giovedì 24 maggio 2018

“Erba” de domu mia - Benigno Moi


Sardegna: Partita la raccolta delle firme per quattro referendum regionali, di cui due sulla canapa.

Il 14 maggio scorso, con una conferenza stampa del comitato promotore Pro Sardiniai, è partita la campagna di raccolta firme per quattro referendum consultivi da proporre alla Regione Sarda.
I referendum (per cui sarà necessario raccogliere in quattro mesi diecimila firme per ogni quesito) toccano temi differenti (canapa -terapeutica e non solo, strade statali e porti franchi.ii), temi accomunati dall’essere stati individuati tutti come occasioni, originali e coraggiose, di uscita dalla crisi economica dell’isola e di sviluppoiii.
La realizzazione di porti franchi (a Cagliari, Portovesme, Arbatax, Oristano, Olbia e Portotorres) è un tema che appare e scompare da alcuni decenni nella politica sarda, senza che si sia mai concretizzato. Secondo i promotori del referendum questa potrebbe essere l’ultima occasione per invertire la crisi dei porti commerciali isolani, e inserirsi da protagonisti nella nuova distribuzione dei traffici marittimi che attraversano il Mediterraneo, soprattutto dopo il raddoppio del Canale di Suez e le nuove “Vie della seta” legate all’espansione economica cinese.
Il passaggio delle competenze nella gestione delle strade statali dall’ANAS ad un ente regionale (esiste il precedente del Friuli) potrebbe porre fine alla gestione fallimentare e corrotta dell’ente statale, da decenni sotto gli occhi di tutti, e permetterebbe un maggior coinvolgimento delle imprese sarde nella costruzione e, soprattutto, nella manutenzione della rete viaria principale.
Ma è evidente che l’attenzione maggiore dell’opinione pubblica (e probabilmente le maggiori polemiche) verrà data ai due quesiti sulla canapa; sia per la novità e l’attualità della materia (il settore è in forte crescitaiv, anche in Sardegna), sia perché rappresenta da sempre uno dei campi di scontro sulle politiche proibizioniste, sulla loro validitàv, sulla sproporzione ormai sempre più evidente fra reali pericoli da una parte e severità delle pene e accanimento nella repressione, dall’altra.
L’origine stessa del proibizionismo e della disinformazione attorno alla canapa ha degli aspetti assurdi e inquietanti. La faciloneria con cui si è distrutto un settore produttivo che, per millenni, ha fatto parte delle culture agricole e artigianali delle varie civiltà, può essere spiegato solo con la logica aberrante delle battaglie commerciali di un capitalismo rampante, incurante delle conseguenze sulle risorse naturali e sulle dinamiche sociali.
Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l’equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall’annuale crescita dei campi di canapa?”, affermava Henry Ford un secolo fa, quando portava avanti sperimentazioni fortemente innovative:
La Hemp Body Car (in inglese «auto di canapa») o Ford Cannabis, fu un prototipo di automobile progettato da Henry Ford e ultimato nel 1937. La sua peculiarità era di essere interamente realizzata con un materiale plastico ottenuto dai semi di soia e di canapa, e alimentata da etanolo di canapa (il carburante veniva raffinato dai semi della pianta). È stata la prima vettura costruita interamente in plastica di canapa, più leggera ma anche più resistente delle normali carrozzerie in metallo. Lo stesso Henry Ford, per dimostrare ai giornalisti e al pubblico l’elasticità e la resistenza del nuovo tipo di carrozzeria, si fece filmare mentre colpiva violentemente con una mazza il retro della vettura, senza che questa neppure si ammaccasse”.vi
Il proibizionismo nasce dall’incontro nefasto fra Harry Jacob Anslinger(il funzionario statunitense che, dopo la fine del proibizionismo degli alcolici -durante il quale era l’ispettore che dirigeva il Bureau of Prohibition- volle trovarsi un’altra “missione epocale” all’altezza) e William Hearst (il magnate della carta stampata che, avendo acquistato enormi foreste in Sud America, decise di boicottare la produzione di carta dalla canapa, nonostante qualità e sostenibilità fossero ben superiori; e che scatenò la massiccia campagna di demonizzazione della canapa, fino ad allora impiegata per gli svariati utilizzi cui si presta questa pianta straordinaria.viiviii
Oggi la produzione, commercializzazione e consumo della canapa, sia per uso terapeutico che per altri usi, stanno riacquistando diritto di esistenza in vari paesi del mondoix, ed offrono possibilità di crescita in vari settori, dall’edilizia alla cosmesi, dalla cucina al recupero delle terre incolte. Potenzialmente capaci di creare un indotto davvero significativo.x xi
I due quesiti del comitato Pro Sardinia riguardano:
§  la possibilità di coltivare in Sardegna la Cannabis Terapeutica; attualmente ciò è possibile solo presso lo Stabilimento Chimico Militare di Firenze, ma grazie al decreto legislativo n° 148 del 16/10/2017, il Ministro della Salute può autorizzare anche altri enti e privati alla coltivazione;
§  la richiesta alla Regione Sardegna di farsi promotrice di una proposta di legge nazionale d’iniziativa regionale, per la legalizzazione della coltivazione, lavorazione, vendita e uso di cannabis e suoi derivati, per qualsiasi fine.
Coltivare la canapa in Italia è perfettamente legale se ciò avviene nel rispetto delle regole e delle procedure contenute nella nuova Legge 242 del 02/12/2016 (“Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”). Per coltivarla bisogna essere agricoltori con un fascicolo aperto nel portale Sian e seminare sementi certificate con un massimo di 0,2% di THC. (Domenico Pautasso, direttore di Coldiretti Imperia.)
punti di raccolta delle firme, oltre che presso gli uffici elettorali dei vari comuni sardi, sono già consultabili nelle pagine del comitato:
NOTE
ii Quesito n 1 (cannabis terapeutica): “volete voi che la Regione autonoma della Sardegna richieda l’autorizzazione per la coltivazione della cannabis a fini terapeutici, ai sensi dell’articolo 27 del decreto del Presidente della repubblica 9 ottobre 1990, n 390 (testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza) e dell’art. 18 quarter, comma 3, del decreto legislativo 16 ottobre 2017, n. 148 (disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili), Convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2017, n 148?”
Quesito 2 (proposta liberalizzazione cannabis): “Volete voi che la regione Sardegna presenti alle camere una proposta di legge nazionale d’iniziativa regionale per la legalizzazione della coltivazione, lavorazione, vendita e uso di cannabis e suoi derivati per qualsiasi fine?”
Quesito 3 (Anas): “Siete voi favorevoli al trasferimento di competenze dallo stato alla regione in materia di proprietà e gestione della rete stradale ai sensi dell’articolo 56 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (statuto speciale per la Sardegna)?
Quesito 4 (zona franca): “Siete voi favorevoli alla rapida attivazione dei punti franchi previsti dall’articolo 12 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (statuto autonomo per la Sardegna) e dalle relative norme di attuazione?”
iii https://www.youtube.com/watch?v=X5BNfbbB0ZM
http://www.parmatoday.it/cronaca/easy-joint-intervista-luca-marola-canapaio-ducale.html
v http://www.lanuovasardegna.it/cagliari/cronaca/2014/03/08/news/gianluigi-gessa-cannabis-terapeutica-spiraglio-per-la-liberalizzazione-1.8812211
vii Marihuana Tax Act Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il Marihuana Tax Act è la legge che negli Stati Uniti diede il via al proibizionismo nei confronti del commercio, dell’uso e della coltivazione della canapa, esteso in pochi anni a numerosi altri paesi del mondo.
La campagna contro la marijuana
Prima della promulgazione della legge ci fu per più di due anni negli USA una campagna mediatica contro la pratica di fumare marijuana (il termine di lingua spagnola si affermò proprio in quegli anni negli Stati Uniti, mentre fino ad allora era in uso solo in Messico), promossa dallo stesso Harry Anslinger. Si trattava di campagne promozionali che verrebbero oggi considerate propaganda allarmistica e oscurantista, arbitrarie “reinterpretazioni” di notizie di cronaca nera: i più efferati omicidi commessi nel paese si scriveva fossero causati dall’uso di marijuana, definita dai giornali di William Hearst “assassina della gioventù”, o “erba del diavolo”. In un articolo pubblicato sull’American Magazine nel luglio del 1937 Ansliger descrisse ad esempio il caso di un giovane, normalmente tranquillo, che dopo aver fumato marijuana ammazzò a colpi di scure padre, madre, due fratelli e una sorella. Si diceva poi che l’uso di marijuana provocasse nelle donne bianche un desiderio di ricerca di relazioni sessuali con uomini neri, facendo dunque leva anche su pregiudizi di tipo razzista. Furono infine prodotti alcuni film d’exploitation palesemente faziosi come Reefer Madness o Marijuana: The Devil’s Weed, entrambi del 1936, proiettati anche nelle scuole.
Il Rapporto La Guardia
La sola voce autorevole che si oppose alla campagna mediatica di Anslinger contro la cannabis fu quella del sindaco di New York Fiorello La Guardia, che nel 1938 nominò una commissione d’inchiesta e, nel 1944, contestò duramente la campagna con il Rapporto La Guardia (La Guardia Committee Report)
viii[1] Un video che racconta l’origine del proibizionismo https://www.youtube.com/watch?v=FFazpL7QisI
x[1] http://www.canapaoggi.it/2017/04/22/sardegna-casa-canapa-calce-nel-sulcis-ci-vuole-equilibrium/
xi[1] https://www.sardegnalive.net/news/in-sardegna/21170/cannabis-e-calce-per-la-bio-edilizia-del-futuro-in-veneto-un-sassarese-protagonista-del-trionfo-della-canapa


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