giovedì 30 aprile 2020

Dieci punti sul coronavirus: la trinità tecnologica e il nuovo mondo - Piotr



Storicamente le pandemie hanno forzato gli esseri umani a rompere col passato e reimmaginarsi il mondo. Questa non è differente. E' un portale, un cancello tra un mondo e il prossimo. Possiamo scegliere di attraversarlo trascinando le carcasse dei nostri pregiudizi e dell'odio, della nostra avarizia, delle nostre banche dati e idee morte, dei nostri fiumi morti e dei cieli fumosi dietro di noi. Oppure possiamo camminare con leggerezza, con poco bagaglio, pronti a immaginare un altro mondo. E pronti a lottare per esso.
(Arundhati Roy)
1. Preludio indiano: la prima divinità
Dopo un decennio di frequentazione di Calcutta i miei amici indiani mi dissero che avevo iniziato a capire il Bengala (non l'India, ma il Bengala). Qualche disinvolto, ma prestigioso, giornalista dopo un soggiorno di due settimane si è sentito in diritto di scrivere un libro per “spiegare” l'India. Risibile, ma le cose vanno così. Quando c'è il prestigio c'è il prestigio. Non è vero?
Dopo due decenni abbondanti di frequentazione di quell'enorme e complicato Paese, ho capito un'altra cosa: l'India, e più in generale il subcontinente indiano, è un immenso campo di sperimentazione.
Nel dicembre del 2016 io stesso fui testimone di un violento esperimento sociale: la demonetizzazione, cioè la pressione per far utilizzare obbligatoriamente la “moneta di plastica”, ossia le carte di debito e di credito. Ne parlai in un articolo intitolato “India: laboratorio mondiale per la demonetizzazione forzata” [1]. Le considerazioni conclusive sull'esperimento di cui ero stato testimone erano queste:
1) Un drenaggio di ricchezza verso la finanza, perché le carte si possono usare solo se si versano i soldi su un conto bancario e quando si versano i soldi si fa un prestito alla banca.
2) Un potere immenso di sorveglianza, grazie alla tracciabilità dei movimenti contabili e di quelli fisici.
3) Il controllo tecnico-politico delle transazioni da parte delle grandi istituzioni finanziarie e di conseguenza dei governi che fanno loro riferimento.

2. Arriva Bill Gates
Mentre io ero là a Calcutta, in India arrivò anche Bill Gates che, come potete leggere dall'articolo sopra citato perorò la causa della demonetizzazione che stava portando avanti il governo del fascistoide indù Narendra Modi. Può sembrare un giudizio esagerato, ma l'attuale primo ministro indiano ha sulla coscienza - avendole rivendicate politicamente - violenze enormi e inenarrabili su uomini, donne, bambini e bambine musulmane e il mio giudizio è condiviso da persone di elevata caratura, ad esempio dalla scrittrice Arundhati Roy [2]. E' importante ricordare la natura del governo a cui Bill Gates stava prestando assistenza, perché il padrone di Microsoft viene considerato un filantropo democratico.
Quando lessi la notizia del suo endorsement dell'esperimento di Modi, pensai che l'obiettivo fossero i suoi affari legati all'informatica e ai servizi bancari. Ma Gates, come si vedrà, aveva una visione più ampia, Inoltre io in quel momento avevo aperto solo un occhio e mezzo, non tutti e due. Avevo denunciato, è vero, la possibilità di controllo capillare, ma ero più interessato al lato economico-finanziario della faccenda. Un errore da non fare mai, perché se si ci dimentica che al primo posto c'è sempre la politica, anche se magari se ne sta nascosta o viene nascosta, non si capisce la parte più importante di ciò che sta avvenendo. Di solito ci sto molto attento, ma in quel momento mi ero distratto.

3. Il dispiegamento della trinità tecnologica
Infatti l'introduzione forzata della “moneta di plastica” al posto del contante, era solo uno dei tre elementi che compongono la “trinità tecnologica” di cui Bill Gates è sommo sacerdote, ovvero 1) conto bancario, 2) telefoni cellulari, 3) identificazione biometrica. Io nel 2016 l'avevo intravista nettamente, ma mi ero concentrato solo sulla prima divinità.
Il termine “trinità tecnologica” non me lo sono inventato io, ma la rivista GeekWire nell'articolo intitolato “Gates Foundation identifies a tech ‘trinity’ to bolster digital inclusion around the world” [3].
GeekWire dice di sé di essere un “organo online di informazione sulle tecnologie, con solide radici a Seattle”, ovverosia, si può facilmente leggere, con solidi finanziamenti da parte di Microsoft e compagni. Leggete l'articolo perché è interessante. Uno dei motivi del suo interesse è che parla di questa “trinità” in termini entusiastici e quindi non tacciabili di “cospirazionismo”. Infatti la prima cosa che dice è che essa “potrebbe aiutare a distribuire risorse in modo più efficiente ed equo nei paesi in via di sviluppo”. Da notarsi l'utilizzo in pochi secondi di lettura di due parole chiave della nostra epoca “inclusione” ed “equo”. Le altre sono “solidale”, “verde”, “sostenibile” e adesso iniziano a prendere piede “salubre”, “inoppugnabile”, “scientificamente incontestabile”, “necessario per la salute pubblica” mentre il raggio d'azione della locuzione “responsabilità sociale” si è notevolmente espanso.
Chi è l'autore di quella bella affermazione iniziale? Ma è ovvio: la Bill & Melinda Gates Foundation, non c'è bisogno di dirlo. GeekWire d'altra parte è un suo megafono.
La fondazione dei Gates è impegnata su tutti e tre i fronti. Per il nostro bene, dice. E di questo non dubitiamo nonostante il fatto che quando Gates aveva appoggiato la demonetizzazione, non solo stava dando il suo aiuto a un fascistoide che aveva rivendicato orribili stragi di civili, ma lo appoggiava in un'azione che lo stesso miliardario Steve Forbes definiva “di una immoralità che lascia senza fiato” (breathtaking in its immorality).
Ma basta con le polemiche e andiamo avanti.
La prima divinità, il conto in banca, l'abbiamo quindi vista all'inizio.
La seconda la vedremo all'opera sulla nostra pelle tra poco con la app di rintracciamento/certificazione/allarme legata all'epidemia da coronavirus.
Passiamo alla terza che riveste un interesse del tutto particolare.

4. La terza divinità
La terza divinità, è la schedatura biometrica universale ed è legata a filo doppio alle vaccinazioni obbligatorie universali. E il bello è che il progetto parte da un membro di altissimo livello dell'élite di un paese dove non solo non esiste un sistema sanitario nazionale universale, ma dove anche le proposte più ardite di riforma dell'healthcare system sono in sostanza un regalo all'altra trimurti, la FIRE (Finance-Assurance-Real Estate), solo un po' più a carico dello Stato.
E qui ritorniamo al subcontinente indiano, perché da quelle parti la sperimentazione è già in corso, con non poche polemiche: “Controversial vaccine studies: Why is Bill & Melinda Gates Foundation under fire from critics in India?” intitolava nel 2014 un articolo dell'Economic Times [4]. Si trattava comunque, in questo caso, di “business as usual” per Big Pharma e alleati, cioè del solito utilizzo dei più poveri come cavie umane e della pratica di rifilare al Terzo Mondo (essere Terzo Mondo oggi è una condizione politica e non più economica) le schifezze rifiutate dal Primo. Tuttavia per mettersi al riparo dalle polemiche di un Paese che ha una lunga tradizione di lotte, gli esperimenti più avanzati, quelli non “as usual”, sono stati spostati nel Bangladesh.
Lì si sta sperimentando la raccolta di dati biometrici in concomitanza con le campagne di vaccinazione.
Per capire cosa vuol dire, ancora una volta non ho bisogno di citare un oscuro blogger preoccupato e magari un po' esagerato, ma un articolo di Biometric update, cioè di un entusiasta organo d'informazione del settore: “ID2020 and partners launch program to provide digital ID with vaccines” [5].
Ovviamente, tutto per il bene delle persone. Per PricewaterhouseCoopers, la schedatura biometrica è proprio il modo con cui “organizzazioni governative - e non governative! va da sé - (dei Paesi ricchi, è sottinteso) possono aiutare le persone (dei Paesi poveri, è sottinteso) a diventare una parte sicura della società, finanziariamente inclusa ed economicamente attiva” [6].
E c'è chi sta pensando a passi tecno-bio-politici ulteriori, cioè non alla schedatura biometrica in concomitanza con le campagne di vaccinazione, bensì tramite le campagne di vaccinazione. Varie opzioni sono allo studio.
Una è il microchip sottocutaneo [7].
La stessa Bill & Melinda Fundation è sempre stata attenta e attiva in questa direzione: “Bill Gates funds birth control microchip that lasts 16 years inside the body and can be turned on or off with remote control”. Così il “National Post”, sempre nel 2014 [8].
E l'organo liberal-imperiale “The Atlantic”, ovviamente, ne va matto: “Why You’re Probably Getting a Microchip Implant Someday” [9].
Un'altra possibilità in fase avanzata di studio da parte del MIT di Boston è il marchio vaccinale sottocutaneo “invisibile a occhio nudo, ma facilmente visibile con un filtro speciale di un cellulare”. Di questo ce ne parla “Scientific American” [10].

5. Occasioni mancate: l'influenza “suina”
Tra il 2002 e il 2004 il coronavirus della SARS non fece sufficienti danni e neppure l’influenza aviaria del 2005/2006. Non erano adatte a preparare il terreno a ciò che si iniziava già allora ad avere in mente distintamente. Per non parlare della “Hong Kong” del 1968 (1 milione di morti): la strumentazione tecnica non c'era e, ancor più importante, si era solo ai prodromi dell'odierna crisi sistemica, che si conclamò poi col Nixon shock del 1971.
Con la cosiddetta influenza “suina” scoppiata nel 2009, le cose sembravano più promettenti e la narrativa attorno a questa epidemia sembrava ben congegnata. Infatti l'OMS nel 2009, lanciava questo allarme: “Almeno 2 miliardi di persone potrebbero infettarsi nei prossimi due anni – circa un terzo della popolazione mondiale”. Però, a rassicurazione, un mese dopo la sua direttrice Margaret Chan annunciava che “i produttori di vaccini potrebbero produrre 4,9 miliardi di dosi all'anno nella migliore delle prospettive” [11].
Dopo dieci anni il bilancio era questo:
Contagiati certificati nel mondo: 1.632.258 (cioè in dieci anni 8 decimillesimi di quanto “previsti” in due anni - certo l'Epidemiologia non è una scienza esatta, certo bisogna pensare allo scenario peggiore, ma sbagliare di questi ordini di grandezza legittima, oh sì che legittima, a pensar male; e come vedremo tra poco, a pensar male tra i tanti fu proprio il governo di quella Svizzera che ospita l'OMS).
Morti certificati nel mondo: 18.036, stimati: da 151.700 a 575.400 (da 15.000 a 57.000 all'anno, l'influenza normalmente ne fa fino a dieci volte di più).
E i vaccini? Ecco, come anticipato, l'estratto di un'interrogazione al Parlamento Federale svizzero, a un solo anno dall'allarme [12]:
Oggi nessuno ne parla più [di quella epidemia]. I ministri della sanità di tutti i Paesi hanno speso miliardi per acquistare medicamenti che nel frattempo sono stati eliminati o stoccati in magazzini in attesa di essere smaltiti. I benefici realizzati dai gruppi farmaceutici sono ben visibili nei loro consuntivi, ma il conto lo pagano i contribuenti e gli assicurati con i premi delle casse malati. L'autorevole gruppo di lavoro europeo sull'influenza ESWI è in pratica finanziato esclusivamente dai fabbricanti di medicamenti antinfluenzali. Alcuni scienziati figurano sui prospetti promozionali dei gruppi farmaceutici”.
Ed ecco uno stralcio della risposta del governo elvetico:
Sono in corso una revisione e un aggiornamento del piano pandemico nazionale. Saranno in particolare precisati i ruoli e le responsabilità nel settore sanitario. Inoltre si vuole rendere più flessibile la dipendenza delle strategie e delle misure nazionali dai livelli di allerta definiti a livello mondiale dall'OMS.”
Voi cosa capite? Io capisco: “Dell'OMS non ci fidiamo più”.
E sette anni dopo la situazione era solo peggiorata visto che Antoine Flahault, direttore dell’Istituto di Sanità Globale della facoltà di medicina dell’Università di Ginevra rincarò la dose: “Oramai l’Oms è costretta a tenere conto di quello che Bill Gates ritiene prioritario” [13].
Un'altra occasione mancata fu l'epidemia di Ebola. Durò dal 31 dicembre 2013 al 31 maggio 2016, con un tasso di mortalità altissimo (si stima il 64%) ma con una diffusione molto bassa. Si finì con 28.657 contagi e 11.325 morti. In più fu sostanzialmente circoscritta a paesi del Terzo Mondo (in Italia l'unico infettato, che per fortuna se la cavò, fu un medico di “Emergency” ritornato da una missione all'estero).
Il tempo molto breve d'incubazione della malattia (circa 3 giorni) e i vaccini (risolutivo quello russo) permisero di contenere in modo efficace la diffusione del virus.
Tuttavia era un virus pericoloso e nuovo.
Due anni dopo, riferendosi all'esperienza della Spagnola e dell'Ebola, Bill Gates pronunciò il suo famoso allarme: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimi decenni è più probabile che sia un virus altamente contagioso. Non missili ma microbi” [14].
Io tutto sommato temo di più una guerra nucleare, anche se, per pura fortuna, fosse limitata. E comunque sia negli ultimi cento anni le guerre hanno causato più morti di tutte le pandemie combinate dalla Peste Nera del XIV secolo ad oggi. E le mie preoccupazioni non possono che aumentare se, come è appena successo, i ministri degli esteri Nato, come sapete, hanno affidato la “guerra al coronavirus” da parte dell'organizzazione militare a un generale americano che accarezza l'idea del first strike nucleare [15].
Ma torniamo all'allarme lanciato da Bill Gates, perché una cosa sono i fatti e un'altra cosa le leggende.
In alcuni ambienti si ragiona in questo modo: la “predizione” di Bill Gates è la prova che lui sapeva e questa, a sua volta, è la prova che lui con lo scoppio di questa pandemia c'entra. Una variante è che la pandemia non c'è ma in qualche misura e per qualche ragione i governi di mezzo mondo collaborano coi piani di Bill Gates e dell'associazione di vaccinatori ossessivo-compulsivi Gavi Alliance. In altri termini, una molteplicità di governi, si noti anche molto ostili tra di loro, sostiene la medesima narrazione menzognera, con la complicità non solo dei media (che tutto sommato è facile ottenere) ma anche di medici e paramedici territoriali e ospedalieri di mezzo mondo (perché così deve essere, altrimenti non funziona).
In realtà Bill Gates è bravissimo nel marketing. Chi conosce ad esempio la storia dei sistemi operativi sa benissimo che lui non è un genio dell'informatica, che le brillanti idee tecniche che fecero trionfare Microsoft non erano sue. Ma sicuramente è un mago negli affari. Anche in questo caso non diceva una cosa straordinaria ma diceva in modo spettacolare una cosa che ogni virologo competente sapeva.
I virologi infatti da tempo mettevano, invano, in guardia i governi occidentali (in Asia cosa potesse essere una moderna pandemia ormai lo avevano capito dalla SARS e dall'Aviaria e ne avevano tratto insegnamento). Bill Gates invece preparava le reti da pesca, cioè la combinazione di strumenti e dispositivi che per qualcuno significava soldi e per qualcun altro potere.
Bill Gates sapeva, perché era nella posizione per saperlo, cosa stavano studiando i virologi, i virologi nella loro stragrande maggioranza non sapevano, perché non erano nella posizione per saperlo, cosa stava studiando Bill Gates.
Nessuna “predizione”, nessun “complotto”, ma informazioni e strategie basate sulle informazioni. E' tutto molto più semplice.

6. Arriva finalmente l'occasione giusta: il Covid-19
Agli inizi del 2020 in Cina, nella città di Whuan, undici milioni di abitanti nella provincia di Hubei, vengono raccolte prove che un nuovo virus si è trasmesso da animale a uomo. Non se ne sa molto ma sembra aggressivo e pericoloso. L'11 di gennaio a Wuhan si registra il primo decesso.
La Cina, memore della cattiva figura nel 2003 quando per più di tre mesi nascose all'OMS l'epidemia SARS, dopo un momento d'incertezza (probabilmente dovuto anche a conflitti tra le autorità locali e quelle centrali, esattamente come qui da noi) decide di prendere di petto la situazione e di mostrare al mondo il proprio senso di responsabilità e la propria efficienza. Ci è riuscita con una reattività miracolosa e con misure draconiane di distanziamento sociale che si sono innestate non tanto su una capillare capacità di repressione - come si è detto da noi per ovvi motivi ideologici - ma su un profondo senso della responsabilità collettività. Un senso che può essere in linea di principio borderine tra la spontaneità e il ricatto. In Cina ci sono stato tre volte (e anche lì, nell'Hubei, a girovagare sullo Yangtze nelle magnifiche Tre Gole, patrimonio UNESCO) e confrontando altre testimonianze io protendo per una loro abitudine culturale a pensare in termini di collettività, e non per una supina accettazione di quanto dettano le autorità, o addirittura terrore come si è detto, perché i Cinesi da sempre sono abituati a ribellarsi se pensano che chi li governa sbagli e non li garantistica, e lo fanno anche adesso.
L'arrivo in Europa del nuovo coronavirus e la situazione drammatica che il Covid-19 ha creato in un breve lasso di tempo nel Nord Italia, e a seguire a ruota in Spagna, in Francia, nel Belgio, in Olanda e negli UK, il conseguente impatto psicologico sulla società, più l'esempio, risultato ad oggi vincente, delle misure prese in Cina, tutto ciò ha sicuramente creato uno scenario favorevole al nuovo affondo di Bill Gates, che già il 2 marzo al World Economic Forum di Davos si era eretto con l'aiuto dei media a stratega from behind nella lotta a questo coronavirus [16]. Poche parole, ben pesate, apparentemente neutre e sensate. Tanto non è in occasioni come quelle che si illustra una strategia. In realtà esse non vengono mai illustrate in pubblico completamente, ma occorre sempre unire i puntini.

7. Reingegnerizzazione della società: lo impone il coronavirus
Negli Stati Uniti Anthony Fauci, direttore dell'Istituto per le allergie e le malattie infettive del National Institute for Health (NIH), ha lanciato un allarme che ancorché con numeri più sobri, ricorda un po' quello della signora Wang per la “suina”: negli Stati Uniti ci saranno dai 100.000 ai 200.000 morti, esattamente le stesse stime di Bill Gates. Da 300 a 600 morti per milione, ovvero tutti gli States come la Bergamasca o peggio. Io non escludo che alla cifra più bassa gli USA rischino di arrivarci veramente dato il loro non sistema sanitario, ma vorrei sottolineare un altro punto.
Dopo aver esposto le sue stime, Fauci si è lanciato nella predizione di futuri distopici: “Mai più strette di mano”, così sul “Wall Street Journal” [17].
In sé è chiaramente un'idiozia (sì, i grandi esperti riescono benissimo a dire idiozie). Dopo la Peste Nera la gente tornò a stringersi la mano e ad abbracciarsi, dopo la peste del '600 successe la stessa cosa, dopo la Spagnola anche. Adesso il dottor Fauci ci viene invece a dire che non bisognerà più farlo “per il nostro bene”. Quindi anche se in sé è un'idiozia, per sé potrebbe diventare un obbligo, come il saluto romano.
Secondo il mio modo di vedere le cose, Fauci, sebbene appartenga alla gang della Clinton, dice queste cose non perché sia nella cabina di regia di un complotto ristretto (in realtà a dar retta a chi pensa che questo complotto ristretto esiste veramente, la cabina di regia dovrebbe essere affollatissima) ma perché sono decenni che si sta creando un clima culturale “rivolto al nuovo”, una modalità di percepire le cose, un linguaggio e persino una forma di etica, che spinge in modo “naturale” a pensare, prima ancora che dire, cose come queste. Da tempo questo clima culturale e ideologico ha iniziato ad autoalimentarsi e ha generato un'ortodossia per la quale le cose insensate che dice Fauci sono delle ovvietà che tutti riescono a capire e se non ci riescono, dovranno capire a viva forza, pena l'espulsione dal consesso civile. Esattamente come già si pensa che solo chi potrà provare digitalmente di essere vaccinato di questo o di quello avrà il permesso di prendere un aereo, e in un futuro tanto distopico quanto facilmente prevedibile, entrare in un locale pubblico, in un cinema, in una biblioteca, insomma avere una vita sociale [18]. E posto che non si sia pregiudizialmente contro le vaccinazioni (come io non sono) un altro punto chiave sarà: chi decide quali sono le vaccinazioni da fare? E chi deciderà lo farà in scienza e coscienza o perché altrimenti non avrà più finanziamenti, perderà l'insegnamento, il posto, sarà messo in disparte, magari minacciato di denunce per attentato alla salute pubblica? Un'altra volta il problema sarà politico e nella sua essenza si chiamerà, ancora una volta, “democrazia”, che vuol dire anche trasparenza e controllabilità dei processi.
Cosa ha allora a che fare con la democrazia una predizione (auspicio? obbligo?), come quella di Fauci, su un aspetto così apparentemente secondario della vita sociale? E' semplice: intenzionalmente o non intenzionalmente, fa parte di un pressing psicologico che andando a intaccare aspetti molecolari della vita sociale, proprio la vita sociale stessa vuole scardinare: sarete ospedalizzati in modo permanente! Quindi dovrete comportarvi in modo permanente come in un'istituzione totale.
Voi tirate le vostre somme, io la mia l'ho tirata e mi sembra obbligata: totalitarismo. Un totalitarismo tecnocratico per il nostro bene. Ma in fondo tutti i totalitarismi sono stati così.
Attenzione questa è una tendenza, uno scenario possibile, non uno scenario certo. Come si direbbe per l'appunto in Epidemiologia, è uno dei peggiori scenari possibili, ma in corso d'opera molte cose possono cambiare. Non lo dico per scaramanzia o per inviare un messaggio di speranza, lo dico perché attorno alla crisi Covid-19 un altro virus sta mutando in continuazione: quello della crisi sistemica che coinvolge miliardi di persone che non se ne staranno semplicemente a guardare.
Certo, le forze che puntano in quella direzione sono aggressive e molto potenti, ma come ho cercato di motivare altrove, il loro momento sembra incominciare a declinare a causa del doppio fenomeno della deglobalizzazione e della definanziarizzazione ovvero l'inversione dei fenomeni sui quali erano fiorite. Questo non vuol dire che la loro azione si smorzerà a breve. Anzi diventerà ancora più aggressiva e spudorata. I giochi sono ancora aperti e non è assolutamente possibile prevedere cosa subentrerà al posto del vecchio ordine (un mondo multipolare? uno stato di anarchia di mercato permanente? una stato di conflitto permanente? un nuovo socialismo?).
Ad ogni modo, molte cose potrebbero intralciare questi sviluppi, magari semplicemente perché cambiano la priorità dei problemi. Si pensi, come possibile scenario esemplificativo, alla riorganizzazione dell'Europa in tre macro aree distinte, quella “teutonica”, quella “slava” e quella “mediterranea” a seguito dell'azione congiunta della crisi sanitaria e di quella sistemica. E questo è un aspetto macroscopico. Per quanto riguarda gli aspetti molecolari, cellulari, le forze di cui stiamo parlando, riusciranno veramente a scardinare gli elementi di base delle costruzioni sociali, quegli elementi la cui viscosità è tale da aver consentito loro di adattarsi ai cambiamenti che sono avvenuti nel corso di millenni? Faccio un esempio. Secondo una visione estremista all'interno di quelle stesse forze - io non so quanto condivisa - se la società deve essere reingegnerizzata, la sua cellula di base, la famiglia, deve essere distrutta. E l'epidemia da coronavirus ne confermerebbe la necessità: “La crisi del coronavirus ci mostra che è tempo per abolire la famiglia” [19].
Lo scrive un qualche strafatto seguace della New Age su qualche sito stravagante? No! E' parola della nota femminista statunitense Sophie Lewis, la teorica della “surrogazione totale della famiglia”. Full surrogacy now! Urla la Lewis. The nuclear family was a mistake! rilancia gongolante The Atlantic [20] [21]. Perché è politicamente corretto, perché è post-moderno, perché fa così tanto decostruzionista.
Si tratta di una di quelle idee provenienti da un certo comunismo estremista di stampo borghese che sotto le spoglie della radicalità culturale si sono trasformate in strumenti della reazione (come la teoria della “rivoluzione permanente” che si è metamorfosata grazie ad alcuni trotzkisti americani trasformatisi in neocon, in quella della “guerra permanente e preventiva” o la difesa dei diritti umani che si è trasformata in sostegno ai “bombardamenti umanitari”).
La distopia della Lewis trova ospitalità su Open Democracy, che vuol dire la Open Society Foundation di Soros, il National Endowment for Democracy del Dipartimento di Stato, la Ford Foundation e il Rockefeller Brothers Fund, ovverosia gli ospiti sono pesi massimi dell'establishment statunitense, con contorno di Avaaz cioè del sito di petizioni liberal-corrette di tipo misto, come “Salviamo l'orsetto lavatore” e “Bombardiamo Damasco”.
Ora, anche se è capibile che la “rivoluzione reazionaria” che essi hanno in mente consideri in linea di principio come un ostacolo un'etica condivisa - dove l'etica è intesa come funzione sociale diretta alla riproduzione, pur conflittuale, comunitaria (si veda [22]) laddove invece tutto si vorrebbe atomizzato - ciò non vuol dire che un attacco di questo tipo possa essere portato fino in fondo e avere successo. In definitiva ci sono, pur nell'evoluzione storica, delle invarianze legate al fatto che l'uomo è un ente naturale generico (cioè appartenente a un genere): Gattungswesen diceva Marx.

8. Una piattaforma tecnologica per il bio-psico-totalitarismo
La triade tecnologica di Bill Gates è potenzialmente una buona piattaforma tecnologica per una nuova forma di totalitarismo basata più che sulla repressione, sulla dipendenza psicologica del suddito unita a una rappresentazione taumaturgica del sovrano. Un vero ritorno al passato premoderno attraverso dispositivi quasi fantascientifici e uno stato intermittente di crisi.
La triade tecnologica, essendo tecnologica, non potrà essere messa in discussione, e quindi ogni voce contraria ad essa o al sovrano che se ne avvale sarà oggetto di due accuse incrociate: 1) delirio antiscientifico, 2) attentato alla salute pubblica.
Complottismo? E perché mai? Loro mica complottano. Quale sia la loro visione del mondo e il mondo che prefigurano lo dicono apertamente, sono anni che ci fanno una campagna sopra. Io sto citando esclusivamente loro, non chissà chi.
Quindi se loro non complottano, rivelare quello che hanno in mente di fare non può essere complottismo. E' reportage.
Poi capita una crisi, una grande crisi. E, come diceva Marx, una crisi permette di fare passi da giganti, permette di fare velocemente cose che normalmente erano molto più lente o addirittura impossibili.
Loro a quel punto annodano i fili e tirano su le reti che avevano gettato mentre noi cerchiamo di collegare i puntini e capire che pesca vogliono fare. In fondo è tutto qui.
E' una questione di volontà di potenza, di possibilità di conoscenza, di capacità di governo in una crisi. Pensare a complotti è un modo di ammettere un'impotenza politica e analitica.
E' vero, Bill Gates aveva fatto eseguire una simulazione di una crisi sanitaria simile a questa. Ma come è stato già detto sopra, queste simulazioni e predizioni di nuove epidemie sono ricorrenti da parte di virologi ed epidemiologi fin dagli anni '70 e dopo la SARS e l'Aviaria sono diventate una costante. Non solo, ma anche qualsiasi marxista non ottenebrato dall'idea di una lotta di classe che si svolge al di là della fisica e della biologia sapeva che un'epidemia simile poteva scoppiare da un momento all'altro, espandendo la riflessione di Marx, sullo “strappo metabolico” continuamente operato dal capitalismo [23]. E colgo qui l'occasione per citare gli approfonditi e documentati studi di Jason Moore sul rapporto tra sviluppo del capitalismo e sviluppo dell'ambiente, tra accumulazione, imperialismo e natura, come “The Modern World-System as environmental history? Ecology and the rise of capitalism” [24].
Ma noi siamo indietro e i nostri avversari molto avanti.

9. Comunicare, terrorizzare, colpevolizzare
Quando scoppiò la crisi dei subprime, la strada maestra della narrazione ufficiale fu quella di colpevolizzare non Wall Street e i pescecani criminali della finanza, ma i poveracci finanziariamente analfabeti che non capivano che non dovevano accendere quei mutui, cioè non gli autori bensì le vittime della truffa (vi consiglio di rivedere la scena finale del precisissimo film prodotto da Brad Pitt “La grande scommessa” [25]).
Poi si continuò con lo stesso schema narrativo e qui da noi in Europa il problema divennero i Paesi PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) che “vivevano sopra le loro possibilità”. Non sia mai che la colpa fosse di Deutsche Bank (titoli tossici in pancia pari a 15 volte il PIL tedesco), o di Barclays (43.883 miliardi di euro in titoli tossici) o di BNP Paribas (32.762 miliardi di euro) [26].
Allo stesso modo oggi l'epidemia da coronavirus, per carità!, non è dovuta a nessuno “strappo metabolico” (questo non deve venire in mente a nessuno e pare, infatti, che non sia venuto in mente nemmeno a Greta altrimenti sempre così attenta a queste cose). E la situazione drammatica che ha determinato non è dovuta, per carità!, all'impreparazione e allo sventramento pro-austerity delle sanità pubbliche in Europa (negli USA di fatto nemmeno esiste), come qualcuno di assolutamente non sospetto ha indirettamente dimostrato, ad esempio Enrico Bucci, professore aggiunto di biologia dei sistemi complessi all’Istituto Sbarro della Temple University di Filadelfia sul Corriere [27] o ha direttamente denunciato, come Giulio Tarro, virologo, allievo e collaboratore di Albert Sabin, su Business Insider [28].
Così come per i subprime, la crisi c'è, ma le responsabilità sono nascoste mentre la crisi viene usata per ristrutturare i sistemi di potere e le loro gerarchie. In quel caso iniettando trilioni di dollari e di euro freschi di stampa non nel commercio, nell'industria, nella vita della “middle class”, ma per permettere al castello di carte della finanza di reggersi ancora per un po', per permettere ai grandi istituti finanziari di pagarsi le loro scommesse incrociate nella finanza casinò. In questo caso la crisi addizionale sanitaria verrà usata per imprimere svolte e accelerazioni alla ristrutturazione già in atto dei sistemi di potere e, nella misura del possibile e delle priorità di cui tener conto, per iniettare come un virus nella società la trinità tecnologica, business per qualcuno e strumento per qualcun altro, alla quale nessuno, nelle intenzioni, potrà sottrarsi pena essere giustiziati col supplizio della ruota come il povero commissario di sanità Guglielmo Piazza e lo sventurato barbiere Gian Giacomo Mora nel 1630, o quanto meno essere infamati col marchio a fuoco della “irresponsabilità”.
Taci, il nemico ti ascolta! E' anche nell'aria. Tutti agli arresti domiciliari. E' meglio non fare sapere che un'autorità di Medicina Ambientale afferma che la possibilità di contagiarsi all'aperto “è una mezza fake news” [29]. No! Tutti, ovunque, nel mirino di un virus descritto come un velociraptor che attacca chiunque si muova. Tutti devono starsene zitti ad aspettare la conferenza stampa delle 18 dove inadeguatezza della comunicazione e terrorismo non so in che misura preterintenzionale, si incrociano: numeri slegati tra loro, opachi, scanditi come un bollettino di guerra. Perché la guerra ci sia nessuno lo sa, se non vagamente. In questo caos di non-notizie, di non-numeri, il disastro potrebbe essere inferiore quanto maggiore.
Sotto entrambe le ipotesi l'estremismo securitario, disciplinatore e colpevolizzante viene ogni giorno che passa sempre più allo scoperto, bloccando in partenza ogni patto democratico tra governanti e governati per una gestione consapevolmente condivisa dell'emergenza, quella attuale e quella generata da una possibile seconda ondata epidemica.
In tutti e due i casi, chi ci governa politicamente e tecnocraticamente ha avviato un processo che si sta avvitando su se stesso. Oramai sono obbligati a rilanciare, esattamente come si fa nel casinò finanziario, in un circolo vizioso. Con punte di delirio puro e nevrastenia [30] [31]. Attenzione, qui i media giocano un ruolo determinante, ben più importante di vigili, polizia e carabinieri o esercito. Ci sono stati atteggiamenti vessatori o ossessivi da parte dei controllori sul territorio della quarantena, ma io onestamente penso che siano stati contenuti. Ciò che non è contenuta è la gogna continua complementata dalla colpevolizzazione continua messa in scena giornalmente a media unificati. E' questo che rivela che un disegno disciplinante è effettivamente in essere.
Questo vuol dire che l'epidemia non c'è? No. Io non lo penso. Non è mai consigliabile andare contro i fatti, perché, come diceva Locke, i fatti sono testardi. Questo virus non è un normale virus influenzale (tecnicamente il Covid-19 fa parte del Gruppo IV, cioè i virus a RNA a singolo filamento positivo, mentre quelli dell'influenza fanno parte del Gruppo V, cioè i virus a RNA a singolo filamento negativo). Potenzialmente è molto più pericoloso. E rimane più pericoloso anche se questa potenzialità, come si spera, non riuscirà a dispiegarsi del tutto, anche se al termine della conta si sarà dimostrato meno letale di un “normale” virus influenzale (benché letale per sistemi sanitari con una miriade di patologie pregresse). Queste cose, per un fenomeno nuovo, si sanno solo dopo. Il peggior scenario possibile, come una seconda ondata che aggredisce pericolosamente anche i giovani, ad oggi non può sensatamente, essere escluso (anche se non ha nessun senso scientifico dire che è “certo”, come fa l'OMS: è nell'ordine delle possibilità, e quindi bisogna tenerne conto, ma non della certezza. Certezza e possibilità sono due modalità differenti).
Negare la sua pericolosità, oltretutto, non è un'ipotesi necessaria per essere perfettamente consapevoli dei piani che questa crisi può facilitare.
D'altra parte, anche la crisi dei subprime non era un'invenzione, colse di sorpresa persino chi per la sua posizione aveva informazioni e potere in misura enormemente maggiore di chiunque altro, ma infine fu sfruttata per aumentare il potere di alcuni a scapito di altri, e della popolazione in generale, esasperando proprio gli stessi meccanismi che avevano scatenato quella crisi stessa.
Le crisi funzionano così e la crisi sanitaria attuale si innesta su quella sistemica destinandola ad esasperarsi in tutti i suoi aspetti, economici, sociali, finanziari, politici e geopolitici e non sappiamo ancora in quale direzione.

10. Che cosa, come e perché
Oggi, a sinistra, occorre compiere una scelta analitica e politica.
E' lecito pensare che una crisi dell'ampiezza di quella che stiamo vedendo presupponga necessariamente una predeterminazione e un controllo soggettivi, oppure proprio una tale ampiezza e complessità suggerisce di escludere che un qualsiasi gruppo di attori possa governare il prodursi di eventi di tale portata? E' una questione di filosofia della Storia, in fondo: la Storia è fatta di date, re e regine o di processi? Io penso che anche i re e le regine, per quanto potenti, ricchi, cinici, sanguinari, spudorati e dediti agli intrighi potessero essere, hanno sempre comunque dovuto fare i conti non solo con le circostanze in cui dovevano operare ma anche con gli esiti inintenzionali delle loro azioni. Tanto più inintenzionali quanti più attori diversi operavano contemporaneamente e la direzione che prendevano gli eventi era la risultante della composizione di varie forze.
Singoli sviluppi e singoli passaggi sì, è ovvio, possono essere preparati e governati, magari anche attraverso veri e propri complotti, ma queste crisi sono così complesse, intervengono così tanti interessi e attori contrapposti, generano così tanti effetti non previsti, che non ha senso pensare che abbiano dietro una regia per giunta unificata in grado di predeterminare gli eventi.
La nottola di Minerva spicca il volo solo dopo che sono calate le tenebre e “ciò che nelle specie animali inferiori accenna a qualcosa di superiore può essere compreso solo se la forma superiore è già conosciuta” per ricordare la nota metafora di Marx dell'anatomia dell'uomo e della scimmia.
Lo sfruttamento di una circostanza e la produzione di una circostanza possono essere due cose distinte. E spesso lo sono, specie se la circostanza è complessa e straordinaria. Questa distinzione comporta una grande sfida analitica e una ancor più difficile sfida politica. Negarla può essere quindi comodo, semplificante, ma non è produttivo.
Si possono fare molti esempi di sconvolgimenti epocali che sono avvenuti senza che ci fosse una regia ex ante, bensì continui assestamenti ex post di strategie contrapposte. Basti pensare alla caduta dell'Impero Romano.
Insomma, ci sono processi e ci sono Charaktermasken che in essi operano e che da essi sono usate (sì, ancora Marx). Cosa che non assolve chi quelle maschere indossa, perché le responsabilità personali ci sono e non possono essere scaricate sulla Storia. Ma questo non toglie il ruolo oggettivo che le loro responsabilità hanno nei processi.
E' mia convinzione che le assunzioni non necessarie debbano essere tralasciate.
A fronte di una epi-demia, le misure adottabili coinvolgono per forza di cose il demos. Per loro natura, quindi, tali misure si prestano alla sperimentazione e poi all'introduzione di dispositivi bio-politici e, io aggiungo, psico-politici, con funzione disciplinante. Così come è ovvia, anzi dichiarata, la pesca che alcuni centri di potere, come quelli che abbiamo nominato, vogliono fare con le reti che hanno gettato e continueranno a gettare con più lena.
E qui si gioca una battaglia molto difficile che deve essere ben calibrata.
Non è tutto predeterminato.
Non è nemmeno escluso che ad onta delle enormi pressioni che verranno esercitate la triade tecnologica possa non essere dispiegata per intero. Forse, per lo meno in alcuni Paesi, l'opportunità politica imporrà delle scelte e delle priorità. Certo, il pacchetto completo è molto attraente, ma i grandi interessi spesso si sovrappongono e ancor più spesso si contrappongono. Non solo, ma mentre qualcuno cerca di far girare il mondo in un verso, qualcun altro cercherà di imporgli una rotazione diversa.
E poi ci siamo noi, noi il popolo, noi la società, noi Terzo o Quarto Stato. Nella logica del Potere del Territorio la società è un fattore essenziale. In quella del Potere del Denaro invece potrebbe addirittura sparire, specialmente nella logica di un Potere del Denaro finanziarizzato. Ma così come il capitalista vorrebbe fare a meno dell'operaio ma non può, il Potere del Denaro non può fare a meno del Potere del Territorio e del suo rapporto con la società così che essa, con le sue suddivisioni di classe e le sue gerarchie, rientra in gioco.
Siamo quindi di fronte a logiche differenti ed è nelle asimmetrie e nelle aporie che si generano nel loro incontro che possiamo e dobbiamo intervenire.
Uno dei punti chiave, io penso, deve essere la difesa dei diritti garantiti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e contro ogni condizionamento e vincolo che non ne permettono l'applicazione. Non è un caso che i nostri avversari considerino le Costituzioni europee come la nostra, un ostacolo. Ed è precisa la descrizione del perché lo sono: perché esse “tendono a mostrare una forte influenza socialista che riflette la forza politica che i partiti di sinistra avevano guadagnato dopo la sconfitta del fascismo” [32]. La Costituzione, infatti, è il precipitato di un precedente duro ciclo di scontri-incontri triangolari tra la società, il Potere del Territorio e quello del Denaro e questo la rende una preziosa eredità sulla quale resistere e sulla quale costruire.
Altre battaglie occorrerà fare, è certo, ma quella è su un punto di non ritorno.


Note
[1] https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/8949-piero-pagliani-india-laboratorio-mondiale-per-la-demonetizzazione-forzata.html All'interno di questo articolo c'è un link che non funziona più; non è molto importante per il nostro discorso di adesso e qualcuno di voi forse lo ha già letto, ma comunque quello che funziona è questo: https://www.johar.it/novembre-indiano-notizie-da-un-sesto-dellumanita/.
[9] https://www.theatlantic.com/technology/archive/2018/09/how-i-learned-to-stop-worrying-and-love-the-microchip/570946/ (Fondato nel 1857, The Atlantic dopo una lunga gloriosa stagione culturale, nel 1980 ha cambiato di proprietà ed è diventato un organo dell'establishment neo-liberal-con. L'attuale editor, Jeffrey Goldberg, durante la Prima Intifada alla fine degli anni '80, si arruolò volontariamente come guardia carceraria del più grande campo di prigionia israeliano, la Ktzi'ot Prison nel deserto del Negev, che venne costruita all'epoca proprio per detenere i partecipanti alla rivolta palestinese (da Wikipedia).
[19] https://www.opendemocracy.net/en/oureconomy/coronavirus-crisis-shows-its-time-abolish-family/ (Il lavoro distruttivo di questa ideologa del nichilismo neo-liberal-con, era stato segnalato in “Andrò tutto bene”. A chi? - FANTASTICI QUATTRO - Liberarsi degli eretici” di Fulvio Grimaldi https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2020/04/andro-tutto-bene-chi-i-fantastici.html)
[22] Costanzo Preve, Storia dell'etica, Editrice Petite Plaisance, 2007.
[32] https://culturaliberta.files.wordpress.com/2013/06/jpm-the-euro-area-adjustment-about-halfway-there.pdf (“The constitutions and political settlements in the southern periphery, put in place in the aftermath of the fall of fascism, have a number of features which appear to be unsuited to further integration in the region”, pag. 2)

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