“OCCORREREBBERO GLI EROI, MENTRE OGGI ABBIAMO SOLO
PICCOLI UOMINI ETERODIRETTI”. COME FUNZIONA DAVVERO IL MES (E QUALI SARANNO LE
CONSEGUENZE). DIALOGO CON MARCO GIACONI
Carissimo
Professore, ci spiega in sintesi come funziona il MES?
Il
Meccanismo Europeo di Stabilità nasce nel 2011-2012, quando la grande crisi
finanziaria, importata dagli Usa, arriva pesantemente in tutta l’Europa.
L’art.123 dei Trattati vieta a tutti gli Stati membri della UE, e alla stessa
Banca Centrale Europea, di salvare Paesi membri dell’Unione che siano comunque
in grave difficoltà. A cosa serva allora una UE che, esplicitamente,
afferma che non si deve aiutare un proprio membro è un mistero doloroso? La
ratio dell’art.123 dovrebbe essere quella che gli Stati non devono essere
incentivati a indebitarsi, sapendo che altri li aiuteranno, ma è un
ragionamento pseudo-economico e capzioso. La crisi del 2006-2010,
comunque, è grave e viene finalmente aggirato l’art.123; prima con l’EFSF, nato
il 9 maggio 2010, ovvero lo European Financial Stability Fund, che inizia a
operare concedendo in totale 175 miliardi a Irlanda, Portogallo e Grecia. Il
MES, che sostituisce il Fondo, è invece una organizzazione internazionale
costituita con un Trattato affiancato, ma non incluso, tra quelli della UE. Può
contare su 700 miliardi di euro circa, di cui gli Stati membri iniziano a
versare pro quota 80 miliardi. La Germania è oggi il primo “socio” del MES, con
il 27% delle quote, l’Italia ne ha oggi il 18%. Finora il “Meccanismo Europeo
di Stabilità” ha concesso finanziamenti a Cipro (6,3 miliardi) Grecia (61,9
miliardi) e Spagna (41,3 miliardi). La “condizionalità” del MES ovviamente
esiste, “non esistono pasti gratis”, come diceva Milton Friedman, e varia a
seconda della natura dello strumento utilizzato per finanziare uno Stato in
difficoltà. Per i prestiti diretti, esiste un “programma di aggiustamento
macroeconomico” in forma di memorandum, che è via via meno stringente nel caso
delle linee di credito precauzionali, che riguardano Paesi fondamentalmente
sani ma colpiti da shock avversi. Le linee del MES prevedono: a)
consolidamento fiscale, b) riforme strutturali, riforme del settore
finanziario. La prima linea di credito si chiama PCCL, Precautionary
Conditioned Credit Line, che vale per i Paesi UE sostanzialmente solidi. La seconda
line è la ECCL, Enhanced Conditions Credit Line, che è quella già preconizzata
per lo Stato italiano. Il MES è poi guidato da un “Consiglio dei Governatori”
composto da 19 ministri delle Finanze dell’area Euro. Opera di solito
all’unanimità. Ma il Meccanismo di Stabilità Europeo può anche
funzionare all’85% delle quote di capitale se, in caso di minaccia alla
stabilità dell’Euro e dell’economia UE, la Commissione Europea e la BCE
richiedano l’assunzione di decisioni urgenti per l’assistenza finanziaria. Per
l’economia, vale sempre il detto della fisica aristotelica, motus in
fine velocior. Finora, il capitale già sottoscritto è di 704,8 miliardi, di
cui 80,5 già versati. La sua capacità di prestito è oggi di 500 miliardi di
Euro. La riforma del MES di cui si sta trattando non modifica di molto le linee
fondamentali, oggi, di azione del Meccanismo.
Come si comporteranno i mercati dopo che abbiamo
dichiarato fedeltà al MES?
La
globalizzazione, da quando è arrivata al suo punto di non ritorno, ha accentuato
fortemente la concorrenza tra gli Stati membri della UE. L’Unione è oggi
un beggar thy neighbour club, una associazione dove si cerca di
impoverire il proprio vicino. D’altra parte, si tratta di Paesi con economie
comparabili, tutte fortemente export-led, che quindi si fanno una
concorrenza durissima sui mercati esteri e, inevitabilmente, anche in ambito
UE. L’“Inno alla Gioia” beethoveniano, rielaborato dal compositore anche
rispetto al testo di Schiller, non è affatto realistico. Francia e
Germania usano, da molto tempo, le regole europee per raggiungere una loro,
unita o separata, egemonia continentale. L’Italia è l’unico grande Paese
europeo che ha costituito, piuttosto, una sua buffa “religione europeista”,
eredità della vecchia teoria del “vincolo esterno” con cui si faceva fare
all’Europa quello che non volevamo fare da soli, per paura di perdere voti. Diceva
Montanelli che i francesi vanno in Europa da francesi, i tedeschi da tedeschi,
noi italiani invece stiamo in Europa da europei. Una classe dirigente
per la quale l’interesse nazionale è una espressione “fascista” è il frutto di
questa ingenua e sciocca esterofilia. Peraltro, come ha notato Paolo Savona, il
MES funziona anche come “prestatore di ultima istanza”, mentre nemmeno la BCE
non è lender of last resort, come tutte le Banche di emissione al
mondo. Per Savona, pur essendo lender of last resort; ma il MES non
ha disponibilità illimitata di moneta, come dovrebbe invece accadere, non è mai
tempestivo, può non essere risolutivo per la quantità di denaro erogato
(nessuno può mai prevedere di quanto abbia bisogno uno Stato in crisi
finanziaria) e si è poi, dotato di un sistema di aggiustamento macroeconomico
che si basa sul vecchio criterio dell’“Austerità”, che può andare bene in
alcuni casi ma non in tutti. Cosa faranno i mercati quando vedranno che
accettiamo il MES? Semplice, diranno tra sé e sé che “l’Italia è alla canna del
gas” e chiederanno interessi molto maggiori del solito per rifinanziare la
parte non-MES del nostro debito pubblico. Inoltre, siccome il
ripagamento del MES è primario rispetto gli altri debiti, i mercati diranno
“tenetevi pure il MES, ma ora noi ce ne andiamo”.
Il direttore
tedesco Regling ha detto chiaramente che ci saranno condizionalità, eccome…
cosa vuol dire perciò condizionalità finanziaria per i prestiti?
Il MES è,
tutto sommato, una Banca, e le Banche non sono opere di beneficienza. Il
contratto tra creditore e debitore si inquadra qui nel Reg. 472/2013, che fa
parte del vecchio Two Pack, dove all’art.7 comma 5 si dice che “la Commissione,
d’intesa con la BCE e, nel caso, con il FMI, esamina, insieme allo Stato membro
interessato, le eventuali modifiche e gli aggiornamenti da apportare al
programma di aggiustamento macroeconomico… il Consiglio, deliberando a
maggioranza qualificata, su proposta della Commissione Europea, decide in
merito alle modifiche da apportare a tale programma”. Qualunque sia la
serie di condizioni del prestito, i creditori possono in ogni momento imporre
condizioni più restrittive, e il finanziamento, proprio a questo scopo, viene
concesso in tranches. Nel caso della Grecia, la Troika ha imposto ben 61 misure
fiscali a Atene, ma solo 15 di esse erano già contemplate dal memorandum MES
del 2015, tutte le altre sono arrivate nei ben quattro “aggiornamenti”
successivi. Mai visto, peraltro, un prestito senza condizioni. Questi
sono straccioni che non hanno mai chiesto un prestito per cambiare la macchina.
Qui, la nostra classe politica, raccogliticcia e incompetente, si rivela per
quello che è. Klaus Regling, il presidente del MES, si mise molta paura quando
Yannis Varoufakis, allora ministro dell’economia del governo Tsipras, gli disse
che Costa Gavras, il famosissimo regista di “Z”, voleva fare un film sulla
crisi del debito greco. Aveva ragione, Regling: dalle registrazioni
raccolte di nascosto da Varoufakis, lo si sentiva gridare che non sarebbero
state pagate le pensioni, se Atene non avesse saldato la sua ultima rata al
Fondo Monetario. Si ricordi, poi, che queste riunioni non sono certo
dei delicati minuetti. È probabile che qualcuno ti faccia la tipica domanda da
mafioso, del tipo: “so che tuo figlio va bene a scuola, ma non vorrei certo che
si facesse male uscendo…” oppure “Certamente, hai comprato una bella casa al
mare, speriamo che non vi succeda niente…”. Per il MES attuale, Francia e
Germania si sono messe d’accordo nel richiedere la sottoscrizione, all’Italia e
agli altri eventuali richiedenti di un credito MES, di un memorandum di intesa
che gli imponga di destinare le risorse acquisite per l’emergenza sanitaria e
economica, e a rispettare, occorre ricordarlo, il Patto di Stabilità e
Crescita. La “rigorosa condizionalità” è comunque la diretta derivazione
dell’art.136 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, non del
regolamento del MES. L’accattonaggio di certi politici italiani, che
dicono, “prendiamoli comunque, sono sempre 35 miliardi” mi ricorda un grande
film del 1959 con Alberto Sordi e Renato Salvadori, “I magliari”. Ambientato,
guarda caso, in Germania.
Cosa c’entra Prodi in tutto questo?
Romano Prodi
c’entra sempre. Mi ricordo che, quando il mio vecchio maestro Francesco Cossiga
lo nominava, non dimenticava mai di aggiungere, con la sua classica perfidia,
che era andato in cattedra all’Università pubblicando un libretto di poche
pagine sul distretto delle piastrelle di Scandiano, dove peraltro Prodi era
nato. Certo, beati monoculi in terra caecorum, uno che sa
qualcosina fa sempre la sua bella figura nella crassa ignoranza della nostra
classe politica. Mi sembra che Romano Prodi stia facendo propaganda per il MES,
ma attenti: Prodi conosce benissimo la burocrazia europea, e ho
l’impressione che il testo sottotraccia dei suoi interventi sia: state in
campana, se non digerite il MES non vi daranno nemmeno il resto. È probabile
che abbia ragione.
Tornando al
dunque: come si fanno i prestiti internazionali?
La Banca dei
Regolamenti Internazionali, il “torracchione” di Basilea con la più bella
biblioteca di economia e storia economica del mondo, classifica i prestiti
internazionali da governo, e da stato a stato, o da privato a privato, come
quando, nel 1974, Helmut Schmidt fece avere alla Banca d’Italia, per due anni e
con un onere di interessi pari a quello dei Treasure Bonds Usa, due miliardi di
Usd. Il prestito fu garantito dalle nostre riserve di oro, poi il prestito
viene rinegoziato due anni dopo, e la garanzia stavolta fu di 650 tonnellate
d’oro e, solo ora, una parte di questo metallo (“all’idea di quel metallo…”,
canta il Barbiere di Siviglia rossiniano) va verso la Germania, nascosta sotto
i rottami di ferro di un carro ferroviario della FIAT. Poi, ci sono i prestiti
da privati o da enti finanziari pubblici a favore di enti e organizzazioni
dell’altro Stato. Poi c’è anche quello da impresa a impresa, ma di due Paesi
diversi, il supplier’s credit. Quasi tutti i prestiti
internazionali sono di durata media o lunga, ovvero oltre i 5 anni. Di solito,
il prestito viene ripagato in beni o servizi dall’ente che lo riceve, e di
solito il prestito viene vincolato alla cessione di beni e di altre materie
prime. Si chiama countertrade, ed è una forma del classico
baratto. Quando Hjalmar Schacht, il cosiddetto “banchiere di Hitler” (ma era
ebreo e massone) ricostruisce l’economia tedesca, lo fa facendo baratto con
cibo e materie prime di Paesi che avevano bisogno della grande tecnologia
tedesca. Non c’era passaggio di denaro, e quindi non c’era nemmeno la necessità
di comprare la moneta accettata dal venditore sui mercati internazionali. Bel
risparmio. Per i prestiti internazionali, essi vengono erogati di solito da
enti internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale,
la Banca Europea degli Investimenti, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo
Sviluppo, e dai consorzi di banche internazionali. Hanno solitamente un vincolo
di destinazione, tali prestiti. Comunque, i prestiti degli organismi finanziari
internazionali non comportano un esborso finanziario al ricevente, il pagamento
viene riferito direttamente al fornitore.
Come va il
nostro sistema industriale?
La crisi
attuale, generata dalla pandemia da Covid-19, dovrebbe portare ad una caduta
totale del 30%, la più grande dopo la crisi derivata dalla Seconda Guerra
Mondiale. La caduta della manifattura italiana porterà ad una ulteriore
contrazione del Pil, nel trimestre prossimo, del 4%. Ma i tavoli aperti al
Ministero dello Sviluppo Economico sono oltre 149. 102 di questi sono attivi da
oltre tre anni, 28 da ben sette anni. Inutile parlare della
razionalizzazione della burocrazia, che dovrebbe essere, più esattamente, fatta
saltare con la dinamite: se riduci gli occupati nel settore pubblico, poi ti
fanno causa, la vincono e ti tocca pagarli come nuovi. Distruggere,
possibilmente sempre con la suddetta dinamite, la lunghissima catena tra Stato
Centrale e Regioni, che proprio la pandemia ha rivelato essere quello tutti che
gli analisti sapevano già: degli enti inutili e costosissimi. Né è
possibile andare avanti con questa economia tutta export-led che
deprime il mercato interno e produce gioventù bruciate, tra corsi di Lettere e
altre frescacce e, anche, la gig economy, l’“economia dei lavoretti”. Occorre
una nuova formula produttiva.
Come funziona la finanza pubblica in eccesso di
debito?
Perché si è
formato, all’inizio degli anni ’70, il nostro grande debito pubblico, quel
debito che, da “grande” può, come disse Ronald Reagan, “cavarsela benissimo da
solo”? Basse aliquote sugli scaglioni alti del reddito, bassa
tassazione dei redditi da capitale, la riduzione delle imposte patrimoniali,
ovviamente l’alto tasso di evasione fiscale e l’espandersi dell’economia in
nero. L’idea di Keynes qui era, come spesso accade, giusta: la crisi
si manifesta nel momento in cui il contribuente non accetta più di pagare tasse
extra per soddisfare le richieste dei rentier.
In chiusura,
ci spiega come si collega il libretto Guerra senza limiti dei
generali cinesi Liang Qiao e Xiangsui Wang con quanto è successo a
Wuhan?
Malgrado
qualcuno dica il contrario, non credo che a Wuhan sia successo qualcosa di
davvero pericoloso, nel laboratorio per la guerra batteriologica dell’area di
Hebei. I cinesi hanno attribuito la prima infezione del Covid-19 ai
giochi militari internazionali e agli Usa, presenti a Wuhan poco prima dello
scoppio della pandemia. Gli americani accusano poi i cinesi di aver infettato
volontariamente il globo. È una guerra delle informazioni, niente di più. I due
colonnelli cinesi hanno elaborato un modello di “guerra senza limiti” dove la
guerra non è nemmeno più guerra, ma è azione costante di governo. Nella
finanza, nella tecnologia, nella information technology, nella
guerra culturale, tutto è sempre una operazione marginale di guerra, dove non
serve più lo scontro militare tradizionale, ma la verifica di una superiorità
tecnologica, finanziaria, sociale sull’avversario. Il caso di Wuhan è, casomai,
l’indicazione che la Cina lavora ancora sulla guerra batteriologica, per
difendersi, ma anche per attaccare. Attacco e Difesa sono, nella teoria dei due
colonnelli cinesi, la stessa cosa. Quindi, terreno/non terreno, guerra/non
guerra, violenza/non violenza, tutto opera nel “sistema della combinazione tra
gli estremi”, una memoria di Sun Tzu.
Domanda da
secchione. Quanto è affidabile la versione inglese di Guerra senza
limiti, l’unica disponibile agli occidentali vista la riservatezza che
ancora circonda l’originale cinese?
I miei amici
sinologi mi dicono che la traduzione è buona, per quanto possa essere
accettabile la traduzione dal cinese in inglese.
Aggiunta
sapienziale. Questo è Jung a quarant’anni, Viaggio infernale nel
futuro, nel Libro rosso (1, V). Siamo intorno al
1915. “Quello che i destini dei popoli rappresentano nella realtà concreta
accadrà nei vostri cuori. Se in voi verrà ucciso l’eroe, allora sorgerà per voi
il sole del profondo, che risplende da un luogo remoto e ancora ignoto. Ma
subito tutto ciò che finora pareva morto si animerà in voi e si tramuterà in
serpenti velenosi che vogliono avvolgere il sole, e voi piomberete nella notte
e nel turbamento… l’eroe vuole intraprendere tutto ciò che gli è possibile –
l’anonimo spirito del profondo invece fa emergere tutto ciò che l’uomo non può
fare – il non-potere impedisce ulteriori ascese. Non possiamo eliminare il
nostro non-potere ed elevarci al di sopra di esso. Il non-potere esigerà la sua
quota di vita. Questo ci condurrà ad apprezzare le più piccole cose e
alla saggia moderazione che viene richiesta dalle massime altezze”. Commenti.
L’Io eroico
si costruisce assumendosi la responsabilità di fare fronte allo strapotere dell’inconscio.
Il Viaggio dell’Eroe, archetipo narrativo, mitico e culturale, è il
raggiungimento da parte dell’Io della Autorealizzazione, dell’Individuazione e
dell’Illuminazione. Il Viaggio dell’Eroe ci porta alla scoperta del
Tesoro, ovvero il nostro vero Sé. Ma questo crea una naturale azione di
contrasto da parte dell’inconscio, che fa nascere serpenti, come quelli che
bloccano Laocoonte. L’Eroe sconfigge il drago, l’Es freudiano, salva
la Fanciulla, l’Eros che diviene finalmente superamento dell’Io, e qui la
memoria della tradizione cavalleresca è essenziale, poi conquista il Tesoro, la
padronanza di Sé e la costruzione autonoma e eroica del carattere, infine
edifica il Regno. Che è la nostra Vita. Ecco, occorrerebbero gli Eroi, mentre
oggi abbiamo solo piccoli uomini eterodiretti.
Andrea
Bianchi con Marco Giaconi
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