Rigoristi in fallo: Olanda paradiso fiscale senza
vergogna - Ennio Remondino
Peccati caraibici
L’Olanda come le Cayman con furberie caraibiche. Predica austerità e
disciplina di bilancio in lungo e in largo, poi ‘lavora sottotraccia’ per
attirare le sedi fiscali di multinazionali di mezzo mondo. «Che nella maggior
parte sono rappresentate da una cassetta delle lettere o poco più. Neanche
fossimo in un qualsiasi arcipelago caraibico», commenta ‘Economia Spiegata
Faciile’. Ma sui dettagli tecnici del ‘peccato ‘ e sui sorprendenti ‘peccatori,
ci affidiamo alla ‘bibbia’ economica di Confindustria, Il sole 24ore, che non è
il sovversivo Manifesto.
Grossi peccatori di casa
«Da Mediaset a Fiat-Chrysler, Olanda paradiso delle holding». Non è
soltanto il Fisco, praticamente inesistente per le holding di partecipazioni,
ad attirare uomini e capitali, spiega il Sole24.
«Mediaset e Fiat-Chrysler, Rolling Stones e U2. Non importa se ti chiami
Berlusconi o Agnelli-Elkann, Mick Jagger o Bono Vox, in Olanda sei comunque il
benvenuto. Cantanti e imprenditori, banchieri e finanzieri si affollano
numerosi in questi giorni sui canali di Amsterdam, divenuta il crocevia dei vip
di due mondi oggi più che mai interconnessi: il business e lo spettacolo.
Eccolo, dunque, l’Eden delle multinazionali di ogni tipo. Se hai una holding e
cerchi un luogo dove installarla, questo è il posto giusto. Perché Amsterdam è
ormai un palcoscenico con una forza di attrattività spaventosa.
Prostituti in vetrina
«Fisco praticamente inesistente per le holding, flessibilità della
‘governance societaria’ (poche regole e vincoli di garanzia), un apparato
giudiziario snello e sburocratizzato, un sistema finanziario dove è facile
trovare capitali a costi bassi. E poi ci sono loro, i professionisti delle
multinazionali: uno stuolo di fiscalisti, commercialisti, notai, avvocati,
advisor e amministratori che rendono fluidi e rapidi i meccanismi di creazione
e di gestione delle holding».
Un furto da 50 miliardi l’anno
Conti da paura. Su un totale di 4.500 miliardi di euro dei bilanci dekke
oltre 15mila società che transitano tra Rotterdam e Eindhoven -oltre 5 volte il
Pil dell’Olanda- meno di 200 diventano imponibili ai fini fiscali. Ecco
spiegato perché colossi come Ikea, Unilever, Shell, Adidas, Niken (oltre
all’italiana Fca, sede legale a Londra, sede fiscale ad Amsterdam) abbiano
scelto proprio l’Olanda come domicilio fiscale.
‘L’Ue indaghi sui Paesi che chiedono i coronabond’, bufera sul ministro
olandese
Le parole del responsabile delle Finanze dell’Aia, Wopke Hoekstra, hanno
fatto scattare la reazione del premier portoghese Costa: “Commenti ripugnanti”.
Insulti anche sulla pagina Wikipedia, dove viene definito ‘fascista’ e ‘clown’.
“La Commissione europea dovrebbe indagare sui Paesi che chiedono i
coronabond per capire i motivi per cui non hanno abbastanza spazi di bilancio
per rispondere all’impatto economico della crisi”, riferisce Dario
Prestigiacomo su EuropaToday. Sono le parole che, a quanto fatto trapelare a
Bruxelles, il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra avrebbe
pronunciato durante l’accesa teleconferenza dell’Eurogruppo del 26 marzo. Le
parole di Hoekstra hanno avuto l’effetto di incendiare un dibattito già teso.
Tanto che prima il governo portoghese, poi fonti vicine a Spagna e Francia
hanno fatto circolare sui media tutta la loro indignazione. Arrivata persino su
Wikipedia.
Il primo a reagire pubblicamente è stato il premier del Portogallo, il
socialista Antonio Costa, che ha definito “ripugnanti” i commenti del ministro
dell’Aia. Il governo francese, avrebbe definito il politico olandese
“chatelain”, significato a metà strada tra feudatario e villano. I commenti del
ministro olandese hanno scatenato l’indignazione anche di semplici cittadini. E
qualcuno si è vendicato su Wikipedia: nella pagina in inglese che racconta la
biografia di Hoekstra (economista con un passato nella compagnia petrolifera
Shell e nella società di consulenza McKinsey), sono spuntate per alcune ore le
parole “fascista” e “clown”
Nessuno ha più tempo da perdere ad ascoltare i ministri olandesi delle
Finanze dopo che lo abbiamo fatto nel 2009, 2010, 2011 e anche dopo”, ha
sbottato Costa riferendosi proprio alle discussioni sulle politiche post-2008.
“L’ultima cosa che un politico responsabile può fare quando vediamo i drammi in
Italia, Spagna e in tutti gli altri Paesi, è non capire che la priorità delle
priorità è combattere questo virus”, ha concluso il premier di Lisbona.
da qui
Olanda, no agli
Eurobond e paradisi fiscali? Quanto ci costano le sue tasse
Il netto rifiuto dei Paesi Bassi alla
possibilità di istituire bond comuni per tutta l’Unione Europea
(indipendentemente dal nome che poi si voglia dare a questo strumento finanziario,
Eurobond o Coronabond) ha riportato in auge tanto in Italia quanto negli altri
Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo una vecchia questione: l’Olanda è un paradiso fiscale?
Secondo alcuni analisti, infatti, l’ordinamento tributario olandese è
particolarmente favorevole, tanto che potrebbe essere considerato alla stregua
di altre nazioni finite nella black list dell’OCSE dei Paradisi Fiscali. A
dimostrazione di ciò, sostengono i critici, ci sarebbe la lunga lista di
aziende che, di punto in bianco, decidono di spostare la loro sede legale e fiscale dal
Paese d’origine proprio in Olanda. Una scelta fatta, solo per
rimanere in Italia, da FCA, Exor e Mediaset e che costa ogni anno
all’Erario miliardi e miliardi di mancate entrate fiscali.
Dietro la ritrosia olandese alla “condivisione del debito” tramite
emissione di bond comunitari (siano essi a tempo determinato come i Coronabond, o a tempo “indeterminato” come
gli Eurobond) ci sarebbe la necessità di difendere il proprio sistema fiscale,
che potrebbe risentire di un livello differente di indebitamento.
Sistema fiscale
olandese: le aliquote
Da un confronto delle aliquote fiscali
applicate dall’Italia e dall’Olanda è facile capire come mai sempre più aziende
decidono di creare delle holding di diritto olandese e
affidare loro il controllo del pacchetto azionario. Partiamo, ad esempio, dall’aliquota ordinaria: nel nostro Paese la tassazione del
fatturato è al 24%, mentre nei Paesi Bassi è al 20% fino a 200 mila euro di
reddito imponibile e al 25% per cifre superiori. I due dati non sono poi così
lontani, ma l’Olanda fa la “differenza” sul fronte della tassazione delle
royalties, dei dividendi e delle plusvalenze.
In particolare, le società di diritto
olandese possono godere di una esenzione totale su
dividendi e plusvalenze generate da azioni di società
controllate. Se una holding olandese ha in portafogli una partecipazione del
100% in un’azienda italiana e quest’ultima genera 1 miliardo di euro di
dividendi, il fisco olandese non tasserà questa cifra. In Italia, invece,
l’aliquota ordinaria per gli utili da dividendi è del 26% (anche se il nostro
ordinamento fiscale prevede esenzioni e riduzioni).
Inoltre, l’Olanda è tra i Paesi europei
più attivi sul fronte del Tax Ruling.
Questo strumento consente a un Governo di sottoscrivere un accordo con
un’azienda o una holding per determinare la base imponibile e altri accordi
fiscali. Mediamente, i Paesi Bassi chiudono 250
accordi di Tax Ruling ogni anno, numero che li proietta al terzo
posto nell’Unione Europea.
Quanto costano le
tasse olandesi all’Erario italiano?
Va da sé che il trasferimento della sede
fiscale dall’Italia all’Olanda comporta una perdita per le casse dello
Stato di svariati miliardi di euro. Fare un conto preciso, in questo
caso, non è possibile, ma alcune stime fatte da diversi economisti possono essere
d’aiuto per farci un’idea. Secondo lo studio “The Missing Profits of Nations”, “I
profitti perduti delle Nazioni”, realizzato dai ricercatori Thomas Tørsløv e
Ludvig Wier dell’Università di Copenaghen e Gabriel Zucman dell’Università di
Berkeley, l’Italia perde il 19% di entrate fiscali ogni
anno a causa della “concorrenza sleale” di diversi paradisi
fiscali in tutto il mondo.
Secondo il report presentato al Fondo
Monetario Internazionale, ogni anno il nostro Paese
“perde” 8 miliardi di dollari di tasse, frutto di oltre 25 miliardi
di imponibile che viene trasferito verso paradisi fiscali tramite alcuni
artifici contabili. Di questi 8 miliardi, ben 6 sono indirizzati verso
Olanda, Lussemburgo e Irlanda (tutti e tre Paesi membri
dell’Unione Europea).
ne parla anche Fulvio Scaglione qui:
RispondiEliminahttps://www.famigliacristiana.it/articolo/paradiso-degli-evasori-ma-rigorosa-con-i-bilanci-degli-altri-la-doppia-morale-dell-olanda.aspx