intervista di Olivier Turquet
Molte volte nel corso della pandemia da Covid 19 il tema delle
possibili
cure al virus è uscito e ha suscitato polemiche. Su iniziativa di Mauro Rango,
un italiano appassionato di medicina che vive a Rodrigues (Repubblica di
Mauritius), si è formato un gruppo di studio che da qualche giorno si è
formalizzato nell’associazione IppograteOrg. Ne parliamo con alcuni di loro.
Mauro, Maria, Adriana, Nicola, Massimo.
Mauro puoi riassumere che cosa è successo?
MAURO Vivo nella Repubblica di Mauritius. L’isola in cui abito è Rodrigues
a 600 km a est di Mauritius, l’ultimo punto dell’Africa nell’Oceano Indiano.
Amo da sempre la medicina, pur non essendo medico. Allo scoppiare dell’epidemia
di Covid-19 iniziai a fare ricerche sulle possibili terapie con amici medici,
che mi conducevano sempre alla combinazione tra azitromicina e
idrossiclorochina.
Quando il Coronavirus arrivò in Italia e iniziarono a morire le prime
persone, chiamai il mio amico pneumologo, il Dott. Alberto Palamidese, ora in
pensione, che mi confermò (inizio marzo) che l’organo bersaglio del virus era
il polmone e gli esiti erano di polmonite interstiziale simile a quelle del
Micoplasma Pneumoniae che, se non affrontata immediatamente, avrebbe
condotto al decesso del paziente. Mi raccontò che, ai suoi tempi, il
trattamento consisteva in azitromicina, dosaggi elevati di cortisone, eparina a
basso peso molecolare, fino all’utilizzo del plasma iperimmune.
Nella prima decade di marzo telefonai ad un carissimo amico medico del
Dipartimento Prevenzione della USL-2 Umbria che mi disse che stavano trattando
a tappeto, sul territorio, a livello domiciliare, tutti i pazienti ai primi
sintomi, con idrossiclorochina 400 mg/die x 7 giorni e azitromicina 500 mg/die
x 6 giorni. Salvo qualche rarissima ospedalizzazione, tutti i casi si erano
risolti in una settimana. Zero decessi (compresi quelli ospedalizzati). Zero
effetti collaterali.
Nel contempo apprendevo che le autorità sanitarie locali a Mauritius
stavano facendo scorta di idrossiclorochina e azitromicina. Mi informai presso
le autorità e, all’arrivo dell’epidemia, il piano (che poi sarebbe stato
annunciato dal Primo Ministro) era il seguente: idrossiclorochina,
azitromicina, stessi dosaggi umbri e, per i casi più gravi, plasma iperimmune.
La stessa terapia fu utilizzata precedentemente in Corea del Sud che
debellò abbastanza rapidamente l’epidemia.
Riscontravo quindi che tutte le mie ricerche conducevano sempre allo stesso
punto.
Iniziai a scrivere lunghe email a vari giornali spiegando che la terapia
esisteva mentre nella mia regione di origine, il Veneto, iniziavano ad
ammalarsi ex compaesani e amici di amici lasciati in ospedale a morire, senza
alcuna terapia, con solo ossigeno. Poi inizia l’ecatombe in Lombardia.
Continuavo a scrivere senza che nessuno mi ascoltasse.
Il 17 di marzo la circolare AIFA autorizza l’utilizzo off label di
idrossiclorochina ma mette anche in guardia dal contemporaneo utilizzo con
azitromicina per via dell’allungamento della curva QT e possibile arresto
cardiaco per gravi aritmie. La circolare della federazione dei medici di
famiglia consiglia l’utilizzo dell’idrossiclorochina a livello domiciliare ma
sono pochi, soprattutto nel Nord Italia che l’utilizzano abbinata
all’azitromicina. Mentre la situazione al centro e sud Italia era diversa. Anche
in molti grandi ospedali, penso ad esempio al Tor Vergata di Roma o al Cutugno
di Napoli, l’azitromicina e l’idrossiclorochina venivano utilizzate in
associazione già da metà del mese di marzo.
Poi, finalmente, verso la metà di aprile la terapia con azitromicina e
idrossiclorochina viene presa in considerazione dalle strutture ospedaliere
anche lombarde e venete ma ancora a macchia di leopardo perché molte tentavano,
su consiglio di virologi, immunologi ed epidemiologi, il trattamento con gli
antivirali che avevano scarso effetto.
Mentre a Piacenza il Prof. Cavanna Primario Ospedaliero curava a domicilio
con idrossiclorochina e azitromicina senza decessi e senza effetti collaterali.
E in Germania riuscivano a contenere il tasso di mortalità entro il 3% grazie
proprio ad un largo utilizzo di idrossiclorochina, azitromicina e diffusamente
di plasma iperimmune. Ma in gran silenzio come sanno ben fare i tedeschi.
Ho sofferto molto nel vedere i miei connazionali morire e la rabbia
aumentava nel constatare che l’informazione era occupata da medici di
laboratorio, esperti di vario genere e statistici e non da medici clinici,
soprattutto pneumologi, che avrebbero saputo trattare la patologia. Regnava la
confusione più totale e nessuno si occupava, a livello di vertice, di stabilire
delle regole terapeutiche da seguire sia a livello di territorio sia a livello
ospedaliero. Ogni Regione, ogni ospedale, ma anche ogni reparto ed ogni medico
di base seguiva una propria linea di condotta riguardo la terapia.
Un’altra ragione di queste contraddizioni e della confusione regnante che
ha portato a conseguenze catastrofiche credo sia risieduta nel fatto che una
parte di comunità medica continuasse a percorrere il sentiero conosciuto della
validazione di ricerche scientifiche che non potevano arrivare in tempi così
brevi, mantenendo un atteggiamento attendista, nella speranza
dell’individuazione di un farmaco validato a tutti i livelli mentre un’altra
parte di comunità medica, più abituata a filtrare i risultati di ricerche
tramite la lente dell’esperienza clinica personale o di altri medici, si
proiettavano a riprodurre esperienze che avevano avuto la validazione del
“risultato sul campo” in altre realtà, cioè terapie che avevano avuto il
riconoscimento esperienziale di aver guarito i pazienti.
L’intuizione clinica di medici validata da risultati eclatanti sembra
ancora non trovare cittadinanza nella comunità medico scientifica attuale.
L’esperienza clinica comprovata da cartelle cliniche di guarigione di molti
casi trattati senza alcun effetto collaterale appare essere meno significativa
di uno studio randomizzato. Voglio qui ricordare il recente lavoro
retrospettivo del gruppo di Marsiglia che ha comprovato la validità del
protocollo con Idrossiclorochina e Azitromicina su più di 3700 pazienti Covid
19 (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1477893920302817).
Il 5 maggio mi arriva un messaggio whatsapp di un amico di Milano. Mi
racconta di un intervento presso la trasmissione condotta da Fazio di un
virologo chiamato Burioni che cercava di rallentare l’iniziativa di alcuni
medici di utilizzare il plasma iperimmune. Un moto enorme di rabbia mi fece
scrivere di getto il mio primo messaggio Whatsapp sull’argomento. Lo inviai a
una quarantina di amici con preghiera di inoltrarlo ai loro conoscenti.
Da quel giorno la mia vita cambiò.
Ricevetti migliaia di messaggi whatsapp e migliaia di email. Tra le persone
che mi contattarono ci furono anche da tantissimi medici. Molti di loro avevano
fatto i miei stessi tentativi segnalando che la cura già esisteva. Da subito è
nato un gruppo composto da medici ospedalieri in servizio e in pensione, da
medici territoriali e anche personale infermieristico con l’obiettivo di
informare sulle possibilità terapeutiche. Ma anche da migliaia di cittadini con
professioni diverse.
Chi fa parte del gruppo in questo momento e cosa state facendo?
Il gruppo è nato come convergenza di persone con competenze professionali
ed idee diverse che si sono trovate a chiedersi cosa si può fare per trovare
una cura a questo coronavirus. La prima cosa che abbiamo voluto fare è stata
quella di ricostruire come sono andate nel concreto le cose.
In sostanza già dai primi di marzo in grossi ospedali romani, napoletani,
sardi e siciliani ma certamente anche in altre realtà non di nostra conoscenza
si usava la terapia con idrossiclorochina, azitromicina come farmaci di base
sempre presenti. Poi i protocolli differivano tra ospedali e tra gli stessi
reparti di un ospedale (a testimonianza della completa assenza di una regia).
Chi vi aggiungeva vitamina C, cortisone, eparina, chi vi aggiungeva antivirali
vari ed eparina e vit. A, ma il nucleo centrale di base rimaneva
l’azitromicina e l’idrossiclorochina. In questi ospedali, dove i protocolli
contenevano i farmaci suddetti, la mortalità si riduceva sostanzialmente agli
ultraottantenni con più patologie. Nel contempo, invece, negli ospedali
lombardi e veneti, il numero dei decessi fu enormemente più elevato, arrivando
alla cifra record del 17% di mortalità della Regione Lombardia.
Il mio video in Youtube in cui si parlava delle 30.000 vite umane che si
sarebbero potute salvare, dopo 9.000 visualizzazioni è stato rimosso. Alla
nostra obiezione Youtube ci ha risposto all’istante con un messaggio
evidentemente automatico, preconfezionato, dicendoci che il contenuto era
inappropriato.
Con questo gruppo di medici e dialogando col coordinatore di un altro
gruppo di medici territoriali che hanno utilizzato diffusamente con i propri
pazienti l’idrossiclorochina abbiamo realizzato diverse iniziative, senza dare
loro troppa pubblicità, tra le quali:
- E’ stata firmata da una
ottantina di medici italiani una lettera che ho inviato personalmente a
The Lancet e per conoscenza all’OMS smontando, con l’aiuto di una cardiologa
(Dott.ssa Adriana Privitera), lo studio pubblicato da The Lancet in
seguito al quale l’OMS ritirò l’idrossiclorochina dai trial e AIFA sospese
l’utilizzo off label per Covid. A differenza di The Guardian e dei 120
scienziati (https://zenodo.org/record/3862789#.XvikvV9xfIX) che attaccarono lo studio dal
punto di vista del metodo, noi abbiamo dimostrato che i decessi a cui lo
studio si riferiva sono avvenuti per due ragioni: 1. Inclusione di
pazienti con malattia in fase troppo avanzata, 2. Utilizzo di
idrossiclorochina in pazienti cardiopatici, (ischemici, scompensati e
aritmici) che non avrebbero dovuta assumerla. Lo studio conteggiava tali
decessi come causa diretta degli effetti del farmaco in questione e
concludeva per l’inefficacia dell’idrossiclorochina e sua pericolosità per
incremento di mortalità e aritmie. Conclusioni di cui abbiamo dimostrato
l’inattendibilità dal punto di vista medico e scientifico.
- Abbiamo scritto una lettera al
Presidente Mattarella spiegando l’assurda posizione del’’AIFA e pregandolo
di intervenire.
Ora siamo impegnati a dare assistenza per i protocolli di alcuni Paesi del
Sud America e siamo impegnati nella ricerca di macchinari per il plasma per la Somalia.
Oltre ai medici abbiamo coinvolto migliaia di persone della società civile
attorno ad un progetto che si chiama IppocrateOrg. La pagina Facebook (https://www.facebook.com/IppocrateOrg/) è già attiva, mentre
il sito internet www.ippocrateorg.org lo sarà a
brevissimo.
Questo progetto NON ha alcuna ambizione politica. Abbiamo respinto
intromissioni di esponenti di varie formazioni politiche, di aiuti, di
richiesta di collaborazione con associazioni affiliate o legate a partiti che
abbiamo gentilmente rifiutato perché nasciamo come aggregazione di cittadini e
professionisti della salute che ha come solo obiettivo la difesa della Salute
della Persona Umana. Ci proponiamo di sviluppare un movimento che sappia dare
voce a quella parte di comunità medico scientifica che, in questa vicenda del
Coronavirus, non si è sentita rappresentata dalle Istituzioni Sanitarie. Nel
contempo saremo impegnati a contrapporci a tutte quelle ricerche o informazioni
che avessero quale scopo l’indebolimento dell’accesso a terapie mediche idonee
alla cura e ledessero il Diritto Umano alla Salute e al Benessere.
La terapia con l’idrossiclorichina è finita sotto i riflettori del
main stream e ha suscitato posizioni contrastanti dell’OMS, di istituti di
ricerca e dell’Agenzia del Farmaco Italiana: potete riassumere in breve la
storia di questa diatriba?
ADRIANA E’ opportuno fare un po’ di chiarezza. L’uso della clorochina risale
nel tempo.[1] E durante
l’epidemia Covid-19, la Cina e la Corea del Sud hanno utilizzato la
idrossiclorochina con e senza associazione con macrolide, (WangMet
al.Remsedivir and chroloquine effectively inhibit the recently emergednovel
coronavirus.CellRes 2020 Feb 4[2]). Circa 20 studi in
Cina in vitro con ottimi risultati hanno fatto si che venisse raccomandata la
sua utilizzazione per la prevenzione e il trattamento della polmonite in corso
di Covid-19 ( https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32075365/ ). Nel marzo
2020 uno studio in Francia condotto in 20 pazienti evidenziava minore
persistenza del virus soprattutto nell’associazione con azitromicina ( https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32205204/ ). Dopo questi
studi l‘associazione idrossiclorochina azitromicina è stata prescritta in tutto
il mondo anche al di fuori di studi clinici autorizzati. In Italia in Aprile,
la Federazione Italiana dei medici di famiglia (FIMMG) ne consigliava
l’utilizzo sia nei casi accertati di Covid-19 che nei sospetti, così molti
medici di famiglia hanno utilizzato precocemente il trattamento evitando
ricoveri in ospedale. Il 26 Febbraio 2020 il governo del Regno Unito aggiungeva
la clorochina nell’elenco dei medicinali che non potevano essere esportati,
dato il crescente numero di prove dell‘efficacia del farmaco. Nel mese di
Marzo, con una circolare, l’AIFA autorizzava l’uso della idrossiclorochina
off-label, mettendo in guardia dall‘utilizzo contemporaneo di azitromicina per
diversi studi che dimostravano il pericolo di aritmie severe [3]. Ma dopo tanta
positività cominciano i problemi [4]. Nel mese di Maggio,
Mandeep Mehra e collaboratori pubblicano su The Lancet uno studio
osservazionale su 96032 pazienti ricoverati in 6 continenti che assumevano
idrossiclorochina e clorochina da sole o con macrolidi concludendo per evidenza
di gravi aritmie nei trattati rispetto al gruppo di controllo, elevata
mortalità e assenza di vantaggio terapeutico della idrossiclorochina e della
clorochina sia da sole che in associazione con macrolide. ( https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31180-6). L’ OMS, su
queste basi, interrompe le indagini e gli studi sull’idrossiclochina, l ‘AIFA
il 29 maggio, non concede più la prescrizione off-label e consente di
proseguire solo i trial ufficiali. Si crea così una gravissima situazione
perché tale terapia era stata molto utile nell‘affrontare la prima fase della
malattia.
Fortunatamente lo studio Lancet viene messo in discussione da 120
ricercatori da tutto il mondo che ne contestano sia la raccolta dei dati che la
metodologia. The Lancet ritira così lo studio e l’OMS il 3 Giugno riprende la
sperimentazione su idrossiclorochina.
E noi con la firma di 80 medici scriviamo alla rivista entrando nel merito
del suo valore scientifico. Purtoppo l’AIFA non fa un passo indietro,
mantenendo l’indicazione all’utilizzo della idrossiclorochina per covid-19
soltanto per studi clinici sia in ambito ospedaliero che a domicilio, la
prescrizione viene pertanto esclusa dalla rimborsabiltà e cosa ancor più grave
chi prescrive risponde personalmente di eventuali effetti collaterali per il
trattamento. Un gruppo di medici fa una istanza legale all’AIFA chiedendo di
poterlo utilizzare di nuovo per il trattamento precoce della malattia. Infine,
a Giugno il trial britannico RECOVERY (www.recoverytrial.net/files/recovery-protocol-v6-0-202005-14.pdf) che ha utilizzato
dosi elevatissime del farmaco, non trova differenze di mortalità tra i gruppi
trattati e i controlli dopo un mese di trattamento. Anche questo studio è da
criticare infatti sono stati reclutati oltre 10000 pazienti da ospedali in
tutto il Regno Unito, la dose di idrossiclorochina è ELEVATISSIMA, e vengono
trattati pazienti in monoterapia, quando l’effetto della idrossiclorochina è in
associazione con il macrolide, inserendo anche pazienti gravi, alcuni sotto ventilatore.
Come ormai tutti sanno, l’idrossiclorochina è il trattamento ideale nella fase
precoce o intermedia media della malattia di cui evita l’aggravamento con le
note complicanze mortali. Molto utile la spiegazione del Prof. Viale di Bologna
sulla storia naturale della malattia e interventi terapeutici nelle varie fasi
(https://youtu.be/mVBfCzDWxPQ).
Dopo RECOVERY, l’OMS ha nuovamente bloccato tutto. Da ricordare che
Recovery riceve finanziamenti da Oxford ma anche dalla fondazione Bill e
Melinda Gates.
Dall’analisi di tutti gli studi, a tutt’oggi NON c’è un SOLO STUDIO che
dimostri la pericolosità del farmaco, quando dato con le CORRETTE indicazioni.
Allora è lecito domandarsi dove sta andando la ricerca scientifica?
Cosa chiedete al Governo e alle istituzioni mediche italiane?
NICOLA L’Italia è entrata nella fase 2 dell’epidemia con riduzione dei
contagi in quasi tutte le regioni e lo svuotamento dei reparti di terapia
intensiva e il costante calo dei decessi. Questo è avvenuto, secondo
noi, per tre fattori concomitanti:
1) il lock down è stato osservato dai cittadini in maniera
encomiabile, assieme alle misure igienico-sanitarie (mascherine, distanza
sociale. igiene di mani, superfici etc).
2) La buona terapia utilizzata anche se empiricamente e a
macchia di leopardo, con largo uso in particolare della idrossiclorochina
in fase iniziale di infezione e della eparina appena si è scoperto il
meccanismo fatale di trombosi multiorgano, che causava il precipitare della
condizione clinica dei pazienti.
3) le condizioni climatiche della stagione calda che sembrano
favorevoli alla limitazione dei contagi da parte di questa classe di virus
respiratori.
Alla luce di quanto premesso, per non correre il rischio di vanificare
quanto sinora ottenuto chiediamo al Governo Italiano ma anche alle
regioni, che venga portata a conoscenza la popolazione quale sia la terapia da
mettere in atto dopo il divieto di poter utilizzare l’idrossiclorochina, sino a
ieri arma vincente della terapia iniziale. La perdita del suo utilizzo,
infatti, ad oggi, fa intuire che si sia deciso di lasciare i pazienti
completamente scoperti dal punto di vista dell’infiammazione, lasciando alla
sola azione dell’antivirale il compito, arduo, di prevenire la successiva
tempesta citochinica. Chiediamo altresì quale tipo di molecola antivirale
verrà utilizzata, ed il costo di un intero trattamento del paziente
Covid, per valutare se esiste un corretto ed accettabile rapporto costi/benefici.
Nel caso di una ripresa dell’epidemia in Italia, quale sarà l’intervento sul
territorio?
In assenza dell’ uso dell’idrossiclorochina come farmaco di primo immediato
utilizzo sul territorio si avrà un inevitabilmente maggiore afflusso di
pazienti in condizioni di gravità presso le strutture sanitarie: un copione già
visto e terrificante, specie nelle RSA!
MARIA: vorrei che si riprendesse una sperimentazione seria e indipendente
dell’Idrossiclorochina, che chiaramente, come tutti i farmaci, va usato con
saggezza e con le accortezze che Adriana ha già esposto per esteso, dando a
tutti una sana e vera informazione su dati statistici e sulle terapie
possibili.
Inoltre, mi pare importante che ci fermiamo tutti a riflettere sulle
responsabilità di chi ha gestito l’epidemia a livello governativo, dell’ISS,
dell’AIFA e delle Regioni, in particolare la Lombardia, rileggendo tutto il
processo dei flussi informativi, rivedendo il susseguirsi degli eventi partendo
da un ampio profilo che includa ambiente, prevenzione, consapevolezza e libertà
dei cittadini. Insomma, una visione ampia che rilegga tutto il processo nel suo
insieme.
Vorrei far emergere, dati e tempistiche alla mano, che se si fossero messe
in atto le corrette terapie fin dalla prima fase e su tutto il territorio, le
misure di profilassi, con particolare attenzione alla protezione degli
operatori sanitari, si sarebbe evitata l’ecatombe e la crisi economica da
lock-down nazionale. Per non parlare del massacro dei nostri anziani nelle case
di riposo!
Ora, a epidemia quasi spenta, viene dichiarata la necessità di una
vaccinazione di massa contro l’influenza, a buon vantaggio delle case
farmaceutiche, quando è sempre più evidente la correlazione fra vaccinazione
antinfluenzale e gravità del Covid 19. (https://www.facebook.com/Articolo71/photos/a.109803843911684/175394604019274/?type=3&theater). Inoltre vorremmo
sapere su quali evidenze scientifiche si giustifica la vaccinazione
antinfluenzale dei bambini dai sei mesi ai sei anni. Ce lo spieghino!
Siamo stati proiettati in una dimensione surreale in cui, a fianco
dell’effettiva pericolosità del virus, nessuno sapeva nulla, famosi virologi e
politici, ma tutti fingevano di sapere facendo precipitare il paese
nell’angoscia e nel panico, con grave danno per i bambini, gli anziani, i
disabili e le persone affette da sofferenze psichiche.
La sanità dovrebbe essere, in tutto il mondo, di buona qualità e gratuita:
il Covid 19 ha mostrato quanto siamo lontani da quest’obiettivo. Qual è secondo
voi il ruolo di Big Pharma in questa questione e cosa dovremmo fare noi
cittadini?
MASSIMO L’influenza di BigPharma distorce la realtà sull’effettiva rilevanza delle
patologie e delle rispettive cure modificando a volte in maniera sostanziale
l’informazione pubblica.
Per ovviare a tale importante problema sarebbe necessario che chi viene
invitato a parlare in pubblico sia tenuto a dichiarare eventuali legami con le
aziende del settore.
La pandemia del COVID2019 ha evidenziato che i medici sul campo sanno
trovare delle risposte efficaci (e sostenibili!) molto prima che i ricercatori
possano verificarne la validità. La vera forza sta nella capacità di scambiare
liberamente e velocemente esperienze e risultati. Riteniamo che alla clinica
dovrebbe essere restituito il valore e la dignità che la costosissima ricerca
le ha sottratto.
La ricerca di BigPharma sta sfruttando il caso COVID investendo miliardi di
dollari per proporre farmaci costosissimi o, addirittura, ancora inesistenti,
quando abbiamo già a disposizione un insieme di farmaci che hanno dimostrato
grande efficacia sia nelle fasi iniziali della malattia (idrossiclorochina,
azitromicina, eparina), sia nelle fasi più avanzate (plasma iperimmune).
Gli ingentissimi fondi filantropici in campo medico dovrebbero poter
essere indirizzati esclusivamente e in maniera trasparente da enti governativi
indipendenti onde evitare una deleteria commistione tra interessi economici,
gestione dell’informazione pubblicitaria e necessità sanitarie.
MARIA Grazie Olivier per la domanda “cosa dovremmo fare noi
cittadini?” in quanto sposta l’attenzione su tutti noi, sulle nostre
capacità di comprendere e agire, senza delegare totalmente la lettura della
realtà agli esperti, o presunti tali. Credo che questa sia una responsabilità
che dobbiamo assumerci per ricominciare a riflettere su quanto è successo, in
modo critico e creativo. Possiamo come cittadini e medici, riscoprire insieme
la saggezza che è profondamente connaturata nell’umano sentire e coordinare i
saperi in modo funzionale al sorgere della verità, non intesa in modo
dogmatico e statico, ma come un continuo divenire che si svela a chi osserva il
reale senza pregiudizi, censure o interessi da preservare.
Senza il recupero di un pensiero critico e della libertà di espressione dei
medici, temo che ci ritroveremo nuovamente in una situazione drammatica per un
altro virus o per l’emergenza climatica ed ambientale che ci sta già ora
mettendo in scacco a tutti i livelli.
MAURO Dopo la pubblicazione dello studio di Marsiglia, citato più sopra, ci
chiediamo quanti medici hanno sperimentato il protocollo
idrossiclorochina-azitromicina nella loro pratica clinica in Italia e li
invitiamo a unirsi alla nostra ricerca per condurre insieme uno studio
epidemiologico retrospettivo sui casi trattati.
SCRIVETECI A QUESTA MAIL PROVVISORIA: ippocrateor@gmail.com (appena il sito
Ippocrateorg.org sarà attivo ne apriremo un’altra)
Maggiori informazioni:
www.ippocrateorg.org (di prossima
apertura) ;
Istanza di medici all’AIFA per la reintroduzione dell’Idrossiclorochina nel
Covid 19: https://www.nursetimes.org/coronavirus-caos-idrossiclorochina-140-medici-contro-laifa/90879
Tutti i video di Mauro Rango:
- https://youtu.be/mIBP409eubQ
- https://youtu.be/7CSNBpVJIXY
- https://youtu.be/LImUZkEeyu8
- https://youtu.be/qCzstiuVhzk
- https://youtu.be/8R65E7k12Dc
- https://youtu.be/vbwccO8WBOQ
- https://youtu.be/0rxQzoSSHyg
- https://youtu.be/OtmkTosz2MY
- https://youtu.be/NlM1EXCE0Vg
- https://youtu.be/zQzlS4C0whQ
[1]
Oggi oltre che nel trattamento della malaria, l’idrossiclorochina trova
indicazione sia negli adulti che nei bambini in caso di artrite reumatoide,
lupus eritematoso sistemico artrite idiopatica giovanile ,con precauzioni
raccomandate per: problemi alla retina,patologie
cardiovascolari,cardiomiopatie,insufficienza cardiaca,prolungamento intervallo
QT, insufficienza renale ,epatica,carenza di glucosio 6 fosfato deidrogenasi
[2]
L ‘effetto antivirale della idrossiclorochina sarebbe dovuto all’aumento del PH
all’interno della cellula proprio perché si lega ai radicali acidi determinando
un aumento del PH che diventa più basico con conseguente incapacità del virus a
svilupparsi nella cellula .Altro meccanismo d’azione della idrossiclorochina è
che impedisce al virus di legarsi alla Porfirina inibendo l’EME che è la parte
non proteica della emoglobina( costituita da complesso
Ferro+Porfirina+ossigeno) Il coronavirus impedisce il legame tra ferro e
porfirina e quindi non si riesce più a trasportare ossigeno,
l’idrossiclorochina forma un legame stabile con l’EME sottraendolo al
coronavirus. L’azitromicina, invece, oltre all’azione antiinfiammatoria, ha
attività antivirale ed immunomodulante.
[3]
Nel 2015 33 studi cinesi rilevavano tale pericolosità (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26564594/
[4]
Uno studio retrospettivo della New York University evidenziava allungamento del
tratto QT fino a 500msec (val nor QTc negli uomini 0,44sec ,nelle donne 0.45
sec) con rischio di severe aritmie, è quindi incredibile che nello studio
venissero inclusi pazienti con insufficienza renale e contemporanea assunzione
di Amiodarone controindicati nel trattamento con idrossiclorochina e
azitromicina!!!,e’ spontaneo domandarsi se un tale studio sia ETICO Infatti un
allungamento del tratto QT può determinare una aritmia severa che si chiama
Torsione di Punta che degenera facilmente in una fibrillazione ventricolare,
aritmia mortale che si risolve solo con la defibrillazione elettrica.
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