martedì 26 maggio 2020

contro alcuni miti sul Coronavirus Covid-19 – bortocal




ecco, vi propongo un esercizio contro i luoghi comuni, anche molto illustri, sul Coronavirus Covid-19, e userò come guida un articolo pubblicato sul Manifesto, che vorrebbe essere molto alternativo, ma che diventa una antologia esemplare di alcuni veri e propri miti che circolano sul virus.
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Nato da appena cento giorni in una lontana città sconosciuta, un nuovo virus ha già percorso tutto il pianeta, e ha obbligato a chiudersi in casa miliardi di persone. Qualcosa immaginabile solo nei film post-apocalittici… L’umanità sta vivendo una esperienza del tutto nuova. Verificando che la teoria della “fine della storia” è una menzogna, scoprendo che la storia, in realtà, è imprevedibile.
Nato da appena cento giorni? ma no, probabilmente era nato prima: non siamo affatto sicuri di come, dove e quando sia nato; diffondere delle false certezze non è utile.
in una lontana città sconosciuta? neppure di questo siamo sicuri, questa è solo una provvisoria approssimazione.
una esperienza del tutto nuova? per niente, anzi stiamo vivendo soltanto una vaga imitazione di tragedie ben più consistenti del passato.
che la storia sia imprevedibile o che la fine della storia sia una menzogna sono frasi ad effetto che non hanno un vero significato.
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Stiamo subendo nella nostra stessa esistenza il famoso “effetto farfalla”: qualcuno, dall’altro lato del pianeta, mangia uno strano animale, e tre mesi dopo metà dell’umanità è in quarantena. Afflitti, i cittadini voltano gli occhi verso la scienza e gli scienziati – come un tempo verso la religione – implorando la scoperta di un vaccino salvatore, la cui scoperta richiederà lunghi mesi.
ecco di nuovo la ripetizione di troppi luoghi comuni, il ritorno a quella narrazione che ci è stata data in pasto al primo emergere del problema, come nella fretta di darci qualche forma di rassicurazione o di far credere che tutto era sotto controllo:
davvero il virus è nato al mercato degli animali selvatici vivi di Wuhan? pochi credono ancora a questa favola inverosimile, o quantomeno per crederla ci vorrà qualche prova in più.
davvero siamo di fronte all’effetto farfalla di un avvenimento del tutto casuale e imprevedibile che sconvolge un mondo altrimenti sano? e allora come mai quasi nessuna pandemia è stata altrettanto bene prevista di questa e, ciononostante, ci ha colti altrettanto impreparati?
le devastazioni ambientali e il confinamento progressivo della natura residua in aree sempre più ristrette non hanno nulla a che fare con la perdita di habitat degli animali selvatici che costringe quasi i virus a fare dei salti di specie per sopravvivere, e infatti a farli con un ritmo sempre più incalzante negli ultimi anni?
e davvero dobbiamo pensare che la soluzione di questa contraddizione sia nell’invenzione di un vaccino che ci permetta di continuare come prima, come se anche la capacità dell’organismo umano di assorbire vaccini fosse illimitata come la logica capitalistica pretende che siano le risorse del pianeta e la crescita dei consumatori e dei loro consumi? e dico questo proprio il giorno in cui si comunica che l’industria cinese CANSINO ha pubblicato i dati della sperimentazione del suo vaccino contro Covid19? dice di avere prodotto anticorpi immunizzanti; ma è evidentemente in atto una corsa tra americani e cinesi a chi trova il vaccino per primo (e questo annuncio dalla Cina è molto più serio ed è il primo vaccino di cui si parla che appare credibile) ma non mancano i problemi aperti, ad esempio il fatto che sia stato testato esclusivamente su persone giovani.

ma davvero non possiamo concepire un mondo dell’equilibrio umano con la natura? o forse abbiamo perso oramai per sempre questa possibilità e non ci rimane che la corsa frenetica all’autodistruzione collettiva, da riprendere al più presto dopo questa forzata interruzione?
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Ci troviamo di fronte a una situazione enigmatica. Senza precedenti. Nessuno sa interpretare e chiarire questo strano momento di profonda opacità, quando le nostre società continuano a vacillare sui loro pilastri come scosse da un cataclisma cosmico. E non esistono segnali che ci aiutino a orientarci. Un mondo crolla. Quando tutto sarà terminato, la vita non sarà più la stessa.
enigmatica non mi pare la parola giusta: difficile da interpretare, questo sì.
precedenti ci sono, ma naturalmente sono in parte diversi.
cataclisma cosmico è un’altra espressione ad effetto, da ridimensionare: ci sono stati e ci sono gli sciocchi, e tra loro anche presunti maestri del pensiero, che hanno sminuito quel che stava accadendo; ma enfatizzarlo in maniera mostruosa è altrettanto ridicolo: i problemi che abbiamo davanti sono immani, ma non hanno una dimensione cosmica: l’umanità potrà anche scomparire, anzi è certo che succederà e forse anche abbastanza presto, ma per questo universo non cambierà molto se diventerà un po’ meno consapevole di se stesso.
segnali che ci aiutino a orientarci sono difficili da cogliere, ma ci sono, basta cercarli con pazienza e quasi ostinazione.
Un mondo crollala vita non sarà più la stessa: forse, ma non lo sappiamo ancora; per ora basta che sia stato sospeso l’isolamento e molte cose ricominciano come prima: qui nella valle, il primo morto in montagna, il primo incidente d’auto mortale.
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Solo qualche settimana fa, decine di proteste si erano diffuse a scala planetaria, da Hong Kong a Santiago del Cile. Il nuovo coronavirus le ha spente una a una estendendosi, rapido e furioso, nel mondo. Alle scene di masse in festa che occupavano strade, si sostituiscono le immagini di viali vuoti, muti, spettrali. Emblemi silenziosi che segneranno per sempre il ricordo di questo strano momento. La gente cerca anche rifugio e protezione dello Stato che, dopo la pandemia, potrebbe tornare con forza a sfavore del Mercato. La paura collettiva quanto più è traumatica tanto più rinforza il desiderio di Stato, di Autorità, di Orientamento.
ecco, questo è vero: il virus ha portato in primo piano il problema della sopravvivenza, che era dato per scontato, e ha improvvisamente sminuito tutto il resto; il diritto alla vita è apparso di colpo più importante di ogni altro diritto, per il semplice motivo che se non vivi perdi anche la libertà di pensiero o di parola.
abbiamo accettato limitazioni di diritti fondamentali – come ad esempio quello di camminare da soli – perché non volevamo alimentare nessuna forma di insubordinazione all’autorità, che in quel momento era necessaria; abbiamo dato più peso alla disciplina che all’autodeterminazione, ma per il semplice motivo che molti sono incapaci di autodisciplina e potevano metterci in pericolo.
ora che l’emergenza è passata si pone tuttavia il problema di trovare un nuovo equilibrio tra le libertà dei singoli e l’autodifesa della comunità: il nostro modello occidentale di gestione dei diritti non funziona, è troppo squilibrato a favore dell’individuo, cioè troppo favorevole all’anarchia, nella quale del resto prospera la ricerca del profitto e la corsa alla diseguaglianza sociale.
ma tra le righe della contrapposizione proposta qui sopra tra Stato e Mercato (da scrivere entrambi con la maiuscola) noto qualcosa di irrisolto: per ora a me basterebbe che finisse, almeno nei media, la dittatura psicologica dei nuovi moloch della nostra civiltà della finanza fine a se stessa: i mercati.
già mi basta che la gente abbia capito che la vita è più importante di loro.
mai come in questi giorni i famosi mercati appaiono nemici della sopravvivenza del genere umano, e siccome ci sono degli uomini in carne ed ossa, ed anche in pingui conti in banca, dietro questo nome misterioso, agitato come il vessillo nero e funebre delle navi dei pirati, forse è giunto il momento di liberarsi delle loro ossessioni.
forse è giunto il momento di pensare che i debiti pubblici vanno cancellati e non soltanto per i paesi africani dove il pagamento degli interessi assorbe cinque volte le spese per la sanità: e si infettano anche loro, il virus ci ritornerà addosso inevitabilmente; e dunque dobbiamo metterli in grado di combatterlo, per il nostro stesso bene.
o aspetteremo per esigere la cancellazione del debito, cioè dei loro crediti, di ridurci nella stessa situazione di miseria?
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purtroppo non abbiamo nessun motivo di essere ottimisti; chi si sforza di rendersi conto di quel che sta succedendo davvero, siamo ancora pochi.
ma almeno diciamo fra noi le cose come stanno e non alimentiamo stupidamente e per mancanza di riflessione i miti che circolano sul coronavirus.


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