L’acqua, a livello mondiale, sta diventando sempre più l’oggetto del desiderio del mercato e della finanza. Questo bene così prezioso (il più prezioso insieme all’aria!) sta per diventare una commodity (merce), quotata in borsa. Il capitalismo predatorio non conosce limiti. Sarà proprio negli Usa, cuore del capitalismo mondiale, precisamente in California, che il Cme Group (la più grande piazza finanziaria dei contratti a termine) esordirà il prossimo anno con la quotazione in borsa dell’oro blu.
Cosa ci
potrebbe essere di più catastrofico che giocare in borsa sull’acqua, in un
momento in cui già scarseggia per miliardi di persone? Si stima che oggi quattro miliardi di persone
(due terzi dell’umanità) devono affrontare scarsità dell’acqua, per almeno un
mese all’anno. È assurdo che la più importante risorsa del Pianeta
divenga negoziabile nel momento in cui la sua disponibilità è messa sempre più
a rischio dai cambiamenti climatici.
Si stima
altresì che entro il 2030 , ben settecento milioni di persone potrebbero essere
forzate ad abbandonare il proprio territorio per la stessa ragione. E il
Rapporto dell’Unesco (2018) afferma che nel 2050 ben tre miliardi di persone
soffriranno per una grave mancanza d’acqua. Questo in buona parte è il
risultato dei cambiamenti climatici: l’acqua è la prima vittima del disastro ambientale. E a
pagarne le conseguenze saranno soprattutto i poveri. Se oggi abbiamo oltre i
venti milioni di morti all’anno di fame, domani avremo il doppio di morti per
sete.
Ma purtroppo già oggi l’acqua potabile è gestita in buona parte del mondo
dalle multinazionali dell’acqua (Veolia, Suez….) che diventano sempre più
potenti (E’
incredibile, per esempio, che ora la potentissima Veolia voglia comprare il 30%
delle azioni dell’altra multinazionale francese Suez, per poi lentamente
assorbirla).
E le
politiche di queste multinazionali le tocchiamo con mano anche in Italia, dove
sono presenti, con l’aumento delle tariffe, diminuzione della qualità
dell’acqua, distacchi di erogazione idrica a famiglie indigenti.
«Purtroppo
ancora oggi in Italia e non in Africa – ha detto recentemente papa Francesco
nella giornata del ringraziamento – questo diritto è negato agli ultimi e agli
scartati a causa dell’egoismo delle multinazionali che si stanno accaparrando
le risorse idriche».
È una vergogna che questo avvenga proprio in Italia, il cui popolo ha
votato il Referendum del 2011, promosso dal Forum dei Movimenti italiani per la
gestione pubblica dell’acqua: l’acqua deve uscire dal mercato e non si può fare
profitto su questo bene fondamentale.
Ben sette
governi si sono succeduti in questo paese senza che nessuno sia stato capace di
trasformare la decisione del popolo italiano in legge.
Eppure negli ultimi due governi c’era
una presenza maggioritaria di un partito in Parlamento, i 5 Stelle, che avevano
fatto dell’acqua la loro prima stella.
Dopo tre
anni di governo, prima giallo-verde, poi giallo-rosso, i 5 Stelle sono riusciti
solo a discutere della Legge di iniziativa popolare nella commissione Ambiente
della Camera senza riuscire a portarla in Parlamento per il voto.
Una delle
grosse obiezioni per la ripubblicizzazione è il costo dell’operazione (secondo
i media, legati all’industria, sarebbe di venti miliardi). I nostri esperti
invece affermano che con soli due miliardi è possibile ripubblicizzare.
È mai possibile allora che i partiti al governo siano pronti a investire
miliardi e miliardi in Grandi Opere, come la Lione-Torino o il Ponte di Messina
e non in un bene così fondamentale come l’acqua?
Perché non
investire nella ri-pubblicizzazione dell’acqua? Perché non investire nei
300mila km di rete idrica che perdono almeno il 50% dell’oro blu? È questa la
Grande Opera da fare. Mi appello ai 5 Stelle perché abbiano il coraggio di
portare a casa la loro prima stella: l’acqua.
Mi appello
soprattutto al Presidente della Camera, Roberto Fico, che ha legato la sua
Presidenza alla Legge sull’acqua, perché si impegni ad arrivare al più presto
alla ripubblicizzazione di questo grande dono di Dio.
Mi appello
con forza al Pd e al segretario Zingaretti perché facciano questo gesto di
umanità con un sano coraggio di votare la Legge di iniziativa popolare bloccata
nella Commisione Ambiente della Camera.
L’acqua,
insieme allo Ius Culturae, potrebbero essere due grandi «doni»
elargiti da questo governo al popolo italiano. Ne abbiamo di bisogno in questo
momento difficile. Ridateci la speranza nelle istituzioni.
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