Qui al rione Sanità, a Napoli, uno dei
problemi più gravi che la gente deve affrontare è quello della mancanza di
lavoro. Vedo tanta gente che non sa come sbarcare il lunario. Capita che
bussino alla porta, si siedano e chiedano semplicemente un lavoro. E non si
tratta di ragazzi. Spesso sono persone oltre i quaranta, che hanno perso il lavoro e che
magari non hanno una grande istruzione né formazione professionale. Ma non
pretendono nulla, cercano un lavoro
qualsiasi. Talvolta mi fermano per strada delle madri e dei padri e l’argomento
è quasi sempre quello: la possibilità per il figlio o la figlia di trovare da
lavorare.
E le cose vanno peggiorando, come
sottolinea una indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie
italiane. Dice che in Italia in generale, ma il particolare al sud, sta crescendo il numero degli individui
e delle famiglie a rischio povertà. Ancora più preoccupante il rapporto
dell’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno: afferma che dal
2001 al 2016 se ne sono andati dal sud in cerca di lavoro circa 500mila persone
di cui 200mila laureati, il che si traduce in un ulteriore impoverimento del
sud.
La cosa grave è che la politica non dà nessuna
risposta. E la
rabbia si è riversata nel voto del 4 marzo. Peggio di così non poteva andare per
i partiti che hanno dominato la scena negli ultimi anni. Al sud in molti hanno
deciso di votare per il Movimento 5 Stelle. Non credo che siano stati
semplicemente attratti dal reddito di cittadinanza, ma che abbiamo manifestato
la voglia di cambiamento. Sono stanchi di parole e di una politica che non c’è
(sia il governo centrale sia gli amministratori locali) e vogliono qualcuno che
risponda concretamente ai bisogni della gente.
La politica, se è politica, deve partire dagli
ultimi, da chi non
ce la fa più, da chi è senza lavoro.
Qui a Napoli ci sarebbe la possibilità di creare
anche del lavoro socialmente utile. Penso all’enorme questione dei rifiuti, che non è gestita a dovere non
solo nel capoluogo ma in tutta la Campania. Le infiltrazioni della camorra sono
sotto gli occhi di tutti… Che
cosa ci vuole a creare piccole cooperative per la raccolta differenziata porta
a porta? Non c’è altra maniera nei vicoli di Napoli, se
davvero si vogliono raccogliere accuratamente i rifiuti. Invece di spendere
tanti soldi, come avviene ora, l’amministrazione ci guadagnerebbe dalla
gestione oculata di questo servizio.
Un esempio. Come realtà di base, un paio d’anni fa avevamo
avviato una cooperativa per raccolta del cartone. Sostenuta dalla cooperativa Arcobaleno
di Torino, l’iniziativa ha creato cinque posti di lavoro e raccoglieva 2,5
tonnellate di cartone al giorno e facendo molto meglio della altre imprese
scelte dal comune. Dopo un anno, la cooperativa è dovuta andare a gara
d’appalto e l’ha persa. Mi sono arrabbiato e ho scritto a Raffaele Cantone,
presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, il quale ha verificato che
qualcosa non andava. Oggi c’è una sanzione interdittiva a carico della ditta
che ha vinto l’appalto, ma intanto la cooperativa è ferma.
Ricordiamo
le parole di papa Francesco: «La mancanza di lavoro è molto di più del venir
meno di una sorgente di reddito, è assenza di dignità».
Se ogni iniziativa viene frustrata, se non si vuole sconfiggere la Camorra come la Mafia come la criminalità organizzata in generale, se la corruzione è a livelli altissimi, se la politica è la prima ad essere connivente con tutto questo marciume, sperare che le cose migliorino è dura. L'articolo di Alex è la fotografia di una realtà non solo napoletana ma di molte zone del nostro Paese, al Sud prevalentemente ma anche in alcune aree disagiate del Nord.
RispondiEliminacondivido, difficile essere ottimisti, razionalmente
Elimina