NON TOCCATE BILL GATES! -
ILYA KURIAKHIN
Il prossimo post di questo blog
analizzerà criticamente l’operato di Bill Gates nella fase attuale. E’
purtroppo necessario un post di premessa, perché Bill Gates è diventato per
molti intoccabile. Se critichi Bill Gates (il secondo uomo più ricco del mondo
dopo Jeff Bezos) sei un cospirazionista, un complottista e vieni collocato al
pari dei terrapiattisti. Gates, infatti, ha saputo crearsi un immagine di
filantropo dedito al bene dell’umanità creando un immediato servilismo.
Un esempio clamoroso di questo servilismo
verso il miliardario americano viene da “La Repubblica”,
quotidiano che si vuole “progressista” e baluardo del “politically correct”. A
prendere le difese acritiche di Bill Gates ci ha pensato di recente Simone
Cosimi, firma di “Vanity Fair” prestata per l’occasione a “Repubblica” (Gates
è il bersaglio n. 1 dei cospirazionisti: sorpassa perfino la bufala Covid-5G,
20 aprile 2020). Nell’articolo l’ammirazione incondizionata per Gates trasuda
(“Gates si spende da mesi per sensibilizzare l’opinione pubblica”; “colui che
ci aveva avvisato per tempo e i cui consigli avremmo forse dovuto seguire”; “Il
64enne imprenditore che già lo scorso gennaio aveva donato 10 milioni di
dollari per la ricerca di un vaccino tramite la sua Bill & Melinda Gates
Foundation appena aumentati a 250 milioni”; “una delle più precise e
inquietanti previsioni di quanto sta accadendo è firmata da Bill Gates”, in “un
breve ma fulminante intervento”).
Dopo aver definito il covid-19
“qualcosa di peggiore” dell’ebola, il giornalista riporta frasi da un articolo
del “New York Times” (17 aprile 2020) dove, con ben altro stile, si dà conto
degli attachi di gruppi di estrema destra a Bill Gates tramite ipotesi
complottistiche.
Ora, è indubbio che circolino teorie cospirazioniste a volte grottesche, ma questo non può essere un alibi per santificare Bill Gates. Così come è molto rischioso etichettare tutte le critiche come opera di “ridicoli dietrologi” e fabbricatori di “panzane”. Però su “Repubblica” il giornalista si rammarica che non sia scatatta la censura: “Poco sembrano potere i sistemi di penalizzazione dei contenuti e di fact checking predisposti dalle piattaforme per contrastare la diffusione di falsità e veri e propri castelli di fandonie”. Infine, il paragone a effetto: “Insomma, Bill Gates è il nuovo George Soros”. Evidentemente basta essere miliardari per non poter essere criticati, ci si chiami Gates o Soros. Ma il potere tra i due è comunque imparagonabile. Basta consultare Wikipedia, la bibbia del nozionismo moderno, ma anche un veicolo importante del sapere dominante e ben controllato da chi vuole evitare che circolino notizie scomode: nella pagina dedicata a Bill Gates non c’è traccia delle critiche al suo operato, mentre quella dedicata a Soros è per quasi la metà occupata dalle “controversie” che lo riguardano.
Ora, è indubbio che circolino teorie cospirazioniste a volte grottesche, ma questo non può essere un alibi per santificare Bill Gates. Così come è molto rischioso etichettare tutte le critiche come opera di “ridicoli dietrologi” e fabbricatori di “panzane”. Però su “Repubblica” il giornalista si rammarica che non sia scatatta la censura: “Poco sembrano potere i sistemi di penalizzazione dei contenuti e di fact checking predisposti dalle piattaforme per contrastare la diffusione di falsità e veri e propri castelli di fandonie”. Infine, il paragone a effetto: “Insomma, Bill Gates è il nuovo George Soros”. Evidentemente basta essere miliardari per non poter essere criticati, ci si chiami Gates o Soros. Ma il potere tra i due è comunque imparagonabile. Basta consultare Wikipedia, la bibbia del nozionismo moderno, ma anche un veicolo importante del sapere dominante e ben controllato da chi vuole evitare che circolino notizie scomode: nella pagina dedicata a Bill Gates non c’è traccia delle critiche al suo operato, mentre quella dedicata a Soros è per quasi la metà occupata dalle “controversie” che lo riguardano.
Se sostenere che Gates abbia
pianificato o addirittura provocato la pandemia è un’ipotesi da romanzo di
fantascienza, viceversa colpevolmente ingenuo è credere che Gates non
stia cavalcando una preziosa opportunità per fare denaro e
acquisire potere (alla quale si è preparato da tempo),
incentivando una narrazione sul covid-19 congeniale ai suoi intenti e
combattendo ogni competizione alla soluzione miracolosa da lui propugnata: la
vaccinazione universale.
Con la scusa della lotta alla “misinformation” (la
parola chiave della nuova censura) si sta tentando di togliere credibilità
anche alle analisi critiche più fondate e documentate. Per chi non crede che ci
siano capitalisti intoccabili, l’appuntamento è al post di domani: PANDEMIA?
NIENTE PAURA, C’E’ BILL GATES.
PANDEMIA? NIENTE PAURA,
C’E’ BILL GATES - ILYA KURIAKHIN
Quando potrà il mondo tornare a
vivere come viveva prima della pandemia da coronavirus? Bill Gates nel suo blog
ufficiale GatesNotes risponde
così: “Quando avremo un medicinale quasi perfetto per trattare il COVID-19, o
quando quasi ogni persona del pianeta sarà stata vaccinata contro
il coronavirus“. Subito dopo, Gates ci spiega che in realtà la
soluzione è una sola e che ha citato le cure medicinali solo per scherzo: “La
prima soluzione [un medicinale] è improbabile che si trovi in tempi brevi. Ci
servirebbe una cura miracolosa, efficace almeno al 95 per cento per fermare
l’epidemia. La maggior parte dei medicinali candidati a questo scopo
attualmente non si avvicina minimamente a quel risultato. Potrebbero salvare
parecchie vite, ma non abbastanza da farci tornare alla normalità. Il che ci
lascia solo il vaccino”.
Anche se liquida sbrigativamente
ogni altra forma di cura che non raggiunga il 95 % di efficacia, candidamente
Gates spiega che il vaccino non sarà pronto prima di 18 mesi, potrebbe avere
efficacia solo temporanea (due mesi) e non sarebbe nemmeno efficace al 100 per
cento, ricordando che i vaccini antiinfluenzali di quest’anno, tra ottobre 2019
e gennaio 2020, hanno avuto un’efficacia di appena il 45 per cento. Nota bene:
non sono i famigerati no-vax a sostenere che il vaccino antinfluenzale è stato
utile per meno della metà degli individui cui è stato iniettato, ma Bill Gates
in persona, il paladino dei vaccini, in base a uno studio scientifico di
prim’ordine dell’organismo governativo americano CDC (Centers for Disease
Control and Prevention). Eppure ciò non impedisce a Gates di affermare che
dovranno essere assolutamente prodotte almeno 7 miliardi di dosi
di vaccino contro il coronavirus che provoca covid-19. Non è mai
accaduto nella storia dell’umanità e comporterebbe spese colossali, senza
precedenti (con paralleli introiti per i proprietari del brevetto e per i
produttori del vaccino). Un conto sarebbe prevedere la vaccinazione per gli
operatori sanitari, e ospedalieri in particolare, e per le categorie più a
rischio (il covid-19, come ormai tutti sanno, è letale soprattutto tra gli
anziani e tra chi soffre di gravi patologie), altro conto è obbligare l’intera
popolazione umana del pianeta Terra a vaccinarsi contro un virus a bassa
mortalità e che allo stato attuale ha prodotto meno malati e meno morti di
altre pandemie degli ultimi secoli.
Per questo progetto, Bill Gates sta
facendo pressioni sui governi di tutto il mondo (vedi il post
nel suo blog dove chiede a tutti i paesi del mondo di applicare il
lockdown, che lui definisce shutting-down, impedendo ad esempio ogni accesso
alle spiagge e ai ristoranti), compreso il governo italiano (Vaccino
anti-Covid, Italia in prima fila con 130 milioni. Telefonata Conte-Gates,
titola il “Sole24Ore” del 2 maggio 2020).
Inoltre, è pieno interesse del suo
progetto, su cui sta investendo milioni di dollari, aumentare l’allarmismo,
usando tutti i mezzi a disposizione anche per segnalare costantemente
l’inadeguatezza delle altre cure ed enfatizzare l’assoluta necessità di un
vaccino. La narrazione del covid-19 cui stiamo assistendo da mesi, con toni
spesso apocalittici, è con tutta probabilità inquinata dalle armi poderose di
cui dispone l’armata Gates.
Forse non sono semplicemente i
profitti a muovere Gates: quando si è il secondo uomo più ricco del mondo e si
superano 100 miliardi di dollari di patrimonio, subentrano altri obiettivi,
come il megalomane progetto di vaccinare ogni individuo del pianeta. Essere
acclamato come il principale benefattore dell’umanità nel Terzo Millennio può
diventare importante quanto aumentare i dividendi. Mai il capitalismo aveva
creato singoli personaggi tanto ricchi e tanto individualmente potenti, con
mire planetarie per l’ampiamento della loro ricchezza e del loro potere. Non
cogliere questa novità (e i rischi inevitabili che comporta) sarebbe ingenuo e
sconsiderato.
Memorandum: Secondo
la lista degli uomini più ricchi del mondo stilata da “Forbes”, il patrimonio
di Bill Gates ammonta nel 2020 a 103,8 miliardi di dollari. L’altro
osservatorio sui miliardari, Bloomberg.org,
informa ancora più dettagliatamente in tempo reale sulle ricchezze dei
“nababbi” di questo pianeta e segnala che al 7 maggio 2020 il patrimonio di
Gates è di 106 miliardi di dollari, in risalita dopo essere sceso il 23 marzo a
89,5 miliardi. Attenzione, Bloomberg.org precisa che nel suo patrimonio non
sono conteggiati i beni della Bill & Melinda Gates Foundation,
il colosso “filantropico” creato dal miliardario e da sua moglie.
Co-fondatore della Microsoft, che è riuscita a imporre al mondo intero il suo sistema operativo,
Bill Gates possiede oggi un patrimonio immenso grazie a una serie di investimenti attraverso la sua Cascade Investment: detiene azioni di innumerevoli aziende che vanno dal nucleare (Gates è un sostenitore dell’energia nucleare e la propone come ricetta per la crisi ambientale) ai grandi alberghi, dai servizi sanitari alle più svariate tecnologie. Non un imprenditore nel senso stretto del termine, quindi, ma un abile speculatore del cosiddetto finanz-capitalismo odierno.
Co-fondatore della Microsoft, che è riuscita a imporre al mondo intero il suo sistema operativo,
Bill Gates possiede oggi un patrimonio immenso grazie a una serie di investimenti attraverso la sua Cascade Investment: detiene azioni di innumerevoli aziende che vanno dal nucleare (Gates è un sostenitore dell’energia nucleare e la propone come ricetta per la crisi ambientale) ai grandi alberghi, dai servizi sanitari alle più svariate tecnologie. Non un imprenditore nel senso stretto del termine, quindi, ma un abile speculatore del cosiddetto finanz-capitalismo odierno.
LAPO-GATES: ancora una critica
al filantropo americano - ILYA KURIAKHIN
“Chi attacca Bill Gates è un
coglione. Si tratta di cattiveria e invidia. Io lo prendo ad esempio, l’ho
conosciuto”.
Con queste parole a Radio Capital pochi
giorni fa lo stimato e raffinato intellettuale Lapo Elkann ha voluto prendere
le difese del miliardario americano (che non si sa quanto abbia apprezzato
questo “endorsement”).
In omaggio a Lapo, e
identificandoci volentieri con l’appellativo da lui destinato ai critici di
Bill Gates, continuiamo quindi a occuparci del “filantropo” già cofondatore di
Microsoft.
“Il capitalismo – che, come è
dimostrabile, è il migliore dei sistemi economici esistenti – nel decennio
scorso ha fornito chiare prove della sua superiorità rispetto ai sistemi
economici alternativi. L’autostrada elettronica renderà questa superiorità
ancora più evidente.”
Questa frase appare nel
libro La strada che porta a domani (Mondadori,
1995), scritto da Bill Gates più di 25 anni fa, quando era dedito soprattutto
al mondo dei computer e non era ancora iniziata la sua campagna sul fronte
sanitario.
La lode agiografica del capitalismo
spiega tutta la mentalità che ispira il suo pensiero, e che lo ha indotto a
concentrare nelle sue mani il massimo di potere sul mondo dell’informazione,
per aggiudicarsi il dominio sulla mitica “autostrada elettronica”. In Italia il
libro venne acriticamente accolto anche da tanti intellettuali “progressisti”,
affascinati dal mondo fantastico promesso da Gates.
Certo, non sbagliava Bill Gates
quando ci avvertiva che l’autostrada informatica (ma meglio sarebbe dire le
alte tecnologie in generale) avrebbe trasformato la nostra cultura tanto
drasticamente quanto l’invenzione della stampa di Gutenberg ha trasformato
quella del Medio Evo. E se negli anni Sessanta (rammentava Gates, citando una
battuta del film Il laureato) per far carriera nel mondo degli
affari bisognava “buttarsi sulla plastica”, alle soglie del Terzo Millennio la
nuova parola magica era diventata “informazione”.
Bill Gates viene presentato in
genere come il genio che divenne miliardario grazie alle sue mirabili
invenzioni. Ma anche scorrendo La strada che porta a domani scopriamo
invece che il suo successo è dovuto alla gigantesca potenza della Ibm, senza la
quale la Microsoft non sarebbe nemmeno nata: nel 1984 la Ibm stabilì il record
per la maggior quantità di denaro mai guadagnata da una singola impresa in un
solo anno (6,6 miliardi di dollari di profitti).
Dopo aver monopolizzato
i sistemi operativi (cioè il particolare “linguaggio” che
permette di lavorare con il computer), grazie a Windows e al suo codice
sorgente tenuto rigorosamente segreto, Gates si era lanciato sul miracolo
Internet, da lui definito “l’avvenimento più importante che si sia verificato
nel mondo dell’informatica dopo la presentazione del Pc Ibm nel 1981”. Ma una
rete Internet quasi gratis, che permettesse troppa libertà e affari troppo
limitati, era scomoda. Già allora Gates si lanciava quindi in progetti megalomani,
come oggi si propone di vaccinare ogni abitante del pianeta. Il vero business
su cui si stava orientando era quello di una sola e nuova “autostrada
informatica”, cioè una grande rete globale capace di interconnettere tutti i
computer, con la corsa all’oro tra aziende e consorzi per realizzarla.
Quella mirabile rivoluzione
informatica non si è realizzata secondo i suoi piani e a distanza di 25 anni
molte aree del mondo, anche nei paesi più industrializzati, non hanno
connessione veloce (o adeguata alfabetizzazione informatica): in Italia buona
parte della popolazione non ha la banda larga. Né, fortunatamente, si è creata
una monopolistica e unica “autostrada”. Nel libro, però, Gates immaginava una
società, all’epoca da fantascienza, in cui tutti avrebbero avuto in tasca il
“computer da portafoglio” (wallet pc): qualcosa di simile è
effettivamente avvenuto con la diffusione globale dello smartphone.
L’intento del libro di Gates del
1995 era propagandistico-divulgativo e va letto tra le righe senza fidarsi
degli ottimismi interessati dell’autore. Che Gates si diverta a mistificare la
realtà è evidente, ad esempio quando tratta dello standard dei
videoregistratori. Una volta, accanto al formato Vhs, esisteva anche il
Betamax, ritenuto migliore per maneggevolezza e qualità della riproduzione. Ma
la potente Jvc, che aveva puntato sul Vhs, fece piazza pulita della
concorrenza, e sul mercato si affermò proprio lo standard Vhs.
Il Betamax sparì, nonostante fosse
“migliore”: una dimostrazione che il famoso libero mercato premia
i più furbi, non i migliori. Invece, Bill Gates applaudiva nel libro a
questo meccanismo, che chiamava “di reazione positiva”. Infatti l’Ms-Dos, il
sistema operativo promosso dalla Microsoft di Gates, si è affermato allo stesso
modo del Vhs: facendo fuori tutti gli altri, con il trucco di non concedere
alla Ibm l’esclusiva. Qualsiasi ditta produttrice di computer poteva così usare
l’Ms-Dos, e aumentarne a dismisura le vendite. La concorrente Apple se la vide
meno rosea perché nessun altro produttore poteva avere in licenza il suo
sistema operativo.
Quando scriveva il libro, Gates si
stava facendo costruire una mega-villa che doveva
diventare un monumento alle meraviglie delle alte tecnologie. Le intenzioni
dichiarate allora dal miliardario erano a metà strada tra Disneyland e un film
distopico: tutti gli ospiti avrebbero dovuto portare appuntata una spilla
elettronica che “dirà chi è e dove si trova alla casa”, prefigurando una
magione inquietante “che segue le orme dei suoi occupanti per andare incontro
alle loro esigenze personali”.
Il progetto si è realizzato e nel
2005 è stata inaugurata Xanadu 2.0 su una collina vicino al lago Washington:
più di 6000 metri quadri calpestabili con estensione sotterranea, parco e bosco
sul lago. Le premesse sono state concretizzate: si entra con chiave elettronica
che fa cambiare, ad esempio, temperatura agli ambienti (i pavimenti sono
riscaldati) al passaggio degli ospiti secondo i loro desideri. La villa, che ha
un valore stimato di circa 150 milioni di dollari, comprende porticciolo
privato, piscine con audio sott’acqua, cinema, teatro, palestra di 230 mq,
campi da golf e da tennis, 24 bagni, 6 cucine, eccetera…
Quando Bill Gates invoca il lockdown
generalizzato, ovunque e dovunque, contro il coronavirus in attesa del
suo vaccino, ricordiamoci che vive in una reggia degna delle
grandi aristocrazie pre-Rivoluzione francese: la stragrande
maggioranza degli esseri umani ha sperimentato in questi ultimi mesi cosa vuol
dire stare in quarantena in uno dei normali appartamenti della “gente comune” o
in condizioni ancora meno vivibili.
Scrive il quotidiano della
Confindustria, “Il
Sole 24 Ore” (e non un bollettino di vecchi comunisti impenitenti),
commentando un rapporto Oxfam: “A dieci anni dall’inizio della crisi
finanziaria i miliardari sono più ricchi che mai e la ricchezza è
sempre più concentrata in poche mani. L’anno scorso soltanto 26
individui possedevano la ricchezza di 3,8 miliardi di persone, la metà più
povera della popolazione mondiale. Nel 2017 queste fortune erano concentrate
nelle mani di 46 individui e nel 2016 nelle tasche di 61 miliardari. Il trend è
netto e sembra inarrestabile”.
Le diseguaglianze, dunque, stanno
aumentando e una nuova aristocrazia di capitalisti finanziari sta accentrando
una ricchezza senza precedenti in pochi individui. E Bill Gates è uno di loro.
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