Com’è arcinoto, sono moltissimi gli ebrei partigiani che hanno contribuito
a liberare l’Italia dal fascismo. Ricordare con una giornata nazionale i
partigiani che hanno perso la vita per la liberazione dal fascismo,
significa affermare che sistemi di oppressione e di violenza come quello sono
banditi da questo paese. Non è una festa di libertà, la liberta è una
conseguenza. E’ la ricorrenza della liberazione dal fascismo, un sistema che o
combatti o sposi, non ci sono alternative. Per dirla con una riuscita
sintesi di Potere al Popolo ” il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista”.
Da qualche anno israele sta cercando di avere visibilità provocando
divisioni all’interno della manifestazione del 25 aprile usando la brigata
inglese ebraica come cavallo di Troia per poter sventolare i suoi vessilli.
Naturalmente è un progetto della Hasbara israeliana una organizzazione che
muove una immensa quantità di denaro per fare propaganda. E lo fa anche con i
giornali. Attraverso redazioni compiacenti, si manda avanti un
pezzo o lo si raffredda a seconda delle convenienze del momento, come ben ci
spiega un famoso giornalista inglese che ha lavorato al Guardian, Jonathan Cook
in questo pamphlet La
Repubblica torna sul tema della brigata intervistando in due articoli di
Simonetta Fiori lo storico Marco Revelli (qui) e
Piero Cividalli un partigiano, antisalviniano dichiarato che ha fatto
parte della brigata inglese ebraica (qui).
Cividalli l’anno scorso in una intervista (qui)
ad una giornalista di destra Salviniana che è andata ad intervistarlo
nella sua casa di Tel Aviv si è espresso contro la visita di Salvini in Israele
cosa che ha fatto sobbalzare la sua interlocutrice. In un altro articolo di
Globalist (qui) Cividalli
se la prende sempre con Salvini e con l’avanzare delle destre e dei sovranismi.
Perchè utilizzare un vecchio partigiano come Cividalli per alimentare le
divisioni visto che non centra molto con le bandiere israeliane che in questo
periodo sono il vessillo delle destre (vedi Salvini e Meloni) , del sovranismo
e tramite l’America, della supremazia della razza bianca (ancorchè
antisemita) ?
Per quanto riguarda la brigata inglese ebraica , le accuse tra chi
l’avversa e chi non l’avversa sono banali e per me di scarso interesse perché
il problema non è la brigata inglese ebraica. Ogni hanno le accuse che si
leggono sono (gli uni agli altri): non conoscete la storia…
sono state formate da Churchill…. si ma noi eravamo autonomi…..si
ma c’erano anche arabi….. abbiamo affiancato i partigiani…. si ma
l’italia era già liberata….no ci siamo uniti ai partigiani del nord…, tutto
questo a me interessa veramente poco. La brigata ebraica come detto è un
pretesto che la propaganda israeliana usa maldestramente. Non è quindi questo
il punto. A me piuttosto interessa entrare nel merito del sistema di
oppressione fascista e come, il ricordo della liberazione da quel sistema
abbia l’intento di evitare che queste cose si ripetano e per questo ringraziamo
tutti i partigiani, anche a quelli della brigata ebraica.
Torniamo quindi a Cividalli. E’ un italiano che vive a Tel Aviv, anzi
più precisamente a Ramat Gan, un tempo periferia di Tel Aviv ora
inglobata a tutti gli effetti. Ramat Gan e’ un insediamento israeliano nato con
l’acquisto di terre palestinesi da parte dei sionisti nel 1929. Stando ad una
sua intervista sul sito della casa editrice sionista La Giuntina (qui) il
padre di Cividalli era un fervente sionista della prima ora. “A casa nostra-
in Via Andrea del Castagno a Firenze -dice Cividalli- c’erano gli uffici
del Keren Ka Yemet, un ente per raccogliere fondi per comprare terreni qui in
Palestina” e continua “ La nostra partenza da cosa fu determinata? Dalle
leggi razziali o dal sionismo di mio padre? Credo di poter dire da ambedue”.
Poi il giovane Cividalli a 22aa “…mi presentai immediatamente e il primo
febbraio del ’48 cominciai l’addestramento nell’Haganà, l’esercito ebraico”.
Naturalmente non era un esercito, siamo prima della dichiarazione del
piano di partizione del ‘48, era una organizzazione terroristica
responsabile di molti attentati e massacri. Questi sono stati studiati da molti
storici, primo fra tutti uno storico israeliano, Ilan Pappè che ha lavorato su
molti documenti desecretati qualche anno fa, ed interpretati come
pulizia etnica (La pulizia
etnica della Palestina – Ilan Pappé – Fazi
2015). Uno fra i molti è il massacro di Deir Yasin del 09/04/1948
raccontato da un sopravissuto Dawud A Assad in
: Palestine Rising: How I survived the 1948 Deir Yasin Massacre
– XLibris September 24, 2010. O se questo sembra troppo di
parte potrei citare il documento dell’ONU Document symbol: A/AC.21/UK/113 (qui) dove
sono anche presenti delle ipocrite scuse. Cioè non facevano azioni di
resistenza per liberare un popolo, ma vere e proprie azioni di conquista
e di pulizia etnica, che spesso avevano lo scopo di spaventare la popolazione
per indurla a scappare, e poter conquistare ed annettersi le
terre. Questo era il sionismo. Questo è il sionismo.
E torniamo ancora a Tel Aviv quartiere di Ramat Gam dove vive Cividalli.
Anzi, scusate un inciso prima. In questo bell’artico di Gideon Levy, il
bravo giornalista israeliano (qui) inizia
con un incipit : “La nostra amata Tel Aviv, la cui reputazione di città
illuminata e aperta è famosa nel mondo, è costruita in parte sulle rovine di
villaggi palestinesi – e rifiuta di riconoscerlo”. Segue un
elenco dettagliato di villaggi. Io mi occuperò di due villaggi che
stanno, che stavano, a poca distanza da casa di Cividalli, non compresi
nell’elenco di Levy. Salama , distretto di Jaffa, la popolazione al 1948
era di 7810 palestinesi, occupata il 30/04/1948 , operazione militare “Bi’ur
Hametz”, unità occupante “Alexandroni”. Il villaggio prima di riuscire ad
essere occupato è stato sottoposto più volte ad attacchi iniziati 5 mesi prima
della sua conquista. Nei documenti dell’Hagana si legge che nel dicembre
del ‘47 “ il comando dell’Hagana a Tel Aviv decise di attaccare l’infame
villaggio di Salama”. Questo attacco non ebbe successo. Per chi volesse
continuare a conoscere come sono andate le cose può collegarsi con
l’interessante sito di Zochrot (qui) dove ci sono
testimonianze di un famoso storico dichiaratamente sionista come Benny Morris.
Voglio solo aggiungere che della cittadina rimangono ancora un discreto
numero di abitazioni, alcune delle quali abitate da israeliani; 4 caffè,
due cimiteri . Di 4 case si è riuscito a risalire al nome dei proprietari
arabi: Ahmad Muhammad Salih, Mustafa Abu Najm, Abu Jarada, and Abu
‘Amasha. Così come anche per i 4 caffè del villaggio: Muhammad al-Hawtari,
Abu ‘Asba, Sha’ban al-Naji, and al-‘Arbid. Dei due cimiteri, in una ci sono
erbacce, nell’altro un parco israeliano.
Sempre a poca distanza dalla casa di Cividalli stava un altro villaggio,
più piccolo. Al-Jammasin al-Sharqi, distretto di Jaffa, la popolazione al
1948 era di 850 palestinesi, data di occupazione 01/04/1948, unità occupanti
Irgun e Hagana, alcune case sono ancora visibili e sono state incluse insieme
ad altri edifici nelle strade di Tel Aviv.
Sempre nell’intervista della casa editrice sionista La Giuntina c’è
un’altra agghiacciante ammissione “….Avevo una grande fiducia che il popolo ebraico,
con tutte le sofferenze che aveva passato, potesse essere un popolo diverso,
più elevato, superiore. La guerra mi fece passare queste idee….”
“….militavo nella Brigata Giv’ati…. era il 15 maggio del ’48, me lo
ricordo bene perché ci si aspettava che proprio quel giorno arrivasse la
dichiarazione ufficiale di Ben Gurion si trattava di conquistare un’altura su
cui c’era il piccolo villaggio arabo di Abushusha (si pronunciava così), oggi
scomparso… di arabi non c’era quasi più nessuno, solo un gruppo di ragazzetti…
l’ufficiale, o forse era un sergente, diede l’ordine di ammazzare tutti i
ragazzi… vederli fucilare, così, in ginocchio…” . Aggiungo qualcosa io che
forse Cividalli non ha ricordato o ha omesso; il villaggio in arabo si chiamava
Abu Shusha, distretto di Haifa, la popolazione al 1948 era di 840 palestinesi,
l’occupazione avvenne il 10/04/1948 (al-Khalidi, Walid (ed.). All that
remains: the Palestinian villages occupied and depopulated by Israel in 1948.
Washington DC: 1992). Quindi alla data riferita da Cividalli il villaggio
era già stato occupato, il massacro dei ragazzini avvenne quindi
deliberatamente (come peraltro fa intendere Cividalli) a puro titolo
dimostrativo, per incutere paura alle popolazioni vicine ed indurle a scappare
secondo una tecnica consolidata di pulizia etnica.
Oggi si continua, c’è in programma l’annessione della Cisgiordania per
arrivare al grande sogno sionista della “Eretz Yisrael dal mare al Giordano”.
Mi chiedo cosa ci sia più da annettere in Cisgiordania, con tutti
gli insediamenti dei coloni, a parte qualche città e villaggio, la West Bank
(Cisgiordania)così come era stata intesa non esiste più perchè israele
non ha mai rispettato i patti. Coloni che si servono di leggi fatte ad hoc per
occupare le terre e costruire case, che razziano nelle terre palestinesi
rimanenti distruggendo oliveti scortati dall’esercito israeliano, uno stato
etnocratico integralista che ha una doppia legislazione, una per gli
israeliani ed una per i palestinesi che non sono israeliani e che non
possono votare i parlamentari che votano quelle leggi, quadro che caratterizza
una chiara e poco confutabile situazione di apartheid. Uno dei paesi che
ha il più alto numero di prigionieri al mondo per reati di opinione
(certamente il più alto in percentuale alla popolazione), che oltre alle
migliaia di adulti, riesce ad ammazzare in un mese 500 bambini, più quelli che
muoiono perché non viene garantito loro un uguale accesso alle cure. Secondo
molti intellettuali ed esponenti anche di sinistra le bandiere palestinesi alla
manifestazione del 25 aprile non c’entrano nulla. E perché? Si può manifestare
solo contro il fascismo italiano? Non è fascismo? No non si può chiamare
fascismo perché mancano le tradotte ed i sei milioni mandati a morire nelle
camere a gas!
Sono gli stessi partigiani, che ricordo sono gli ideatori ed organizzatori
della giornata del 25 aprile, che ogni hanno ripetono: “contro tutti i fascismi
del mondo, perché non si ripeta più”. Come lo vogliamo chiamare? Nuovo
fascismo? Quasi fascismo?
Semmai chi è in disaccordo con le bandiere palestinesi potrebbe
chiedersi come mai il 25 aprile non ci siano altre bandiere espressione di
altri fascismi presenti sul nostro pianeta! Certo ai filo israeliani da
certamente fastidio il fatto che in Italia ci sia una profonda coscienza
delle ingiustizie che vive il popolo Palestinese, e non tollerano che le
bandiere palestinesi alla manifestazione del 25 aprile siano una
conseguenza di questi sentimenti così diffusi. E’ proprio questo che israele
attraverso l’hasbara cerca di contrastare, ed ha quindi
tirato fuori il pretesto della brigata ebraica per poter controbilanciare
le bandiere del popolo che lui aggredisce.
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