La casa farmaceutica statunitense Pfizer e il laboratorio tedesco Biontech hanno annunciato che, secondo i primi test clinici, il loro vaccino contro il covid-19 ha dimostrato un’efficacia superiore al 90 per cento. Il 16 novembre l’azienda di biotecnologie statunitense Moderna ha annunciato che il suo vaccino sperimentale si è rivelato efficace al 94 per cento. In tutto il mondo la notizia ha suscitato la speranza che la vita possa presto tornare alla normalità. Questa speranza però potrebbe durare poco. L’annuncio ha anche spinto i governi a sgomitare per rivendicare il loro accesso al vaccino, realizzando una fosca previsione: i paesi ricchi monopolizzeranno le prime dosi di qualsiasi vaccino efficace.
Il Covax, il programma globale per la distribuzione del vaccino guidato
dall’Organizzazione mondiale della sanità, dalla Cepi (una coalizione per la
prevenzione delle epidemie con sede in Norvegia, finanziata dalla fondazione
Bill e Melinda Gates e da alcuni governi) e dall’alleanza Gavi (alla quale
aderiscono alcuni paesi in via di sviluppo), è stato creato per scongiurare
questa possibilità. Il Covax dovrebbe garantire che tutti i paesi abbiano
accesso alle dosi. È nato anche per evitare che i paesi ricchi si accaparrino
il vaccino. Finora al progetto hanno aderito più di 180 paesi, che
rappresentano quasi due terzi della popolazione mondiale. Tra questi ci sono 94
stati ad alto reddito, ciascuno dei quali ha preso degli impegni vincolanti.
Avranno tutti accesso ai vaccini nella lista del Covax e ognuno pagherà le
proprie dosi. I 92 paesi a basso reddito invece le riceveranno gratuitamente.
Il piano Covax prevede di distribuire il vaccino in due fasi. Nella prima
tutti i paesi partecipanti dovrebbero ricevere le dosi in proporzione alla
propria popolazione, con un numero di vaccini sufficiente a immunizzare il 3
per cento delle persone più a rischio, in particolare il personale medico e
assistenziale. In seguito sarebbero distribuite nuove dosi destinate ad anziani
e persone affette da altre malattie, fino a quando il 20 per cento della
popolazione di ciascun paese sarà immunizzato. Nella seconda fase i vaccini
sarebbero distribuiti a paesi specifici in base alla velocità con cui si
diffonde il virus, alla diffusione di altri patogeni (come il morbillo), e alla
vulnerabilità al rischio di sovraccarico degli ospedali. Date le limitazioni
esistenti – il vaccino della Biontech e della Pfizer, per esempio, dev’essere
somministrato due volte a distanza di tre settimane, e al massimo solo 1,35
miliardi di dosi potranno essere prodotte entro la fine del 2021 – è difficile
immaginare un sistema più equo.
Rischio monopolio
Tuttavia ci sono alcuni ostacoli. Primo fra tutti il fatto che gli Stati Uniti,
a differenza della Cina, che l’ha fatto a ottobre, non hanno ancora aderito al
Covax. Naturalmente nessuno si è stupito del rifiuto di Donald Trump, ma ci
sono buoni motivi per sperare che il prossimo presidente Joe Biden sarà più
disponibile. Nel frattempo la Cina ha lavorato in maniera aggressiva e
indipendente allo sviluppo di un suo vaccino: almeno quattro potenziali
candidati sono ora alla sperimentazione di fase tre.
C’è un altro problema: i paesi che aderiscono al Covax sono anche in
competizione tra loro per assicurarsi accordi bilaterali con le case
farmaceutiche. Il Regno Unito ha prenotato quaranta milioni di dosi del vaccino
Biontech-Pfizer; l’Unione europea ha concluso un accordo per un massimo di
trecento milioni di dosi; gli Stati Uniti, con una popolazione di 328 milioni
di abitanti, hanno ordinato cento milioni di dosi e hanno il diritto di
acquistarne altri cinquecento milioni, un obiettivo così alto da far pensare a
un tentativo di monopolizzare il mercato. Anche il Brasile – che aderisce al
Covax – è in trattative con la Pfizer. E lo stesso vale per molti altri paesi.
Pochi giorni dopo il suo annuncio, la Pfizer ha venduto più dell’80 per
cento delle dosi che riuscirà a produrre entro la fine del prossimo anno a
governi di stati dove vive il 14 per cento della popolazione globale. In
pratica, se questo sarà il primo vaccino efficace ad arrivare sul mercato, la
maggioranza della popolazione mondiale non potrà averlo.
Ci sono altri vaccini candidati: attualmente più di duecento, di cui circa
cinquanta in fase di sperimentazione clinica. I governi dei paesi ricchi hanno
già concluso accordi per un accesso prioritario ai vaccini sviluppati, tra gli
altri, dalla Moderna, dalla Johnson & Johnson, dalla AstraZeneca.
Ovviamente i paesi poveri non hanno questa possibilità.
Una pandemia può essere superata solo quando viene sconfitta ovunque.
Adottare un sistema “paese per paese” è irrazionale. Eppure è esattamente
quello che sta succedendo. Se non cambiamo rotta, l’apartheid sanitario globale
si radicherà sempre di più, portando le disuguaglianze a nuove vette. E la
pandemia sarà ancora tra noi. Avremo semplicemente aggiunto nuovi problemi a
quelli che non siamo stati in grado di risolvere.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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