dita di una mano il conto delle persone
che alla domanda ‘Avete mai sentito parlare prima di stasera della situazione
del Sahara Occidentale’ in questi mesi abbiano risposto “Sì!…”.
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