Premessa
Consentiteci innanzitutto una doverosa premessa: per affrontare in maniera
seria ed approfondita la tematica che qui vogliamo toccare – il PNRR – sarebbe
necessaria la lettura attenta ed analitica di diverse migliaia di pagine di
documentazione legale, scritte in “burocratese stretto” ed in maniera talvolta
contraddittoria, nonché lo scavo pignolo e ragionieristico di centinaia di
tabelle fitte di dati e cifre, da riassumere quindi in formule, grafici e
finalmente in conclusioni economico-finanziarie chiare e conseguenti. Un
compito lungo ed improbo, che ci riserviamo comunque di affrontare in
successivi articoli che “smontino” questo moloch proteiforme – forse
volutamente tortuoso ed incomprensibile – nei suoi minimi componenti essenziali
che forniscano ai più interessati all’argomento gli strumenti necessari ad una
comprensione veramente dettagliata dell’argomento.
Questo articolo, quindi, non si porrà tanto l’obbiettivo di offrire un’analisi
completa ed articolata della questione in oggetto, quanto quello di toccare
alcuni dei principali temi di carattere socio-politico che ne evidenzino la
ragione profonda ed essenziale, la subdola ed inconfessabile manovra che
l’Unione Europea – ed il capitale globale finanziario che sta dietro di essa –
continuamente pone in atto per cancellare le seppur minime vestigia di
sovranità nazionale rimanenti ai Paesi ad essa associati.
Ma cominciamo dalle basi: cos’ é in sostanza il PNRR? Il PNRR – Piano Nazionale
di Ripresa e Resilienza – é un corposo documento elaborato dal governo Draghi
al fine di poter usufruire di un cospicuo finanziamento erogato dall’Unione
Europea, il Next Generation EU. La scusa di questa apparentemente inopinata
inversione di rotta delle altrimenti incrollabili politiche finanziarie dell’UE
– che come sappiamo bene sono sempre state improntate alla massima austerità ed
al rifiuto tetragono di qualunque ipotesi di “aiuto di stato” all’economia ed
al mercato – é stata l’emergenza pandemica che ha così pesantemente
condizionato l’economia e la vita quotidiana di mezzo mondo; in realtà, come
vedremo in questa breve analisi, il Covid non é stato che una banale scusa per
accelerare il processo di completo asservimento economico (e quindi politico)
delle nazioni che hanno scelto di genuflettersi a Bruxelles.
Passiamo ora a cercare di comprendere quali sono i tre punti essenziali che
stanno alla base del PNRR: da dove arrivano i fondi erogati dalla UE, come
verranno rimborsati e, sopratutto, quali sono gli impegni che il governo Draghi
ha dovuto sottoscrivere pur di accaparrarsi la sua ambita fetta di torta.
C’est l’argent qui fait la guerre
Da dove arrivano, dunque, tutti questi soldi di cui così prodigalmente ci
locupleta l’Unione Europea? È forse valuta provvidamente stampata dalla BCE,
convertita sulla via di Damasco alla monetizzazione del debito? Nient’affatto.
Si tratta, più banalmente, di eurobond emessi dalla BCE – 210,91 miliardi di
euro del Recovery and Resilience facility (RRF) più 13 miliardi di euro del
REACT-EU – di cui qualcuno prima o poi dovrà rimborsare capitali ed interessi.
Ed indovinate chi potrà mai essere chiamato a onorare questo debito a strozzo?
Se non vi viene in mente nessuno, vi suggerisco di ripensare per un attimo a
quello che accadde alla Grecia a partire dal 2009.
A questo conduce l’espropriazione della sovranità monetaria delle nazioni.
Alla spirale del debito che si traduce, passo dopo passo, in ricatto velato, in
perdita di indipendenza politica ed alla fine in sudditanza e schiavitù. E
questo, possiamo immaginare che i nostri governanti lo sappiano benissimo, pur
se fingono ipocritamente di ignorarlo; ma a loro non importa, l’importante é
spartire il malloppo tra gli amici e gli amici degli amici, in un surreale,
luculliano banchetto ove ciò che conta é abbuffarsi oggi, lasciando
incoscientemente da pagare un conto salatissimo ed amaro alle prossime
generazioni.
Ma cosa ci facciamo con questi soldi?
Innanzitutto, é fondamentale capire che la condizione poste dall’UE al fine
di poter usufruire dell’erogazione del fondo Next Generation é l’aderenza
pedissequa e prona all’implementazione di precise linee d’investimento decise a
Bruxelles. Nessuna deviazione, nessuna personalizzazione verrà consentita:
persino le percentuali di allocazione dei fondi nelle varie linee di
investimento sono fissate a priori, e un seppur minimo scostamento verrebbe
punito con la sospensione delle successive tranches del fondo.
Quali sono quindi i settori di investimento che la UE ci ha imposto? Sono
comunque settori attinenti a realtà socioeconomiche fondamentali per uscire
dalla crisi in cui l’Italia si dibatte, o mirano a fini del tutto eterogenei a
ciò che veramente sarebbe importante per i lavoratori e per il popolo italiano?
Vediamo.
Una prima lettura degli obiettivi del PNRR ci lascia perlomeno interdetti:
digitalizzazione della PA, quando ancora essa sconta una carenza endemica di
risorse umane e materiali, banda ultra-larga ove parecchie località non hanno
neppure la più basica connessione ad internet, internazionalizzazione delle
imprese, fumosi discorsi su una non ben precisata “rivoluzione verde “ –
probabilmente regalie e mancette alle imprese di “amici degli amici” – supporto
al patrimonio immobiliare privato (invece che il potenziamento più che mai
necessario dell’edilizia popolare), alta velocità – ed i pendolari possono
continuare a svegliarsi ad orari antelucani per recarsi sul posto di lavoro –
accento sulle “carenze strutturali “ dell’offerta formativa senza alcun accenno
al precariato e col rischio di vedere i fondi “scivolare” verso le scuole
private e paritarie, supporto “all’imprenditoria femminile” – le lavoratrici
sottopagate, precarizzate e sfruttate possono tranquillamente attaccarsi al
tram – e per finire, cenerentola come al solito, la sanità – non é ben chiaro
se pubblica o privata – con qualche bella parola sulle “dotazioni tecnologiche”
e sul “Fascicolo Sanitario Elettronico” ma nulla sulle piante organiche, sulla
medicina di base e sulla omogeneità dell’offerta sanitaria devastata da una
regionalizzazione tanto incostituzionale quanto foriera di disastri epocali,
durante pagati con la pandemia Covid.
Insomma, un piano pretenzioso e futuristico, buono, forse, per qualche
paese scandinavo ma non certo per l’Italia che in molto settori é ancora
indietro di un secolo e necessiterebbe, invece, di interventi molto più
basilari e terra terra. Ma ovviamente queso non sarebbe “fashion”, e ancor
peggio non sarebbe allineato al diktat dell’UE che vuole cogliere questa opportunità
per incentivare ancora di più liberalizzazioni e privatizzazioni.
E da un punto di vista di allocazione dei fondi? Vi sono progetti e
grafiche che fanno rabbrividire: se non si trattasse di un documento ufficiale
del governo, si potrebbe lecitamente pensare ad uno scherzo di cattivo gusto.
Concludendo, ci pare di poter affermare senza tema di smentita che il
nostro governo, guidato dall’ineffabile Draghi – uomo di Bruxelles e della
Goldman Sachs – ci sta indebitando per generazioni senza neppur pensare di
usare questo denaro per alleviare i veri problemi del nostro Paese:
disoccupazione, servizi pubblici inefficienti, corruzione e gravissima carenza
di infrastrutture, risorse umane e materiali della pubblica amministrazione;
ancora una volta questi soldi andranno ad arricchire ulteriormente quei
capitalisti che hanno saputo creare contiguità e collusioni con la politica ed
il potere del nostro povero Paese, mentre i bisogni reali e ben concreti dei
lavoratori e del popolo saranno ignorati ed irrisi.
Il conto, ça va sans dire, lo pagheremo noi ed i nostri figli.
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22303-alessandro-testa-sul-pnrr.html
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