Battiato è un intellettualoide? Piccolo viaggio in un
grande fraintendimento - Matteo Santarelli
Un paio di giorni di fa, in un sabato di quarantena
qualunque, la scrittrice Michela Murgia nel corso del programma in
videochat Buon vicinato ha condiviso con la collega e
conduttrice Chiara Valerio le seguenti considerazioni su Franco Battiato:
“Franco Battiato è considerato un autore
intellettuale. E invece, tu ti vai a fare le analisi dei suoi testi e sono
delle min… assolute, citazioni su citazioni e nessun significato reale. Togli
due testi, forse, e il resto…. “
Parole che hanno scatenato il finimondo. I social
networks sono stati invasi da inviti spesso non eleganti a farsi gli affari
propri, a darsi ad altro rispetto alla musica, a tacere, a non intaccare la
sacralità del maestro con chiacchiere e opinioni di bassa lega. Qualcuno ha tirato
fuori persino il fatto che intorno al 2007 Michela Murgia ha sostenuto Mario
Adinolfi, oggi integralista cattolico in difesa della famiglia naturale, nella
sua poco fortunata corsa alla segreteria del PD. In un post che ha totalizzato
36.000 likes e quasi 5.000 condivisioni, il giornalista Andrea Scanzi ha
riassunto il tenore medio delle reazioni suscitate dalle battute di Murgia:
Gentile Murgia, dotata di qual grazia e infinita
meraviglia, fammi il favore. Prima di parlare a caso (per non dir peggio) di
Battiato, che sta peraltro combattendo una battaglia difficilissima ed è quindi
oltremodo osceno attaccarlo adesso, raggiungi la bellezza assoluta di testi e
musiche come Gli uccelli. Up patriots to arms. E ti vengo a cercare. Povera
patria. Eccetera. O gli arrangiamenti monumentali di Polli di allevamento, che
creò con Giusto Pio per Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Poi, quando avrai
anche solo raggiunto un centesimo di tutto questo, e per ora tra le messe
cantate a Radio Capital e le sbrosce mosce dei tuoi libretti neanche ti ci sei
lontanamente avvicinata, parla. Se proprio devi. Nel frattempo, impegnati
nell’unica cosa che da sempre sai fare: recitare al peggio la caricatura
dell’intellettuale, a uso e consumo di quelli che si accontentano di poco. Anzi
quasi niente.
Nelle ultime ore, la scrittrice ci ha tenuto a
precisare che era tutta una provocazione, che lei ha sofferto a dire quelle
cose perché lei in realtà Battiato lo ama, e litigare per il gusto di litigare
fa parte della trama del programma. In quanto segue, non ci occuperemo delle
reali intenzioni di Michela Murgia, del senso di buttare opinioni a caso in
diretta “per il gusto di litigare”, né del fatto che una scrittrice debba
chiedere il permesso a Scanzi prima di parlare di ciò che pensa. Non parleremo
nemmeno di un tema che pure è interessante, ossia quanto sarebbe contento lo
stesso Battiato di queste difese un po´ da bulletti e celoduristi. Come ha
scritto Giso Amendola in un recente post Facebook sul tema: “possiamo
immaginare bene quanto poco gradisca il Maestro una non necessaria e non
richiesta “difesa” se deve essere l’occasione di sfogo di sessismo, machismo,
antifemminismo militante, bodyshaming e quant’altre schifezze”.
Il tema tuttavia è un altro. Con buona pace di Scanzi,
le parole di Murgia al di là delle sue reali intenzioni ripropongono un’accusa
che spesso è stata rivolta a Battiato: usare le proprie canzoni per uno sfoggio
di cultura fastidioso, kitsch e senza senso. Canzoni che devono il loro
successo al fatto che chi le ascolta può darsi un tono da intellettuale,
risparmiandosi la fatica richiesta dal seguire la musica veramente
intellettuale – la dodecafonia, il free jazz, la world music più sofisticata.
In breve: Battiato sarebbe un autore di canzonette infarcite di citazioni
inutili, che servono solo a far pensare a chi le ascolta che: “no, io le
canzonette non le ascolto. Io ascolto Franco Battiato”. Non essendo un vero
intellettuale, risulta essere un intellettualoide. Ma quanto c´è di vero in
questa critica? Per rispondere a questa domanda, proviamo a partire da alcuni
fatti che sembrano confermare un’immagine negativa del Maestro…
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