giovedì 28 maggio 2020

Sardegna e turismo



Passaporto sanitario, il nuovo disastro politico e comunicativo del presidente Solinas - Vito Biolchini
Ieri a Rai Tre il presidente regionale di Federalberghi Paolo Manca lo ha detto con grande imbarazzo: “Il problema sono le regole d’ingresso: c’è troppo, troppo, troppo caos. E tutta questa eccessiva comunicazione che c’è stata in questi ultimi due giorni ha causato più danni e più cancellazioni. Da lunedì a martedì ci sono state più cancellazioni che da 21 febbraio a domenica”. 
Oggi dalle colonne dell’Unione Sarda Gian Mario Pileri, presidente regionale e vice presidente nazionale della Fiavet (l’associazione di categoria degli agenti di viaggio) e titolare dell’International travel di Olbia e Arzachena, è ancora più diretto, quasi brutale: “Dopo le esternazioni del presidente Solinas abbiamo registrato un numero record di cancellazioni: sono sparite ventimila room night in due giorni”.
Quello del passaporto sanitario è solo l’ultimo disastro politico del presidente della Regione Christian Solinas in questi tempi di Coronavirus. Poteva continuare a starsene zitto e buono, ultimo dei presidenti di regione intervistati dai media nazionali, e invece ha avuto la presunzione di uscire allo scoperto per giocarsi quello che per lui era l’asso nella manica, sottoponendosi così ad una sfilza di interviste che ora lo mettono in un angolo.
Perché la stampa italiana sarà pure malmessa, ma non certo come quella sarda. A Roma e Milano un giornalista che lavora per una testata che non ha nulla da temere e che ti fa una domanda secca e diretta rischi di trovarlo (e infatti ad Agorà due giorni fa il nostro presidente ha vissuto un brutto quarto d’ora).
E quindi è inutile che ora Solinas sbraiti contro i giornali che, a suo avviso, hanno mistificato le sue dichiarazioni, e chieda da parte dei giornali “più responsabilità”. Questo ha detto ieri in conferenza stampa il presidente e forse ora, davanti ad un atteggiamento così offensivo e di infantile arroganza, un intervento dell’Ordine dei Giornalisti e dell’Associazione della Stampa Sarda sarebbe più che doveroso.
Ma da dove nasce questo disastro del passaporto sanitario, che è assieme politico e comunicativo?
Come tutti i vecchi politici, Solinas pensa che la politica sia essenzialmente un esercizio retorico che trova il suo apice nell’arte dell’annuncio. Anche per il presidente della Regione Sardegna le cose, banalmente, non si fanno: in prima battuta, semplicemente, si dicono. Una dichiarazione, due titoli nei giornali, e tutto è risolto.
Il passaporto sanitario il presidente lo annunciò nientemeno che lo scorso 15 aprile: oltre un mese fa. E allora perché ancora questo caos?
Il sistema degli annunci spesso funziona, ma non evidentemente in questo periodo di vera crisi economica All’annuncio di Solinas infatti non è seguito nulla di concreto, e questo per una idea sorpassata di comunicazione politica basata sull’obsoleto concetto di ufficio stampa (ovvero il politico dice al suo ufficio stampa cosa comunicare ai giornali e tutto finisce lì).
La comunicazione istituzionale ora assume invece sempre di più i contorni della comunicazione corporate, cioè di quella delle imprese, dove il prodotto si comunica da sé.
Ve lo immaginate il presidente della Volkswagen che annuncia in pompa magna un nuovo modello di auto, parte con gli spot promozionali a tappeto, e quella macchina in realtà non è in vendita? E la Apple che fa la pubblicità dell’Iphone 16? Il cliente lo chiede, non lo trova, e pensa che lo stiano prendendo per i fondelli. Quali gravi danni per la reputazione aziendale avrebbero la Volkswagen e la Apple se annunciassero la vendita di un prodotto che in realtà non esiste?
È esattamente quello che sta avvenendo con il passaporto sanitario. L’idea, prima di essere giusta o sbagliata, è semplicemente fuorviante. Perché il presidente Solinas il passaporto sanitario lo avrebbe dovuto semplicemente presentarlo, non solo immaginarlo. 
E infatti i turisti che chiedono informazioni, di fatto non hanno nessuna risposta certa. Perché il passaporto sanitario oggi al momento è solo una suggestione e nulla più. 
Non è un caso che il presidente abbia cambiato versione almeno quattro volte, identificando questo mitico passaporto sanitario inizialmente con un tampone che sarebbe stato fatto ai turisti all’arrivo nell’isola, poi un tampone che i turisti avrebbero dovuto fare prima nell’arrivo nell’isola, trasformatosi quindi in test salivare da fare all’arrivo che poi, davanti alle rimostranze delle società di gestione degli scali sardi, è diventato test salivare da fare tre giorni prima di partire. 
Ma i test salivari che Solinas vorrebbe far utilizzare ai turisti, come spiega bene Sardina Post, non sono neanche in commercio.
Quindi, di cosa stiamo parlando?
Il presidente si arrampica sugli specchi, annunciando che il costo dei test verrà trasformato in servizi alberghieri o con ingressi gratuiti in aree archeologiche. Sì, ma quali? Dov’è elenco dei siti? Chiaramente non c’è nulla di concreto. Niente di niente. Sempre e solo parole in libertà.
Morale della favola: Solinas fa dichiarazioni a vuoto, la Sardegna vede crollare la sua reputazione, in pochi giorni arrivano migliaia disdette. Ed ecco che il disastro, comunicativo e politico allo stesso tempo, si compie.
Perché la cattiva politica fa danni quanto la pandemia.


Il sindaco Sala e quel suo sguardo coloniale su un’Italia irrimediabilmente ridisegnata dal Covid - Vito Biolchini

Chissà se il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha già realizzato quanto sia stata infelice la sua dichiarazione di oggi “Per le vacanze mi ricorderò di chi chiede patenti di immunità”.
Frase minacciosa, che prefigura ritorsioni di carattere economico nei confronti di quelle regioni che, più in maniera propagandistica che altro, provano a difendersi dal contagio chiedendo che tutti i viaggiatori in arrivo esibiscano un certificato di non malattia.
In realtà, Sala ha detto male una cosa che in tanti a Milano pensano, cioè che, per usare le parole di una ragazza intervistata oggi dal Tg3, “L’Italia senza la Lombardia non fa niente”.
Vero? Falso? Dipende dai punti di vista. Nemmeno i milanesi senza gli studenti universitari del sud che spendono 500 euro al mese (magari in nero) per una stanza di pochi metri quadri, non fanno niente.
Ciò che la frase di Sala tradisce è dunque la natura egoistica della Milano di oggi, abituata a prendere molto e a restituire poco (oppure con cospicui interessi) al resto del Paese. “Milano attrae ma non restituisce quasi più nulla di quello che attrae”, affermò non a caso sei mesi fa il ministro per il sud Giuseppe Provenzano, anche lui del Pd come il primo cittadino.
Un’analisi spietata, che colse nel segno e che oggi non può che tornarci alla mente, nel momento in cui Milano si trova per la prima volta sul banco degli imputati per come ha gestito l’emergenza Covid.
La città appare come smarrita, perché si deve giustificare davanti al mondo. Aver fallito tragicamente la sfida in un campo in cui si vantava di essere eccellenza, cioè la sanità, ha minato la sua autostima.
Nella sua reazione scomposta, Sala tradisce quindi inconsciamente una visione coloniale dell’Italia secondo cui il nord mantiene il sud. E per chi osa mettere in discussione i rapporti di forza, è pronta la ritorsione economica. Eppure a me sembra che è proprio sulla debolezza del sud che il nord sta facendo le sue fortune. 
L’infelice uscita di Sala (che è un sottoprodotto del centrosinistra italiano e nulla più) svela dunque il timore delle classi dirigenti del nord che le rendite di posizione siano finite. Milano sa di avere perso la sfida e ora ha paura. Perché con il Covid sono emersi dei protagonismi territoriali che impongono un’idea di Italia nuova, in cui si dovrà tener conto delle differenze più di quanto non sia stato fatto finora.
Con la sua frase, Sala ci sta intimando di non andare avanti in questo progetto folle, ci dice di non azzardarci a pensare di poter fare a meno del radicato approccio coloniale alla questione italiana. 
Però questa è la sfida. Peccato che a condurla in Sardegna sia una giunta dalle scarsissime capacità. E che (qualcuno lo spieghi a Sala), mai oserà mettersi contro i lombardi, verso i quali il presidente della Regione Sardegna Solinas ha una riverenza quasi sacrale, essendo la Lega il suo primo alleato.
Sindaco Sala, lo avrebbe mai detto?

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