Premessa: la dinamica descritta qui sotto è una dinamica “intelligente”, ma
questo non significa che sia anche una dinamica “pianificata”. Come la
biologia, la sociologia e l’economia in varie forme ci insegnano, esistono
dinamiche di comportamento individuale e collettivo che presentano una logica
interna ferrea, senza che questa logica sia stata meditata o pianificata da
alcuna mente particolare. Questa premessa serve a chiarire in anticipo che non
bisogna pensare a strateghi sottilissimi (per quanto non possano essere
esclusi) di fronte a dinamiche di potere intelligenti ed efficaci: le
circostanze e l’istinto possono generare questi effetti anche senza un piano a
monte.
Ora, l’esercizio del potere consente sempre di creare forme di dipendenza
psicologica nei sottoposti, dipendenza tanto più forte quanto più il potere è
esercitato in forme arbitrarie. Questo processo è visibile sul piano
psicologico nella cosiddetta “sindrome di Stoccolma” e nelle tecniche del
cosiddetto “lavaggio del cervello”, tutte radicate in una dinamica iniziale di
assoggettamento. La persona che viene assoggettata e che si ritrova alla mercé
di qualcun altro, spesso (non sempre grazie al cielo), subisce un’involuzione
psicologica, una sorta di infantilizzazione in cui la stessa sorgente della
propria costrizione inizia ad essere rispettata ed apprezzata: il carceriere è
infatti anche la sorgente possibile della propria liberazione.
Questa natura autoalimentantesi del potere è spesso percepita in modo
istintivo da chi lo gestisce, ed una volta che si prende questa strada essa
tende ad approfondirsi: quanto più “paternalisticamente duro” sarà l’esercizio
del potere, tanto più ad esso si rivolgeranno con occhio speranzoso gli
assoggettati, e tanto più intensa sarà la loro gratitudine per ogni
concessione, per quanto modesta e provvisoria.
Se si legge alla luce di questa dinamica l’autoritarismo crescente degli
ultimi due anni si possono capire meglio alcune dinamiche, e soprattutto si può
capire meglio quale grave pericolo si profila all’orizzonte.
Possiamo concedere che all’inizio la dinamica di paura di fronte all’ignoto
(virus) abbia spinto in buona fede molti governi, incluso quello italiano, ad interventi
coercitivi che sembravano l’unica soluzione possibile. (Alla luce della
degenerazione successiva non è facile concedere quella buona fede, ma non
possiamo escluderla). Ma col passare del tempo questo esercizio si è
autonomizzato sempre di più dalle sue origini sanitarie. Chi ha esercitato ed
esercita il potere scopre che quanto più assurdi, ingiustificati e mutevoli
sono gli obblighi e i divieti che impone, tanto più i sottoposti sono posti in
una condizione di dipendenza e di inferiorità percepita, e tanto più questo
pone specularmente i detentori del potere come superiori, fino a credersi amati
e benvoluti.
Un simpatico esempio di questa dinamica psicologica è stato il libro del
ministro Roberto Speranza "Perché guariremo – dai giorni più duri a una
nuova idea di salute", comparso brevemente nell’ottobre 2020 in alcune
librerie e immediatamente ritirato dal commercio. Quella pubblicazione era
chiaramente spinta dalla convinzione del ministro di aver agito con saggia
durezza, e di essere amato e benvoluto per questo. Nel testo troviamo, per
dire, l’idea che le chiusure degli esercizi commerciali e il lockdown erano
misure «ben ponderate e amate dalla popolazione».
Chiunque abbia assaggiato questo lato del potere, a meno che non abbia
salde doti caratteriali a compensazione, tende ad entrare in questo circolo di
rinforzo, circolo che è in parte illusorio (c’è una parte della popolazione che
odia profondamente quello che sta succedendo), ma in parte reale (c’è una parte
della popolazione che inizia davvero ad amare il proprio carceriere e a
guardarlo con occhi pieni di gratitudine quando gli allunga un po’ la catena.)
La mossa decisiva per rendere questa dinamica irreversibile si offre poi da
sé: il detentore del potere crea, e alimenta nella popolazione, l’idea di una
gerarchia morale tale per cui chi accondiscende è posto come moralmente
superiore e va premiato, mentre chi si oppone è moralmente inferiore, e perciò
il suo giudizio può essere trascurato e il suo comportamento va sanzionato. Una
volta che quest’ultimo passaggio è avvenuto, il potere cercherà conferma solo
in quella parte di popolazione che gli rispecchia la bontà del proprio operato,
in un progressivo distacco dalla realtà.
La dinamica dunque presenta due articolazioni fondamentali: la prima mostra
al potere come il proprio esercizio arbitrario e duro, lungi dal creargli
problemi ne incrementa la stima ed autorevolezza in un’ampia parte dei
sottoposti (modello sindrome di Stoccolma), la seconda consente al potere di
gestire questa situazione nel lungo periodo attraverso la creazione di una
competizione sociale per un bene scarso (la libertà, divenuta bene scarso
grazie al proprio intervento). Questa competizione rafforza il potere in quanto
esso diviene l’erogatore di concessioni su base premiale, e ciò non solo gli
conferisce nuova autorità, ma soprattutto lo sottrae all’agone sociale, dove
esso compare come arbitro, mentre i sottoposti esauriscono le proprie energie
residue nel detestarsi a vicenda.
È alla luce di questa dinamica che possiamo comprendere, sul piano della
psicologia del potere, il delirante succedersi di conclamate assurdità che
abbiamo visto. Ricordiamo tutti gli inseguimenti in spiaggia, i droni per
controllare i terribili “assembramenti” sulla battigia, i lungomare o le piazze
vietati all’accesso dai sindaci, i divieti di uscire di casa per un raggio di
oltre 500 metri, la mascherina all’aperto (che ancora rimane come puro e
semplice segno di sottomissione, nella più assoluta inutilità dal punto di
vista sanitario), la disinfezione paranoica delle superfici e delle mani
(nonostante sia chiaro da un anno che la trasmissione mediata dalle superfici
sia insignificante), e poi, quando il gioco si è concentrato sull’alimentare la
divisione tra probi e reprobi, l’infinita serie di inutili angherie inflitte ai
violatori delle varie edizioni del Green Pass (di volta in volta treni locali
sì, anzi no, treni a lunga percorrenza no, chiese sì, concerti all’aperto e
stadi no, matrimoni sì, metropolitane sì, anzi no, poste, banche, lavoro off
limits, DAD differenziale per inoculati e non, obbligo di GP anche per i
lavoratori o gli studenti in remoto, fino al delirio dell’esclusione dai beni
voluttuari nei supermercati).
E il fatto di cambiare le norme una volta la settimana è perfettamente
funzionale al risultato: i sottoposti per poter mantenere la propria agibilità
sociale devono rimanere costantemente all'erta ed aggiornati sulle nuove
richieste, che non diventano mai un abito, ma si presentano come ordini diretti
e imperscrutabili, impossibili da anticipare. La dipendenza deve essere
ribadita e rinfrescata costantemente.
Ora, come detto, forse questa dinamica non è stata pianificata da nessuno.
(È evidente che personaggi come il nostro Ministro della Sanità e i membri del CTS
non sono in grado di pianificare niente di così articolato, ma questo non
esclude la possibilità che altri lo abbiano fatto.) Questo tuttavia ha poca
importanza, perché le dinamiche storiche che si autoalimentano tendono a
permanere a prescindere da pianificazioni o “complotti”.
La situazione attuale è una situazione in cui, in serena violazione del dettato costituzionale, siamo da più di due anni in stato di emergenza, con la prospettiva di un’estensione illimitata del Green Pass, mentre si moltiplicano colonnine e lettori del Pass medesimo. Come che sia iniziata la vicenda, “complotto” o contingenza, è ora poco rilevante; quel che conta è che senza una resistenza determinata e crescente, il potere, dopo aver assaggiato il dolce sapore di un esercizio illimitato, eccezionale, privo di responsabilità e di controllo, non lo lascerà mai spontaneamente. E se a ciò aggiungiamo la conclamata permeabilità del potere governativo ai desiderata di interessi economici verticistici, questo quadro può degenerare ulteriormente ed irreversibilmente.
Nessun commento:
Posta un commento