Abbiamo preso atto,
con stupore, del documento sulla “fase 2” di recente approvato
dal Consiglio regionale della Lombardia.
Nella parte
introduttiva del documento leggiamo: “La Risoluzione impegna il Presidente e la
Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo ed in ogni sede
istituzionale … affinché sia concessa una maggiore autonomia nel coordinamento
dei MMG e PLS, per ricondurli a tutti gli effetti quali dipendenti del sistema
sanitario regionale”.
Lo stupore aumenta
leggendo la parte successiva del documento che, smentendo sostanzialmente
l’affermazione precedente, per i medici di famiglia, si fa riferimento
all’ordinamento attuale, quello cioè di liberi professionisti convenzionati.
Rileviamo l’assoluta
inconsistenza dei contenuti del documento riguardo alle proposte di
riorganizzazione del sistema sanitario, che altro non fanno che riproporre
l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate
evidenti, dolorosamente, nella gestione di questa pandemia. Registriamo
inoltre con dispiacere l’incapacità di analisi della situazione e soprattutto
l’assenza di un’analisi degli errori, sempre doverosa da parte di chi
ha la responsabilità e l’onere di gestire un’organizzazione
complessa, soprattutto in corso di eventi catastrofici.
Un evento catastrofico
spesso rende inevitabili gli errori, tutti lo sappiamo, ma gli errori devono
essere riconosciuti, vanno corretti, non vanno nascosti.
La proposta del
passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale comporterebbe il
venir meno del rapporto di fiducia tra medico e paziente, sostanziato dalla
fine della libera scelta del cittadino, tanto cara a chi governa la nostra
regione.
Questa proposta
inoltre comporterebbe quanto meno un raddoppio dei costi attuali per gli oneri
riflessi, l’obbligo per la Regione di fornire idonei locali e strutture, di
fornire tutto il personale necessario (infermieri e amministrativi) e non solo
un modesto e parziale rimborso come avviene attualmente, di garantire le
turnazioni dei medici che non potrebbero essere di certo utilizzati 12 ore al
giorno, quindi quanto meno un raddoppio degli stessi, cosa impossibile in
quanto si fatica già a coprire gli organici attuali.
A meno che, con
un’inappropriatezza di linguaggio a cui siamo stati abituati, non si volesse
intendere solo la volontà di introdurre norme che rendano il medico di
famiglia succube della politica, come già purtroppo è avvenuto per i colleghi
che lavorano negli ospedali.
Non ci sembra pertanto
necessario commentare oltre.
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