martedì 8 marzo 2022

La pandemia è finita (ma solo per i ricchi) - Yasmeen Serhan

 

All’inizio della pandemia il covid-19 è stato spesso descritto come un agente di caos del tutto casuale, una malattia che colpiva tutti a prescindere da razza, genere o status socioeconomico. Questo presupposto si è rivelato falso praticamente sotto ogni aspetto. Sebbene il coronavirus sia riuscito a sovvertire il modo in cui gli esseri umani vivono e lavorano, non l’ha fatto in modo proporzionale per tutti. La crisi ha colpito un mondo disuguale e, quando l’ha fatto, ha esacerbato quelle disuguaglianze. In linea di massima vivere nelle fasi peggiori della pandemia è stato molto più facile per i ricchi, molti dei quali si sono potuti permettere di mantenere una parvenza di normalità correndo meno rischi per la salute. I super ricchi sono diventati ancora più ricchi.

Per dare un’occhiata al mondo dei ricchi durante la pandemia, ho studiato i settori che hanno prosperato grazie a loro. Jet privati, superyacht, cuochi personali, assistenza medica privata – questi settori non sono solo sopravvissuti, ma hanno prosperato durante la pandemia, in larga misura perché potevano offrire ai loro clienti tutto ciò che il covid aveva reso scarso, come per esempio la sicurezza, l’isolamento e, soprattutto, un senso di controllo.

I ricchi hanno già imparato a convivere con il covid-19 (anche se a un prezzo molto alto). Adesso il resto del mondo deve capire come fare lo stesso, con delle forti limitazioni di denaro.

Il boom dei voli privati
Forse il lusso più evidente di cui hanno goduto i ricchi durante la pandemia è stata la possibilità di viaggiare in modo relativamente sicuro e affidabile. Per esempio con un jet privato. Yann-Guillaume Jaccard, amministratore delegato e cofondatore della compagnia aerea privata Simply Jet, mi ha detto che all’inizio della pandemia la sua azienda, come molte altre nel settore dei viaggi, si è fermata quasi del tutto, eccezion fatta per i voli necessari a riportare le persone nel loro paese.

Con l’allentamento progressivo delle restrizioni sui viaggi internazionali, per la Simply Jet è cominciato però quello che alla fine si sarebbe rivelato un boom per tutto il settore. In un momento in cui viaggiare appare precario e costoso, “stiamo lavorando come mai prima d’ora”, ha affermato Jaccard, osservando come oggi la domanda di jet privati sia più alta di quanto non lo fosse prima della crisi finanziaria del 2008, un tempo considerata “l’età d’oro dell’aviazione privata”. All’epoca i clienti sceglievano i jet privati per il lusso o la privacy. Adesso la domanda è alimentata da un’unica cosa: la sicurezza.

 

Quando si vola su un aereo di linea si può venire a contatto con decine, se non centinaia di persone durante le procedure di check-in, sicurezza e imbarco. Quando si vola a bordo di un jet privato, tuttavia, il numero di interazioni si riduce in modo significativo. Chi vola con un jet privato di solito parte e arriva in un terminal privato, dove ci sono solo gli addetti alla sicurezza e l’equipaggio. Sul posto possono essere forniti anche servizi addizionali, come i tamponi rapidi per il covid-19 e perfino i medici privati. “Sarebbe impossibile farlo con un volo commerciale”, afferma Jaccard.

Desiderio di fuga appagato
Questo genere di serenità è molto costosa. Sebbene voli privati su tragitti brevi a bordo di un piccolo jet da quattro posti possano avere costi a partire dai seimila o settemila dollari per tratta, un volo transatlantico su un aereo più grande da dodici persone può costare fino a 120mila dollari per la sola andata.

Negli ultimi due anni anche gli intermediari immobiliari per le isole private e i venditori di yacht hanno registrato un’impennata di vendite dovuta in larga misura all’aumento di clienti privati che cercano di sfuggire alla pandemia con qualsiasi mezzo. “Le isole nei mercati locali forti di fatto sono state vendute tutte”, mi ha detto Chris Krolow, amministratore delegato dell’azienda online Private islands e conduttore del reality show Island hunters. Gli acquirenti possono spendere tra 1,5 e tre milioni di dollari per una piccola isola, a seconda delle dimensioni e della posizione, e le più grandi possono arrivare a costare fino a 300 milioni di dollari. Dimensioni e posizione non sono però i criteri principali di cui si preoccupano i compratori. “Gli interessa la connessione internet e telefonica”, afferma Krolow. “Chiedono se possono dall’isola”. Nel frattempo, nel mondo degli yacht, Raphael Sauleau, amministratore delegato della Fraser yacht, mi ha detto che la sua azienda ha registrato un incremento di vendite del 175 per cento nel 2021, dopo aver venduto imbarcazioni che costano dai due milioni di dollari in su, per un valore complessivo di 1,7 miliardi di dollari.

La ricerca di un rifugio dalla pandemia può essere stato il motore iniziale del boom di vendite di isole private – in parte ispirato forse dai ricchi e famosi che pubblicizzano le loro escursioni negli arcipelaghi come un modo per godere di una qualche forma di normalità prepandemica – ma molte delle persone con le quali ho parlato non la pensano per forza così. “Credo che le persone non abbiano più paura del covid”, mi ha detto Will Christie, fondatore della Christie yacht, una società di intermediazione che si occupa di superyacht. Christie attribuisce l’aumento della domanda a persone che rivendicano la propria libertà di viaggiare e vedere il mondo dal comfort della loro casa galleggiante, completa di chef ed equipaggio. “La domanda per soddisfare questo sentimento di voler fuggire ed esplorare il mondo non è mai stata così alta”.

 

Accesso esclusivo
Il desiderio di lussi più quotidiani, come cenare in un ristorante, è stato una manna per un altro settore che serve (letteralmente) i ricchi: i servizi di cuochi privati. Michael Kaplan, ristoratore e cofondatore della New wave hospitality di Miami, mi ha detto che durante la pandemia ha contribuito a collocare più di una decina di chef senza lavoro presso le case di clienti ricchi, alcuni dei quali sono disposti a pagare fino a 180mila dollari all’anno per uno chef a tempo pieno. Secondo Kaplan, il fascino non è solo quello di ricreare esperienze che la pandemia ha reso momentaneamente impraticabili. “Non si tratta più solo di ottenere una prenotazione in un ristorante”, ha detto. “È una transizione verso i concetti di accesso ed esclusività”, che si prevede possa durare ben oltre la fine della pandemia.

 

Saima Khan, fondatrice della Hampstead kitchen, un servizio di catering con sede a Londra, mi ha detto che alcuni dei suoi clienti sono stati disposti a pagare “una quantità assurda di soldi” per festeggiare occasioni speciali durante la pandemia pur continuando a rispettare le regole di salute pubblica. Una di queste cene si è svolta a bordo di un jet privato in volo da Londra alla Scozia al costo di 3.377 dollari a persona (l’affitto di un aereo ha anche permesso ai suoi clienti di non infrangere le restrizioni anticovid imposte nel Regno Unito, in base alle quali era proibito a gruppi di più di sei persone cenare assieme in ristoranti o pub). Un’altra cena privata, stavolta per festeggiare un quindicesimo anniversario di matrimonio, è stata organizzata in un giardino con una cantante d’opera e un enorme pianoforte. “Per riunire le famiglie senza infrangere le regole in vigore bisogna essere creativi”, ha detto Khan. “Per essere creativi bisogna spendere soldi. I nostri clienti ne capiscono il valore”.

 

Comodità perpetue
Anche la possibilità per i ricchi di avere accesso immediato e affidabile alle cure mediche e ai test per il covid-19 a domicilio, questi ultimi praticamente impossibili da avere fino a poco tempo fa negli Stati Uniti, ha contribuito a fargli vivere un diverso tipo di esperienza pandemica.

Nei primi mesi della pandemia la Sondis health, un servizio medico per soli iscritti con sede a New York, è finita su tutti i giornali perché pare abbia fornito ai suoi clienti ricchi un accesso facilitato ai tamponi per il covid-19 in un momento in cui quelle risorse erano ancora molto scarse. Sabine Heller, a capo dell’area commerciale della Sondis, mi ha detto che da allora i servizi di assistenza medica privata si sono espansi e oggi i membri hanno accesso a un numero illimitato di tamponi rapidi, antigenici o molecolari, così come alle terapie con anticorpi monoclonali e ad altri servizi. La quota d’iscrizione parte da tremila dollari all’anno.

Grazie a questo genere di agiatezza i più ricchi possono avere un’anteprima di quello che potrebbe comportare il doversi adattare a una vita con la presenza perpetua del covid-19 e, per estensione, di tutte le nuove varianti, dei rischi di esposizione e dei problemi di salute che ne derivano.

Per il resto della società però la strada è meno chiara. Nonostante un incremento, i viaggi aerei continuano a essere soggetti a restrizioni mutevoli e per alcune famiglie sono troppo costosi. Cenare fuori e altre attività di questo tipo, sebbene consentite in molti posti, presentano comunque dei potenziali rischi in termini di salute. Intanto i tamponi normali per il covid-19 sono ancora costosi, malgrado l’impegno dell’amministrazione Biden a distribuire agli americani un miliardo di test rapidi gratuiti da fare a casa (un servizio attualmente limitato a soli quattro tamponi a famiglia). Non tutti quelli che prendono il virus possono permettersi di assentarsi dal lavoro per isolarsi e guarire, e meno che mai di andarsene in una villa privata in riva al mare.

Quasi 500 persone sono diventate miliardarie nel corso della pandemia e le più ricche tra loro hanno raddoppiato il loro patrimonio. Nel frattempo, “la stragrande maggioranza dell’umanità ha peggiorato le sue condizioni”, mi ha detto Gabriela Butcher, direttrice esecutiva di Oxfam international. Queste disuguaglianze in aumento – e l’enorme divario tra i modi in cui ricchi e poveri vivono la pandemia – hanno indotto molti a chiedere una redistribuzione delle ricchezze. Se le dieci persone più ricche del mondo cedessero il 99 per cento della ricchezza ottenuta durante la pandemia, “avremmo abbastanza soldi per vaccinare tutto il mondo e risorse da investire nella sanità universale”, mi ha detto Butcher. Sarebbe un tributo pesante. Ma anche solo mantenendo l’1 per cento dei loro guadagni, i dieci umani più ricchi continuerebbero a essere più ricchi di quanto non lo fossero all’inizio del marzo 2020.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.

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