se qualcuno aveva detto, giustamente in fondo, che il
Covid ci stava riportando in un clima di guerra, non aveva forse messo nel
conto che la guerra ben presto, anziché contro il virus, sarebbe
stata fatta ai dissenzienti e alle menti critiche: ma niente paura, è la cosa
che succede normalmente in ogni guerra.
non mi sento comunista da decenni, ma, di fronte a
questo clima falso di Union Sacrée, tutta la mia simpatia va ai
comunisti di un secolo fa, che rimasero all’opposizione della guerra mondiale,
e a papa Benedetto XV, il più odiato in Italia da cent’anni a questa parte, che
la definì una inutile strage: era semplice buon senso,
rivoluzionario o cattolico che fosse, e sembravano (venivano fatte passare per)
provocazioni filo-tedesche.
il virus sta ridisegnando
pesantemente gli equilibri mondiali: sì, potremmo dire che l’epidemia sta
diventando una guerra mondiale combattuta in altra forma.
ognuno dei grandi blocchi mondiali combatte la sua
guerra con una strategia tutta sua, ma poi spesso lo fanno, differenziandosi,
anche i singoli paesi nel blocco più frastagliato e inconsistente, quello
europeo: il mondo sarà completamente cambiato alla fine di una guerra che si
prospetta lunga e non si sa quando finirà, perché non saremo noi uomini a
deciderlo; e non sappiamo ancora come cambierà.
. . .
ma questo basta oggi per dichiarare che è un nemico
del popolo chi non condivide la strategia del suo blocco; dove i regimi sono
intrinsecamente autoritari (che non vuol dire dittatoriali) si procede per le
spicce a fare i conti col dissenso (perfino il medico eroe che giusto un anno
fa ebbe il dubbio di un’epidemia di polmoniti virali finì sotto processo in
Cina); da noi, che siamo tolleranti e democratici, basta la gogna pubblica e
l’accusa di essere contro la scienza.
ma veramente, nel modo che ha di affrontare la
pandemia, l’Occidente sta giocando il suo futuro – non so
perché mi viene in mente quel libro straordinario che è Il deserto dei
Tartari di Buzzati – e, a mio parere, sta perdendo la sua egemonia
mondiale.
riciclo il passaggio di un mio commento sul post di
ieri:
la gestione occidentale di questa pandemia è stata
tutta impostata sul mantra di salvare l’economia, cioè il
consumismo, cioè la causa ultima di questa forma di pandemie. i vaccini
improvvisati sono l’ultima ancora di salvezza di un sistema marcio e
intrinsecamente suicida.
si dovevano seguire altre strade che portavano a modelli di vita sociale
diversi e meno paranoici nella corsa ai consumi.
si doveva cogliere l’occasione per rivedere a fondo valori e modi di vita.
. . .
un editoriale di Maurizio Molinari evidenzia bene
questo clima di appello alle armi, dal quale mi dissocio: rivendico il mio
diritto di restare un dissidente ragionante, anche in tempi di pandemia.
scrive Molinari nel titolo: Nel vaccino
biotech il riscatto dell’Occidente.
è ovviamente, al momento, una semplice speranza, ma
definisce correttamente lo scenario globale: una pandemia planetaria, dove
l’Occidente gioca la sua egemonia culturale, scientifica, economica, politica.
Mentre Cina e Russia hanno già
annunciato da tempo i loro vaccini, l’attendibilità di questi è nettamente
inferiore a quella di Pfizer e Moderna. Una sfida dove le biotecnologie
risultano fondamentali – ecco, questo è appunto l’ambito della questione.
I primi vaccini autorizzati dalle autorità competenti negli Stati Uniti, in
Canada, in Gran Bretagna e nell’Unione Europea – Pfizer-BioNTech e Moderna –
sono stati prodotti in appena dieci mesi, con un risultato senza precedenti
nella storia della medicina dovuto ad un’invenzione di biotecnologia, frutto della
svolta che avvenne nel 1976 con il debutto di Genentech ed il conseguente boom
di nuove modalità terapeutiche, dagli anticorpi monoclonali agli acidi nucleici
come il mRNA, e si lascia alle spalle i vaccini del passato – che inoculavano
dosi non nocive della malattia, o parti del patogeno che la causa, per generare
anticorpi.
A breve l’intera comunità avrà a
disposizione due vaccini, entrambi realizzati grazie all’apporto e al sostegno
economico dei vari governi – ma sorvoliamo sul fatto che i profitti resteranno comunque
rigorosamente privati.
Gli acidi nucleici con DNA e mRNA
possono fornire ricette alle nostre cellule per creare le sostanze di cui hanno
bisogno. Ecco perché l’esperienza della lotta al Covid 19 cambierà quasi sicuramente
il futuro della scienza dei vaccini.
. . .
quel quasi non è proprio
incoraggiante, ma Molinari non ha dubbi: concepisce l’emergenza attuale
come una sfida, quella del vaccino, contro Cina e Russia: trasporta
sul piano conflittuale della lotta per il potere quella che invece dovrebbe
essere una collaborazione dell’umanità intera contro un pericolo grave.
ripete poi che l’Occidente sta vincendo grazie
alle biotecnologie, che mancano a Russia e Cina.
dubito di questa affermazione, ma non ho elementi per
affermare il contrario: qualche commentatore più esperto mi aiuterà certamente.
naturalmente Molinari deve fare i conti – senza però
dirlo – col fatto che Russia e Cina hanno comunque prodotto, prima di noi, dei
vaccini, ma con metodi tradizionali, e sorvola sul fatto che l’Occidente non ha
saputo ottenere questo risultato nello stesso tempo.
però afferma che l’attendibilità di questi
ultimi – i vaccini russo e cinese, a cui sta per aggiungersi un
vaccino cubano – è nettamente inferiore rispetto a
quella degli occidentali: sul valore di questo nettamente lascio
giudicare a voi:
Sinipharm, “testato su oltre 31 mila
volontari nella fase 3″, possiede “un’efficacia limitata all′86 per cento dei
casi rispetto al 95 di Pfizer e Moderna e, inoltre, senza essere accompagnata
dalla diffusione dei dati relativi, ad esempio sulle infezioni generate”. Allo
stesso modo, lo Sputnik V russo che “non rispetta gli standard euroamericani ed
è al momento diffuso soprattutto sul mercato interno”.
non voglio assumere neppure l’apparenza di chi difende
vaccini che non conosce: ma una differenza di efficacia dichiarata fra l’86% e
il 95% è davvero così importante?
per Molinari non ci sono dubbi: La sfida
scientifica di Mosca e Pechino a Usa e Ue per il momento deve cedere il passo
ai risultati del biotech; e tutto sulla base di questa differenza così poco
significativa sui dati comunicati dalle aziende produttrici – che li hanno
anche cambiati in itinere.
forse vinceremo la guerra che abbiamo dichiarato a
Cina e Russia anche in campo vaccinale, ma se avessimo scelto l’arma e la
strategia sbagliata?
. . .
ma Molinari allarga il discorso, e mi sta bene: Le
biotecnologie mancano a Cina e Russia perché si generano da una miriade di
società in competizione fra loro ovvero un modello di ricerca che distingue le
democrazie avanzate mentre contrasta con l’accentramento della ricerca in
grandi conglomerati pubblici.
è una solenne balla, scusate il francesismo: la
ricerca viene sviluppata da grandi monopoli farmaceutici, che incamerano anche
piccole start-up promettenti; i primi usufruiscono di
finanziamenti pubblici, ma perseguono sempre fini di profitto nel mercato.
il famoso modello occidentale è esattamente questo e a
me pare che nessuna testa pensante possa sostenere che è superiore al modello
di una ricerca integralmente pubblica in campo sanitario, dove la ricerca del
profitto non esercita alcun ruolo di distorsione dei risultati.
. . .
continua Molinari: E’ una gara che inizia
adesso, destinata ad assumere un valore strategico di lungo termine: ma è
una gara perché l’Occidente vuole impostarla in questo modo.
Possono esserci però pochi dubbi sul
fatto che l’inizio della stagione del vaccino ha già un vincitore: chi ha
creato, studiato, finanziato, approvato e sostenuto lo sviluppo della
biotecnologie negli Usa ed in Europa.
i dubbi che circolano negli apparati di comunicazione
sono effettivamente pochi, l’intero apparato mediatico squilla le
sue fanfare democratiche di guerra per trascinare una popolazione a volte
riottosa: in Francia pare che il 60% della popolazione rifiuta questi vaccini;
in Italia non si sa davvero, e a breve inizieranno i sondaggi, appena ci
saranno dei risultati minimamente divulgabili a favore delle vaccinazioni; al
momento verifiche però empiriche fatte da me personalmente o da altri blogger qua
e là vedono un diffuso scetticismo.
ma se guerra è, difficile vincerla con un esercito
poco motivato.
. . .
veramente la ricetta per gestire lo scetticismo delle
truppe esiste già, da un secolo a questa parte: allora erano le fucilazioni per
sorteggio, uno ogni dieci; oggi siamo meno cruenti e ci basta la gogna
mediatica: il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma dichiara pubblicamente
che Dire di no al vaccino sperimentale è, purtroppo,
un diritto costituzionale, e non verrà sanzionato per questa sua
contrapposizione ai valori della Costituzione e ai diritti umani più
elementari; anzi si prepara lui a sanzionare medici che hanno espresso opinioni
non conformi.
ho conosciuto questo tipo di medici (per fortuna non
sono tutti così): sono loro che diffondono ogni giorno la sfiducia nella
scienza, perché ne sfigurano il nome.
. . .
ma la guerra a favore o contro il modello di vita
occidentale dentro le nostre società è appena cominciata; io sto con la
minoranza, molto sparuta al momento, che cerca una via d’uscita alternativa e
forme di contrasto all’epidemia che non si concentrino esclusivamente sui
vaccini.
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