Chi scrive si occupa da anni di promuovere informazione e cultura relative alla Palestina, per contribuire alla loro conoscenza e valorizzazione.
Per questo vi sottoponiamo una significativa lettera scritta da 122 artisti/e e
intellettuali palestinesi, e di altri paesi arabi, pubblicata il 29
novembre da The Guardian.
La lettera riguarda la definizione di antisemitismo ed esprime
preoccupazione sull'uso che in Europa e negli Stati Uniti, Governi e
Istituzioni fanno della definizione di antisemitismo - e relativi allegati-
dell' International Holocaust
Remembrance Alliance.(IHRA).
Tale uso è volto a delegittimare la lotta contro l'oppressione dei
palestinesi sotto occupazione e la negazione dei loro diritti.
Sono parole significative che pensiamo vadano sostenute anche da loro
collegh* italian*.
La lettera dei/lle 122 Palestinesi ci sembra particolarmente importante in
quanto mentre si esprime nettamente contro l'antisemitismo - purtroppo
risorgente in occidente - ne mette in luce l'uso strumentale (uso peraltro
criticato anche dal suo stesso estensore Kenneth Stern). Hanno dichiarato il
loro appoggio ad essa anche un folto gruppo di ebrei di diversi
paesi
In precedenza già 40 gruppi di ebrei a
livello mondiale avevano espresso la loro opposizione all'equazione
antisemitismo = critica alla politica di Israele nei confronti dei palestinesi
e degli stessi cittadini/e israeliani/e, ad esempio attraverso la legge sullo
Stato nazione solo per ebrei.
Infine, la non distinzione tra critica delle politiche di Israele e
antisemitismo rischia anche di oscurare la giusta lotta contro l'antisemitismo,
che deve fondarsi su ben precisi principi.
Vi invitiamo dunque a leggere la lettera che trovate qui, seguita dalle prime
adesioni e, se volete, ad aderire voi stess*
Cordiali saluti
Per Cultura è Libertà , Alessandra Mecozzi
Per Zeitun, Carlo Tagliacozzo
Un gruppo di 122 accademici, giornalisti e intellettuali palestinesi e
arabi esprime le proprie preoccupazioni sulla definizione dell’IHRA.
29 novembre 2020, The Guardian
Lettera
Noi sottoscritti accademici, giornalisti e intellettuali palestinesi e
arabi, dichiariamo le nostre opinioni riguardo la definizione di antisemitismo
da parte dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) e il modo in
cui questa definizione è stata presentata, interpretata e applicata in diversi
Paesi d'Europa e del Nord America.
Negli ultimi anni la lotta contro l'antisemitismo è stata sempre più
strumentalizzata dal governo israeliano e dai suoi sostenitori nel tentativo di
delegittimare la causa palestinese e mettere a tacere i difensori dei diritti
dei palestinesi. Sviare l’indispensabile lotta contro l'antisemitismo per
favorire un tale programma minaccia di svilire questa battaglia e quindi di
screditarla e indebolirla.
L'antisemitismo deve essere smascherato e combattuto. Indipendentemente dai
pretesti, nessuna espressione di odio per gli ebrei in quanto ebrei dovrebbe
essere tollerata in nessuna parte del mondo.
L'antisemitismo si manifesta attraverso generalizzazioni e stereotipi
indiscriminati sugli ebrei, riguardanti in particolare il potere e il denaro,
insieme a teorie del complotto e alla negazione dell'Olocausto.
Consideriamo legittima e indispensabile la lotta contro tali atteggiamenti.
Crediamo anche che le lezioni dell'Olocausto, così come quelle di altri
genocidi dei tempi moderni, debbano far parte dell'educazione delle nuove
generazioni contro ogni forma di odio e pregiudizio razziale.
La lotta contro l'antisemitismo, tuttavia, deve essere affrontata in modo
in termini di principi, onde evitare di vanificare il suo scopo. Attraverso gli
"esempi" che fornisce, la definizione dell’IHRA fonde l’ebraismo con
il sionismo partendo dal presupposto che tutti gli ebrei siano sionisti e che
lo Stato di Israele nella sua condizione attuale incarni l'autodeterminazione
di tutti gli ebrei. Siamo in profondo disaccordo con questo. La lotta contro
l'antisemitismo non deve essere trasformata in uno stratagemma per
delegittimare la lotta contro l'oppressione dei palestinesi, la negazione dei
loro diritti e la continua occupazione della loro terra. A tale riguardo
consideriamo fondamentali i seguenti principi:
1. La lotta contro l'antisemitismo deve essere condotta nel quadro del
diritto internazionale e dei diritti umani. Dovrebbe essere parte integrante
della lotta contro tutte le forme di razzismo e xenofobia, compresi
l'islamofobia e il razzismo anti-arabo e anti-palestinese. Lo scopo di questa
lotta è garantire libertà ed emancipazione a tutte le categorie oppresse.
Orientarlo verso la difesa di uno Stato oppressivo e rapace costituisce un
profondo stravolgimento.
2. Esiste un'enorme differenza tra una condizione in cui gli ebrei vengono individuati, oppressi e soppressi come minoranza da regimi o organizzazioni antisemite e una condizione in cui l'autodeterminazione di una popolazione ebraica in Palestina / Israele è stata realizzata sotto forma di uno Stato etnico esclusivista e territorialmente espansionista. Così come esiste attualmente, lo Stato di Israele è fondato sullo sradicamento della stragrande maggioranza dei nativi - quella che palestinesi e arabi chiamano Nakba - e sulla sottomissione dei nativi che vivono ancora nel territorio della Palestina storica come cittadini di seconda classe o come popolo sotto occupazione, deprivati del diritto all'autodeterminazione.
3. La definizione di antisemitismo dell’IHRA e le relative misure legali
adottate in diversi Paesi sono state utilizzate principalmente contro le
organizzazioni di sinistra e quelle perf i diritti umani che sostengono i
diritti dei palestinesi e contro la campagna per il Boicottaggio,
Disinvestimento e Sanzioni (BDS), mettendo da parte la reale minaccia per gli
ebrei, proveniente dai movimenti nazionalisti bianchi di destra in Europa e
negli Stati Uniti. La rappresentazione della campagna del BDS come antisemita è
una grossolana distorsione di quello che è fondamentalmente un mezzo legittimo
di lotta non violenta a favore dei diritti dei palestinesi.
4. L'affermazione della definizione dell’IHRA secondo cui un esempio di
antisemitismo è "Negare al popolo ebraico il diritto
all'autodeterminazione, ad esempio affermando che l'esistenza di uno Stato di
Israele è un'iniziativa razzista" è piuttosto strana. Non si preoccupa di
riconoscere che, in base al diritto internazionale, l'attuale Stato di Israele
costituisce una potenza occupante da oltre mezzo secolo, come riconosciuto dai
governi dei Paesi in cui viene accolta la definizione dell’IHRA. Non si
preoccupa di considerare se questo diritto includa il diritto di creare una
maggioranza ebraica attraverso la pulizia etnica e se debba essere bilanciato
in rapporto ai diritti del popolo palestinese. Inoltre, la definizione
dell’IHRA potenzialmente scarta come antisemite tutte le visioni non sioniste
del futuro dello Stato israeliano, come la difesa di uno Stato bi-nazionale o
democratico laico che rappresenti allo stesso modo tutti i suoi cittadini. Un
autentico sostegno al principio del diritto di un popolo all'autodeterminazione
non può escludere la Nazione palestinese, né qualunque altra.
5. Crediamo che nessun diritto all'autodeterminazione debba includere il
diritto di sradicare un altro popolo e impedirgli di tornare nella sua terra, o
qualsiasi altro mezzo per garantire una maggioranza demografica all'interno
dello Stato. La rivendicazione da parte dei palestinesi del loro diritto al
ritorno nella terra da cui loro stessi, i loro genitori e nonni sono stati
espulsi non può essere interpretata come antisemita. Il fatto che una tale
richiesta crei ansie tra gli israeliani non prova che essa sia ingiusta, né
antisemita. È un diritto riconosciuto dal diritto internazionale come
dichiarato nella risoluzione 194 del 1948 dell'assemblea generale delle Nazioni
Unite.
6. Rivolgere indistintamente l'accusa di antisemitismo contro chiunque
consideri razzista l'attuale Stato di Israele, nonostante l'effettiva
discriminazione istituzionale e costituzionale su cui si basa, equivale a
garantire a Israele l'impunità assoluta. Israele può così deportare i suoi
cittadini palestinesi, revocarne la cittadinanza o negare loro il diritto di
voto, ed essere comunque immune dall'accusa di razzismo.
La definizione dell'IHRA e il modo in cui è stata applicata vietano
qualsiasi discussione sullo Stato israeliano in quanto basato su una
discriminazione etnico-religiosa. In tal modo viola la giustizia elementare e
le norme fondamentali dei diritti umani e del diritto internazionale.
7. Crediamo che la giustizia richieda il pieno sostegno del diritto dei
palestinesi all'autodeterminazione, inclusa la richiesta di porre fine
all'occupazione internazionalmente riconosciuta dei loro territori, alla
mancanza di uno Stato e alla deprivazione dei rifugiati palestinesi. La
soppressione dei diritti dei palestinesi nella definizione dell'IHRA rivela un
atteggiamento di sostegno ai privilegi anziché ai diritti degli ebrei in
Palestina invece dei diritti ebraici, in Palestina e, invece della sicurezza
ebraica, la supremazia ebraica sui palestinesi. Crediamo che i valori e i
diritti umani siano inseparabili e che la lotta contro l'antisemitismo debba
andare di pari passo con la lotta a nome di tutti i popoli e gruppi oppressi
per la dignità, l'uguaglianza e l’emancipazione.
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