A seguito dei crescenti allarmi sulla diffusione del Covid-19 nelle
carceri, il governo della Turchia sta accelerando la
stesura di una proposta di legge che potrebbe far
tornare in libertà fino a 100.000 prigionieri.
Sulla base della Legge sull’esecuzione delle pene e sulle misure di
sicurezza, i prigionieri possono essere posti in libertà condizionata dopo
aver scontato due terzi della condanna. La proposta di legge che il
parlamento turco dovrebbe approvare nel giro di pochi giorni riduce questo
periodo a metà della condanna e autorizza gli arresti domiciliari per le donne
incinte e gli ultrasessantenni con verificati problemi di salute.
Per i detenuti condannati o accusati di un ridotto numero
di reati, compresi quelli di terrorismo, la riduzione della
proporzione di condanna già scontata per chiedere la libertà condizionata non
varrà, così come per quelli in detenzione preventiva o per coloro la cui
condanna è attualmente oggetto di un ricorso.
LIBERARE I DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI, I PRIGIONIERI DI COSCIENZA E ALTRI
DETENUTI A RISCHIO
Insieme ad altre organizzazioni non governative abbiamo
diffuso una nota congiunta,
accogliendo positivamente il provvedimento e, allo stesso tempo, chiedendone
l’estensione ad altri detenuti.
Il sovraffollamento e l’insalubrità delle strutture
penitenziarie già in condizioni normali, si legge nella nota congiunta,
rappresentano una minaccia per una popolazione
carceraria di quasi 300.000 persone e per decine di migliaia
di persone che vi lavorano.
Temiamo tuttavia che, stando all’attuale bozza del provvedimento, giornalisti, difensori
dei diritti umani, altre persone in carcere solo per aver espresso i loro
diritti e ulteriori detenuti che avrebbero titolo a essere rilasciati, rimarranno
dietro le sbarre.
Inoltre, riteniamo che le autorità di Ankara dovrebbero riesaminare
i casi di tutti i detenuti in attesa di giudizio con la prospettiva di
un loro rilascio. La detenzione preventiva dovrebbe essere una
misura eccezionale mentre invece in Turchia è applicata regolarmente e in modo
punitivo.
Il governo dovrebbe prendere in seria considerazione anche il rilascio
di prigionieri particolarmente vulnerabili al contagio, come gli anziani e
quelli che versano in gravi condizioni di salute.
Tutti i prigionieri dovrebbero in ogni caso avere rapido accesso
alle visite e alle cure mediche, comprese quelle relative alla prevenzione
e al trattamento del virus Covid-19. Il personale delle carceri e gli operatori
sanitari che lavorano al loro interno dovrebbero avere accesso a informazioni,
equipaggiamento, formazione e sostegno adeguati.
LA REPRESSIONE DEL DISSENSO IN TURCHIA
La legislazione antiterrorismo è formulata in modo vago ed
è ampiamente usata per fabbricare accuse contro giornalisti, attivisti dell’opposizione, avvocati, difensori
dei diritti umani e altri dissidenti.
Come verificato in numerosi processi cui abbiamo assistito, molte
di queste persone trascorrono lunghi periodi di detenzione preventiva e
altrettante vengono condannate per reati di terrorismo solo per aver
espresso le loro opinioni, senza alcuna prova che abbiano mai fatto uso
della violenza o l’abbiano incitato o che abbiano dato appoggio a
organizzazioni illegali.
Tra questi detenuti figurano il noto giornalista e scrittore Ahmet
Altan, l’esponente politico curdo Selahattin Demirtaş, l’uomo
d’affari e leader della società civile Osman Kavala e molti
accademici, difensori dei diritti umani e giornalisti.
Demirtaş ha riferito di avere problemi cardiaci, Altan e Kavala hanno più
di 60 anni e questo significa che sono soggetti a rischio di contagio da
Covid-19. Non avrebbero mai dovuto finire in carcere e non rilasciarli
peggiorerebbe solo il quadro delle gravi violazioni dei diritti umani che hanno
già subito.
LE NOSTRE RICHIESTE AL GOVERNO E AL PARLAMENTO TURCO
Chiediamo al governo e al parlamento della Turchia di rispettare
il principio di non discriminazione nell’attuazione delle
misure che verranno assunte per mitigare il rischio di pandemia da Covid-19
nelle prigioni del paese.
Non farlo, nel contesto della proposta di legge per il decongestionamento
delle carceri, significherebbe escludere il rilascio di determinati
prigionieri sono a causa delle loro idee politiche.
Migliaia di persone sono dietro le sbarre solo per aver esercitato i loro
diritti alla libertà di espressione e di manifestazione pacifica. Ora corrono
un pericolo senza precedenti per la loro salute. Nel rispetto dei suoi
impegni di diritto internazionale, la Turchia ha il chiaro obbligo di prendere
tutte le misure necessarie per assicurare il diritto alla salute di
tutti i prigionieri, senza alcuna discriminazione.
Invitiamo le autorità turche a cogliere questa opportunità per rilasciare
immediatamente tutte le persone ingiustamente imprigionate e a
valutare con urgenza il rilascio di tutte le persone che non sono state
condannate per alcun reato e di coloro che sarebbero particolarmente a
rischio nell’ipotesi di una rapida propagazione del Covid-19 e la cui
salute non può essere garantita in luoghi sovraffollati e insalubri.
LE ASSOCIAZIONI
La dichiarazione è stata sottoscritta da Article 19, Punto24
– Platform for Independent Journalism, Amnesty International, Articolo
21, Association of European Journalists, Cartoonists’
Rights Network International, Committee to Protect Journalists, Danish
PEN, English PEN, European Centre for Press and Media
Freedom, European Federation of Journalists, Freedom
House, Frontline Defenders, German PEN, Index
on Censorship, Initiative for Free Expression – Turkey, International
Press Institute, IPS Communication Foundation/bianet, IFEX
– the Global Network Defending and Promoting Free Expression, Norwegian
PEN, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, PEN
Canada, Reporters sans frontieres, South East Europe
Media Organisation, Swedish PEN, Turkey Human Rights
Litigation Support Project e Wan-Ifra/World Association of
News Publishers.
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