lunedì 14 marzo 2022

Capitale umano - Giulio Ferroni

 

Capitale umano

Insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali possedute in genere dall’individuo, acquisite non solo mediante l’istruzione scolastica, ma anche attraverso un lungo apprendimento o esperienza sul posto di lavoro e quindi non facilmente sostituibili in quanto intrinsecamente elaborate dal soggetto che le ha acquisite. Pur non potendo essere misurate univocamente, le componenti del c.u. determinano tuttavia la qualità della prestazione erogata dal detentore, concorrendo ad aumentare la produttività di un’impresa e a qualificarla, influenzandone i risultati.

Dizionario di Economia e Finanza, Enciclopedia Treccani (2012)


Di fronte alla chiusura delle scuole, da più parti si è rivendicata la loro importanza per la formazione del capitale umano; si è invocata la necessità di un loro rilancio in modi nuovi, che rendano possibile una più proficua disponibilità di capitale umano. Questo comporta una messa in opera di competenze orientate verso un know how, attitudini collaborative, capacità di lavoro in gruppo, tutto ciò che è essenziale per ogni genere di attività economica, per sviluppare produttività, innovazione, competitività. Il futuro del paese e della sua economia dovrà far leva su nuove generazioni dotate di adeguate competenze da mettere in opera nell’universo della competizione universale: l’educazione dei giovani, la prospettiva su cui deve proiettarsi la loro esistenza, dovrà condurli ad essere componenti interne dello sviluppo economico, pedine funzionali della produttività e dell’accumulo del capitale. Non so quando la formula di capitale umano, sviluppatasi negli studi di economia a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, sia entrata nell’uso pedagogico e scolastico. Posso ipotizzare che in riferimento alla scuola essa abbia cominciato ad affacciarsi negli anni Novanta, quando è diventata sempre più insistente (anche da parte di certi politici della sinistra) la richiesta a ogni ordine di scuola di garantire adeguati sbocchi lavorativi, di produrre competenze «spendibili sul mercato del Iavoro». Ma certo l’espressione sembra risultare da una sorta di distorsione linguistica: mette insieme un sostantivo e un aggettivo che a un semplice buon senso possono apparire semanticamente opposti, addirittura contraddittori, costituendo quasi un ossimoro, o comunque collegando intimamente lo spazio semantico del denaro e della ricchezza a quello dell’umanità.
Giulio Ferroni, Una scuola per il futuro

da qui

Nessun commento:

Posta un commento