lunedì 4 maggio 2020

La brigata inglese ebraica è solo un pretesto della propaganda israeliana - Gianni Lixi





Com’è arcinoto, sono moltissimi gli ebrei partigiani che hanno contribuito a liberare l’Italia dal fascismo. Ricordare con una giornata nazionale i partigiani che hanno perso la vita per la liberazione dal fascismo,  significa affermare che sistemi di oppressione e di violenza come quello sono banditi da questo paese. Non è una festa di libertà, la liberta è una conseguenza. E’ la ricorrenza della liberazione dal fascismo, un sistema che o combatti o  sposi, non ci sono alternative. Per dirla con una riuscita sintesi di Potere al Popolo ” il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”.
Da qualche anno israele sta cercando di avere visibilità provocando divisioni all’interno della manifestazione del 25 aprile usando la brigata inglese ebraica come cavallo di Troia per poter sventolare i suoi vessilli. Naturalmente è un progetto della Hasbara israeliana una organizzazione che muove una immensa quantità di denaro per fare propaganda. E lo fa anche con i giornali. Attraverso redazioni  compiacenti, si manda avanti  un pezzo o lo si raffredda a seconda delle convenienze del momento, come ben ci spiega un famoso giornalista inglese che ha lavorato al Guardian, Jonathan Cook  in questo pamphlet  La Repubblica torna sul tema della brigata intervistando in due articoli di Simonetta Fiori lo storico Marco Revelli (qui) e  Piero Cividalli un partigiano, antisalviniano dichiarato che ha fatto parte della brigata inglese ebraica (qui). Cividalli l’anno scorso in una intervista  (qui)  ad una giornalista di destra Salviniana  che è andata ad intervistarlo nella sua casa di Tel Aviv si è espresso contro la visita di Salvini in Israele cosa che ha fatto sobbalzare la sua interlocutrice. In un altro articolo di Globalist  (qui) Cividalli se la prende sempre con Salvini e con l’avanzare delle destre e dei sovranismi.
Perchè utilizzare un vecchio partigiano come Cividalli per alimentare le divisioni visto che non centra molto con le bandiere israeliane che in questo periodo sono il vessillo delle destre (vedi Salvini e Meloni) , del sovranismo e tramite l’America,  della supremazia della razza bianca (ancorchè antisemita) ?
Per quanto riguarda la brigata inglese ebraica , le accuse tra chi l’avversa e chi non l’avversa sono banali e per me di scarso interesse perché il problema non è la brigata inglese ebraica. Ogni hanno le accuse che si leggono sono (gli uni agli altri):  non conoscete la storia…   sono state formate da Churchill…. si ma noi eravamo autonomi…..si ma  c’erano anche arabi….. abbiamo affiancato i partigiani…. si ma l’italia era già liberata….no ci siamo uniti ai partigiani del nord…, tutto questo a me interessa veramente poco. La brigata ebraica come detto è un pretesto che la propaganda israeliana usa maldestramente. Non è quindi questo il punto.  A me piuttosto interessa entrare nel merito del sistema di oppressione fascista e come,  il ricordo della liberazione da quel sistema abbia l’intento di evitare che queste cose si ripetano e per questo ringraziamo tutti i partigiani, anche a quelli della brigata ebraica.
Torniamo quindi a Cividalli.  E’ un italiano che vive a Tel Aviv, anzi più precisamente a Ramat Gan, un tempo periferia di Tel Aviv  ora inglobata a tutti gli effetti. Ramat Gan e’ un insediamento israeliano nato con l’acquisto di terre palestinesi da parte dei sionisti nel 1929. Stando ad una sua  intervista sul sito della casa editrice sionista La Giuntina (qui) il padre di Cividalli era un fervente sionista della prima ora. “A casa nostra-  in Via Andrea del Castagno a Firenze -dice Cividalli- c’erano gli uffici del Keren Ka Yemet, un ente per raccogliere fondi per comprare terreni qui in Palestina” e continua “ La nostra partenza da cosa fu determinata?  Dalle leggi razziali o dal sionismo di mio padre? Credo di poter dire da ambedue”.  Poi il giovane Cividalli a 22aa “…mi presentai immediatamente e il primo febbraio del ’48 cominciai l’addestramento nell’Haganà, l’esercito ebraico”.  Naturalmente non era un esercito, siamo prima della dichiarazione del piano di partizione del  ‘48,  era una organizzazione terroristica responsabile di molti attentati e massacri. Questi sono stati studiati da molti storici, primo fra tutti uno storico israeliano, Ilan Pappè che ha lavorato su  molti documenti desecretati qualche anno fa,  ed interpretati come pulizia etnica (La pulizia etnica della Palestina – Ilan Pappé – Fazi 2015). Uno fra i molti è il massacro di Deir Yasin del 09/04/1948 raccontato da un sopravissuto Dawud A Assad in :  Palestine Rising: How I survived the 1948 Deir Yasin Massacre  –  XLibris  September 24, 2010. O se questo sembra troppo di parte potrei citare il documento dell’ONU  Document symbol: A/AC.21/UK/113 (qui) dove sono anche presenti delle ipocrite scuse.  Cioè non facevano azioni di resistenza per liberare un popolo, ma vere e proprie azioni di conquista  e di pulizia etnica, che spesso avevano lo scopo di spaventare la popolazione per indurla a scappare,  e poter  conquistare ed annettersi le terre.  Questo era il sionismo.  Questo è il sionismo.
E torniamo ancora a Tel Aviv quartiere di Ramat Gam dove vive Cividalli. Anzi, scusate un inciso prima. In  questo bell’artico di Gideon Levy, il bravo giornalista israeliano (qui) inizia con un incipit : “La nostra amata Tel Aviv, la cui reputazione di città illuminata e aperta è famosa nel mondo, è costruita in parte sulle rovine di villaggi palestinesi – e rifiuta di riconoscerlo”Segue un elenco dettagliato di  villaggi. Io mi occuperò di due villaggi che stanno, che stavano, a poca distanza da casa di Cividalli, non compresi nell’elenco di Levy.  Salama , distretto di Jaffa, la popolazione al 1948 era di 7810 palestinesi, occupata il 30/04/1948 , operazione militare “Bi’ur Hametz”, unità occupante “Alexandroni”. Il villaggio prima di riuscire ad essere occupato è stato sottoposto più volte ad attacchi iniziati 5 mesi prima della sua conquista.  Nei documenti dell’Hagana si legge che nel dicembre del ‘47 “ il comando dell’Hagana a Tel Aviv decise di attaccare l’infame villaggio di Salama”. Questo attacco non ebbe successo. Per chi volesse continuare a conoscere come sono andate le cose può collegarsi con l’interessante sito di Zochrot (qui) dove ci sono testimonianze di un famoso storico dichiaratamente sionista come Benny Morris. Voglio solo aggiungere che della cittadina rimangono  ancora un discreto numero di abitazioni, alcune delle quali abitate da israeliani;  4 caffè, due cimiteri . Di 4 case si è riuscito a risalire al nome dei proprietari arabi: Ahmad Muhammad Salih, Mustafa Abu Najm, Abu Jarada, and Abu ‘Amasha. Così come anche per i 4 caffè del villaggio: Muhammad al-Hawtari, Abu ‘Asba, Sha’ban al-Naji, and al-‘Arbid. Dei due cimiteri, in una ci sono erbacce, nell’altro un parco israeliano.
Sempre a poca distanza dalla casa di Cividalli stava un altro villaggio, più piccolo.  Al-Jammasin al-Sharqi, distretto di Jaffa, la popolazione al 1948 era di 850 palestinesi, data di occupazione 01/04/1948, unità occupanti Irgun e Hagana, alcune case sono ancora visibili e sono state incluse insieme ad altri edifici nelle strade di Tel Aviv.
Sempre nell’intervista della casa editrice sionista La Giuntina c’è un’altra agghiacciante ammissione “….Avevo una grande fiducia che il popolo ebraico, con tutte le sofferenze che aveva passato, potesse essere un popolo diverso, più elevato, superiore. La guerra mi fece passare queste idee….”  “….militavo nella Brigata Giv’ati…. era il 15 maggio del ’48, me lo ricordo bene perché ci si aspettava che proprio quel giorno arrivasse la dichiarazione ufficiale di Ben Gurion si trattava di conquistare un’altura su cui c’era il piccolo villaggio arabo di Abushusha (si pronunciava così), oggi scomparso… di arabi non c’era quasi più nessuno, solo un gruppo di ragazzetti… l’ufficiale, o forse era un sergente, diede l’ordine di ammazzare tutti i ragazzi… vederli fucilare, così, in ginocchio…” . Aggiungo qualcosa io che forse Cividalli non ha ricordato o ha omesso; il villaggio in arabo si chiamava Abu Shusha, distretto di Haifa, la popolazione al 1948 era di 840 palestinesi, l’occupazione avvenne il 10/04/1948 (al-Khalidi, Walid (ed.). All that remains: the Palestinian villages occupied and depopulated by Israel in 1948. Washington DC: 1992). Quindi alla data riferita da Cividalli il villaggio era già stato occupato, il massacro dei ragazzini avvenne quindi deliberatamente (come peraltro fa intendere Cividalli) a puro titolo dimostrativo, per incutere paura alle popolazioni vicine ed indurle a scappare secondo una tecnica consolidata di pulizia etnica.
Oggi si continua, c’è in programma l’annessione della Cisgiordania per arrivare al grande sogno sionista della “Eretz Yisrael dal mare al Giordano”. Mi chiedo cosa ci sia più da annettere in  Cisgiordania,  con tutti gli insediamenti dei coloni, a parte qualche città e villaggio, la West Bank  (Cisgiordania)così come era stata intesa non esiste più perchè israele non ha mai rispettato i patti. Coloni che si servono di leggi fatte ad hoc per occupare le terre e costruire case, che razziano nelle terre palestinesi rimanenti distruggendo oliveti scortati dall’esercito israeliano, uno stato etnocratico integralista  che ha una doppia legislazione, una per gli israeliani ed una  per i palestinesi che non sono israeliani e che non possono votare i parlamentari che votano quelle leggi, quadro che caratterizza  una chiara e poco confutabile situazione di apartheid. Uno dei paesi che ha il più alto numero di prigionieri al mondo per reati di opinione (certamente  il più alto in percentuale alla popolazione), che oltre alle migliaia di adulti, riesce ad ammazzare in un mese 500 bambini, più quelli che muoiono perché non viene garantito loro un uguale accesso alle cure. Secondo molti intellettuali ed esponenti anche di sinistra le bandiere palestinesi alla manifestazione del 25 aprile non c’entrano nulla. E perché? Si può manifestare solo contro il fascismo italiano? Non è fascismo? No non si può chiamare fascismo perché  mancano le tradotte ed i sei milioni mandati a morire nelle camere a gas!
Sono gli stessi partigiani, che ricordo sono gli ideatori ed organizzatori della giornata del 25 aprile, che ogni hanno ripetono: “contro tutti i fascismi del mondo, perché non si ripeta più”. Come lo vogliamo chiamare? Nuovo fascismo? Quasi fascismo?
Semmai chi è in disaccordo con le bandiere palestinesi  potrebbe  chiedersi come mai il 25 aprile non ci siano altre bandiere espressione di altri fascismi presenti sul nostro pianeta! Certo ai filo israeliani  da certamente  fastidio il fatto che in Italia ci sia una profonda coscienza  delle ingiustizie che vive il popolo Palestinese, e non tollerano che le bandiere palestinesi alla manifestazione del 25 aprile  siano una conseguenza di questi sentimenti così diffusi. E’ proprio questo che israele attraverso  l’hasbara cerca di contrastare,  ed ha quindi  tirato fuori il pretesto della brigata ebraica per poter controbilanciare le bandiere del popolo che lui aggredisce.

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