Gli avvenimenti oggi descritti dalla stampa fanno capire che l’idiozia occidentale di aver puntato su un mercato globale informato al sistema economico predatorio neoliberista è fallita e, per l’occidente, ha dato i frutti peggiori.
Sul piano geopolitico si sta consolidando la divisione economica del mondo
tra un frastagliato Occidente da un lato, e un fortemente unito asse
Russia-Cina-India dall’altro, con la caratteristica di un aumento di potenza
economica e di materie prime da parte di questo secondo gruppo.
Come risulta dall’incontro a Kiev con Zelensky di Draghi, Macron e Scholtz,
la conclusione è che la guerra in Ucraina continuerà a lungo, tenendo acceso il
carbone di una possibile deflagrazione mondiale tra i due accennati opposti
schieramenti.
In questo quadro si pone la necessità assoluta di un’Europa unita sul piano
politico, tenendo presente che, allo stato, è impossibile realizzare un mercato
unico europeo e che è indispensabile che ogni Stato sviluppi innanzitutto la
propria economia in condizioni di parità con quella degli altri Stati,
arrivando così a realizzare l’indispensabile presupposto di una reale unione
politica, come prevede l’articolo 11 della Costituzione.
All’Italia, che resta l’ultima in classifica, non resta che riconquistare,
come più volte ho avvertito, la proprietà pubblica dei suoi beni demaniali, da
individuare, non più secondo il superato demanio civilistico, ma sulla base del
sistema costituzionale con una interpretazione ermeneutica che discenda dai
principi e dai diritti fondamentali.
Si tratta di riportare sotto la proprietà pubblica del Popolo, tenendo
presente che beni comuni, beni demaniali, beni pubblici e beni fuori commercio,
sono aspetti diversi di un’unica realtà, la cui connotazione principale è
quella di essere beni collocati fuori mercato, a tutela dei bisogni della
Comunità.
Si tratta infatti dei beni costitutivi, identificativi e funzionali
all’esistenza della Comunità nazionale. Si tratta, come accennato, di
sostituire al vecchio e inadeguato demanio civilistico, oggetto di proprietà
privata dell’Ente pubblico (e per questo denominato pubblico), il demanio
costituzionale, oggetto di proprietà pubblica del Popolo, cioè di un soggetto
plurimo, i cui beni spettano a tutti e non possono essere ceduti a singoli.
Insomma occorre tener presente che le privatizzazioni e le cosiddette
concessioni dei beni e dei servizi sono da ritenere illegittime ai sensi della
vigente Costituzione, in quanto svuotano di contenuto il demanio costituzionale
che è non solo inalienabile, inusucapibile e inespropriabile, ma è anche e
soprattutto non svuotabile del proprio contenuto, in quanto, o cedono a singoli
un bene di tutti (con le privatizzazioni),o svuotano di contenuto la proprietà
pubblica comune ( con le concessioni), trasformandola in una nuda proprietà
pubblica.
Il che è vietato dall’articolo 42, primo comma, primo alinea, nel quale si
legge che la proprietà è pubblica e privata, intendendo per pubblica una
proprietà senza limiti e per privata una proprietà con pesanti limiti volti
alla tutela della utilità sociale (art. 41 Cost.) e della funzione sociale
(art. 42 Cost.) .
La città che in questo momento sta subendo maggiormente l’eccidio dei beni
artistici e storici provocato dal sistema economico predatorio neoliberista è
la città di Napoli e spetta ai napoletani di agire in giudizio contro
l’amministrazione comunale, la regione e il Ministero dei beni culturali per
non essere privati dei tanti beni artistici e storici che sono parte della
grande bellezza della città.
Auspico che i cittadini napoletani, sempre distintisi per la loro
intelligenza immediata e preveggente, saranno il primo Popolo capace di
battersi sul fronte giudiziario e su qualsiasi altro piano legale, affinché le
singole comunità e la complessiva Comunità italiana non siano private di loro
appartenenza, finendo per essere distrutte dall’azione nefasta del sistema
economico neoliberista.
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