Cosa nostra
1 - E se a
Washington ci fosse una banda di lucidi pazzi, quelli che hanno detto: il
petrolio dell’Iraq è cosa nostra, e se adesso quella banda ha come obiettivo di
impossessarsi della Russia dicendo: le risorse energetiche e minerarie della
Russia sono cosa nostra (via Blackrock e/o Blackwater, le anime nere degli Usa,
e/o per interposto oligarca, naturalmente)?
2 – Dice
Stanislaw Lec: “Anche quando viene chiusa la bocca, la domanda resta aperta”.
Chi prova ad argomentare viene zittito, sei un disertore, sei pro Russia,
dicono, ma la domanda che resta aperta è: perché non possono essere piazzati
missili in Messico, ai confini degli Usa, e invece possono esserlo in Ucraina,
ai confini della Russia?
3 - fra
qualche anno, nelle parole crociate facilitate, potrebbe esserci la seguente definizione:
continente con un grande avvenire dietro le spalle, sei lettere (inizia per E)
CESSATE IL FUOCO
ROMA – 5 marzo 2022
ore 13.30 partenza da Piazza della Repubblica
ore 14.30 arrivo a Piazza san Giovanni in Laterano per
manifestazione
Contro la guerra cambia la vita, dai una possibilità alla
Pace
Bisogna fermare la guerra in Ucraina.
Bisogna fermare tutte le guerre del mondo.
Condanniamo l’aggressione e la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina.
Vogliamo il “cessate il fuoco”, chiediamo il ritiro delle truppe.
Ci vuole l’azione dell’ONU che con autorevolezza e legittimità conduca il
negoziato tra le parti.
Chiediamo una politica di disarmo e di neutralità attiva.
Dall’Italia e dall’Europa devono arrivare soluzioni politiche e negoziali.
Protezione, aiuti umanitari, diritti alla popolazione di tutta l’Ucraina, senza
distinzione di lingua e cultura.
Diamo segnali concreti di solidarietà. Ognuno contribuisca all’accoglienza e al
soccorso degli Ucraini in fuga.
Costruiamo ponti e solidarietà tra i popoli con la
democrazia, i diritti, la pace.
Basta armi, basta violenza, basta guerra!
Vogliamo un’Europa di pace.
Fuori la guerra dalla storia!
Sareste un pochino più credibili:
▪︎ se quando parlate di diritto all'integrità territoriale
di un Paese, non foste gli stessi che hanno bombardato la Serbia perché non accettava il distacco unilaterale del Kosovo
▪︎ se quando erogate
sanzioni lo faceste con tutti, proprio tutti, quelli che violano la legalità internazionale e le risoluzioni ONU da
anni (c'è un lungo elenco e lo sapete e comprende molti vostri
"amici")
▪︎ se quando parlate di crimini di guerra, almeno
chiedeste scusa per le finte provette di antrace
esibite all'ONU per motivare una guerra che ha devastato l'Iraq e fatto
migliaia e migliaia di morti e per cui
nessuno è stato
chiamato a rispondere
▪︎ se quando dite che
la risposta militare è il solo modo per difendere un popolo aggredito, non foste gli stessi che, dopo 20 anni di
guerra in Afghanistan con quasi 200.000 morti,
hanno riconsegnato il popolo afghano agli stessi Talebani per combattere
i quali avete fatto la guerra
▪︎ se quando denunciate - giustamente - la Bielorussia
che ha deciso con referendum di installare
armi nucleari, non foste gli stessi che tengono le testate atomiche
statunitensi collocate nelle basi militari in territorio italiano
▪︎ se quando dite che
dobbiamo "investire in difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora" (Draghi ieri al Senato) non foste gli
stessi che hanno esportato armi ovunque nel mondo vendendole a chiunque,
compresi regimi dittatoriali dall'Egitto all'Arabia Saudita,
e compreso lo stesso Putin a
cui avete venduto blindati Lince anche nel 2015, quando era già in vigore l'embargo deciso dalla UE
▪︎ se quando aprite le porte ai rifugiati
ucraini - la sola cosa giusta che state facendo
in questi giorni - non foste gli stessi che
lasciano affogare in mare o morire di freddo nei boschi d'Europa i rifugiati siriani o afghani
o africani che tenete a distanza col filo spinato
Sareste un pochino più credibili se non foste quelli di sempre, se non foste voi.
Donne in Nero Reggio Emilia – 2 marzo 2022
La guerra e i denti stretti – Ernesto Sferrazza
…Per
quanto possa apparire brutale e dispotico, è il dialogo con il nostro nemico di
oggi che ci salverà domani. Non bisogna lasciarsi accecare dai successi tattici
del momento, poiché essi tendono a rovesciarsi in sciagure strategiche. In un
mondo globale e interconnesso non ci possono essere vinti e sconfitti, come se
questi universi fossero separati e non comunicanti. Nonostante sia stata
proprio la globalizzazione della violenza a riattivare la figura del Grande
Altro, del nemico assoluto, in realtà essa reclama l’abbandono una volta per
tutte della dicotomia Noi/Loro, Democrazia/Dittatura, Liberali/Autoritari.
L’interconnessione globale non concede spazio di legittimità al vocabolario
binario. E non perché non vi siano opzioni politicamente e moralmente
preferibili (il sottoscritto si dichiara democratico e liberale), ma perché
esse convivono in uno spazio in cui sono mediate da altre opzioni che non
possiamo non riconoscere. E il riconoscimento potrà e dovrà essere critico, ma
in sua assenza a spadroneggiare sarà la violenza perpetua tra parti in costante
conflitto. Per quanto ciò possa apparire faticoso, per quanto gli schiaffi del
presente portino il nostro immaginario a ben altre soluzioni, il Nemico ha la
enne minuscola. Non un’alterità assoluta da annientare a tutti i costi, in una
logica spavalda Noi vs. Loro che ha dato fin troppi esiti insanguinati…
Generale Tricarico a Rai News 24 su Nato,
"isteria antirussa" e Stoltenberg - Antonio Perillo
Leonardo Tricarico non è un comunista incallito, è ex capo di Stato
Maggiore dell'Aeronautica e comandante delle forze italiane durante la guerra
in Kosovo.
Non è un fan di Putin, per il quale ha invocato un processo per crimini di
guerra.
E' appena intervenuto a RaiNews, fra il gelo dei conduttori, dicendo le
seguenti cose:
- il segretario generale della Nato Stoltenberg "parla troppo" e
senza consultarsi con gli alleati;
- la Nato infatti è "un'alleanza difensiva e non ha nulla a che vedere con
la guerra" in corso;
- la Nato rappresenta troppo e anzi "si identifica" col il punto di
vista degli USA;
- la Nato non ascolta l'Italia, più interessata al versante sud mediterraneo,
ed è presa da "isteria antirussa" e "ossessione
dell'allargamento ad Est";
- gli USA hanno scelto di assecondare in tutto gli alleati Nato dei Paesi
Baltici, ferocemente antirussi;
- la Nato ha promesso l'ingresso all'Ucraina, facendole immaginare una
protezione che non poteva garantire;
- "è stata gettata benzina sul fuoco e questi sono i risultati"
Insomma, leggo comunicati per la pace che rispetto alle responsabilità
degli USA e della Nato sono più moderati di un generale.
Senza dubbio alcuno - Marco Arturi
Non è chiaro quanti se ne siano accorti, ma in questi giorni l’Europa
ha fatto una scelta di campo definitiva: quella di rinunciare alla possibilità
di essere attore di pace, anzi l’attore di pace per eccellenza. Al
contrario, nell’ora più buia le autorità dell’Ue hanno scelto le esibizioni
muscolari, il muro contro muro, la censura di guerra, la cobelligeranza. Perché
una cosa è bene dirsela subito e dirsela chiaramente: per effetto degli atti
dei nostri governi siamo entrati in guerra. Questo è quello che è accaduto e
sarebbe bene che ne avessimo quantomeno la consapevolezza, a prescindere da
come la si possa pensare sulle ragioni del conflitto: le sanzioni economiche e
culturali e l’invio di armi e contingenti alle condizioni date questo e
null’altro sono, atti di guerra.
La crisi russo-ucraina rappresentava un’occasione irripetibile, per quanto
orribile, per costruire l’anomalia di un’unione di stati irriducibilmente
votata alla pace, al dialogo, al confronto. Ce la siamo giocata grazie
a un gruppo di governanti completamente asserviti agli interessi della grande
finanza – Draghi ovviamente su tutti – all’atlantismo e al filoamericanismo.
E a una débâcle culturale che mina alle fondamenta i valori
dei quali pretendiamo di essere portatori.
Il concetto che sta alla base di quel pensiero occidentale tanto decantato
in questi giorni è quello del dubbio: invece ci siamo consegnati con entusiasmo
alle certezze granitiche e al dogma. Non c’è Cartesio né Bacone né Kant che
tenga: noi siamo il bene, gli altri sono il male. La complessità del mondo la
capiremo poi, se ne avremo il tempo.
Spettava all’Unione europea – a chi, sennò? – il compito di promuovere e
organizzare una conferenza di pace, di richiedere l’invio di una forza di
interposizione dell’Onu, di imporre con qualsiasi mezzo il dialogo a entrambe
le parti in causa. Sarebbe stato possibile e sarebbe spettato all’Ue per un sacco di ragioni
che hanno a che fare con i molti errori commessi nel passato recente e con
quella che dovrebbe essere la natura stessa del progetto europeo, il suo tratto
distintivo. E per un’altra ragione di fondo che fingiamo di ignorare: sia gli
ucraini che i russi sono europei.
Per tutti questi motivi ripudiare ogni ipotesi di coinvolgimento nel
conflitto non sarebbe stata solo l’unica cosa da fare, sarebbe stata anche la
più giusta.
Invece l’Unione che si vanta di avere cancellato la guerra
dal 1945 a oggi è diventato un soggetto cobelligerante: gli
atteggiamenti e le scelte di Macron, Scholz, Draghi e le parole durissime usate
da Ursula von der Leyen lasciano pochi dubbi a riguardo…
Bicocca, Dostoevskij e l'"hybris" - Roberto Buffagni
Confermata
la notizia che l'Università Milano Bicocca ha annullato un corso su Dostoevskij
di Paolo Nori. Ometto ogni considerazione in merito alle libertà di pensiero,
insegnamento, cultura, che evidentemente non interessano più.
Per
comprendere la Russia, conoscere Dostoevskij è molto importante. Non solo: per
comprendere i complessi rapporti tra Europa e Occidente, e la Russia – un
immenso paese a cavallo tra Europa ed Asia, Occidente e Oriente -
conoscere Dostoevskij, che li meditò per tutta la vita, è indispensabile.
La ratio di
questo provvedimento è dunque la seguente: NON VOLER CAPIRE la Russia.
La Russia è
stata designata come nemico dalla UE, e dall'Italia in essa. UE e Italia hanno
compiuto atti di guerra: invio di armamento offensivo all'Ucraina, sequestro
attivi Banca Nazionale Russa. Noi italiani e la UE siamo cobelligeranti
dell’Ucraina, anche se non ce ne siamo ancora accorti.
La Russia è
il nostro nemico, e con questo atto dichiariamo che NON vogliamo capire il
nostro nemico. Evidentemente, riteniamo di non averne bisogno. Riteniamo che la
superiorità delle nostre forze economiche e militari, e della nostra ideologia
liberal-progressista, sia così soverchiante da rendere superfluo ogni sforzo di
comprendere la cultura, la mentalità, il modo di sentire e di agire nel mondo
del nostro nemico russo.
La Russia è
una grande potenza, che dispone del maggiore arsenale nucleare al mondo. Essa
ha esperito, nel corso dei secoli e ancora di recente, tragici conflitti
bellici, che hanno messo in forse la sua stessa esistenza: ma pur attraversando
immani sciagure, è sempre riuscita a ritrovarsi, a resistere, a sconfiggere i
suoi nemici, facendo appello a forze che, per brevità, usiamo chiamare
“patriottismo” e “nazionalismo”; ma che si radicano, nell’anima e nella memoria
storica dei singoli e dei popoli, a una profondità ctonia che solo grandi
uomini come Dostoevskij sanno parzialmente scandagliare: “come quei che va di
notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone
dotte.”
Sono queste,
le vere e più potenti armi del nostro nemico russo. L’armamento convenzionale e
nucleare è soltanto uno strumento materiale, certo indispensabile, al servizio
di quelle forze ctonie e della traduzione razionale di esse ad opera della
dirigenza politica e militare russa.
D’altronde,
implicitamente lo conferma la strategia bellica euroamericana, che punta al
“regime change” in Russia. Il “regime change”, infatti, può aver successo solo
quando si riesca a sfaldare la solidarietà tra dirigenti e popolo, e a
innescare il processo centrifugo di frammentazione della nazione, ossia a
piegare e poi dissolvere “patriottismo” e “nazionalismo” nell’anima dei singoli
russi, popolo e dirigenti.
I dirigenti
politici russi hanno ripetutamente e ufficialmente chiarito che stanno
conducendo il conflitto odierno a difesa di un interesse vitale della nazione.
"Interesse vitale", nel linguaggio delle relazioni internazionali,
significa un interesse che lo Stato, e il popolo che esso organizza, deve
difendere a tutti i costi.
"A
tutti i costi" significa che si è disposti a difendere l'interesse vitale
con tutte, ripeto tutte, le proprie forze, armamento nucleare compreso.
Ma a noi non
serve, capire il nostro nemico. Non abbiamo bisogno di intendere le sue
motivazioni, i suoi riflessi condizionati, l’equazione personale dei suoi
dirigenti politici, le tradizioni culturali e la mentalità del suo popolo, il
suo modo di amare e di odiare, di provare compassione e disprezzo, il significato
che esso dà a parole come “onore”, “casa”, “famiglia”, “madre”, “padre”, “Dio”,
“patria”; né quali corde esse tocchino nell’anima sua: perché non crediamo che
esista l’anima, o non crediamo che ce l’abbia il nostro nemico.
Nella nostra
tradizione culturale europea, questo atteggiamento di arrogante rifiuto di
capire ha un nome: “hybris”. Ne hanno chiarito il significato le opere che
stanno a fondamento della nostra civiltà: le tragedie e le epopee della
classicità greca.
La frase che
oggi sentiamo ripetere sui media, che “la prima vittima della guerra è la
verità”, risale a Eschilo, il maggiore dei tragici greci. Eschilo combatté
contro l’Impero persiano. Fu autore di una tragedia, “I persiani”, scritta dal
punto di vista del nemico esistenziale dell’Ellade contro il quale aveva
combattuto vittoriosamente a Maratona, Platea, Salamina. A Maratona cadde suo
fratello Cinegiro. Sulla propria tomba, Eschilo fece scrivere questo epitaffio:
«Codesta tomba Eschilo ricopre, d'Atene figlio, padre fu Euforione: vittima di
Gela dalle ricche messi. Il suo valor potrebber ben ridirlo di Maratona il
piano e il Medo chiomato.»
La
conseguenza fatale di “hybris” è “nèmesis”, la punizione degli Déi. A pagare il
prezzo della giustizia divina può essere il colpevole di “hybris”, ma anche la
sua famiglia, i suoi discendenti, il suo popolo. L’infrazione alla legge divina
che commette chi si renda colpevole di “hybris” è questa: per la grecità,
l’uomo sta a metà tra l’animale e il dio. Se precipita nell’animalità, o tenta di
elevarsi alla divinità, l’uomo viola l’ordine del cosmo. La némesis divina lo
rimette al suo posto, e ripristina l’ordine del cosmo.
Gli animali
non hanno bisogno di sforzarsi di capire l’altro, perché non ne sono in grado.
Gli Dèi non hanno bisogno di sforzarsi di capire l’altro, perché già
sanno.
A quanto
pare, noi, noi italiani, noi europei, non possiamo capire il nostro nemico
perché non ne siamo in grado; e non abbiamo bisogno di capirlo, perché già
sappiamo tutto di lui.
AGGIORNAMENTO
Dalla Bicocca
arriva la retromarcia. La rettrice Iannantuoni spiega: «Nessuna censura, il
corso si terrà come previsto. Ho invitato Nori per un caffè in rettorato e lui
ha accettato. C’è stato un malinteso in un momento di grande tensione.
Dall’idea di questa università non c’è niente di più lontano della censura».
La legge
razziale ucraina – Rete Voltaire
…Il 21 luglio 2021 il presidente
Volodymyr Zelensky ha promulgato la «Legge sui popoli autoctoni», secondo cui
soltanto gli ucraini di origine scandinava, i tatari e i karaiti, hanno «il
diritto di godere pienamente di tutti i Diritti umani e di tutte le libertà
fondamentali» (sic). Ne consegue che gli ucraini di origine slava non possono
beneficiarne.
I neonazisti ucraini utilizzano
largamente simboli nazisti. Non soltanto l’alfabeto runico delle lingue
protogermaniche, ma anche i numeri 14 e 88, che si richiamano alle 14 parole
dei suprematisti bianchi e alle iniziali del saluto nazista.
Le14 parole sono lo slogan di David
Lane: «Dobbiamo assicurare l’esistenza del nostro popolo e un avvenire per i
bambini bianchi» (in inglese «We must secure the existence of our people and a
future for white children»). David Lane è stato uno dei capi dell’Ordine,
un’organizzazione terrorista statunitense. È morto in prigione nel 2007.
Il numero 88 rinvia all’ottava
lettera dell’alfabeto: HH, abbreviazione di Heil Hitler…
L'isteria "progressista" di chi si definisce
liberal - Paolo Desogus
Una forma di
esasperata isteria si è impossessata della discussione pubblica in Italia. Si
manifesta in diverse forme, talvolta con aria progressista, per intimare,
vietare, obbligare e in definitiva conformare i comportamenti pubblici a
un'unica e inemendabile morale. Chi si trae fuori perde lo statuto di persona
civile.
L'apice di
questo fanatismo si è manifestato nelle scorse ore dopo gli attacchi alle
persone di nazionalità russa presenti in Italia. La vittima più illustre è il
direttore della Scala di Milano, Valerij Gergiev, a cui il sindaco Sala ha
ordinato di condannare pubblicamente il suo paese. Altri attacchi sono stati
lanciati contro alcuni giornalisti e persino degli sportivi, colpevoli di
essere russi o di aver espresso in passato qualche apprezzamento verso Putin.
L'aspetto
più sconcertante è che i paladini di quest'ultima deriva del politicamente
corretto si definiscono liberali. Si tratta di liberali che si comportano da
illiberali, progressisti che parlano da reazionari, pacifisti che applaudono a
Ursula Von Der Leyen quando, alla vigilia delle prime trattative di pace,
promette che la Nato si estenderà in Ucraina.
Tra quattro
giorni verrà celebrato il centenario di Pasolini e forse dovremmo ricordarci
che nei suoi ultimi scritti affermava che il nuovo fascismo avrebbe assunto
pose progressiste, tolleranti e nondimeno repressive e violente.
A Marc Innaro a
Mosca - Ennio Remondino
Il difficile mestiere di
raccontare stando in casa del Cattivo. E a proposito di
stampa con meno retorica e più riflessione, la solidarietà di tutto RemoContro
al corrispondente Rai da Mosca Marc Innaro. Assieme indignati e stupiti per
l’attacco insensato e vigliacco che sta subendo l’ottimo Marc, ‘colpevole’ di
aver ricordato la storia nell’espansione Nato ad est, dato di fatto noto e tra
le motivazioni per il gesto folle di Putin, non certo a giustificare ma a
spiegare. Giornali seri e prestigiosi Usa ed europei lo avevano raccontato
molto prima e più diffusamente di Marc, ma la piccola politica preferisce forse
il più innocuo bla bla video a riversarci addosso tante opinioni travestite da
analisi. Tutti in coro. 74 giorni di bombe Nato sulla Jugoslavia dell’allora
cattivissimo Milosevic li rivivo accanto a Marc. Anche se non sono sicuro che
la mia solidarietà possa aiutarti o diventare parte degli atti d’accusa. Un
abbraccio, Ennio Remondino.
Ucraina:
l’attacco lo lanciò la Nato otto anni fa - Manlio Dinucci
La
commissaria Ursula von der Leyen ha annunciato che la Ue mette al bando
l’agenzia di stampa russa Sputnik e il canale Russia Today così che «non
possano più diffondere le loro menzogne per giustificare la guerra di Putin con
la loro disinformazione tossica in Europa». La Ue instaura così ufficialmente
l’orwelliano Ministero della Verità, che cancellando la memoria riscrive la
storia. Viene messo fuorilegge chiunque non ripete la Verità trasmessa dalla
Voce dell’America, agenzia ufficiale del governo Usa, che accusa la Russia
di «orribile attacco completamente ingiustificato e non provocato
contro l’Ucraina». Mettendomi fuorilegge, riporto qui in estrema sintesi
la storia degli ultimi trent’anni cancellata dalla memoria.
Nel
1991, mentre terminava la guerra fredda con il dissolvimento del Patto di
Varsavia e della stessa Unione Sovietica, gli Stati uniti scatenavano nel Golfo
la prima guerra del dopo guerra fredda, annunciando al mondo che «non
esiste alcun sostituto alla leadership degli Stati uniti, rimasti il solo Stato
con una forza e una influenza globali».
Tre
anni dopo, nel 1994, la Nato sotto comando Usa effettuava in Bosnia la sua
prima azione diretta di guerra e nel 1999 attaccava la Jugoslavia: per 78
giorni, decollando soprattutto dalle basi italiane, 1.100 aerei effettuano 38
mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili che distruggevano in Serbia
ponti e industrie, provocando vittime soprattutto tra i civili.
Mentre
demoliva con la guerra la Jugoslavia, la Nato, tradendo la promessa fatta alla
Russia di «non allargarsi di un
pollice ad Est», iniziava la sua espansione ad Est sempre più a ridosso della
Russia, che l’avrebbe portata in vent’anni a estendersi da 16 a 30 membri,
incorporando paesi dell’ex Patto di Varsavia, dell’ex Urss e della ex
Jugoslavia, preparandosi a includere ufficialmente anche Ucraina, Georgia
e Bosnia Erzegovina, di fatto già nella Nato (il manifesto, Che cos’è e
perché è pericoloso l’allargamento a Est della Nato, 22
febbraio 2022),
Passando di guerra in guerra, Usa
e Nato attaccavano e invadevano l’Afghanistan nel 2001 e l’Iraq nel 2003,
demolivano con la guerra lo Stato libico nel 2011 e iniziavano tramite l’Isis
la stessa operazione in Siria, in parte bloccata quattro anni dopo dall’intervento
russo. Solo in Iraq, le due guerre e l’embargo uccidevano direttamente circa 2
milioni di persone, tra cui mezzo milione di bambini.
Nel febbraio 2014 la Nato, che
dal 1991 si era impadronita di posti chiave in Ucraina, effettuava
tramite formazioni neonaziste appositamente addestrate e armate, il colpo di
stato che rovesciava il presidente dell’Ucraina regolarmente eletto. Esso era
orchestrato in base a una precisa strategia: attaccare le popolazioni russe di
Ucraina per provocare la risposta della Russia e aprire così una profonda
frattura in Europa. Quando i russi di Crimea decidevano con il referendum di
rientrare nella Russia di cui prima facevano parte, e i russi del Donbass
(bombardati da Kiev anche col fosforo bianco) si trinceravano nelle due
repubbliche, iniziava contro la Russia la escalation bellica della Nato. La
sosteneva la Ue, in cui 21 dei 27 paesi membri appartengono alla Nato sotto
comando Usa.
In
questi otto anni, forze e basi Usa-Nato con capacità di attacco nucleare
sono state dislocate in Europa ancora più a ridosso della Russia, ignorando i
ripetuti avvertimenti di Mosca. Il 15 dicembre 2021 la Federazione Russa
ha consegnato agli Stati Uniti d’America un articolato progetto di Trattato per
disinnescare questa esplosiva situazione (il manifesto, «Mossa
aggressiva» russa: Mosca propone la pace, 21 dicembre 2021). Non solo è
stato anch’esso respinto ma, contemporaneamente, è cominciato lo schieramento
di forze ucraine, di fatto sotto comando Usa-Nato, per un attacco su larga
scala ai russi del Donbass.
Da
qui la decisione di Mosca di porre un alt alla escalation aggressiva Usa.Nato
con l’operazione militare in Ucraina.
Manifestare
contro la guerra cancellando la storia, significa contribuire consapevolmente o
no alla frenetica campagna Usa-Nato-Ue che bolla la Russia quale pericoloso
nemico, che spacca l’Europa per disegni imperiali di potere, trascinandoci alla
catastrofe.
(il
manifesto,1 marzo 2022)
Pace. La vogliono in troppi – Gianni Lixi
Ho ricevuto
diverse critiche per aver pubblicato nel mio blog il pezzo di Samed Ismail (qui) che aveva un titolo molto forte e
provocatorio “Sono contro la pace”. Critiche fatte, in almeno due casi da
persone al quale sono molto affezionato e che stimo molto. L’ho letto e
riletto prima di pubblicarlo e l’ho letto e riletto dopo aver ricevuto le
critiche. Sono ancora convinto della scelta fatta e sottoscrivo ogni singolo
pensiero e vorrei cogliere l’occasione per approfondire alcuni punti.
Pace per me è una
parola sacra e va usata quando porta con se contenuti, usarla
indiscriminatamente significa sia svuotarla del suo sacro significato sia
renderla accessibile a tutti anche a coloro che sapendolo o non sapendolo fanno
scelte di guerra. C’è un detto tra coloro che frequentano i movimenti pacifisti
che è “Non c’è pace senza giustizia”. Questa frase è attribuita a Giovanni
Paolo II, papa a me non molto simpatico ma la frase spiega molto dei
concetti che sono presenti nello scritto di Ismail.
Veniamo al
particolare, per cercare di dare quello che io credo sia il giusto significato
della parola pace.
La Russia invade
l’Ucraina , la invade militarmente, cioè con un sistema che a noi occidentali
lontani dalle guerre che dal 1945 ad oggi si sono combattute, sembra impossibile
nel 2022. Noi apparteniamo a quegli agiati cittadini (borghesi) che sono
riusciti a tenersi lontano dai milioni di morti e di orrore che dalla fine
della II guerra mondiale, questo pianeta ha sofferto. Ecco perché in tutte le
interviste alle persone comuni, in tutte le analisi giornalistiche dei media
occidentali c’è sbalordimento, incredulità, stupore. Le stesse sensazioni non
le trovate nei cittadini che popolano le regioni del pianeta dove dal
1945 ad oggi si è combattuto e si sta combattendo a causa di guerre perpetrate
dall’America e dai suoi alleati: Corea, Vietnam, Palestina, Iraq, Afganistan,
Libia, Siria, Yemen, Somalia,Libano… Queste guerre hanno provocato milioni di
morti, atroci sofferenze e disperazione e soprattutto hanno lasciato una instabilità
politica che continua a provocare morte e disperazione. Per fare tutto questo
c’è bisogno di una industria bellica forte e rigogliosa infatti
questo spiega perché l’America è il paese che investe più in armi.
Ha una economia che dipende per una grande fetta dall’energia e per un’altra
grande fetta dalla produzione e dal commercio delle armi. In Palestina non si
sporca le mani direttamente, da i soldi dei suoi cittadini ad israele
(più di 30 miliardi di dollari in armi per 10 aa) in compenso ha nel
mediterraneo una portaerei grande come la Palestina occupata. In questi
giorni in cui in televisione ai virologi, senza darci un attimo di
tregua, si sono sostituiti i grandi esperti di geopolitica, è tutto un
dare addosso al mostro (Putin) e chi cerca di contestualizzare le vicende è per
l’aggressione Russa in Ucraina e contro il popolo Ucraino. Sia chiaro Putin
come accade soprattutto in questi anni nei paesi occidentali, imbavaglia la
stampe e reprime il dissenso, ma cosa c’entra questo col cercare di
capire? Sono stato testimone diretto di come, in una trasmissione del TG3
tenuta da Mario Franco Cao, per due volte questo abbia tolto la parola a Moni
Ovadia che neanche lontanamente stava sostenendo l’attacco russo ma stava
solo cercando di inquadrare il problema da un punto di vista geopolitico così
come dovrebbe fare chiunque si aprocci a parlare dell’argomento. Purtroppo non
si è potuto sapere il pensiero di Moni Ovadia perché è stato interrotto prima.
Qualche giorno fa Marc Innaro, corrispondente RAI da Mosca ha solo detto una
straconosciuta realtà e cioè che è stata la NATO in questi anni che ha
accresciuto le sue basi in Europa, e per questo c’è qualcuno (il PD) che lo
vuole far licenziare. Peraltro qualche giorno prima documentando giornalisticamente
quello che stava accadendo nei giorni precedenti alla sciagurata invasione,
diceva che dall’Ucraina c’erano già 40000 profughi, ed ha poi precisato, con
grande imbarazzo del giornalista in studio che i profughi non erano
Ucraini ma Russi che scappavano dall’Ucraina . In quei giorni infatti gli
sciagurati messaggi di Biden che gufavano l’intervento militare Russo stavano
galvanizzando la componente Ucraina nel Donbass perché convinti che la loro
prossima adesione alla NATO li avrebbe protetti dall’attacco Russo. Non oso
immaginare cosa farebbe l’America se la Russia o la Cina mettessero in Messico
delle postazioni militari puntate contro di loro. Siamo al delirio
filoamericano. In un crescendo che mi fa tremare i polsi, arrivano le armi
all’Ucrania, l’adesione di questa all’Europa, il parlamento europeo che
all’unanimità in standing ovation applaude l’ingresso del nuovo stato
senza un minimo di capacità critica verso l’alleato Americano . Ora lasciando
perdere le polemiche legate alle parole di Zelensky contro i palestinesi ed a
favore dell’Apartheid fascista israeliana (che per me sono comunque rivelatrici
di un certo modo di pensare), perché un leader politico che ha diverse
opzioni per risolvere un tema così delicato e difficile sceglie proprio quella
che più mette a rischio l’incolumità del suo popolo? Mi riferisco al fatto che
da qualche mese si parlava della adesione ad un patto di neutralità e molti
osservatori davano per certa la formazione di uno stato neutrale come è
avvenuto per la Finlandia al dissolvimento dell’Unione Sovietica. Perché
volere aderire a tutti i costi alla NATO, un patto anacronistico che sta
solo servendo a trascinare i paesi che vi aderiscono a guerre foriere di
tragedie per tutta l’umanità? E’ superfluo ricordare la guerra in Afganistan
fatta col pretesto di andare ad ammazzare un terrorista cittadino non Afgano ma
dell’Arabia Saudita paese che finanzia i terroristi amico degli USA , o la
guerra fatta perché Colin Powel (generale americano) ha agitato in aria una
boccetta di acqua. C’entra forse il lavoro che l’intelligence americana fa in
Ucraina? Naturalmente trattandosi di intelligence non ho e non potrò mai avere
dati ( a meno che non liberino Julian Assange!) ma, diceva un perfido politico
italiano, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!
E’ spaventoso, non
ho parole per descrivere la superficialità dei politici ma anche dei loro
consulenti cosidetti “esperti”. E tutto questo in nome della pace. La pace che
non fa cessare le fabbriche costruttrici di morte. Io sono contro questa pace.
Quei palazzi costruiti col sudore dell’uomo a Kiev, bucati di morte da un altro
uomo seduto su una postazione militare in Russia o in un carrarmato in Ucraina,
sono l’emblema della ipocrisia della guerra. La colpa non è certo di quel
ragazzino che ha premuto il pulsante di quel razzo, ragazzino magari fatto di
coca o eccitanti, come la guerra in Vietnam ci ha insegnato, ma di chi
costruisce quelle armi. E l’ipocrisia sta nel fatto che chi le costruisce non
si sente colpevole, chi lucra sulle morti violente che le armi generano lo fa
senza il minimo scrupolo ed anzi l’economia del paese in cui opera lo
ringrazia. La pace che non mette in discussione l’industria delle
armi non è pace è solo un mezzo di cui quell’industria si serve per continuare
a produrle. La discriminante tra chi parla di una pace fasulla e
pericolosa per le sorti del mondo e chi parla di una pace concreta deve
essere questa: bandire l’industria delle armi. Se non si passa da qui i
costruttori ed i trafficanti di morte ringraziano. Ecco perche son contro la
pace, sono contro questa vuota parola che tanto più è usata senza la
discriminate di cui parlavo sopra tanto più è foriera di morte. Si lo so è
facile prendermi per naive senza aderenza con la realtà e soprattutto che non
capisce quella parola che giustifica tutte le più grandi nefandezze che
accadono in questo pianeta: la real politik.
No, non sono naive
sono conscio che si arrivati ad un punto di non ritorno e che tutto è affidato
alle poche cittadine e cittadini di questo pianeta che si stanno
muovendo dal basso per fare capire ai loro concittadini che sono e saranno i
movimenti che si oppongono alla industria bellica ed alle basi militari che
daranno un vero significato alla parola pace. Alla manifestazione contro le
basi NATO in Sardegna si è arrivati ad essere al massimo un migliaio di
persone, lo stesso accade alla RVM sempre in Sardegna per la chiusura della
fabbrica di bombe che ammazzano bambini,donne e civili in Yemen con i soldi
dell’Arabia Saudita e dell’America. Sarebbero dovute essere centinaia di
migliaia. Sarebbero dovute essere tutte quelle che ora si mettono in bocca la
parola pace. Ma non c’erano. Poche decine di persone davanti al tribunale di
Cagliari dove sono stati messi sotto processo cittadine e cittadini
che hanno manifestato al poligono di Capo Frasca in Sardegna. Solo
quelle persone e le persone che non potendo andare danno voce a quelle
manifestazioni hanno il diritto di usare la parola pace, tutte le altre se la usano
stiano attenti perché bene che vada è fuffa male che vada la utilizzano i
professionisti di morte per continuare ad ammazzarci gli uni con gli altri.
Gianni Lixi.
PS: in questo link
( qui )
Jeremy Corbin amplia con molta lucidità e competenza alcune cose di cui ho
parlato nell’articolo (scusate non è tradotto).
Sono contro la pace - Samed Ismail
Se all’interno dell’impero c’è pace significa che
all’esterno l’impero si trova in guerra.
Israele dichiara: «la guerra non è lo strumento per risolvere i conflitti».
In questa frase c’è più verità che ironia.
La risoluzione di un conflitto non è data soltanto dalla cessazione delle
ostilità. La vittoria è la risoluzione definitiva di un conflitto, la
risoluzione che si verifica quando uno dei contendenti prevale sull’altro. In
questo senso la guerra dichiarata, esplicita, non è sempre il mezzo migliore
per risolvere i conflitti….
Chi è il colpevole? - Ascanio
Celestini
Chi è il colpevole di questa guerra? È la Nato che sta allargando i propri
confini? È Vladimir Putin che ha scommesso sulla propria forza e ha tirato la
corda puntando sulla debolezza statunitense e sulle divisioni dell’Europa? Io
penso che la colpa è prima di tutto di chi fa politica con le armi.
E mi pare una disquisizione da salotto decidere chi sia più o meno
responsabile.
«La spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi,
arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari all’anno» (dall’appello di cinquanta premi Nobel e
scienziati). E se guardiamo in tasca al nostro paese ci accorgiamo che il
bilancio del ministero della difesa per il 2022 sfiora i 26 miliardi di euro
con un aumento di 1,35 miliardi. «Ci dobbiamo dotare di una difesa molto
più significativa e bisognerà spendere molto di più di quanto fatto finora» ha
detto Mario Draghi. Ed ecco che un colpevole ce lo abbiamo dentro casa.
Fa il presidente del consiglio in Italia.
Un altro si chiama Lorenzo Guerini. Giorgio Beretta, analista della Rete
Italiana Pace e Disarmo ci fa sapere che il nostro ministro della guerra «ha
sottoposto all’approvazione del Parlamento un numero senza precedenti di
programmi di riarmo: diciotto, di cui ben tredici di nuovo avvio».
Greenpeace International ci dice che «circa il 64 per cento della spesa italiana per le missioni militari è destinato a operazioni collegate alla difesa di fonti fossili». Negli ultimi quattro anni abbiamo speso 2,4 miliardi di euro nelle missioni militari collegate a piattaforme estrattive, oleodotti e gasdotti che riguardano l’Eni.
Per me è un piccolo capolavoro di indecenza l’articolo che Ernesto Galli
della Loggia ha scritto sul Corriere della Sera il 12 luglio 2020 a proposito
dell’Egitto. «Abbiamo bisogno del ben volere di Al Sisi perché l’Eni possa
continuare non solo ad estrarre dal suo Paese l’ingentissima quantità
d’idrocarburi e di gas che estrae ogni anno» e dunque possiamo evitare di
chiedere #veritàperGiulioRegeni. Il bravo giornalista
ritiene che sia più significativo «intitolare sempre al nome di Giulio Regeni
un certo numero di borse di studio (magari chiamando l’Eni a contribuire al
loro finanziamento)…».
Allora? Chi è il colpevole di questa guerra?
Come salvare la pace oggi - Vincenzo
Costa
1. Siamo in guerra.
Siamo ufficialmente in guerra: “L’unione europea finanzierà l’acquisto e la
consegna di armi per un paese sotto attacco” (Ursula von der Leyen). Borrell
addirittura pare abbia chiarito che la UE fornirà JEt da combattimento
all'Ucraina. Chi lo ha deciso? Quale parlamento lo ha deciso? Quale fonte
democraticamente legittimata ha deciso, per noi, di entrare in guerra? E non si
dica che non è guerra: quando si annuncia pubblicamente di acquistare armi e
inviarle a un paese in guerra contro un altro paese si entra in guerra con
quest’ultimo. È un gesto di ostilità, un gesto di guerra. Certamente, non aiuta
la pace.
Questo accade, peraltro, proprio nel momento in cui un flebile filo di
speranza si è aperto con l’avvio delle trattative tra Russia e Ucraina. Trattative
che hanno visto protagoniste, per promuoverle, Stati da cui non ci saremmo
aspettati che si muovessero in questa direzione, mentre la UE sembra giocare
alla guerra e le sue mosse mirano, oggettivamente, a sabotare quei negoziati.
Questa UE vuole la pace o la guerra? Che senso hanno queste dichiarazioni
bellicose, senza saggezza, spropositate?
2. Il febbraio radioso
Che si entrasse in guerra era inevitabile, lo si capiva. E non ci si può
opporre. Le masse sono state mobilitate, convinte, la propaganda di guerra è in
azione in maniera massiccia da settimane. La corrente dell’opinione pubblica è
tutta per la guerra oramai. Come sempre accade è stato costruito il nemico, è
stato creato il sentimento favorevole, l’odio verso chi uccide i bambini, verso
il pazzo assetato di sangue. Chi esprime dubbi diventa un collaborazionista.
Viene chiesto di maledire Putin se si vuole dirigere un concerto alla Scala, e
qualcuno già propone di bloccare i conti correnti bancari e di licenziare chi
non si allinea con la difesa della libertà e dei valori occidentali.
Chi non si allinea con l’atlantismo più sfrenato è pro-Putin è uno che ama
le dittature, i despoti, è uno che vorrebbe imporre la tirannia russa anche in
Occidente, e va isolato e punito. Magari ucciso, come accadde a Jean Jaures il
31 luglio del 1914.
3. Abbiamo bisogno di un movimento pacifista
E’ stato hackerato il movimento pacifista. Per la prima volta nella storia
abbiamo avuto pezzi (dico pezzi, perché ci sono tante persone che vogliono la
pace) di movimento pacifista che hanno chiesto di inviare armi, o addirittura
di intervenire. Un cantante famoso chiude un concerto per la pace chiedendo di
intervenire in Ucraina, cioè SI CONCLUDE UNA MANIFESTAZIONE PER LA PACE CON UN
INVITO ALLA GUERRA. Il segretario di un partito di governo chiede che si
inviino armi in ucraina, mentre gli americani, persino loro, si mostrano più
prudenti, più defilati, dichiarano che non sono stati usati i loro droni. Il
Bundestag tedesco aumenta le spese militare con cifre da capogiro e in maniera
continuata, che proseguiranno per i prossimi anni. Contro chi? Che cosa ci
aspettiamo? Che la Russia si senta tranquilla con gesti come questi?
Abbiamo bisogno di un movimento pacifista, che miri alla pace e non ad
acuire il conflitto e a farlo deflagrare, e PER AVERE LA PACE DOBBIAMO CHIEDERE
UN NUOVO PATTO DI SICUREZZA PER TUTTI, non un movimento che chieda di inviare
armi agli ucraini.
4. La guerra non è ancora iniziata
La guerra non è ancora iniziata. Sinora i russi hanno impiegato armamenti
rudimentali, avanzano lentamente, e non per la resistenza che trovano, ma
perché non vogliono fare vittime né civili né militari. Per adesso mirano solo
a negoziati, a negoziare un nuovo sistema di sicurezza europeo. Se falliscono i
negoziati inizia la guerra vera, e non sarà come quella che stiamo vedendo, con
due botti al giorno a Kiev, con scaramucce. Sarà la guerra, quella vera, quella
devastante.
E’ questa guerra che possiamo ancora evitare e che dobbiamo evitare, e se
vogliamo evitarla dobbiamo fare pressione perché le parti trovino un accordo,
chiedere alla UE e al nostro paese gesti che spingano tutti le parti a trovare
un accordo giusto per tutti. E la soluzione può essere una sola: la neutralità
dell’Ucraina.
Anche in questo caso, le dichiarazioni della von der Leyen, che allude
all’ingresso dell’Ucraina nella UE suona come un sabotaggio della pace, perché
l’ingresso dell’Ucraina avverrebbe in funzione antirussa.
Dobbiamo chiedere la costruzione di una grande Europa, di cui la Russia sia
parte integrante, perché la tradizione russa fa parte dell’Europa. Solo questo,
che non può avvenire in due giorni, può essere un obbiettivo di pace. E c’è da
pensare che qualcuno, acutizzando questo conflitto, abbia proprio mirato a
rendere per sempre impossibile la crescita di un’Europa che comprenda la
Russia.
La pace va costruita, con gesti, con politiche, con diplomazia, con la
sicurezza, non inviando armi a un paese in guerra.
5. I valori e la democrazia
Invece di sbrogliare la matassa diplomatica, con senso della misura,
tenendo conto degli interessi legittimi di tutte le parti (la sovranità e
l’indipendenza dell’Ucraina da un lato e la sicurezza della Russia), invece di
trovare un punto di mediazione tra queste due esigenze, la UE ha esasperato il
conflitto, facendolo diventare un conflitto tra la libertà e la tirannia, tra
il bene e il male. Un conflitto tra valori, oscurando il problema reale: che la
pace ha delle condizioni, e che va costruita costruendo un sistema di
sicurezza.
6. A che cosa si mira?
Ma questa esasperazione può non essere semplicemente il segno di pochezza
politica del ceto politico europeo. È chiaro oramai a che cosa si mira: si mira
a creare una situazione che porti alla perdita del potere da parte di Putin, a
destabilizzare la Russia. La speranza è che sanzioni, propaganda, pressioni
sugli oligarchi russi portino alla caduta di Putin. Si è personalizzato il
problema.
Tutti oramai credono che il problema non sia la Russia, le sue esigenze di
sicurezza, la sua storia, la sua identità, ma Adolf Putin, il pazzo. Tutti
oramai credono che non esista un problema politico, relativo a un nuovo assetto
di sicurezza globale, ma solo un problema psicopatologico, di un pazzo che va
fatto cadere, possibilmente con un complotto di palazzo.
7. Verso la destabilizzazione globale
Ovviamente, su Putin si può pensare quello che si vuole, che è un tiranno,
che è un autocrate, che ha un carattere pessimo. E Putin non è certo un modello
politico a cui guardare, e nessuno guarda a lui tra coloro che cercano di
capire quello che sta accadendo. Ma puntare sulla sua destituzione è un
azzardo, per diverse ragioni:
a) Può non riuscire (come non riuscì in Turchia il tentativo di spodestare
Erdogan), e questo produrrebbe un moto di repressione durissimo, una riduzione
delle libertà in Russia, una resa dei conti, che poi potremmo condannare, ma
che di fatto avremmo causato proprio noi con la nostra insipienza.
b) Può riuscire, ma dalla caduta di Putin difficilmente risulterebbe una
situazione più tranquilla, certamente non sorgerebbe una Russia democratica.
Non vi sono le condizioni strutturali. La Russia, come l’Ucraina, è dominata da
grandi oligarchi, vi è anche li un deep state che rappresenta l’ossatura. Ne
risulterebbe una situazione caotica, e avere una potenza nucleare
destabilizzata è da irresponsabili. La cultura liberale non impara
dall’esperienza, non riesce a capire che l’idea di esportare la democrazia in
contesti in cui non vi sono le condizioni produce il caos. Lo abbiamo visto in
Libia, in Afghanistan, dopo le primavere arabe.
c) La Cina non starà a guardare, e pensare a un colpo di mano antiputin in
Russia, senza un accordo con la Cina, potrebbe avere effetti devastanti. La
Cina confina largamente con la Russia, ha bisogno di stabilità. Ci mancherebbe
una Russia filo atlantica al confine cinese. Alcuni sognano cose che
diventerebbero incubi. Eppure, l’Occidente sta mirando alla destabilizzazione
globale.
8. Il rischio di una guerra nucleare
Alcuni pensano che il passaggio all’allerta nucleare ordinato da Putin sia
uno scherzo o un bluff. Non lo è. Voglio ricordare che gli USA usarono l’arma
atomica per due ragioni. A) mettere fine a un conflitto che costava troppe vite
di soldati americani e b) mettere in chiaro la forza che avevano ai fini della divisione
del mondo dopo la seconda guerra mondiale. Ora, se gli USA la usarono per
quegli scopi, crediamo davvero che uno stato minacciato nella sua esistenza
esiterebbe a usarla? Vale la pena mettere la Russia con le spalle al muro
sperando che preferisca perire senza usare la sua ultima risorsa? È saggio?
RUSSIA/UCRAINA: LA GUERRA DI TERRA E DELLA CULTURA - Umberto Franchi
Sembra che
" i potenti del Mondo" abbiano tutti perso la testa con:
- Putin che continua con una guerra atroce distruggendo una Nazione e causando migliaia di morti militari e civili;
-- con la UE ed il governo Italiano che anziché ricercare con la diplomazia la strada del dialogo e di un possibile accordo che tenga conto degli interessi delle i parti in guerra, decide di buttare benzina sul fuoco in modo belligerante, inviando armi all'esercito Ucraino;
ma l' Italia e l'Europa vanno oltre ed agiscono meschinamente anche sulla cultura con:
- l'Università Bicocca che annulla un corso universitario su DOSTOEVSKY perche' parla della Russia ;
- la scala di Milano con la complicità del Sindaco Sala , rimuove e licenzia il Direttore Russo Valéry Cherghiev perche' non ha abiurato rispetto alla guerra fatta dalla Russia di Putin ;
- la Commissione Europea censura la televisione di stato Russa "Russia Today" ed il giornale online Sputinik , perché allineati con il governo Russo ;
- la Polonia che accoglie tutti gli sfollati Ucraini ma solo se hanno la pelle bianca, quelli neri provenienti dall'Ucraina vengono espulsi ;
- in Italia giornalisti che raccontano cose diverse non allineate alla narrazione della stragrande maggioranza dei commentatori e vengono emarginati ;
- ed intanto i battaglioni neonazisti Ucraini "AZOV" , Impediscono ai civili di uscire dalle città per seguire i corridoi umanitari decisi dalla Russia ... li vogliono tenere come ostaggi per evitare i bombardamenti Russi..
Ora credo che questo comportamento oltre ad essere meschino, penso che i nostri governanti dovrebbero farsi questa domanda :
Siamo sicuri che stiamo facendo la cosa giusta ? oppure si dà il via ad un clima maggiore di astio e di odio e ritorsioni e contro-ritorsioni, aprendo la strada di una guerra atomica che metterebbe fine alle contese ma anche all'umanità ?
-Credo che anche il presidente dell'Ucraina deve rientrare in se ... Capire la realtà... senza continuare a chiedere l'intervento della Nato che vorrebbe dire guerra mondiale atomica!;
- infine credo che e' da ipocriti sostenere che le armi EU servono a difendere gli Ucraini... la differenza militare tra Ucraina e Russia e' enorme, le armi allungheranno solo la tragedia della guerra.. e penso che non valga continuare la tragedia della guerra, delle morti con distruzioni ed accumulo di macerie, solo al fine di fare entrare l'Ucraina nella Nato , di non sciogliere le bande naziste Ucraine e non riconoscere l'autonomia del Donbass.
Ricordiamoci il monito di Einstein: " Non ho idea di quali armi verranno usate per la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta con i bastoni e le pietre "
Russia:
dalle sanzioni al crollo? - Michael Roberts
La
guerra economica tra il gruppo di paesi della NATO guidato dagli Stati Uniti e
la Russia si sta intensificando insieme alla vera guerra nella stessa Ucraina.
In risposta all'invasione dell'Ucraina da parte
della Russia, gli Stati Uniti e l'Europa hanno alzato la posta imponendo sanzioni
economiche, in primo luogo la sospensione di qualsiasi relazione con le diverse
importanti banche russe, comprese le due maggiori, Sberbank e VTB.
Tuttavia, è significativo che le sanzioni escludano
la Gazprombank, il principale finanziatore russo alle società che esportano
energia. Chiaramente,
l'Occidente non vuole interrompere le esportazioni di petrolio e gas a causa
delle sanzioni, quando la sola Germania fa affidamento sul 40% della sua
energia dalle importazioni russe.
Di
conseguenza, il pacchetto di sanzioni della NATO prevede sostanziali eccezioni.
In particolare, mentre sanziona le maggiori istituzioni finanziarie russe,
esclude alcune transazioni con quelle istituzioni legate all'energia e alle
materie prime agricole, che rappresentano quasi i due terzi delle esportazioni
totali. Significativamente, l'Italia ha fatto pressioni con successo per
esentare dal divieto di esportazione la vendita delle borse di Gucci ai ricchi
russi! Pertanto ora la leader dell'UE Von der Leyen e Biden alla Casa Bianca
hanno annunciato che "lavoreremo per
vietare agli oligarchi russi di utilizzare le loro risorse finanziarie sui
nostri mercati". Biden dichiara che gli Stati Uniti "limiteranno la vendita della cittadinanza -
i cosiddetti passaporti d'oro - che consentiranno ai ricchi russi legati al
governo di Mosca di diventare cittadini dei nostri paesi e di accedere ai
nostri sistemi finanziari". L'UE e gli Stati Uniti stanno lanciando
una task force per "identificare,
dare la caccia e congelare i beni delle società e degli oligarchi russi
sanzionati, i loro yacht, le loro ville e qualsiasi guadagno illecito che
possiamo trovare e congelare".
La
ridicolaggine e l'ipocrisia di queste misure proposte non dovrebbero mancare.
Per decenni, i governi occidentali sono stati felici
di ricevere questi "soldi sporchi" e persino di consentire agli
oligarchi di ottenere la cittadinanza e privilegi speciali per esercitare
un'influenza sulla politica nei loro paesi al fine di sostenere i partiti
filo-capitalisti. Ora questi privilegi
devono essere eliminati (anche se vedremo fino a che punto si arriverà)…
Ucraina, i missili entrano solo con i
contractor – Thomas Mackinson
Missili, mortai, bombe, mitragliatrici, equipaggiamenti:
l’Italia è pronta a fare la propria parte per difendere l’Ucraina. Rifornimenti
per quella che, a detta di diversi esperti di tattiche militari, non sembra
ancora una “guerra”, almeno per la forza offensiva dispiegata e il numero delle
vittime di cui si ha notizia. Ma la scelta dell’Europa e della Nato di armare
l’Ucraina, senza scendere direttamente in campo, pone le condizioni perché sia
comunque una “guerra sporca”, anche sul fronte occidentale, quello che da sette
giorni si stringe attorno ai valori più alti della democrazia. Nella quale si
riaffaccia, però, l’ombra dei contractor.
Sul terreno ucraino non ci sono solo i temi del
soverchiante squilibrio delle forze in campo, dell’uso
di armi non convenzionali. C’è anche quello di “armare la
guerra” senza sporcarsi le mani, senza lasciare l’impronta sul campo. Tema per
gli alti comandi, e non solo, è anche come farle arrivare a destinazione,
possibilmente integre, fino alle linee impegnate sui vari fronti. Ufficialmente
gli accordi, anche quelli presi a Roma, prevedono una consegna diretta cui
provvederà la Nato per la parte logistica. Un ponte areo alla
frontiera, per poi procedere con un convoglio terrestre, giacché aereo sarebbe militarmente
esposto. Il punto di contatto “lecito”, spiegano fonti qualificate, potrebbe
essere ovunque, basta guardare la carta militare: le frontiere d’Europa non
sono sigillate ma “porose” e i punti in cui immettere colonne di armi e di
aiuti sono dappertutto, dall’Ungheria, dalla Romania, fino al Nord. Il problema
è proprio come scortarle in un viaggio di mille
chilometri fino a Kiev, che in tempo di pace impiegherebbe un giorno per
arrivare a Charkiv. Il tutto sotto l’occhio vigile dei satelliti, dell’aeronautica
e delle colonne di Putin. La questione non è banale, da ché l’anshluss pianificato
dal Cremlino si è infranto, per la resistenza opposta dagli ucraini e le
difficoltà logistiche incontrate sul campo: operazioni di supporto come queste,
non possono che procedere lungo un “corridoio” organizzato, protetto,
affidabile.
La Nato potrà certo vigilare, ma non entrerà mai in Ucraina
per fare la consegna. L’esercito di Zelensky
difficilmente potrà arrivarci e attraversare il Paese. Potrebbero entrare in
campo allora i famosi contractor, le compagnie paramilitari private che non
hanno insegne, fungono da avamposti degli eserciti e portando le armi quando
legalmente non si può. In Afghanistan le portavano le ambulanze. Del resto sono
già lì. Appena la situazione si è fatta incandescente aziende
private e governi occidentali hanno ingaggiato società
specializzate per garantire ai propri dipendenti un “lasciapassare”, quando
salire su un’auto o un aereo era già rischioso e i canali delle ambasciate non
promettevano certezze. L’inglese Stam, notizia di ieri,
si è adoperata per questo e un ex paracadutista italiano intervistato da Today
ha raccontato di essere stato ingaggiato da una
società che lavora per un governo straniero per portare al sicuro quaranta persone.
Ma qui non si tratta di evacuare civili, si tratta di portare armi alla guerra
che nessuno dice di volere…
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