Non sono necessarie (anche se potrebbero essere utili
per confermare la tesi) particolari competenze nel campo della demografia per
mettere a fuoco un aspetto decisivo, quanto finora ignorato o sottovalutato,
dell’attuale emergenza sanitaria. Per dirla in breve e in modo provocatorio: è
in corso il più ampio, pervasivo, articolato processo di ristrutturazione della
popolazione del pianeta mai verificatosi nella storia dell’umanità. Tutte le
principali relazioni in precedenza esistenti, e i rapporti gerarchici ad esse
connessi, sono in procinto di essere completamente rovesciati.
Dove colpisce il virus
Il virus uccide in massa gli anziani ultrasettantenni,
risparmiando quasi totalmente bambini, adolescenti e giovani. Colpisce in
stragrande maggioranza gli uomini, senza coinvolgere, se non marginalmente, le
donne. Attacca i residenti nelle regioni settentrionali del pianeta (e,
all’interno dei singoli paesi, nelle zone più a nord) lambendo semplicemente il
sud. Dilaga nell’Occidente euroamericano, mentre non sembra attecchire in
Africa e nel vicino oriente. Si diffonde fra i cittadini autoctoni, senza
toccare stranieri ed extracomunitari. Favorisce nettamente i negozi di
vicinato, con una rimonta che sfiora il 50%, rispetto alle catene della grande
distribuzione.
Non si tratta di una dinamica “naturale”, così come
erroneamente è stata fin qui giudicata da qualche commentatore meno distratto
di altri. Ciò che sta avvenendo, infatti, ha la forma di un una profonda
modificazione nella morfologia del potere su scala planetaria. I soggetti fin
qui subalterni – giovani, donne, africani, meridionali, immigrati, commercianti
al minuto – stanno emergendo come figure virtualmente egemoni, non importa se
come conseguenza di una micidiale pandemia, anziché come risultato di processi
socio-politici consapevolmente orientati e finalizzati. Quando la tempesta
virale si sarà acquietata, volenti o nolenti questi soggetti si troveranno a
gestire la durissima fase postemergenziale, mentre i resti delle categorie
sulle quali si è abbattuta la furia devastatrice della malattia dovranno
prendere atto del compimento di un processo che ha letteralmente ribaltato
ordini, gerarchie, assetti di potere.
Ora non servono nostalgie
Dopo aver tante volte invocato la necessità di un
ricambio generazionale, dopo aver ipocritamente auspicato reali pari
opportunità per le donne, dopo essersi illusi di poter proteggere il proprio
orticello europeo dal rischio di invasioni provenienti da paesi in via di
sviluppo, dovremo prendere atto che – inattesa, non voluta e anzi spesso
deprecata – la rivoluzione è avvenuta. Di questa consapevolezza andrebbe
riempita l’altrimenti vacua espressione: “niente sarà più come prima”. Questo,
più ancora di quello che si aggira nei reparti ospedalieri, o comunque da
quello alimentato, è il vero virus in giro per il mondo. Farsene una ragione,
senza nostalgie di ordini irrimediabilmente tramontati, è il primo passo verso
una pur limitata guarigione.
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