giovedì 30 giugno 2022

urlanti e muti – Enrico Euli

Come reagiremo alle prossime restrizioni e ai nuovi divieti incombenti?

Come potremo (e soprattutto potranno le giovani generazioni), allevate nelle consuetudini fashioniste del consumo, dello spreco, della facile ed immediata acquisizione di ogni cosa?

Come vivremo l'uscita per obbligo dalle nostre zone di comfort, permeate di agiatezze e vizi, rassicurazioni ed esenzioni?

Che cosa ce ne faremo ora che la pace sta per virare in guerra, il benessere in disperazione, il successo di pochi in fallimento di tutti?

Cosa riusciremo ancora a dire con le nostre lingue perversamente nutrite soltanto di eufemismi perbenisti e politicamente corretti?

 

Non è difficile prevederlo, anche perché inizia ad avvenire già.

Urleremo e ammutoliremo.

Le maggioranze silenziose si riverseranno nei fiumi della paura e del terrore, nei laghi della depressione e dell'isolamento, nei mari della sottomissione e dell'obbedienza.

Cinismo e sentimentalismo estremi andranno insieme tra loro e, ancor più di oggi, ad un opportunismo morale che tutto saprà giustificare ed utilizzare ai propri fini.

Crescerà l'identificazione verso i capi e la loro autorità carismatica del momento.

Crescerà la violenza per bande, ma anche quella di singoli rabbiosi e risentiti, apparentemente insensata, immotivata da null'altro che dal solo bisogno di farla o di subirla.

La distruttività reattiva rappresenterà l'altra faccia di una passività senza limiti, a sua volta premiata da chi vorrà soltanto dominarci in silenzio e a distanza.

 

I segnali ci sono già tutti, e sono purtroppo chiari e incontrovertibili.

Le giovani generazioni sono solo una massa allo sbando, che cerca di sballarsi e non pensare.

Inutile consolarsi con le eccezioni, che sono sempre esistite e non sono mai riuscite ad impedire il disastro.

Gli adulti continuano a nascondere loro la realtà e soprattutto quel che sta per avvenire.

Proseguono a far finta di nulla, a riempirsi di parole e psicofarmaci, a dormire in piedi, a lamentarsi in bagno, a seguire le procedure, a fare il loro lavoro.

Siamo tutti in attesa che qualcun altro faccia qualcosa.

E questi altri lo fanno, ma -dobbiamo saperlo e dirlo-: proprio perché lo fanno, provando a rallentare il disastro e a tappare le falle, proprio così genereranno catastrofi con ancor più pervicacia, intensità, frequenza e convinzione.

da qui

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