La saggezza delle nostre madri e delle loro madri si riverbera per il
cosmo: “Che cos’è che non capisci in condividi le risorse della terra?
Perché non sfidi la sacralità della proprietà privata là in cima e ti assicuri
che nessuno sia troppo ricco o troppo povero?”
Le nostre madri ci hanno portato in grembo e messo alla luce
familiarizzandoci con il magico poter di guarigione del tenero contatto
umano. Ci hanno immersi in un amore incondizionato, mettendoci in grado di
affrontare le molte sfide della vita. Ci hanno insegnato a comunicare con
le parole e le azioni, a risolvere conflitti senza infliggere dolori ad
altri. Le nostre madri ci hanno insegnato a condividere con i nostri
fratelli e sorelle. Beh, forse non tutte le madri sono state in grado di
fare tutto ciò, ma hanno fatto del loro meglio. Le perdoniamo e le amiamo
ugualmente.
Quando le madri insegnano ai figli di condividere, cominciano col proporre
un buon esempio, prendendo per sé non più di quanto concederebbero ad altri e
sovente prendendo anzi meno in modo che i loro figli possano essere
abbondantemente nutriti. Impartiscono un forte senso d’affetto e
d’appartenenza, permettendo di coltivare empatia e solidarietà.
Nel corso della storia umana relativamente recente (parecchie migliaia
d’anni o giù di lì) la lezione della condivisione è stata dimenticata
innumerevoli volte per una miriade di ragioni che coinvolgono traumi, abusi, e
disastri sia naturali sia artificiali. Ne risulta che i giovani in
crescita sono esposti a pratiche che inducono avidità, come castigo,
umiliazione, far vergognare, giudicare, e gare in cui chi vince si prende
tutto, diventate incorporate a scuola, in chiesa, nella vita civica e sul posto
di lavoro. Anche madri con le migliori intenzioni spesso cadono in
trappola facendo troppo affidamento su bastone-e-carota, trasmettendo il
messaggio che buone azioni come la condivisione sono una merce da scambiare
anziché intrinsecamente preziosa.
La nostra famiglia umana ha oltre sette miliardi di membri per il
globo. Un bel po’ di parenti! Ci lamentiamo spesso delle moltitudini
oppresse e troppo povere, senza lavori validi, abitazioni, istruzione,
assistenza sanitaria e libertà fondamentali. Siamo anche consapevoli
della piccola ma potente percentuale di persone che possiede beni da decine,
centinaia di milioni, addirittura miliardi di dollari, in aggiunta al proprio
reddito, ma di rado consideriamo la grandezza di quei numeri. Ecco dover una madre
potrebbe spiegare ai suoi figli che contorni ha il “troppo ricco”, usando una
matematica elementare e un pizzico d’immaginazione:
Un ex-trafficante di droga (non un mestiere cui aspirare!) mi ha detto che
trattava di solito tanto denaro che quando consegnava i contanti ai suoi
fornitori li pesavano anziché contarli. Un biglietto da $100 pesa un grammo,
quindi un ammontare da un milione pesa 10 kg, 10 milioni un quintale, 100
milioni una tonnellata, e un miliardo 10 tonnellate. Immaginiamo come sarebbe
se nessuno potesse possedere più denaro di quanto se ne possa portare sulla
propria schiena, e il resto fosse usato per sradicare la povertà.
Oppure prendiamo la tua merendina preferita, per esempio, il biscotto con
frammenti di cioccolato: uno di 10 cm di diametro e 1 cm di spessore si può
comprare in panetteria per un dollaro. Una scatola di un metro per 10 cm
per 10cm in confezione bella fitta conterrebbe 100 biscotti, quanto basta per
varie classi della tua scuola. Un metro cubo ne avrebbe 10.000. Dieci
milioni di biscotti occuperebbero una struttura come una casa alta 10 metri,
lunga 10 m e larga 10. Biscotti per un miliardo di dollari riempirebbero
fino al soffitto un gran magazzino alto 10 metri, lungo 100 m e largo 100 m;
che sarebbero davvero tanti per un solo consumatore [tanto più] quando molti
bambini se ne vanno a letto con la fame ogni giorno e non gli capitano mai
merendine o dolcetti.
I biscotti spariscono una volta mangiati, allora consideriamo a un bene che
si potrebbe continuare a passare dall’uno all’altro: case in
affitto. Il prezzo medi(an)o di un’abitazione negli USA adesso è intorno
ai $250.000 (molto di più in zone ambite). Supponendo una rendita netta da
affitto in media di $12.500 annui (dopo aver pagato le tasse, l’assicurazione,
le riparazioni, la manutenzione e le spese di gestione immobiliare relative),
un milionario potrebbe possedere quattro case, abitarne una e affittare le
altre tre ricavandone $37.500 senza alzare un dito. Potrebbe essere bello
per i tuoi nonni che hanno lavorato tutta la vita volendo integrare la loro
pensione di vecchiaia. Invece qualcuno con $10 milioni potrebbe possedere 40
abitazioni, con un ricavo netto intorno a $500.000 annui, vivere agiatamente
con la metà e usare l’altra per comprare ancora un’altra abitazione da
affittare continuando ad arricchirsi senza lavorare affatto. Con $100 milioni e
400 case si arriva a quasi $5 milioni di guadagno netto annuo, mentre un
miliardario con 4.000 case rastrellerebbe poco meno di $50 milioni
all’anno. Chi ha bisogno di tanto quando miliardi di persone non
posseggono neppure la propria abitazione, permettendosi solo di affittare un
alloggio ristretto e cadente, o sono senza tetto e dormono per
strada? Adesso esci e usa la tua bravura comunicativa per arrivare
a un consenso su dove tracciare un confine fra avere una vita dignitosa ed
essere “troppo ricco” o “troppo povero”, comportandosi poi di conseguenza.
Nel nostro mondo sottosopra, la gran maggioranza della gente sembra
inspiegabilmente consentire a una cricca di oligarchi al controllo di gran
parte delle risorse della terra e contrari a condividerle, trovando accettabile
che poche dozzine di persone posseggano tanto quanto metà dell’umanità.
Un momento! Quando un bambino afferra tutti i giocattoli per sé e rifiuta
di lasciarne alle sorelle o ai fratelli, interveniamo con un energico “così non
va bene!” Ma quando a certi individui si permette di ammassare più
ricchezza di quanta potrebbero mai aver bisogno o usare in mille vite, dov’è
l’indignazione?
I super-ricchi sono diventati così esperti a distrarre e
dividere il resto di noialtri da tenerci impantanati in
beghe per ogni tipo d’ingiustizia—guerre, oppressione razziale, patriarcato,
partigianeria, degrado ambientale –al punto di perdere spesso di vista la
smania di potere e di profitto alla radice di ciascuno di questi mali. Quindi,
nostro dovere fondamentale è far sì che nessuno sia troppo ricco p
troppo povero:
- Sfidando
la sacralità dei diritti di proprietà privata al culmine sociale ed
espropriando la ricchezza in eccesso dei super-ricchi, e
- Abilitando
i lavoratori a costruire una società che assicuri standard di vita
decente, d’alta qualità e di dignità per tutti; dove ognuno contribuisca,
e i bambini, gli anziani e i disabili vengano accuditi.
Ambo i compiti sono incompatibili con i regimi a spinta capitalista al
governo di quasi tutto il mondo. Molti governi, compreso quello degli
USA, sono democratici solo di nome, tributando molta liturgia vacua al secondo
obiettivo, senza alcuna intenzione di attuarla appieno mai.
In quanto al primo–sfidare la sacralità della proprietà private al
vertice—già solo fiatare in quei termini, figuriamoci promuoverlo o cercare
d’attuarlo, è un peccato capitale secondo le èlite al potere; assolutamente
imperdonabile. Pur dopo una loro eventuale espropriazione del superfluo
mediante una greve tassa sulla ricchezza o altri mezzi di ridistribuzione
forzata, gli ex-super-ricchi avrebbero ancor sempre ampi mezzi per una vita
agiata, e non c’è dunque alcuna logica alla loro avidità e paura di perdere il
treno della cuccagna. I governi comprati e pagati da oligarchi e mega-aziende
non hanno problemi ad espropriare i ceti sociali in basso con esili motivi –
impossessandosi di abitazioni su base ipotecaria, confiscando auto, arraffando
dai conti bancari. Ma i guadagni disonesti e oscenamente eccessivi degli alti
papaveri sono sacrosanti.
Nelle crisi economiche del 2008 e 2020, gli USA hanno scelto di
‘riscattare’ rapaci istituti finanziari privati, lasciando molti possessori di
case privati di abitazioni ipotecate e lavoratori disoccupati appesi a
seccare. L’attuale crisi COVID-19 viene sfruttata dalla “psicologia
disfunzionale e violenta dell’élite globale”, che
cerca di consolidare il proprio dominio e controllo sulla nostra vita,
sdoganando una nuova era high-tech di maggiore sorveglianza, robotica e
isolamento sociale in quanto si è condizionati a considerarsi reciprocamente
rischi biologici potenziali anziché simili e compagni nella nostra famiglia
umana.
Ovunque movimenti sociali dal basso hanno ottenuto trazione, le élite al
potere sono rapidamente intervenuti con sabotaggi aperti e coperti. Questo è
avvenuto a vari livelli con le iterazioni di socialismo, comunismo, l’elezione
di Patrice Lumumba in Congo (Rep.Dem.), la Campagna dei Poveri guidata dal dr.
[M.L.] King, il Movimento Lavalas a Haiti e la Rivoluzione Bolivariana in
Venezuela, ad esempio. Fra i loro strumenti, massicce campagne di
propaganda, adulazione, minacce, menzogne, cooptazione, infiltrazione di
organizzazioni per causare divisioni, guerra economica, violenti attacchi
militari e assassinio di leader carismatici.
Cuba è sopravvissuta a questi sporchi trucchi —uno splendido esempio di
governo rivoluzionario che fa quel che predica riguardo all’assistenza
sanitaria, l’istruzione, gli alloggi, e far sì che tutti possano vivere in
dignità, benché soggetti da 60 anni a sanzioni economiche schiaccianti, senza
le quali migliorerebbero sostanzialmente i livelli di vita. Cuba non ha
miliardari né multi-milionari. Se può farlo Cuba, possiamo anche noi!
Nelle Americhe, in Africa, Asia, Europa e Oceania.
Invito tutti i movimenti sociali e quelli che ci badano–a sinistra, a
destra e al centro–di unirsi in un grido unificante per sgominare la supremazia
proprietaria privata al vertice e proclamare che nessuno dovrebbe
essere troppo ricco o troppo povero. È ora di espropriare la
ricchezza in eccesso dei super-ricchi, ridistribuendola e collettivizzandola
fra le imprese statali, le cooperative possedute da lavoratori, e i
sevizi pubblici, sostenendo una modesta somma di possessi privati per tutti.
La casa in cui
possiamo vivere tutti ha una base di qualità di vita con un
livello minimo di vita materiale e un tetto di ricchezza materiale personale
massima, costruita su stabili fondamenta di ‘equi-archia’ e attorniata da un
bel giardino, aperta al cielo, dove ognuno potrebbe fruire di una illimitata ricchezza
intellettuale, sociale e culturale.
Incoraggiate tutti quelli che conoscete ad unirsi a questo coro. Se
abbastanza di noi si fanno sentire, non possono silenziarci tutti. Siamo
energizzati dal nostro senso di equità e giustizia, dal nostro amore per la
comunità, i nostri stretti rapporti con la famiglia, gli amici e i
compagni. In onore della Giornata della Madre, un altro potente elemento
motivante può sospingerci in avanti e renderci inarrestabili. Attingiamo a
quella fonte originaria di energia rinnovabile generate dall’amore materno.
Durante i miei 70 anni su questa terra, certi momenti hanno toccata quella
scintilla nel profondo della mia anima– memorie inconsce della mia quasi-morte
alla nascita, quando mia madre non cedette e volle che io vivessi–sperimentando
i miracoli del parto delle mie due figlie sane, cullandole fra le braccia
ricolma di gioia–condividendo l’angoscia di mia figlia per la perdita della sua
migliore amica in un incidente d’auto–mia sorella e io che accompagnammo gli
ultimi giorni di nostra madre con amore, il contatto tenero, il canto e poche
parole, infinitamente grate a lei –l’aver istruito mia figlia per tutto un
lungo parto arduo, felicitandoci per la sua spinta finale e al suo grido
estatico al tenere il suo splendido neonato–assistendo ai singhiozzi angosciati
di mia nipote per la perdita di sua figlia 16enne suicida, e tenendola stretta.
Guardatevi dentro e trovate quegli spazi dove sentite visceralmente
l’efficacia di un amore materno; un potere col potenziale di superare tutte le
forze mal indirizzate e distruttive, se ci uniamo. Imbrigliamo insieme
quell’invincibile potere rendendo ogni giorno una Giornata della Mamma di
solidarietà rivoluzionaria.
Nessun commento:
Posta un commento