Sì, diserto. Dalla scelta
governativa di dire che la guerra è sbagliata e, per questo si combatte la
guerra con la guerra. Diserto dall'accoglienza selettiva di persone che
scappano dalla fame della guerra e dalla guerra della fame quasi a indicare che
il luogo di provenienza faccia la differenza. Sì, da questo razzismo non
dichiarato ma praticato – eccome! – diserto. Diserto dall'annegamento nelle
informazioni di un solo conflitto mentre si condannano al silenzio le guerre
dei poveri. Diserto la dislessia che pare affliggere alcuni cristiani di fronte
alle pagine del Vangelo che parlano di amore dei nemici, di spade da rimettere
nel fodero e di "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche
voi fatelo a loro". Diserto la retorica di certe manifestazioni che
scelgono di non disturbare il manovratore, di dire e non dire, di applaudire il
Papa scegliendo di fare esattamente il contrario e di essere buoni per tutte le
stagioni. Diserto dall'arruolamento obbligatorio nel partito del realismo
presunto che condanna ogni azzardo fuori dal perimetro del perbenismo. Diserto
la logica dell'applauso prima di tutto, del consenso a tutti i costi, del
comandamento di non compromettere la carriera. Diserto, e per questo so di
essere condannato con i senzapotere all'infamia delle pecore nere o delle
mosche bianche mentre sono gli altri a rinnegare i colori dell'arcobaleno.
(Tonio dell'Olio è il direttore della rivista
“Mosaico di pace”)
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