venerdì 8 maggio 2020

Spazio libero dall'apartheid israeliana (SPLAI)



Appello internazionale: Stop #CoronaRacism  -  #SpreadSolidarity

La crisi del coronavirus, come molte altre, non ci colpisce tutti allo stesso modo. Ancora una volta la classe, la razza e il genere interagiscono con le strutture di oppressione esistenti, mettendo in una situazione ancora più pericolosa i gruppi vulnerabili come i migranti, le persone provenienti da Paesi più fragili, rifugiati, senza casa, disoccupati o persone che vivono sotto occupazione e apartheid.
Come Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana (SPLAI) siamo da molto tempo impegnati a rifiutare e denunciare ogni tipo di discriminazione o di oppressione sulla base, tra gli altri, del genere, della razza, della classe sociale o della religione. È proprio per il nostro forte impegno antirazzista che vogliamo denunciare la discriminazione a cui molti popoli sono sottoposti su base razziale nella cosiddetta “guerra” contro il COVID-19.
Decenni di colonizzazione e oppressione israeliane hanno distrutto il sistema sanitario palestinese. Per i palestinesi il “corona-razzismo” (#CoronaRacism) di Israele è al suo apice. Il governo israeliano non pubblicizza adeguatamente in arabo le misure di protezione; le forze militari israeliane stanno scaricando i lavoratori palestinesi agli affollati posti di blocco; le autorità carcerarie israeliane stanno negando le necessarie misure di igienizzazione e di cura ai prigionieri palestinesi; Israele sta condizionando l’accesso di apparecchiature mediche relative al COVID-19 all’interno della già martoriata ed assediata Striscia di Gaza in cambio di concessioni politiche da parte dei palestinesi, in palese violazione del diritto internazionale.
Sulla base del nostro impegno a favore dei diritti umani universali denunciamo la militarizzazione di questa crisi sanitaria, sociale ed economica, nonché la sua trasformazione in questione di sicurezza. Non siamo in guerra. Non siamo soldati. Ma ci battiamo per un mondo più giusto, libero ed egualitario per tutti. Ci battiamo per una spesa pubblica che investa nella vita, nell’assistenza e in sistemi sanitari e di assistenza sociale universali e di qualità che non lascino indietro nessuno, indipendentemente da dove venga e da che lingua parli.
Siamo preoccupati per il fatto che nell’eccezionale situazione di pandemia in cui viviamo stiamo sperimentando misure antidemocratiche e in alcuni casi del tutto autoritarie che limitano i nostri diritti e le nostre libertà e che temiamo possano diventare la nuova normalità.
Israele è uno dei principali esportatori di dogmi e strumenti di repressione, di sorveglianza di massa e di crimini di guerra, tutti “testati sul campo”, cioè sui corpi della popolazione palestinese prigioniera e poi promossi come tali in Europa, America latina, Nord America, Asia meridionale e Africa.
Questa è la ragione per cui ora, quando le porte delle nostre case e i confini dei nostri Paesi sono chiusi, quando noi in Europa siamo più che mai isolati, lottando perché le nostre attività commerciali e spazi SPLAI sopravvivano, intendiamo diffondere il nostro messaggio di solidarietà ed essere sicuri che raggiunga ogni luogo, dai nostri SPLAI in Europa e altrove, fino alla Palestina.
Nel bel mezzo di questa crisi BDS Italia ha superato quota 200 adesioni SPLAI. “Restiamo a casa, ma la nostra solidarietà no” riporta il comunicato. Dai balconi delle nostre case salutiamo tutte le comunità che combattono contro questa pandemia, compreso il popolo palestinese. Basta razzismo, basta discriminazioni, basta apartheid.
**Per aderire all’appello, si prega di compilare questo modulo, se possibile entro il 6 maggio. 
**Se non fai ancora parte della rete SPLAI, inserisci la tua attività o associazione e aiutaci a diffondere la solidarietà.
Stop #CoronaRacism
#SpreadSolidarity
Uniti siamo invincibili.
da qui


il sito della campagna SPLAI: https://www.bdsitalia.org/index.php/campagne/splai

Vittoria legale del BDS – Opporsi allo Stato israeliano è umano non antisemita - Tommy Sheridan

Una battaglia legale durata quattro anni ha infine concluso che i piani pensionistici delle amministrazioni locali (LGPS) avevano il diritto di applicare principi e considerazioni etiche ai loro investimenti e scegliere legalmente di non investire o di disinvestire da società complici dell’occupazione illegale israeliana della Palestina e/o di società che producono e vendono armi a regimi colpevoli di violazioni dei diritti umani. Questa è stata una vittoria storica per la causa palestinese e tutti coloro che hanno a lungo sostenuto che i salari differiti dei lavoratori non dovrebbero mai essere investiti in aziende o paesi che violano i diritti umani di altri lavoratori.

Quattro anni di battaglia legale per la giustizia
Nel 2016 il Dipartimento per le comunità e le amministrazioni locali ha pubblicato una guida che vietava alla LGPS di perseguire il disinvestimento da paesi stranieri o dall’industria della difesa britannica. Questa guida proibiva esplicitamente le decisioni di disinvestimento dalle aziende sulla base del fatto che esse commerciassero in prodotti fabbricati nei territori palestinesi occupati anche se i membri LGPS non volevano che i fondi fossero utilizzati in un modo che li rendesse effettivamente complici dell’occupazione illegale.
Nel giugno 2017, a costi e rischi significativi, la Palestine Solidarity Campaign (PSC) ha presentato ricorso dinanzi alla Corte di giustizia contro la decisione del governo Tory e l’ha dichiarata illegittima. Quell’azione ebbe successo e fu ampiamente interpretata come una vittoria per la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) per usare la stessa tattica che ha esposto le pratiche disumane di apartheid del Sudafrica negli anni ’70 e ’80, per ottenere un cambiamento fondamentale nella politica di Israele nei confronti della Palestina.
Secondo le parole del direttore del CPS all’epoca: “Questa è una vittoria per lo stato di diritto, per la democrazia nazionale e per la libertà di espressione. Ma è anche un momento cruciale nella campagna per il boicottaggio disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele fino a quando non si conformerà al diritto internazionale. Questa campagna è iniziata nel 2005 in risposta a una mobilitazione di 170 organizzazioni della società civile palestinese, frustrata da decenni di inutili condanne, emesse dai governi e dagli organismi internazionali, contro l’oppressione israeliana del popolo palestinese, senza però imporre significative pressioni.
Con le migliori intenzioni, ma con alla fine impotenti parole di condanna in relazione alle continue violazioni del diritto internazionale e alle molteplici violazioni dei diritti umani da parte di Israele, i membri dei fondi pensione del governo nazionale potrebbero agire per ritirare fondi significativi da società coinvolte nel commercio e nello sfruttamento della continua occupazione illegale della Palestina da parte di Israele. È stato un enorme impulso per la campagna BDS. Pertanto, non sorprende il governo abbia impugnato la decisione ricorrendo dinanzi all’alta Corte.
La Corte d’appello nel maggio 2018 ha annullato la decisione della Corte inferiore. Ancora una volta era illegale incaricare i gestori di fondi pensione di disinvestire da Israele per motivi etici. A novembre del 2018, il CPS ha ottenuto il permesso di presentare ricorso contro la decisione della Corte d’Appello presso la più alta Corte del Regno Unito, la Corte Suprema. Il 29 aprile la Corte Suprema ha emesso una sentenza a maggioranza, che non può essere appellata dal governo, confermando la sentenza originale dell’Alta Corte secondo cui era illegale vietare il diritto di LGPS a disinvestire da soggetti come Israele per motivi etici e questioni di principio.

Vittoria per la causa palestinese ma anche per la libertà di espressione
La vittoria del tribunale è stata accolta favorevolmente da coloro che cercano di difendere la causa della Palestina, ma anche da coloro che sostengono la causa per la consapevolezza di investimento etico più in generale e il rispetto dello stato di diritto internazionale. Se ai paesi è permesso infrangere e ignorare il diritto internazionale senza timore di ripercussioni sulla comunità internazionale, lo stato di diritto stesso si riduce a una retorica vuota e i prepotenti del mondo sono liberi di fare tutto ciò che desiderano. Israele può continuare a trattare le risoluzioni delle Nazioni Unite con disprezzo e violare la sovranità della Palestina e di altre nazioni del Medio Oriente con le sue occupazioni e l’annessione dei territori palestinesi dopo il 1967, ma la spinta legale alla campagna BDS potrebbe causare perdite economiche che potrebbero cominciare a pesare.
Il rappresentante legale del PSC Jamie Potter, partner del team di diritto pubblico e diritti umani presso Bindmans LLP, ha dichiarato:
“Accogliamo con favore la conferma della Corte suprema che il governo si è spinto troppo oltre nell’imporre le proprie opinioni politiche alla gestione del denaro dei membri LGPS. I membri della LGPS hanno ora la libertà di perseguire i propri principi in relazione al coinvolgimento nel commercio di armi e delle violazioni dei diritti umani di paesi stranieri in tutto il mondo, nel determinare come vengono investiti i loro fondi pensione”.
Mentre il presidente della campagna di solidarietà palestinese Kamel Hawwash ha dichiarato:
“Questa storica sentenza rappresenta una vittoria importante non solo per la campagna per i diritti dei palestinesi, ma per i principi fondamentali di democrazia, libertà di espressione e giustizia”.
“In un momento in cui Israele continua a intensificare la sua oppressione del popolo palestinese e le sue azioni illegali il governo dovrebbe agire per sostenere il diritto internazionale e difendere i diritti umani, non attaccare campagne pacifiche che cercano di fare esattamente questo”.
Sebbene sia un’enorme vittoria per coloro che sono ostinatamente impegnati nella causa della Palestina e nella promozione dell’uguaglianza e dei diritti umani per il popolo palestinese, è solo il superamento di una barriera nel complicato e ben finanziato percorso a ostacoli costruito per deviare l’attenzione dagli abusi di Israele in Palestina. Attraverso sofisticate campagne di lobbismo da svariati milioni di sterline, Israele ha avuto successo nella sua campagna per equiparare i movimenti pro-Palestina e anti-Israele all’antisemitismo. È una vile distorsione della verità. Gli attivisti più impegnati nei diritti umani palestinesi sono anche quelli più impegnati nell’opporsi al razzismo e all’antisemitismo in tutte le sue orribili forme.
Il BDS si oppone alla destra politica, non alla sinistra politica
Solo dodici mesi fa il parlamento tedesco ha approvato una mozione non vincolante che definisce la campagna del BDS contro Israele come “antisemita” nonostante una lettera firmata da 60 accademici ebrei e israeliani di spicco che respingevano con forza l’accusa di antisemitismo lanciata contro la campagna BDS:
“Una lettera aperta firmata da 60 accademici ebrei e israeliani ha criticato la mozione del Bundestag, affermando che faceva parte di una tendenza allarmante volta a “etichettare come antisemiti i sostenitori dei diritti umani palestinesi”.
Ha affermato che l’equiparazione tra BDS e antisemitismo è stata sostenuta dal “governo israeliano più di destra della storia” e faceva parte di una strategia per delegittimare qualsiasi tentativo di solidarietà internazionale con la causa palestinese”.
Nel frattempo, oltreoceano, negli Stati Uniti, la campagna BDS è stata calunniata e ostacolata in modo aggressivo. Lo scorso luglio il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una mozione di condanna del boicottaggio del movimento BDS-Israele che: “promuove principi di colpa collettiva, punizione di massa e isolamento di gruppo, che sono distruttivi per le prospettive di progresso verso la pace”.
La metà degli stati negli USA ha approvato leggi o adottato politiche che puniscono le imprese, le organizzazioni e gli individui che partecipano al movimento BDS o sostengono il boicottaggio di Israele. Diciassette di questi stati puniscono persino coloro che boicottano gli insediamenti israeliani, riconosciuti illegali a livello internazionale da oltre cinquant’anni.

La verità alla fine viene sempre fuori. Anche l’orribile verità di Israele 
La causa BDS continuerà a crescere e raccoglierà sostegno e solidarietà a livello internazionale, tuttavia la verità si rifiuta di rimanere nascosta per sempre nonostante i migliori sforzi di coloro che hanno un interesse personale nel impedirne la divulgazione. Il BDS non è fondato sull’antisemitismo, ma sulla preoccupazione umana per atroci, vili e continui abusi dei diritti umani. Il mondo non può continuare a chiudere gli occhi e non riuscire ad agire di fronte alle continue violazioni dei diritti umani del popolo palestinese.
Quasi esattamente tre anni fa, nel maggio 2017, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Michael Lynk, ha espresso profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, alla vigilia del 50° anno di occupazione israeliana.
“Le occupazioni sono intrinsecamente temporanee e a breve termine ai sensi del diritto internazionale, eppure questa occupazione, dopo 5 decenni, non è lontanamente vicina alla fine. Infatti, è profondamente radicata, e Israele, la potenza occupante, mostra inequivocabilmente di volerla rendere permanente”.
“Le violazioni sistemiche dei diritti umani che accompagnano questa occupazione; punizione collettiva, confisca della proprietà, uso eccessivo della forza e uccisioni illegali, limitazione della libertà di movimento e costante espansione degli insediamenti, tra gli altri, stanno aggravando una situazione già pericolosa”.
A febbraio, l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha pubblicato un elenco di 112 aziende che ritiene siano state complici nel violare i diritti umani palestinesi operando negli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata.
Non è antisemita sostenere il BDS e chiedere che lo stato di Israele sia boicottato e isolato, ma è antisemita suggerire o supporre che i veri ebrei in Israele sostengano queste pratiche disumane di apartheid che vengono perpetrate in loro nome.
Sostenere il diritto della Palestina ad esistere come uno stato sovrano riconosciuto ed esprimere indignazione per la continua negazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali per il popolo palestinese non ti rende antisemita in alcun modo, aspetto o forma. Conferma semplicemente la tua umanità e capacità di solidarietà umana con gli altri esseri umani.

Fonte: English version
Trad: Beniamino Rocchetto

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