di Carlos Latuff (e Francesco Masala)
Primo Valore - I bambini devono essere sempre protetti
COME DISTRUGGERE UN PAESE: IL NOSTRO - Vincenzo Costa
Le guerre servono a ridisegnare equilibri di potere. Non solo militare e non principalmente militare. L’aspetto militare è sempre subordinato a quello politico-economico. E di fatto la guerra in Ucraina sta ridisegnando gli equilibri, e ogni giorno ognuno dei duellanti (che sono tutti gli attori della politica internazionali, gli Stati Uniti, la russia, la Cina, la UE, l’India) giocano questa partita. L’aspetto spettacolare e di propaganda, i morti (che sono reali e tragici) fanno parte di questo gioco per ridisegnare, per negoziare gli equilibri economico-politici, oltre che ovviamente militari.
In questo quadro ci sono i vasi di coccio, che sono paesi come il nostro, nei suoi rapporti con il resto del mondo. Che cosa sta cambiando nel mondo e per noi? La risposta è semplice: stiamo distruggendo il futuro del paese.
1) Questa guerra ci lascerà più poveri, molto più poveri. L’inflazione è già altissima, e nei prossimi mesi crescerà, mentre i salari resteranno al palo. STANNO DISTRUGGENDO IL POTERE D’ACQUISTO DELLE CLASSI LAVORATRICI DEL PAESE, dei pensionati, dei giovani che già arrancano dietro a lavori precari. Stanno bombardando la nostra vita, e di questo le persone se ne accorgeranno a fine anno, man a mano che il processo si paleserà: sarà l’apparire della realtà.
2) STANNO DISTRUGGENDO I NOSTRI RISPARMI. Con un’inflazione simile i nostri risparmi si stanno disintegrando, tra poco i pochi soldi che molti di noi sono riusciti a mettere da parte per il “non si sa mai” varranno poco, sempre meno.
Si era gridato al pericolo quando i populisti stavano mettendo a rischio il risparmio degli italiani, ma adesso è il governo che, deliberatamente, seguendo i dettami della casa bianca, per dimostrare fedeltà, sta distruggendo i nostri risparmi.
3) STANNO DISTRUGGENDO IL SISTEMA PRODUTTIVO DEL PAESE.
In primo luogo perché con costi dell’energia così alti non saremo competitivi, e quindi nel commercio internazionale altri prenderanno le nostre fette di mercato (e non saranno ovviamente i russi, ma americani, inglesi, francesi). Fette di mercato perse significa PERDITA DI POSTI DI LAVORO.
In secondo luogo, ABBIAMO PERSO UN MERCATO, forse non decisivo, ma comunque importante e cospicuo, COME QUELLO RUSSO, in cui esportavamo di tutto, dai macchinari al vino alla moda. Quello che il ministero degli esteri Russi ha chiarito non è un minaccia da gangster: ha semplicemente detto che quel mercato non sarà recuperato in futuro, perché le espressioni di ostilità sono eccessive, l’odio che il nostro governo sta esprimendo è fuori misura. Questo danneggerà inevitabilmente il tessuto produttivo del paese.
4) Esporteremo forse qualcosa di più negli USA, ma dipenderemo sempre più da essi, non solo militarmente. E di fatto, se l’intera Europa ha accettato, spesso cambiando posizione nel giro di poche ore (come Francia e Germania), è perché gli USA hanno minacciato sanzioni contro di noi se non li avessimo seguiti nell’applicazione delle sanzioni contro la Russia.
Sanzioni che, tuttavia, danneggiano l’economia europea ma sono una boccata d’ossigeno per quella statunitense. Ma essendo noi a sovranità limitata, non solo militare ma anche economica, abbiamo come europei dovuto accettare il diktat.
5) Se questo continua, se si blocca la “locomotiva tedesca”, o se rallenta, questo sarà un altro colpo durissimo per la nostra ripresa e per il nostro sistema produttivo, può provocare una spirale terribile che, un misto di inflazione e recessione: la tempesta perfetta.
6) La UE ha cambiato natura: è diventata un’agenzia militare. Non solo la parte di PIL dei paesi membri è lievitata a dismisura, ma la UE ha oramai un bilancio militarizzato, peraltro inficiato da conflitti di interesse enormi (Si veda il rapporto ENAAT), dato che la grandi industrie degli armamenti è implicata. Industria che ovviamente non conosce crisi e che anzi sta già facendo lauti profitti, sulla pelle degli ucraini e nostra.
7) Dombrovskis ci ha massacrati per uno 0,4% che servivano per il reddito di cittadinanza e per le pensioni. Sarebbe stato l’Armageddon. Invece aumentare a dismisura le spese militari è perfettamente compatibile. In fondo, per questi signori siamo solo carne da macello, le vite umane servono solo in quanto sono funzionali all’accumulazione del capitale, al profitto.
Ovviamente, questo è debito buono, non è debito cattivo. Ora sappiamo che cosa è il debito buono.
Qui non si tratta di fare i complottisti. Qui non indichiamo cause segrete. La differenza tra complottismo e analisi intellettuale è che l’analisi segue i fenomeni, cerca di mettere in luce che cosa un’azione produce, e questa guerra sta producendo questo, insieme ad altre trasformazioni più profonde, ma l’abbiamo già fatta troppo lunga.
Queste sanzioni sono sanzioni contro di noi, sono sanzioni che pagheremo noi, e noi si intende la gente che lavora (lavoratori e imprenditori), mentre altri ne trarranno motivo di arricchimento.
Da questa guerra uscirà una società più ingiusta, più crudele, più carica di odio
articoli di Coordinamento Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo, Umberto Franchi, Michele Zizzari, Maurizio Acerbo, Pasquale Pugliese, Mike Davis, Oleg Yasinsky, Carlos Latuff, Doriana Goracci, Enrico Campofreda, Vincenzo Costa, Fulvio Scaglione, Angelo Gaccione, Pier Virgilio Dastoli, Francesco Vignarca, Raniero La Valle, Weaponwatch.net,Gian Giacomo Migone, Alberto Capece, Antonia Sani
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