Chi sono i cattivi? Regressione infantile e necessità di una nuova cultura – Vincenzo Costa
Chi conosce un po’ di storia sa che la guerra Franco-Prussiana scoppiò perché c’erano delle ragioni storiche. Solo per menzionarne alcune: l’unificazione tedesca, la paura della Francia di essere accerchiata dagli Hohenzollern, le ambizioni della Francia, la diffidenza dell’Inghilterra verso queste ambizioni, le aspirazioni della Russia rispetto alla Crimea.
Chi conosce gli eventi che portarono a quella guerra sa bene che vi fu un gioco (molto più complesso di quanto sia possibile dire qui). La Francia non poteva accettare che sul trono spagnolo sedesse Leopoldo: sarebbe stata accerchiata, sarebbe potuta essere attaccata su due lati. Bismarck voleva invece il conflitto, necessario per giungere all’unificazione tedesca, alla proclamazione del Reich. Ma Guglielmo era accomodante, dava rassicurazioni ma non formali (lo abbiamo visto anche di recente).
La guerra, per farla breve, scoppiò perché Bismarck falsificò un telegramma, che umiliava la Francia. Ma lo fece da quel grande statista che era: si assicurò che l’esercitò prussiano fosse pronto, della neutralità inglese e russa. Era una trappola, e la Francia vi cadde: avvio il conflitto.
Ci fu qualcuno che si dedicò all’analisi delle ragioni, del perché del conflitto, degli interessi, complessi, intrecciati, mai lineari. E ci furono coloro che si chiesero:
CHI è L’AGGREDITO? CHI è L’AGGRESSORE?
E’ semplice, rassicurante. Non occorre pensare, studiare, decifrare. E’ semplice. Come tutto ciò che è infantile.
Diventare adulti significa sviluppare un pensiero della complessità, e la nostra cultura è regredita invece di maturare.
Eravamo stati educati all’idea che per evitare il peggio, per risolvere i problemi non servono discorsi moraleggianti: bisogna cogliere e rimuovere le cause dei conflitti.
Questo significava usare la ragione.
Negli ultimi trent’anni le cose sono cambiate. Si è sviluppata una cultura che consiste semplicemente nel dire chi ha torto e chi ha ragione. Nel 1870 si sarebbe stati a chiedersi chi era l’aggressore e chi era l’aggredito. E porre così il problema significa impedirsi di comprendere la storia, significa non essere adatti ad agire in essa.
Gli intellettuali di matrice “progressista” somigliano sempre più a quegli scolaretti che vogliono fare i primi della classe, quelli che scrivono alla lavagna chi sono i buoni e chi i cattivi.
C’è una santa alleanza a questo riguardo: ci sono quelli che leggono la storia con categorie morali, ci sono quelli che hanno un accesso speciale all’inconscio (come ogni sacerdote, autorizzato alla rivelazione e unici che possono poi comunicarla agli altri), ci sono anche quelli che “bisogna combattere contro gli ortodossi, e gli ortodossi sono scimatici (anche questo c’è).
Al discorso critico, all’analisi delle forze storiche, al tentativo di decifrare i veri moventi della storia si è sostituito il catechismo moralista.
Moralista, ma immorale. Perché morale è la ragione che porta alla luce le cause e mira a rimuoverle.
Il moralismo non mira a questo, mira solo a esacerbare i conflitti, a produrre fanatismo: c’è un aggressore, morte all’aggressore.
Non ci si chiede: come è potuto succedere? Quali cause la hanno generato? Quali cause bisogna rimuovere per avere la pace, e una pace vera?
Questa cultura ci porterà alla devastazione. E’ una cultura incapace di assumere il punto di vista dell’altro, di cogliere come funzionano le culture, e dunque una cultura totalitaria, che rende impossibile il dialogo.
Entriamo in un mondo multipolare, e per entrarci dobbiamo lasciarci alle spalle questa cultura infantile, arretrata, priva di cultura storica, autocentrata.
Il risveglio dell’orso sul baratro di una guerra d’aggressione – Giuseppe Cassini
IL LETARGO DELL’ORSO è durato trent’anni, tormentato da incubi che lo portavano a menare qualche zampata alla cieca. Ma ora che l’Orso si è svegliato di brutto, affamato e aggressivo, bisogna elencarli questi incubi, se vogliamo capire come trovare vie di uscita dalla spirale bellica in corso.
Eccoli in sintesi.
1998-2020. La Nato accoglie 14 nuovi membri, tutti Paesi dell’Est, circondando la Russia nel suo periodo di massima debolezza da Capo Nord fino all’Anatolia.
1999. Gli attacchi aerei Nato su Belgrado nel conflitto del Kosovo, oltre che provocare vittime civili, offendono la Russia, storica protettrice della Serbia.
2001. Gli Stati Uniti “convincono” la Nato a invadere l’Afghanistan, nonostante siano sconsigliati dai russi (che di scottature afghane se ne intendevano). E nel 2003 tocca all’Iraq.
2004. A Kiev scoppia la Rivoluzione Arancione, che rafforza un’identità nazionale ucraina.
2007. Alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza Vladimir Putin presenta, inascoltato, le sue ragioni.
2008. In aprile si tiene a Bucarest il Consiglio Nato-Russia, dove Putin è pubblicamente umiliato dall’invito della Nato a far entrare Ucraina e Georgia. In agosto il presidente georgiano Saakashvili, spinto da Washington, tenta di riprendersi l’Ossezia del Sud. Dura risposta russa.
2009. La Nato inizia a installare sistemi antimissili in Polonia, sostenendo la necessità di intercettare eventuali missili provenienti dall’Iran (pare che Putin abbia obiettato: «Dall’Iran? Ci prendete per fessi?»).
2011. Scoppiata la guerra civile in Libia, Mosca non si oppone alla Risoluzione n° 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che imponeva di proteggere i civili. Ma le forze di Paesi della Nato utilizzeranno il «non veto» russo per travalicare i limiti imposti dalla Risoluzione e inseguire Gheddafi fino alla sua barbara esecuzione (protesta di Putin: «È questa la democrazia?»).
2014. Il movimento Euro-Majdan caccia il presidente filorusso Janukovich. Il nuovo governo, illegittimo per Mosca, firma un accordo di associazione con l’Ue e decreta l’ucraino unica lingua ufficiale.
A QUEL PUNTO l’Orso si risveglia dal letargo. Come prima mossa ingloba senza colpo ferire la Crimea (ceduta nel 1954 da Kruscev all’Ucraina benché abitata in maggioranza da russi). Inoltre, due regioni del Donbass a maggioranza russa chiedono l’autonomia da Kiev; per accordargliela, nel 2014/5 vengono siglati a Minsk due Protocolli, tuttavia mai implementati dal governo ucraino con obiezioni interpretative.
QUESTO E’ IL LUNGO CAHIER de doléances presentato da Mosca prima di sferrare l’attacco proditorio contro Kiev. In politica estera è basilare comprendere le ragioni dell’altro. Ma l’altro, Putin, un tempo ritenuto maestro di brinkmanship, di rischio calcolato, ora è scivolato nel precipizio a cui si era troppo avvicinato. D’ora in poi potrà ripetere all’infinito il suo elenco di rimostranze, ma è tardi ormai: le sue “ragioni” sono precipitate con lui nel baratro di questa guerra d’aggressione.
NON SI SOTTOLINEA MAI abbastanza la componente paranoica insita nei geni di ogni nazione. Ciò che ossessiona i russi è la sindrome d’accerchiamento. Lo ha rivelato inconsciamente Putin stesso in uno sfogo d’irritazione a dicembre: «Che ci fanno gli Stati Uniti in Ucraina alle porte del nostro Paese? Dovrebbero capire che non abbiamo più spazio per arretrare!». E lo manifesta plasticamente allungando a dismisura i tavoli e la distanza fisica tra sé e i suoi interlocutori.
A COSA MIRA PUTIN nella sua sete di rivalsa? Mira a raccogliere le spoglie dell’impero sovietico, per ricreare sotto il suo usbergo una sorta di unione delle comunità storicamente legate alla Russia. Non c’è dubbio che l’Ucraina rientri in quel novero. Anzi, Kiev è la culla medievale del popolo dei Rus’; da lì si diffuse il cristianesimo verso nord grazie alla conversione del principe di Kiev, san Vladimiro (di cui portano il nome sia Putin che Zelenski). Un quarto degli oltre 40 milioni di ucraini si riconosce come russo, ma tutti venerano a Kiev i santi sepolti nel Monastero delle Grotte. Non esiste una frontiera naturale che separi gli ucraini dai russi, accomunati da lingue sorelle. A ragione Dostoevskij definiva l’ucraino Gogol il padre della letteratura russa. Putin, facendo terra bruciata in Ucraina, ha compiuto non solo un fratricidio ma anche un parricidio.
EPPURE, LO STILLICIDIO di morte potrebbe essere fermato se l’Occidente negoziasse alcune richieste di Mosca: 1° la neutralità dell’Ucraina garantita per trattato internazionale; 2° l’annessione della Crimea se confermata da un nuovo e libero referendum; 3° l’autodeterminazione del Donbass a statuto speciale. Gli Usa – oggi miracolosamente uniti agli europei di fronte all’orrore della guerra – potrebbero negoziare con Mosca e con noi un nuovo sistema di sicurezza europea, dal momento che l’intero continente, Russia inclusa, si trova ora pericolosamente esposto.
INFATTI, SONO SCADUTI e alcuni rescissi, uno dopo l’altro, il Trattato sui Missili Antibalistici, il Trattato sulle Forze Convenzionali in Europa e il Trattato sulle Forze Nucleari Intermedie. Resta in vigore (fino al 2026) solo il Trattato sulla Riduzione delle Armi Nucleari del 2010. Putin stesso ha dichiarato che proprio il timore di ritrovarsi accanto un Paese dotato di ogive nucleari lo spinge a chiedere la demilitarizzazione dell’Ucraina. Sta bluffando? La prova del pudding – dicono gli inglesi – sta nel mangiarlo. Urge, insomma, una nuova Helsinki dopo quella conclusa con successo nel 1975.
Ex-ambasciatore e diplomatico italiano
(pubblicato da Il Manifesto il 9-3-22)
UN NON POST – Pierluigi Fagan
Come detto sin dai primi giorni, versate euro alle organizzazioni umanitarie, sono previsti a ieri 5 milioni di profughi, oggi si comincia a parlare di 7 milioni. Certo gli inglesi che ieri hanno esibito coccardine gialle-blu a Westminster applaudendo commossi alla video-call di Capitan Ucraina formato “L’ora più buia”, ne prendono pare ben cento (!), ma gli altri vanno aiutati anche da noi. Loro del resto non sono più Europa e danno a loro modo una mano armando e mandando volontari di guerra, così che i profughi aumentino.
Purtroppo fb non mi prende la gif in cui Capitan Ucraina fa l’occhiolino da un suo video di ieri. Metto la foto statica in cui strizza l’occhio ma non è per il sole anche perché lì nevica. Nevica, fa freddo, ha milioni di profughi, ha morti e feriti, ma deve tenere alto il morale del suo popolo. Così scherza e fa l’occhiolino, un eroe.
Mi scuso se sono troppo sarcastico su vicende obiettivamente serissime e terribili, ma come ho già detto è il mio modo per esser indignato. L’ho ripetuto più volte in questi giorni e lo ripeto per i più duri di comprendonio, io non approvo certo quello che hanno deciso di fare i russi, i confini non si violano con le armi, mi sento stupido solo a doverlo scrivere. Ma pare alcuni debbano esser rassicurati sul fatto che qui non si annusa zolfo e non si hanno piedi caprini. Capita quando si fa pubblico uso della propria ragione.
1 TEMPO. Che fine ha fatto la colonna di carri russi di 60 Km a 30 Km da Kiev? Sta sempre lì, da giorni. I media dicono che questo è segno dell’impreparazione russa, c’è il fango, non hanno benzina, hanno paura delle molotov. Capitan Ucraina ha definito la strategia di aggressione russa “medioevale”. Sta capendo quello che un anonimo americano ha detto in un video già i primi giorni. Il tizio, il cui video posto nel primo commento, un americano che dichiara di essere a Kiev in una camera d’albergo, sembra avesse subito capito quello che tutta la masnada di commentatori più o meno “esperti” non capiscono ancora oggi ovvero che tipo di strategia militare hanno i russi. Questo mi porta anche a fare una specifica sulle fonti. Io uso per lo più fonti mainstream perché si capiscono più cose da quello che uno vuole dire, come lo dice e cosa c’è dietro questo voler dire, se si è in grado di ricostruire l’intenzione, che non perdersi nei bassifondi della contro-informazione. Si chiama de-codifica. Inoltre, una opinione o informazione, si deve valutare se plausibile o implausibile, non è poi così importante chi la dà. Le informazioni sono come pixel dovete metterle assieme per fare una immagine. Poi dovete mettere l’immagine che è un testo nel contesto. Poi dovete muovere tutto come una pellicola per capire il film. Se Capitan Ucraina solo ieri si è accorto del “medioevale”, vuol dire che lui e chi lo consiglia non aveva capito un tubo (o ha fatto finta per eccitare gli animi) sino a ieri e poiché è un manipolatore di interpretazioni, rivolgendosi ad occidentali ossessionati dal “Nuovo!”, ha pensato che dando ai russi del “medioevali”, se ne accentuava la ripugnanza. Ma le strategie militari non seguono la moda dei modelli di I-phone, non hanno riferimento nel “mi piace – non mi piace”, hanno riferimento nel “funziona – non funziona”. I russi stanno facendo agli ucraini quello che gli Ateniesi fecero ai Melii così come raccontava Tucidide nella Guerra del Peloponneso. Allora, l’americano diceva che i russi avrebbero assediato le città e cosa fanno i russi? Assediano le città! «La guerra è un atto di violenza il cui obiettivo è costringere l’avversario a eseguire la nostra volontà.» lo diceva anche von Clausewitz. Ma gli “assedi” su cosa si basano? Sul tempo. I russi hanno intenzione di andare per le lunghe, mettetevi comodi. Certo, dispiace per le dirette televisive che si stancheranno di andare in onda a dire sempre meno, ma purtroppo i russi non sembrano collaborare, boicottano le nostre audience. Malvagi!
2) CONSEGUENZE A. (ce ne saranno di B, C, D etc.). Ieri Maduro ha confermato di aver incontrato una delegazione degli Stati Uniti d’America, un incontro delizioso sembra. Poco fa ha anche rilasciato alcune spie USA in senso di simpatia. Pare gli americani vogliano alleggerire improvvisamente le sanzioni al “dittatore che vessa il popolo venezuelano” (ricordate Guaidó, il Zelensky venezuelano?) , stante che il Venezuela ha le più ampie riserve di petrolio non ancora estratto al mondo. Poi, the Guardian, ieri diceva che stanno correndo molte telefonate in questi giorni tra Washington e Teheran e qualcuno vocifera che pare si sia trovata improvvisamente la quadra per il fatidico “Accordo sul nucleare”, pare che Blinken ne abbia riferito ai leaders europei, gli ultimi a sapere cosa accade nel Gran Mondo. Tant’è che WSJ (Wall Street Journal) riferisce che sauditi ed emiratini non rispondono più al telefono. Washington chiama, ma loro non rispondono, pare siano un po’ offesi per usare un eufemismo. Fantastico eh? Putin bestia assassina autoritaria! Maduro ed ayatollah in fondo dei bonaccioni. E’ la variabile geografia valoriale della geopolitica americana, una Borsa Valori molti volatile come si dice in gergo.
3) CONSEGUENZE B. Visto che ha tempo, Putin pare abbia dato mandato interno di due settimane per rifinire le contro-sanzioni ovvero il “ban” ai paesi di cui ha compilato la famosa lista. Per lo più si tratterà di materie prime. Nell’allegato sottostante l’indice delle materie prime -ultimi sei mesi- fotografato oggi. Negli allegati un articolino di SKYTG24 che ci rende edotti di cosa si tratta e che impatto tutto ciò avrà nei prossimi mesi sulle nostre economie. Feci un post qualche giorno fa, che qualcuno avrà trovato molto aulico, sulla Regola aurea che è poi il Principio di reciprocità. Allora, abbiamo già il problema del prezzo impazzito del grano e di molti altri cereali, il prezzo del gas e del petrolio su cui torneremo ed ora anche quello delle materie prime. Reciprocità appunto. Ve l’ho detto, mettetevi comodi.
4) CONSEGUENZE C. Le Monde, ci informa che improvvisamente, aerei caccia americani vanno in gita in quel della Groenlandia. Ricorderete che Trump voleva comprare la Groenlandia no? La terra ghiacciata non ha solo foche e simpatici eschimesi che si strofinano il nasino l’un l’altro, è la miniera di tutte le miniere, per la verità già abbastanza colonizzata da inglesi e molti cinesi. In più è ad un tiro di scoppio dalla Russia se prendete un mappamondo. Checché ne dicano alcuni, la Terra è rotonda e le distanze su una sfera non sono quelle di un piano. Danesi al centro del conflitto geopolitico quindi. Ecco perché le litanie su “l’esercito europeo” fanno sorridere. Un esercito per quale geopolitica? Quella della prossima guerra artica (di cui si sa da anni per gli addetti, non è in relazione solo a questa nota sulla Grønland)? Quella che interessa l’Europa dell’est per contenere i russi? Quella mediterranea e mediorientale che interessa i paesi mediterranei? Chi dovrebbe decidere la strategia geopolitica dell’esercito europeo, l’assemblea dei 27 che urla “andiamo a nord”, “no! andiamo ad est!”, “no andiamo a sud”? Così alla fine non se ne fa niente ed andiamo ad ovest, per questo non possiamo non dirci “atlantisti”. Ve l’ho detto, la geo-politica chiama la geografia, non l’ideologia.
5) La Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) lancia un appello a non comprare le pasticche di iodio per prevenire la prossima catastrofe atomica, si stanno esaurendo. Ieri qualcuno mi ha postato un altro appello all’informazione a tenere conto che i ragazzi, i bambini, ma anche la gente adulta, viene da due anni di pandemia, le menti non stanno molto bene. Dal momento che ogni serio analista sa che sebbene se ne parli non c’è invero alcun rischio atomico, forse qualcuno dovrebbe spiegare questo uso disinvolto della psicopolitica, non credete? Possiamo odiare Putin anche senza agitare il fantasma di Atomic Mad Vlad, forse potremmo spiegare ai giornalisti che siamo adulti ed invitarli a trattarci come tali.
6) Tabarelli di Nomisma Energia, ieri imperversava nell’infosfera. Ci informava che a questi prezzi di gas e petrolio non dureremo molto (ah! vedi il significato di “tempo” nelle strategie medioevali), ci vogliono anni per aumentare la portanza delle condotte alternative, non parliamo proprio dei rigassificatori (cinque anni ci metterà il Qatar a fare il megaimpianto di conversione liquida del gas). Nuland ieri osservava fiera che il Nord Stream 2 rimarrà un grosso tubo arrugginito in fondo al Baltico, per sempre. Son soddisfazioni. Il Tabarelli, ne deduceva -anche con un certo allarme- che dovremmo razionare riscaldamento ed energia elettrica da domattina se vogliamo continuare questa crociata. Eh lo so, dispiace. Sembra la si voglia dar vinta al russo. Io penso invece che tutte queste cose dovrebbero portare a domandarci: ma noi, in che mondo crediamo di vivere? Come siamo finiti in questo casino? Quante cose non sappiamo e non pensiamo prima come ad esempio il numero di posti letto negli ospedali di uno dei paesi che ha più anziani al mondo per cui alla fine è tutto un lockdown e green pass? Emergenze, scrissi post sulla Società del rischio di Ulrich Beck, roba anni ’90. Parole al vento. Dopo sembra tutto ineluttabile. Ma forse non dovevamo trovarci in questo “dopo”, o no?
7) Accusati dagli USA di esser evasivi su i fatti russo-ucraini, i cinesi ci hanno fatto sapere cosa ne pensano, vedere allegato. A questo punto scatta il ban ai springrolls ed il casalinghi sotto casa? Intanto pare stiano entrando in massa nel capitale delle aziende energetiche russe.
8 ) Biden ha chiesto al Congresso 10 mld US$ per armi e aiuti all’Ucraina. Ma i rappresentanti del popolo si sono eccitati e ne hanno varato 12. Poi il giorno dopo si sono sovraeccitati e ne hanno varato infine 13,6. Wow! E siamo ancora lontani dalla “ricostruzione”. Così capirete facile-facile cos’è la “distruzione creatrice” di Schumpeter. Tra l’altro, dovreste forse domandarvi cosa significa “mandare armi”. In quanto tempo si caricano gli aerei, dove volano, dove atterrano, come fanno ad arrivare ai confini ucraini, quando. Per poi? E se i russi com’è probabile non si sognano minimante di andare in Ucraina occidentale che se ne fanno di tutte quelle armi? Dove andranno a finire poi quelle armi visto che in Transnistria c’è il più grande mercato delle armi a cielo aperto? Comunque, neanche fai in tempo a ritirarti dall’Afghanistan che ora ti tocca spendere per l’Ucraina, il prezzo della libertà e chi la difende. Avrete notato la “questione polacca”. Prima hanno detto che loro i Mig agli ucraini non li davano, poi che li davano a gli americani in Germania. Ieri gli americani sono caduti dal pero anche un po’ irritati “nessuno ci ha avvertito!”. Lo hanno letto su i lanci stampa? Putin valuterebbe aerei NATO dati all’Ucraina come un’aggressione pari alla no-fly-zone? Chissà …
9) Quindi riepilogando: Peskov parla delle condizioni a Reuters, Z ieri apre a Donbass, Crimea, no NATO, domani si vedono Lavrov e Kuleba in Turchia, i russi dicono quanto all’allegato postato sotto. E la teoria “Quisling” degli esperti televisivi che fine ha fatto?
10) In un post precedente di geopolitica teorica, ricordavo quanto la politica estera non possa esser disgiunta da quella interna. Per altro, è quello che fanno tutti coloro che s’interrogano sulle possibile rivolte degli interessi interni russi sperando eliminino lo Zar. Ma andrebbe applicato anche a Zelensky, ad esempio ai suoi oligarchi ai quali l’altro giorno ha promesso rosee aspettative del futuro ricostruttivo (vedi nota 8 ) dopo che una non chiara vicenda aveva portato alla morte di un banchiere nella squadra ucraina delle trattative. Si dovrebbe dare anche un occhio alle dimensioni dei progetti ed investimenti cinesi già avviati in Ucraina. Allora ricordo che il primo turno delle presidenziali francesi è tra un mese. Biden è molto giù nei sondaggi ed ha elezioni in autunno. Johnson pareva quasi sul punto di saltare nelle scorse settimane. Ma ad un certo punto, su tutti i contendenti, ci sarà anche la pressione del resto del mondo. Forse non è a molti chiaro che grado di scala Richter è questo terremoto dal punto di vista economico e finanziario. E’ sistemico, a dimensione sistema-mondo e dopo due anni di pandemia rischia di amplificarsi in diversi effetti-farfalla. Mi piace anche ricordare che le “Primavere arabe” nacquero in Tunisia e nacquero come “rivolta del pane” per via di un improvviso aumento della materia prima causato dal cattivo raccolto in Ucraina e Russia per ragioni di fluttuazioni climatiche.
11) Cosa da valutare della variabile “tempo” è la sopportabilità del continuo presentarsi di fatti controversi se non apertamente negativi per la reputazione russa, già gravemente compromessa. Ora abbiamo a che fare con il bombardamento di un ospedale pediatrico a Mariupol, un fatto decisamente orrendo. Quanto bombardato, con quanti morti e feriti, per sbaglio forse e tuttavia fatto insopportabile. Perché era ancora operativo dopo giorni e giorni di annunciato o praticato assedio? Non lo sapremo mai. Chi o cosa non sta facendo funzionare i corridoi umanitari? Sta di fatto che Z sta ora pesando questo fatto rimproverando gli occidentali, di nuovo, di non avere il coraggio di istituire la no-fly-zone. Altresì, ha minacciato forze interne “politiche” che starebbero flirtando in segreto col nemico per trovare una soluzione che lui ritiene un tradimento. Ha anche precisato che in tempo di guerra, il “tradimento” porta a note conseguenze. Così, ogni giorno andrà peggio.
Con ciò terminiamo qui questa giornata di note e riflessioni, a meno di nuovi eclatanti eventi.
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