Il giornalista di Gaza Yousef Kronz all’ospedale
La sua gamba sinistra è stata amputata nell’ospedale di Shifa nella Striscia di Gaza, e ora sono in corso gli sforzi,
nell’Istituto Ospedaliero Arabo Istishari in Cisgiordania, per assicurarsi che
la sua gamba destra non subisca lo stesso destino. Più di due settimane sono
passate tra l’amputazione della prima gamba – che anch’essa avrebbe potuto
essere evitata – e gli sforzi intrapresi per salvare l’altra. Tempo prezioso in
cui Israele ha rifiutato a Yousef Kronz, il primo Palestinese gravemente ferito
durante le recenti proteste settimanali nella
Striscia di Gaza, il permesso di essere trasferito nell’ospedale alla periferia
di Ramallah. L’Alta Corte di Giustizia alla fine ha costretto il Ministero
della Difesa a porre fine a questa vergognosa condotta e consentire il
trasferimento dello studente e giornalista 19enne del campo profughi di Bureij,
in quella struttura più attrezzata.
Venerdì 30 marzo, Kronz è stato colpito
da un cecchino delle forze di difesa israeliane, prima alla gamba sinistra e
poi, pochi secondi dopo, quando ha cercato di alzarsi, alla gamba destra, da un
secondo cecchino. Secondo Kronz, i proiettili che gli hanno colpito le gambe e
gli hanno frantumato la vita provenivano da due diverse direzioni. In altre
parole, è stato colpito da due diversi tiratori, mentre si trovava a 750 metri
dal reticolato che segna il confine di Gaza, armato solamente della sua macchina
fotografica, con indosso un gilet con su scritto “Stampa”, cercando di
documentare il fuoco incessante dei cecchini israeliani contro i manifestanti
palestinesi disarmati. Dopo essere stato colpito, ci dice ora, ha visto sempre
più persone cadere sulla sabbia, sanguinando, “come uccelli”. L’incidente è
avvenuto nella Giornata della Terra, il primo giorno delle Marce del Ritorno di
fronte al confine di Gaza.
L’ospedale Istishari è situato in alto
nel villaggio di Surda, a nord di Ramallah. È una grande, nuova, sofisticata
struttura privata, lussuosa e scintillante. Kronz ha una stanza privata,
spaziosa e ben illuminata, con un letto regolabile, un televisore, pareti con
pannelli in legno ed una vista mozzafiato. Israele non ha permesso a nessuno
della sua famiglia di accompagnare Kronz in Cisgiordania o di badare a lui,
eccetto a suo nonno, Mohammed Kronz, che ha 85 anni, e che, dopo pochi giorni,
è stato costretto ad andare a casa di parenti nel lontano campo profughi di
Aroub, vicino a Betlemme, per riposarsi. Ora Yousef, che soffre di forti dolori
al moncone e alla sua gamba rimanente, viene assistito con devozione infinita
da un cugino, Ghassan Karnaz, anch’egli di Aroub. The two cou sins had never
met before.I due cugini non si erano mai incontrati prima. Come tutti i giovani
di Gaza, Kronz non era mai stato fuori dalla Striscia. Ora ha violato l’assedio
di Gaza – senza una gamba.
Studente di comunicazione del primo anno
all’Università Al-Azhar di Gaza, è di una famiglia originaria di Faluja, nel
Negev. Suo padre riceve uno stipendio dall’Autorità Palestinese come
funzionario della polizia di Gaza. Kronz era attivo nei social network, dove
scriveva sulla situazione nella Striscia. Qualche mese fa, ha acquistato una
macchina fotografica Canon 5D per 5.000 dollari, metà dai suoi risparmi e il
resto da suo padre, e ha iniziato a lavorare per l’agenzia di stampa locale
Bureij.
Kronz è stato il primo giornalista ferito durante il mese delle manifestazioni,
anche se non l’ultimo. Conosceva Yaser Murtaja, un giornalista ucciso a sangue
freddo da cecchini israeliani il 6 aprile. Come Kronz, anche Murtaja proveniva
da un campo profughi di Gaza – Jabalya.
Il 30 marzo, Kronz ha camminato per
circa un chilometro e mezzo da casa sua al luogo delle dimostrazioni per
fotografarle per la sua agenzia di stampa. Ha recitato le preghiere del
mezzogiorno nella tenda dei giornalisti allestita lì. I 25 reporter locali
hanno quindi discusso di come avrebbero coperto lo svolgersi delle proteste che
stavano documentando. L’atmosfera era tesa, ricorda ora; tutti si aspettavano
un numero elevato di vittime.
Pensava che le forze di difesa
israeliane avrebbero usato munizioni vere? “Le forze di difesa israeliane usano
sempre le munizioni vere.” La sua faccia è contorta dal dolore, ma Kronz è ben
curato, nonostante le sue condizioni. Guarda costantemente lo specchio o la
telecamera nel suo cellulare, per essere sicuro che il suo taglio di capelli
alla moda sia a posto. Dopo le preghiere, continua, la gente inizia a
incendiare i pneumatici. Cartelli predisposti dagli organizzatori indicavano la
direzione per i servizi igienici e per le varie tende e anche la distanza dal
recinto di confine in ogni punto. Così Kronz sapeva di essere a 750 metri dalla
barriera. Il giorno prima, le forze di difesa israeliane avevano lanciato dei
volantini nella vicina Jabalya, avvertendo che chiunque si fosse avvicinato a
più di 300 metri dalla recinzione avrebbe rischiato la vita. Dopo anni di
esperienza, gli abitanti di Gaza prendono sul serio questi avvertimenti. Gli
organizzatori hanno contrassegnato una zona consentita e una zona rossa
proibita e pericolosa. Karnaz dice che era a centinaia di metri fuori dal
confine della zona rossa.
Alle 2 del pomeriggio, la situazione si
è surriscaldata. Le truppe dell’esercito israeliano hanno iniziato a lanciare
granate lacrimogene mentre alcuni giovani si avvicinavano a 100 metri dalla
recinzione. Hanno usato fionde per lanciare sassi contro i soldati, ma erano
troppo lontani per colpirli. Kronz dice di aver visto alcune dozzine di soldati
di fronte a lui dall’altra parte della barriera; tre jeep e la canna di un
carro armato stavano sbirciando da dietro un terrapieno. Anche lui ha trovato
un piccolo cumulo di terra e si è appollaiato dietro di esso, posizionando il
treppiede con la sua fotocamera su di un lato e il suo zaino sull’altro. Si è
inginocchiato sulla sabbia, le gambe incrociate davanti a lui. La nuvola di gas
lacrimogeni si è fatta più intensa, i soldati hanno iniziato a sparare le
granate a raffica e il cielo si è riempito di gas denso e irritante. Il vento
portava il gas nella sua direzione; i manifestanti usavano le cipolle per
proteggersi.
Kronz ha scattato circa 950 foto.
Ricorda di aver guardato il suo orologio
alle 15:00. Più tardi quel pomeriggio, un amico, Bilal Azara, si sarebbe
sposato a Bureij; quindi pensò che avrebbe dovuto andare a casa, farsi una
doccia e cambiarsi. Kronz prese la sua macchina fotografica e lo zaino e si
alzò in piedi. In quel preciso istante, il primo proiettile lo colpì. Non sentì
nulla tranne un dolore bruciante. La fotocamera cadde dalle sue mani e lui
collassò a terra, quindi cercò immediatamente di alzarsi. In quel momento il
secondo proiettile squarciò l’altra gamba. Il primo è entrato cinque centimetri
sotto il ginocchio, il secondo a sette centimetri sopra l’altro ginocchio.
Paralizzato, cercò di gridare aiuto ma la sua voce lo tradì. Dice di essersi
sentito sentirsi come fulminato. La sua macchina fotografica è stata
abbandonata nelle sabbie di Gaza.
A pochi metri c’era un giovane della
stessa età, Ahmed al-Bahar, un assistente di uno degli altri fotografi. Bahar
corse da Kronz e cercò di sollevarlo, ma proprio in quel momento anche lui fu
colpito a una gamba e cadde a terra sanguinando.
A questo punto della nostra
conversazione, lontani parenti dell’11enne Abed al-Rahman Nufal, che ha perso
anche lui una gamba a Gaza ed è ricoverato qui all’Istishari, entrano nella
stanza per salutare. Nufal è uno degli unici tre altri abitanti di Gaza feriti
che Israele ha permesso di trasportare qui, su 1.500 feriti nelle manifestazioni
fino ad oggi. La famiglia, ex abitanti di Gaza che ora vivono in Cisgiordania,
è venuta per vedere come sta il ragazzo.
Alcuni giovani hanno trasportato Kronz e
Bahar all’unica ambulanza della zona. In breve tempo il veicolo era pieno zeppo
di sei feriti distesi l’uno accanto all’altro; Kronz era il ferito più grave. I
soldati continuavano a lanciare gas lacrimogeni; Kronz si sentiva come se
stesse soffocando nell’ambulanza. Un paramedico gli ha messo una maschera di
ossigeno sul viso, ma l’affollamento all’interno gli ha impedito di fermare
l’emorragia dalle gambe di Kronz. Semi-incosciente, Kronz è stato portato
all’ospedale Al-Aqsa a Dir al-Balah.
All’ospedale ha visto la sua gamba
sinistra per la prima volta; era frantumata, l’osso sporgente, la carne
lacerata. Alla sua vista è svenuto. È stato anestetizzato e trasferito
immediatamente in un ospedale più grande, l’ospedale Shifa di Gaza City, a
causa della gravità delle ferite. A Shifa ha subito un intervento chirurgico di
sei ore per fermare l’emorragia.
Dopo quattro giorni a Shifa la
condizione della gamba sinistra di Kronz si è deteriorata e i medici sono stati
costretti ad amputarla sopra il ginocchio. Ha ricevuto 24 trasfusioni di
sangue. La richiesta di trasferirlo a Ramallah per il trattamento è stata
presentata a Israele poche ore dopo che era stato ferito, ma è stata respinta
dalle autorità. Anche la situazione della gamba destra sembrava disperata.
Nove giorni dopo la ferita di Kronz, l’8
aprile, due gruppi per i diritti umani – Adalah, il Centro Legale per i Diritti
delle Minoranze Arabe in Israele e il Centro al-Mezan per i Diritti Umani di
Gaza – hanno presentato una petizione all’Alta Corte israeliana per consentire
a Kronz e a un altro abitante di Gaza ferito, Mohammed Alajuri, di essere
trasferiti urgentemente a Ramallah per le cure. A quanto pare il tribunale non
ha visto alcuna reale urgenza nel trattare il caso e ha aspettato quattro
giorni prima di deliberare sulla petizione, per la quale i giudici avevano
richiesto una risposta dallo stato entro quattro giorni.
“Le amputazioni delle membra di entrambi
i giovani avrebbero potuto essere evitate se lo stato avesse adempiuto ai
propri obblighi secondo il diritto umanitario internazionale”, ha detto Sawsan
Zahar, un avvocato di Adalah, ai giudici.
Gli avvocati dello stato, da parte loro,
hanno detto alla corte che “Apparentemente, la condizione dei firmatari sembra
soddisfare il criterio medico per il rilascio di un permesso [per il
trasferimento a Ramallah], ma i funzionari responsabili hanno deciso di non
accettare le loro richieste. La motivazione principale del rifiuto deriva dal
fatto che la loro condizione sanitaria è il risultato della loro partecipazione
alle manifestazioni”.
Il 16 aprile, i giudici Uri Shoham,
George Karra e Yael Willner hanno dichiarato di non essere persuasi che il
governo avesse pienamente valutato se le circostanze nel caso di Kronz
giustificassero una deviazione dalla procedura normale. “Non c’è discussione
sul fatto che le cure mediche di cui il firmatario ha bisogno per impedire
l’amputazione della sua gamba non siano disponibili nella Striscia di Gaza”,
hanno scritto. “Pertanto, il firmatario è incluso tra i casi in cui l’ingresso
in Israele deve essere consentito ai fini del passaggio a Ramallah.”
I giudici si sono inoltre degnati di
dichiarare che Kronz non rappresenta un rischio per la sicurezza di Israele.
Quello stesso giorno fu trasferito all’ospedale Istishari. (Per quanto riguarda
Alajuri, prima che la corte arrivasse a emettere una sentenza sul suo caso, i
medici a Gaza non hanno avuto altra scelta che amputargli la gamba. Lui rimane
a Gaza.)
Yousef Kronz sta attraversando un
periodo difficile, adattandosi con difficoltà al suo stato di amputato. Quattro
giorni dopo essere stato portato all’ospedale di Ramallah ha subito un
intervento chirurgico alla gamba destra, le cui condizioni sembrano essersi
stabilizzate. Ora, tuttavia, deve affrontare una lunga riabilitazione, che
durerà almeno quattro mesi, in un ospedale di Beit Jala, vicino a Betlemme.
Prima di congedarci, ci chiede se
pensiamo che sarà mai in grado di camminare su una gamba sola.
Gideon Levy
Traduzione di
Maurizio Bellotto
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