All’inizio della pandemia il covid-19 è stato spesso descritto come un agente di caos del tutto casuale, una malattia che colpiva tutti a prescindere da razza, genere o status socioeconomico. Questo presupposto si è rivelato falso praticamente sotto ogni aspetto. Sebbene il coronavirus sia riuscito a sovvertire il modo in cui gli esseri umani vivono e lavorano, non l’ha fatto in modo proporzionale per tutti. La crisi ha colpito un mondo disuguale e, quando l’ha fatto, ha esacerbato quelle disuguaglianze. In linea di massima vivere nelle fasi peggiori della pandemia è stato molto più facile per i ricchi, molti dei quali si sono potuti permettere di mantenere una parvenza di normalità correndo meno rischi per la salute. I super ricchi sono diventati ancora più ricchi.
Per dare un’occhiata al mondo dei ricchi durante la pandemia, ho studiato i
settori che hanno prosperato grazie a loro. Jet privati, superyacht, cuochi
personali, assistenza medica privata – questi settori non sono solo
sopravvissuti, ma hanno prosperato durante la pandemia, in larga misura perché
potevano offrire ai loro clienti tutto ciò che il covid aveva reso scarso, come
per esempio la sicurezza, l’isolamento e, soprattutto, un senso di controllo.
I ricchi hanno già imparato a convivere con il covid-19 (anche se a un
prezzo molto alto). Adesso il resto del mondo deve capire come fare lo stesso,
con delle forti limitazioni di denaro.
Il boom dei voli privati
Forse il lusso più evidente di cui hanno goduto i ricchi durante la pandemia è
stata la possibilità di viaggiare in modo relativamente sicuro e affidabile.
Per esempio con un jet privato. Yann-Guillaume Jaccard, amministratore delegato
e cofondatore della compagnia aerea privata Simply Jet, mi ha detto che
all’inizio della pandemia la sua azienda, come molte altre nel settore dei
viaggi, si è fermata quasi del tutto, eccezion fatta per i voli necessari a
riportare le persone nel loro paese.
Con l’allentamento progressivo delle restrizioni sui viaggi internazionali,
per la Simply Jet è cominciato però quello che alla fine si sarebbe rivelato
un boom per tutto il
settore. In un momento in cui viaggiare appare precario e costoso, “stiamo
lavorando come mai prima d’ora”, ha affermato Jaccard, osservando come oggi la
domanda di jet privati sia più alta di quanto non lo fosse prima della crisi
finanziaria del 2008, un tempo considerata “l’età d’oro dell’aviazione
privata”. All’epoca i clienti sceglievano i jet privati per il lusso o la
privacy. Adesso la domanda è alimentata da un’unica cosa: la sicurezza.
Quando si vola su un aereo di linea si può venire a contatto con decine, se
non centinaia di persone durante le procedure di check-in, sicurezza e imbarco.
Quando si vola a bordo di un jet privato, tuttavia, il numero di interazioni si
riduce in modo significativo. Chi vola con un jet privato di solito parte e
arriva in un terminal privato, dove ci sono solo gli addetti alla sicurezza e
l’equipaggio. Sul posto possono essere forniti anche servizi addizionali, come
i tamponi rapidi per il covid-19 e perfino i medici privati. “Sarebbe
impossibile farlo con un volo commerciale”, afferma Jaccard.
Desiderio di fuga appagato
Questo genere di serenità è molto costosa. Sebbene voli privati su tragitti
brevi a bordo di un piccolo jet da quattro posti possano avere costi a partire
dai seimila o settemila dollari per tratta, un volo transatlantico su un aereo
più grande da dodici persone può costare fino a 120mila dollari per la sola
andata.
Negli ultimi due anni anche gli intermediari
immobiliari per le isole private e i venditori di yacht hanno registrato
un’impennata di vendite dovuta in larga misura all’aumento di clienti privati
che cercano di sfuggire alla pandemia con qualsiasi mezzo. “Le isole nei
mercati locali forti di fatto sono state vendute tutte”, mi ha detto Chris
Krolow, amministratore delegato dell’azienda online Private islands e
conduttore del reality show Island hunters. Gli
acquirenti possono spendere tra 1,5 e tre milioni di dollari per una piccola
isola, a seconda delle dimensioni e della posizione, e le più grandi possono
arrivare a costare fino a 300 milioni di dollari. Dimensioni e posizione non
sono però i criteri principali di cui si preoccupano i compratori. “Gli
interessa la connessione internet e telefonica”, afferma Krolow. “Chiedono se
possono dall’isola”. Nel frattempo, nel mondo degli yacht, Raphael Sauleau,
amministratore delegato della Fraser yacht, mi ha detto che la sua azienda ha
registrato un incremento di vendite del 175 per cento nel 2021, dopo aver
venduto imbarcazioni che costano dai due milioni di dollari in su, per un
valore complessivo di 1,7 miliardi di dollari.
La ricerca di un rifugio dalla pandemia può essere stato il motore iniziale
del boom di vendite di isole private – in parte ispirato forse dai ricchi e famosi che
pubblicizzano le loro escursioni negli arcipelaghi come un modo per
godere di una qualche forma di normalità prepandemica – ma molte delle persone
con le quali ho parlato non la pensano per forza così. “Credo che le persone
non abbiano più paura del covid”, mi ha detto Will Christie, fondatore della
Christie yacht, una società di intermediazione che si occupa di superyacht.
Christie attribuisce l’aumento della domanda a persone che rivendicano la
propria libertà di viaggiare e vedere il mondo dal comfort della loro casa galleggiante,
completa di chef ed equipaggio. “La domanda per soddisfare questo sentimento di
voler fuggire ed esplorare il mondo non è mai stata così alta”.
Accesso esclusivo
Il desiderio di lussi più quotidiani, come cenare in un ristorante, è stato una
manna per un altro settore che serve (letteralmente) i ricchi: i servizi di
cuochi privati. Michael Kaplan, ristoratore e cofondatore della New wave
hospitality di Miami, mi ha detto che durante la pandemia ha contribuito a
collocare più di una decina di chef senza lavoro presso le case di clienti
ricchi, alcuni dei quali sono disposti a pagare fino a 180mila dollari all’anno
per uno chef a tempo pieno. Secondo Kaplan, il fascino non è solo quello di
ricreare esperienze che la pandemia ha reso momentaneamente impraticabili. “Non
si tratta più solo di ottenere una prenotazione in un ristorante”, ha detto. “È
una transizione verso i concetti di accesso ed esclusività”, che si prevede
possa durare ben oltre la fine della pandemia.
Saima Khan, fondatrice della Hampstead kitchen, un servizio di catering con
sede a Londra, mi ha detto che alcuni dei suoi clienti sono stati disposti a
pagare “una quantità assurda di soldi” per festeggiare occasioni speciali
durante la pandemia pur continuando a rispettare le regole di salute pubblica.
Una di queste cene si è svolta a bordo di un jet privato in volo da Londra alla
Scozia al costo di 3.377 dollari a persona (l’affitto di un aereo ha anche
permesso ai suoi clienti di non infrangere le restrizioni anticovid imposte nel
Regno Unito, in base alle quali era proibito a gruppi di più di sei persone
cenare assieme in ristoranti o pub). Un’altra cena privata, stavolta per
festeggiare un quindicesimo anniversario di matrimonio, è stata organizzata in
un giardino con una cantante d’opera e un enorme pianoforte. “Per riunire le
famiglie senza infrangere le regole in vigore bisogna essere creativi”, ha
detto Khan. “Per essere creativi bisogna spendere soldi. I nostri clienti ne
capiscono il valore”.
Comodità perpetue
Anche la possibilità per i ricchi di avere accesso immediato e affidabile alle
cure mediche e ai test per il covid-19 a domicilio, questi ultimi praticamente
impossibili da avere fino a poco tempo fa negli Stati Uniti,
ha contribuito a fargli vivere un diverso tipo di esperienza pandemica.
Nei primi mesi della pandemia la Sondis health, un servizio medico per soli
iscritti con sede a New York, è finita su tutti i
giornali perché pare abbia fornito ai suoi clienti ricchi un accesso
facilitato ai tamponi per il covid-19 in un momento in cui quelle risorse erano
ancora molto scarse. Sabine Heller, a capo dell’area commerciale della Sondis,
mi ha detto che da allora i servizi di assistenza medica privata si sono
espansi e oggi i membri hanno accesso a un numero illimitato di tamponi rapidi,
antigenici o molecolari, così come alle terapie con anticorpi monoclonali e ad
altri servizi. La quota d’iscrizione parte da tremila dollari all’anno.
Grazie a questo genere di agiatezza i più ricchi possono avere un’anteprima
di quello che potrebbe comportare il doversi adattare a una vita con la
presenza perpetua del covid-19 e, per estensione, di tutte le nuove varianti,
dei rischi di esposizione e dei problemi di salute che ne derivano.
Per il resto della società però la strada è meno chiara. Nonostante un
incremento, i viaggi aerei continuano a essere soggetti a restrizioni mutevoli
e per alcune famiglie sono troppo costosi. Cenare fuori e altre
attività di questo tipo, sebbene consentite in molti posti, presentano comunque
dei potenziali rischi in
termini di salute. Intanto i tamponi normali per il covid-19 sono ancora costosi, malgrado
l’impegno dell’amministrazione Biden a distribuire agli americani un miliardo di test
rapidi gratuiti da fare a casa (un servizio attualmente limitato a
soli quattro tamponi a famiglia). Non tutti quelli che prendono il virus
possono permettersi di
assentarsi dal lavoro per isolarsi e guarire, e meno che mai di andarsene in una villa
privata in riva al mare.
Quasi 500 persone sono diventate miliardarie nel corso della pandemia e le
più ricche tra loro hanno raddoppiato il loro patrimonio. Nel frattempo, “la
stragrande maggioranza dell’umanità ha peggiorato le sue condizioni”, mi ha
detto Gabriela Butcher, direttrice esecutiva di Oxfam international. Queste
disuguaglianze in aumento – e l’enorme divario tra i modi in cui ricchi e
poveri vivono la pandemia – hanno indotto molti a chiedere una redistribuzione delle ricchezze. Se le dieci persone
più ricche del mondo cedessero il 99 per cento della ricchezza ottenuta durante
la pandemia, “avremmo abbastanza soldi per vaccinare tutto il mondo e risorse
da investire nella sanità universale”, mi ha detto Butcher. Sarebbe un tributo
pesante. Ma anche solo mantenendo l’1 per cento dei loro guadagni, i dieci
umani più ricchi continuerebbero a essere più ricchi di quanto non lo fossero
all’inizio del marzo 2020.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.
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