giovedì 30 luglio 2020

Per il nuovo direttore dei musei in Sardegna i Savoia non si toccano - Francesco Casula


Bruno Billeci dal primo giugno scorso ha formalmente assunto l’incarico di Direttore della Direzione Regionale Musei Sardegna.
Come Soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, si è opposto, sistematicamente, a tutte le proposte dei Consigli comunali che avevano deliberato di “cancellare” le vie dedicate ai tiranni sabaudi e loro compari.
Ricordo il caso di Tula: su proposta dell’Assessore Elia Puddu il Consiglio comunale decide di sostituire i nomi delle vie dedicate ai Savoia con nomi di sardi illustri. E a marzo scorso, in piena pandemia arriva la lettera di Billeci per negare la sovranità popolare e il diritto dei Sardi a decidere a chi intitolare le Vie.Ricordo il caso di Mamoiada: nel 2019 su proposta dell’assessora Patrizia Gungui, il Comune aveva deliberato di sostituire alcune vie principali dedicate ai Savoia per sostituirle con sardi che hanno dedicato la loro vita per il bene della Sardegna. Il Billeci interviene per dare ugualmente parere negativo. Alla base delle motivazioni c’è sempre – scrive LIBERU, l’organizzazione indipendentista cui appartiene l’assessora Gungui – “il fatto che i nomi delle vie non possono essere cambiati perché sostanzialmente, l’odonomastica è costruita seguendo una «geometria» che ricollega i fondatori della patria”.
Ricordo infine il caso di Bonorva che è il più clamoroso. L’Amministrazione comunale decide di dedicare la Via ora intitolata a Margherita di Savoia, alla memoria di Virgilio Tetti, studioso, ex sindaco del paese e cittadino illustre. Billeci si oppone.
Le motivazioni? Si stravolgerebbe un presunto equilibrio toponomastico e urbanistico basato sul fatto che “La via è situata nel centro storico di Bonorva, nei pressi della chiesa parrocchiale e della Piazza Santa Maria; al capo opposto della piazza, rispetto alla via Regina Margherita, si pone Corso Umberto I, che prosegue poi con Corso Vittorio Emanuele III. È evidente che tale rispondenza non è casuale dal momento che Umberto I e Margherita di Savoia regnarono insieme sino al 1900, anno in cui Umberto venne assassinato, e prese il suo posto appunto il figlio Vittorio Emanuele III. La disposizione delle due vie alle estremità opposte della piazza sulla quale si affaccia la Parrocchiale – prosegue la nota – dimostra la chiara volontà di rappresentare, in concreto sul piano urbanistico, i due poteri di riferimento, quello politico e quello religioso, lo Stato e la Chiesa”.
Dopo queste precisazioni, dal Soprintendente arriva anche una difesa d’ufficio dei Savoia stessi: “Non va trascurato che, fermo restando il giudizio storico sulla famiglia reale italiana, Margherita di Savoia fu tuttavia una figura particolarmente cara alle popolazioni locali, nonché un personaggio che ebbe con la Sardegna particolare legame, dal momento che fu in stretti rapporti di affettuosa amicizia con la nobile famiglia Pes di Villamarina”.
Bene. Ma chi può riferire a Bruno Billeci che siamo in uno Stato repubblicano, fin dal 1946? E per di più laico? E quindi parlare di equilibrio urbanistico, fra Monarchia e Chiesa è per lo meno fuori luogo e fuori tempo massimo?
E ancora: chi può rammentare al nuovo Direttore che siamo nel 2019 e «il potere» di opporsi alla volontà popolare degli abitanti di Bonorva gli deriva dal Regio Decreto n° 1158 del 1923, firmato da Vittorio Emanuele III. (alias Sciaboletta), figlio della Margherita di Savoia di cui si chiede la rimozione della Via a lei dedicata?
In merito poi a Margherita di Savoia non si tocca perché “particolarmente cara alle popolazioni locali”.
C’è da chiedersi: in virtù di quali azioni e comportamenti? Da quali misteriosi archivi ha tratto questo suo giudizio?
La storia ci dice ben altro: fu un personaggio nefasto per la Sardegna (e l’Italia tutta): profondamente reazionaria, fu una nazionalista convinta e sostenne la politica imperialista e coloniale delirante di Francesco Crispi. Come sostenne la repressione delle rivolte popolari, specie quelle avvenute nei moti di Milano del 1898 (8 e 9 maggio), quando le truppe del generale Fiorenzo Bava Beccaris, con i cannoni, spararono sulla folla inerme uccidendo 80 dimostranti e ferendone più di 400.
Il re Umberto I (suo marito), ribattezzato dagli anarchici Re mitraglia, forse per premiare il generale stragista per la portentosa «impresa» non solo lo insignì della croce dell’Ordine militare di Savoia ma in seguito lo nominerà senatore!
Ma non basta. Sosterrà le scelte più nefaste e infami del figlio Sciaboletta (alias Vittorio Emanuele III) e fu una convinta sostenitrice del Fascismo.
Per l’esimio soprintendente fu “cara alle popolazioni locali”!
Un altro grande merito della Regina Margherita,sarebbe stato, sempre a parere del Soprintendente, quello di essere stata “in stretti rapporti di affettuosa amicizia con la nobile famiglia Pes di Villamarina”. Capperi! Bel merito! Si tratta di una delle famiglie «nobili» sarde più ascare, più corrive e complici con tutte le politiche di sfruttamento e di repressione dei tiranni sabaudi.
Dei ricchissimi Marchesi di Villamarina, baroni di Quartu e signori dell’Isola Piana, ricordo un famigerato discendente,Giacomo Pes di Villamarina, vissuto fra il 1750 e il 1827. Fu colonnello, comandante della Piazza militare di Cagliari, intimo amico di Carlo Felice e capo riconosciuto della reazione ai moti antifeudali e antipiemontesi, che volle reprimere con inaudita e burocratica ferocia.

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