“Aver più
volte denigrato l’operato di codesta istituzione scolastica, screditando la
figura dirigenziale e danneggiando l’immagine il decoro della scuola sui social
networks”. Queste le motivazioni della contestazione di addebito e avvio del
procedimento disciplinare nei miei confronti da parte della dirigente
dell’Istituto Comprensivo “Cannizzaro-Galatti” di Messina, dove insegno
ininterrottamente da 34 anni. Un’accusa grave, che mi ferisce dolorosamente,
scaturita dalle mie prese di posizioni in una lettera aperta alla dirigente e
in successivi articoli giornalistici, relativamente all’adesione (mai
formalizzata dagli organi collegiali) all’evento-progetto “Studenti e Militari
uniti nel Tricolore” che la Brigata Meccanizzata “Aosta” dell’Esercito
italiano, reparto d’elite e di pronto intervento NATO negli scacchieri di
guerra internazionali, ha promosso in alcuni istituti scolastici della
provincia di Messina.
Le “ragioni”
delle contestazioni addebitatemi sono così elencate: “aver definito tale
evento iniziativa gravissima ed in palese contrasto con i valori
didattici-educativi della nostra istituzione scolastica”; “aver definito
tale attività didattica uno pseudo-progetto, illegittimo perché mai
discusso ed approvato dal collegio dei docenti”; “aver definito il suddetto
evento una parata bellico-musicale con la partecipazione obbligatoria
di bambini e preadolescenti della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria”;
“aver definito una doppia mistificazione storico-sociale, quella
dell’Esercito e di quei dirigenti scolastici che in violazione del dettato
costituzionale e con ordini di servizio palesemente illegittimi hanno imposto
le attività musico-militare ai propri docenti ed alunni”; “aver paragonato
l’attività didattica svoltasi nel cortile alle parate fasciste del 1942,
scrivendo pubblicamente Era perlomeno dal 1942 che nel cortile
dell’Istituto Comprensivo Cannizzaro-Galatti di Messina non si teneva una
parata bellico-musicale, dando adito e seguito a commenti indecorosi senza
alcuna Sua replica o diniego”; “aver definito tale attività didattica vergognosi
spettacoli di manipolazione della verità e delle coscienze”; “Aver
scritto gli atti del tutto illegittimi della dirigenza impediscano de
facto l’obiezione di tanti insegnanti e ha definito ancora una volta
la manifestazione illegittimo e indegno evento-attività obbligatoria di
‘formazione’ per alunni delle terze classi della scuola media… Al peggio non
c’è mai fine”. In conclusione, si rileva nei miei confronti che “in più di
un’occasione ed in più di un contesto, aver tenuto in pubblico comportamenti
integranti violazione dei doveri fondamentali ed elementari di fedeltà e
correttezza che gravano al lavoratore” e che le “esternazioni in pubblico
riguardanti l’istituzione scolastica e la figura dirigenziale non possono
essere ricondotte ad una legittima critica dell’operato del datore del lavoro e
ciò sia per la loro offensività e per i termini utilizzati con potenziale
gravissimo pregiudizio per l’istituto scolastico stesso”.
Non è questa
la sede per rispondere alle contestazioni; di certo, quanto da me affermato,
risponde a ciò che ho sempre espresso relativamente ad ogni attività di
“militarizzazione” delle istituzioni scolastiche e del sapere e di
manipolazione a fini bellici delle coscienze di alunni e studenti. Ciò che si
dimentica o si omette di ricordare in tutta questa triste vicenda, è che la mia
opposizione ad ogni progetto tra forze armate e scuola è stata espressa da sempre
in iniziative pubbliche, incontri, seminari, riunioni di collegi e consigli di
classe, assemblee studentesche e di insegnanti, finanche corsi riconosciuti dal
MIUR e in cui ho pure ricoperto il ruolo di formatore o relatore. Si dimentica
e si omette il mio impegno di sempre di attivista pacifista e antimilitarista;
di peace researcher, giornalista e blogger specializzato proprio sui temi della
pace, della guerra e dei processi di militarizzazione del territorio; nonché di
saggista proprio sul tema specifico della crescente e pericolosissima
“occupazione” da parte delle forze armate italiane, USA e NATO delle
istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
Continuerò a
battermi in ogni modo al processo di aziendalizzazione, privatizzazione e
militarizzazione della scuola, nel pieno rispetto dei principi costituzionali.
Continuerò ad oppormi, ad obiettare e disertare, qualsivoglia attività di
“relazione” tra forze armate e studenti, a difesa delle sacrosante prerogative
didattico-pedagociche che spettano solo agli insegnati e agli educatori.
Continuerò a sostenere ed argomentare in tutte le sedi che ogni attività o
programma che vede “cooptare” i minori in ambito bellico-militare rappresenta
una grave violazione dell’art. 38 della Convenzione internazionale a difesa e
protezione dei diritti del fanciullo, così come viene fatto da anni a livello
internazionale da giuristi e pedagogisti o dalle organizzazioni sindacali degli
insegnanti e degli educatori di numerosi paesi europei e latinoamericani.
NO ALL’ESERCITO NELLE SCUOLE
TOTALE SOLIDARIETA’ DEI COBAS AD ANTONIO MAZZEO, INSEGNANTE PACIFISTA
I COBAS esprimono totale solidarietà ad Antonio Mazzeo, docente dell’ICS
“Cannizzaro – Galatti” di Messina, contro il quale la D.S (dirigente
scolastica) dell’Istituto, dott.ssa G. Cacciola, ha promosso un procedimento
disciplinare per aver contestato la presenza della propaganda militare e
dell’Esercito nella propria scuola. I fatti: il 17 aprile del 2018 il predetto
Istituto ha ospitato una delegazione della Brigata Aosta con
la sua banda, che si è esibita a scuola. Nei giorni precedenti, il prof.
Mazzeo, da sempre impegnato in difesa della pace e nella promozione della
soluzione non violenta di tutti i conflitti, aveva inviato una lettera alla
D.S. nella quale sottolineava di aver appreso dell’esistenza dell’iniziativa
dalla stampa, che la stessa era in contrasto con i valori didattico-educativi
dell’istituzione scolastica e che non era stata regolarmente deliberata dagli
organi collegiali. Il docente concludeva esprimendo un totale dissenso “per
questo pseudo-progetto “Militari-studenti […] realizzato proprio nei giorni in
cui si consuma l’ennesima tragedia di guerra internazionale utilizzando ancora
una volta come piattaforma di morte la Sicilia e le sue basi militari”.
Successivamente, con modi coerenti e pacati, il professore aveva espresso
pubblicamente le medesime riflessioni, che venivano divulgate su alcuni blog on
line.
Il 15 maggio del 2018 la D.S. contestava al docente di avere pubblicamente
danneggiato l’immagine della scuola poiché aveva screditato la dirigente e
denigrato l’istituzione scolastica. Va notato che la D.S., nella contestazione
mossa a Mazzeo, sostiene, fra l’altro, che non c’era nessun obbligo a
partecipare all’iniziativa del 17 aprile. Ciò in palese contrasto con la
circolare 102/DS del 13 aprile 2018 nella quale, in riferimento alla contestata
attività, si legge: “tutti gli studenti dei tre gradi di istruzione prenderanno
parte all’evento”. L’obiettivo svolgimento dei fatti dimostra la pretestuosità
dell’accusa e, soprattutto, la mal dissimulata volontà di negare la libera
espressione delle opinioni, anche quando queste ultime sono perfettamente
coerenti con il dettato costituzionale. In particolare, ma non solo, con
l’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali”.
In questo contesto, i COBAS chiedono l’immediata archiviazione del
procedimento disciplinare. Se ciò, malauguratamente, non dovesse avvenire
assisteranno in tutte le sedi deputate il docente, perché non è tollerabile nessuna
limitazione alla libertà di espressione.
Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS
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