La brutale uccisione di George Perry Floyd il 25
maggio 2020, nella città di Minneapolis, in Minnesota, ha suscitato un moto di
sdegno che ha coinvolto l’opinione pubblica in tutti gli Stati Uniti. Una
protesta che ha fatto breccia persino nei corpi di polizia, come dimostrano le
immagini dei poliziotti di Ferguson che si inginocchiano di fronte ai
manifestanti ed è penetrata nei palazzi della politica. Abbiamo visto Nancy
Pelosi, Presidente del Camera dei rappresentanti, e altri politici del Partito
democratico, inginocchiarsi in senso di pentimento e di espiazione per la
violenza di Stato nei confronti degli afroamericani. Black lives
matter («Le vite dei neri contano») è il leitmotiv che
ha guidato un’ondata di manifestazioni popolari che dagli Stati Uniti si sono
estese all’Europa. Anche a Roma migliaia di persone si sono riunite il 7 giugno
in piazza del Popolo per rivendicare il rifiuto di ogni forma di violenza e di
razzismo. Non c’è dubbio che ci troviamo di fronte a un evento prodigioso.
Improvvisamente l’opinione pubblica americana ha visto quello che, fino a
qualche giorno prima, i suoi occhi non riuscivano a vedere, ha scoperto ‒ con
orrore ‒ un costume di brutalità nei confronti di minoranze e soggetti
deboli e ha reagito protestando che anche le vite dei neri hanno valore.
Proprio ieri (18 giugno) è stato pubblicato il
rapporto annuale dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Dal rapporto
emerge che alla fine del 2019 risultava essere in fuga dalle proprie terre la
cifra senza precedenti di 79,5 milioni di persone (di cui 45,7 milioni sfollati
all’interno dei propri Paesi e 35 milioni oltre confine). Sono gli effetti
della «terza guerra mondiale a pezzi» tante volte denunciata da papa Francesco.
Una parte di questi profughi cerca la salvezza dirigendosi in Europa e una
parte di questi deve superare una barriera liquida, il Mediterraneo centrale,
dove molti trovano la morte per annegamento oppure vengono catturati e
riportati nell’inferno libico da cui sono fuggiti.
Il 17 giugno è stato diffuso a Berlino un rapporto (Remote
Control) redatto dalle ONG Alarme Phone, Borderline Europa,
Mediterrane e Sea Watch, avente ad oggetto la collaborazione UE-Libia nelle
intercettazioni di massa dei migranti nel Mediterraneo centrale. Il dossier si
basa su documenti, prove filmate, registrazioni e investigazioni giornalistiche
e ricostruisce tre eventi del 2019, tutti secondo uno schema operativo
collaudato che coinvolge gli aerei di Frontex, l’agenzia europea per la difesa
dei confini, le marine militari dell’UE, specialmente quella italiana, e la
cosiddetta Guardia costiera libica. In particolare il rapporto documenta tre
episodi in cui le autorità italiane (IMRCC) o la Missione europea (EUNAVFOR
Med) hanno coordinato la cosiddetta Guardia Costiera Libica per consentirle di
intervenire nei confronti dei battelli in difficoltà e riportare i profughi in
Libia. Nel terzo episodio è protagonista la nave militare italiana Comandante
Bettica, che trovandosi in zona, anziché fornire aiuto a un’imbarcazione
alla deriva, ha inviato un elicottero per prestare assistenza alle operazioni
di respingimento della Guardia costiera libica.
Nel 2012 (con la sentenza Hirsi c. Italia), la Grande
Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha emesso una durissima
condanna contro l’Italia, dichiarando illegale la pratica di respingimento in
Libia dei profughi soccorsi nel Mediterraneo. Il rapporto delle ONG documenta
che quella pratica continua ancora oggi per interposta persona, è stata di
fatto delegata a milizie dotate di motovedette gratuitamente fornite
dall’Italia e si svolge con il supporto delle missioni europee per il controllo
delle frontiere.
Negli ultimi cinque anni si calcola che più di 15.000
persone abbiano perso la vita nel Mediterraneo centrale. Nelle ultime settimane
si hanno notizie di diversi naufragi. L’ultima vittima è la bimba di pochi mesi
trovata sulla spiaggia di Sorman in Libia. Indossava una tutina che raffigurava
un cagnolino con la sciarpa da aviatore su un piccolo aeroplano. Probabilmente
la madre, imbarcandola, sognava che avrebbe spiccato il volo verso una vita
meravigliosa. Non aveva fatto i conti con la nostra indifferenza.
Per quanto i Governi abbiano fatto il possibile per
ostacolare la presenza di testimoni nel Mediterraneo, le ONG e le varie Agenzie
dell’ONU documentano, per quanto possibile, le tragedie che si consumano in
mare e sull’altra sponda. Orrori equivalenti al filmato dell’uccisione di Floyd
sono stati trasmessi più volte, ma i nostri occhi hanno continuato a non
vedere, oscurati da una fitta cortina di indifferenza. Guardando la foto della
bimba di Sorman ho fatto un sogno. Ho sognato che, per un prodigio, com’è
accaduto in America, anche i nostri occhi riprendessero a vedere e che in
Italia nascesse una grande mobilitazione popolare per rivendicare che Migrant
lives matter («Le vite dei migranti contano») e ho visto tutti i
politici italiani inginocchiati a chiedere perdono.
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