giovedì 3 marzo 2022

Italia fra austerità e leggende metropolitane - Zory Petzova

 

Senza alcuna riserva possiamo dire che, attualmente nel mondo, non vi è un’elitè politico-oligarchica più avida e lugubre, nonché meno affascinante e priva di sexappeal, di quella italiana. Ipocrita e dissonante, essa è capace di escogitare e usare strumenti e metodi da far invidia alle organizzazioni mafioso-criminali. Con la pandemia, le oligarchie nazionali hanno avuto l’occasione di dimostrare che, anche se appartenenti a un territorio colonizzato, esse possono rilanciarsi ad alti livelli, facendo d’Italia un paese modello della gestione più estrema e repressiva dell’emergenza, con misure e tecniche da apprendere ed esportare nel resto del blocco occidentale. E questo avendo a capo un governo di competenti definito “il governo dei migliori”.

Immediatamente dopo la rielezione di Sergio Mattarella, la pubblica opinione è stata incantata con il ritornello che la sua riconferma fosse segno di stabilità, un argine al caos; lo stesso Mattarella, nel discorso d’inaugurazione, ha cercato di investire il rigore costituzionale di colui che conferisce identità unitaria agli italiani, ergendosi alla figura paterna che deve proteggere il popolo dalle sue pulsioni irrazionali e dal demagogo di turno che se ne potrebbe approfittare.

Paradossalmente è stato proprio Silvio Berlusconi, il demagogo per antonomasia, a dare maggiore credibilità alla sceneggiata istituzionale della rielezione di Mattarella, rifiutando la propria candidatura e sostenendo la riconferma di quest’ultimo. Perché, come diceva Oliviero Beha, il ruolo del “buffone di Arcore” nel campo oligarchico è proprio questo – di dare un alibi ad altri politici e affaristi italiani, in quanto la sua impresentabilità consente di coprire e offuscare fenomeni altrettanto impresentabili quanto lui.

Quando nel 2011 il Governo Monti, quello dei competenti, doveva trovare una legittimazione dell’effettivo colpo di Stato con cui si era insediato, la giustificazione era di dover salvare l’Italia con politiche impopolari di austerità, perché uno come Berlusconi, che voleva piacere agli elettori, non ne era capace e avrebbe trascinato il paese verso un debito catastrofale (che in ultima istanza è stato gonfiato dallo spread, e non dalla spesa pubblica). Nulla di più falso di tale premessa. Pur promuovendo qualche politica di ampio consenso, Berlusconi è stato tutt’altro che contrario alle politiche di austerità, in quanto è stato lui a fondare nel 2005 l’Equitalia, per lunghi anni l’istituzione “più amata” dagli italiani. E sempre nello stesso anno il suo governo ha introdotto l’aumento dell’età pensionabile, dopo che nel 2003 aveva imposto una durissima legge sulla precarizzazione del lavoro, mentre nel 2010 l’ultimo suo governo congelò gli stipendi dei lavoratori statali. In realtà, l’unico gesto di generosità che Berlusconi ha saputo elargire agli italiani è stato quello di alimentare la narrazione mediatica di osceni gossip e leggende metropolitane sulla sua vita privata, qualcosa di inimmaginabile per gli attuali governanti e leader, la cui vita privata emana altrettanto grigiore e asfissia come le rispettive azioni politiche.

Tornando alla manipolazione narrativa dell’ultimo decennio, che ha avuto inizio con l’esordio politico di Mario Monti, scopriamo che, secondo i dati Istat/Banca d’Italia, il debito pubblico nell’anno della caduta del Governo Berlusconi, il 2011, è al 116% del PIL, mentre alla fine del 2012, dopo oltre un anno di ‘salvataggio’ da parte del Governo Monti, è al 123% del PIL (oggi con Draghi è al 160% del PIL), quindi in costante aumento: e si tratta non solo in rapporto al PIL, ma anche in assoluto. I mitici mercati non si erano fatti intenerire dai drastici tagli di Monti e per abbassare i tassi ci è voluto poi l’intervento della BCE. Ma questa ‘anomalia’ si è verificata ancora prima dell’euro, nel 1993, l’anno in cui il Governo Amato/Ciampi ha istituito la tassa sulla prima casa, poco dopo che Amato aveva eseguito il primo prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani, il che ha fatto sì che il debito pubblico aumentasse di oltre 10 punti rispetto all’anno precedente. Questo fa capire come il presunto nesso tra le politiche di austerità e la riduzione del debito non ha nessun riscontro nei dati.

Similmente come con le misure anti-Covid, lesive oltre tutto degli interessi del ceto medio, l’opinione pubblica è stata abituata a credere che tagliare i redditi da lavoro e tassare la piccola proprietà immobiliare sono garanzia di serietà, di buongoverno e di progresso. A quelli che si fidano dei governi “dei competenti” è doveroso spiegare che quando si tassa e si taglia, cioè quando si fanno politiche impopolari con il pretesto di un’emergenza, lo si fa per trasferire reddito e ricchezza a favore delle oligarchie, e non per ridurre le spese o per proteggere il popolo da pericolose avventure. Il dogma del ruolo salvifico di Draghi va spacciato come narrazione dominante nonostante il disfacimento economico del paese, e dato che oramai una redistribuzione del reddito verso i lavoratori è inconcepibile, ecco l’arrivo del Green pass come misura politica (fondata su false premesse sanitarie) per distribuire in modo controllato e razionato libertà e diritti, cioè attribuire premialità agli stessi valori che prima erano disponibili e inviolabili: la versione italiana del credito sociale cinese, solo che a ribasso di reddito e di QI.

Con i governi Conte/Draghi ci è stato anche un altro elemento di novità: stando alla Relazione della Commissione parlamentare antimafia del giugno 2021, si aprende che i lockdown hanno determinato una concentrazione forzosa di capitali a favore del crimine organizzato, e quindi anche della finanza globale, visto che quest’ultima ricicla i proventi della criminalità per farli rientrare nei circuiti internazionali. Secondo la relazione, le stesse forniture e servizi legati alla Covid sono stati infiltrati da organizzazioni speculative e di truffa. Possiamo dire, quindi, che lo Stato ha usato le forze dell’ordine per impedire alle persone per bene di lavorare e produrre reddito, consegnando un numero imprecisato di imprenditori all’usura e al “welfare alternativo” del crimine organizzato. Con il Super green pass invece migliaia di piccole imprese sono state costrette a ridimensionarsi con il lavoro, e persino il semplice titolare di un bar, che non controlla il lasciapassare al cliente, rischia di diventare un fuori legge.

Che il governo attuale fosse anti-italiano è visibile anche da come si rifiuta di fare uno scostamento di bilancio per ridurre le bollette dell’energia (dopo aver creato la crisi energetica), e solo dopo molte pressioni promette un modesto intervento a riguardo, non importa che migliaia di famiglie e di imprese finiranno sul lastrico. Il rigore finanziario vale solo per i bisogni della popolazione, mentre ci sono altri settori, come media di regime, burocrazia, esercito, dove si può spendere senza remora. Come se non bastasse, il Governo sta per dare un colpo mortale anche al settore del turismo, che genera insieme all’indotto circa il 14% del PIL. Dopo che Italia è stata indicata dalla stampa estera come il paese con la più preoccupante deriva autoritaria, definita perfino un ritorno al fascismo (Wall Street Journal), il governo italiano e i suoi assurdi esperimenti legislativi non faranno che spaventare e respingere i turisti stranieri, mentre noi rimarremo imprigionati in una situazione di totale difformità con il resto d’Europa e del mondo. Sperando disperatamente, vista la salda collaborazione fra tutti i quattro poteri, di essere salvati da qualche entità da fuori, qualsiasi cosa questo dovesse significare.

da qui

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