Benjamin Netanyahu, ci
ricorda Anshel Pfeffer [giornalista inglese che scrive su Haaretz, ndt.], non
vede il conflitto arabo-israeliano come un problema in sé, ma come parte
inscindibile dello scontro di civiltà tra l’Islam e il mondo occidentale (“La
visione di Netanyahu in 467 pagine”, 18 aprile). Per lui Israele è
l’avanguardia dell’Occidente in una lotta durata 1.500 anni.
Quando è stato
pubblicato il suo [di Netanyahu] libro “A Place Among the Nations” [“Un posto
tra le Nazioni”], l’ho considerato come niente più che propaganda, l’intenzione
di inventarsi una copertura ideologica per continuare l’occupazione
sponsorizzata dal neo-conservatorismo americano nella sua forma più
semplicistica. È un vero peccato che gente rispettabile cada ancora nella
trappola.
Netanyahu ha da molto
tempo capito che i palestinesi sono incapaci di resistere con la forza
all’occupazione, per cui essa non finirà in un futuro prevedibile. Ma poiché
nessuna situazione può persistere senza una copertura ideologica, e la
narrazione biblica non si vende bene negli Stati Uniti al di fuori dei circoli
evangelici, ci prova con la protezione della cultura occidentale, nello spirito
della tendenza neoconservatrice della fine del XX secolo.
Tuttavia, per più di 300
anni la cultura occidentale ha presentato due approcci: quello liberale, da cui
si sono sviluppati la democrazia e i diritti umani dell’Illuminismo francese e
britannico, e quello che subordina l’individuo a una comunità etnica e cerca
nella storia la legittimazione delle proprie politiche. Questa tendenza iniziò
a far germogliare, alla fine del XIX secolo, i vari movimenti nazionalisti e
razzisti di destra, compresi quelli che si sono sviluppati nel fascismo e nel
nazismo.
Questi movimenti
sapevano come sfruttare il diritto al suffragio universale per eliminare il
principio di uguaglianza tra gli esseri umani. Poi hanno eliminato la stessa
democrazia. Il nazionalismo razzista non fu inventato da Hitler, ma emerse
gradualmente dalla rivoluzione di destra che iniziò a travolgere l’Europa.
Questo approccio nazionalista radicale è l’”Occidente” di Netanyahu, in cui
trova la legittimazione per la politica colonialista di annessione e oppressione
che ha architettato da quando è salito al potere.
Questo è il punto di
vista che il giovane israeliano educato in America ha adottato per se stesso:
laggiù la sua immaginazione non è stata accesa dall’eredità del movimento per i
diritti civili, ma piuttosto dall’oscuro tenore della cultura politica
americana. Mentre la rivoluzione francese liberava gli ebrei e gli schiavi, in
America – insieme alla devozione quasi religiosa per le libertà individuali e
il bilanciamento dei poteri, ancorati alla Costituzione e alla Dichiarazione di
Indipendenza – la schiavitù è esistita per altri 100 anni. Per ulteriori 100 è
prevalsa la brutale oppressione sociale dei neri. Il giovane Netanyahu ha
imparato là che l’Occidente contiene tutto, il meglio e il peggio, e ognuno può
scegliere da solo quello che gli serve.
Quindi è così che
funziona la destra israeliana: dopo aver rafforzato il colonialismo tratta gli
arabi fondamentalmente come nativi. I britannici in Kenia e i francesi in
Algeria hanno fatto scuola. Le uccisioni settimanali sul confine della Striscia
di Gaza sono una campagna di brutalità, che mette in evidenza la mentalità
della società nel cui nome l’esercito agisce: possiamo fare tutto quello che
vogliamo. Come Elor Azaria, che ha giustiziato un terrorista ferito e presto
uscirà di prigione come un eroe, così come i giovani in uniforme che massacrano
civili disarmati sui confini di Gaza sono i “figli di tutti noi”. E Bezalel
Smotrich [deputato del partito di estrema destra dei coloni “Casa ebraica,
ndt], che vuole che si spari a una gamba ad Ahed Tamimi [ragazza palestinese
detenuta in Israele. Smotirch ha sostenuto che le si dovrebbe almeno sparare a
un ginocchio, ndt.], è il parlamentare di tutti noi. Non abbiamo sentito i
dirigenti del suo partito o i ministri dell’Educazione e della Giustizia
[entrambi di “Casa ebraica”, ndt.] urlare con orrore. Smotrich, come il volto
cinico di Avigdor Lieberman [ministro della Difesa, del partito di estrema
destra “Israele casa nostra”, ndt.], riflette il nostro stesso volto, il volto
dell’avamposto dell’Occidente di Netanyahu.
Questa è la dura verità
che i festeggiamenti per il settantesimo dell’indipendenza hanno reso ancora
più evidente.
(traduzione di Amedeo
Rossi)
Israele è uno dei tanti focolai di guerra che la sciagurata politica estera degli Usa sta alimentando.
RispondiEliminae gli apprendisti stregoni non sempre sanno quando fermarsi :(
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