sabato 25 luglio 2020

a proposito di cancel culture

il grande fotografo Gian Butturini e le gorilla anti-razziste – bortocal


Gian Butturini è morto 14 anni fa, ma la sua memoria non si spegne.

grandeggia il suo modo di fare fotografia; il suo unico film, Il Mondo degli Ultimi, può anche essere dimenticato, ma le sue foto rimangono un momento importante della cultura internazionale della seconda metà del Novecento.
ma il Bristol Photo Festival organizza una mostra delle sue foto e succede un indegno pandemonio, di cui vale la pena di parlare per renderci conto di come la stupidità domina il mondo, oramai irresistibilmente potenziata da internet che nei nostri sogni post sessantottini doveva essere il trionfo della cultura democratizzata e diventata di massa; peccato che democratizzando la comunicazione di massa, tra gli umani, diventi soltanto la stupidità.
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nel 1969 Butturini, che aveva 34 anni, fece London, uno storico volume di fotografie sulla Londra di fine anni Sessanta (io ci arrivai pochi anni dopo, nel 1974, in una mitica spedizione di una decina di amici in FIAT 126, non so se mi spiego…).
il dramma attuale nasce dal fatto che in questo volume, oramai introvabile e ripubblicato pochi anni ci sono due foto

capite l’insulto che Butturini, maschio e bianco, per giunta, ha fatto a tutte le donne africane?
io no, sinceramente: è una metafora!
ma la metafora è morta da tempo, di questi tempi: c’è in giro e stra-parla troppa gente stupida che non è, semplicemente, in grado di capirla.
Mercedes Baptiste Halliday ha ricevuto «London», il libro di Butturini, in regalo per il suo diciottesimo compleanno e non ha potuto trattenere l’indignazione: «Ero totalmente disgustata e offesa», ha postato in rete.
ed è riuscita ad avviare una disgustosa campagna online che ha costretto il direttore artistico del festival a dimettersi e a cancellare la mostra: lui «rappresenta una generazione di uomini di mezza età che fanno ciò che vogliono senza conseguenze. È un’istituzione e siamo solo iniziando a smantellarla».
di peggio: come in un processo della rivoluzione culturale perfino lui ha fatto autocritica di fronte al tribunale del popolo e ha dichiarato pubblicamente, su twitter«Sono profondamente imbarazzato per non avere visto un accostamento di immagini razzista. Credimi: è stato un mio errore di cui sono molto dispiaciuto. Non è una scusa, ma ho quasi settant’anni, sono bianco e inizio a capire che a volte non sono riuscito a vedere le cose in un’altra prospettiva. Voglio imparare e cambiare, spero anche di potere usare la mia posizione per fare qualcosa di buono a riguardo»
ed è arrivato a chiedere la distruzione del libro.
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idiota anche lui!
qui siamo in piena barbarie.
ho conosciuto Butturini, che era bresciano, anche se non siamo mai stati amici, lui aveva una proiezione esterna alla città che io non avevo; ma per quello che so di lui posso testimoniare con forza che la sua intenzione in quell’accostamento era il contrario esatto del razzismo che gli viene attribuito da menti troppo piccine per capire.
non serve a nulla che di queste due foto Butturini avesse parlato perfino nell’introduzione del suo libro: “Ho fotografato una donna nera, chiusa in una gabbia trasparente; vendeva biglietti per la metropolitana: una prigioniera indifferente, un’isola immobile, fuori dal tempo nel mezzo delle onde dell’umanità che le scorreva accanto e si mescolava e si separava attorno alla sua prigione di ghiaccio e solitudine. […] Ho fotografato il gorilla di Regent Park, che riceve con dignità imperiale sul muso aggrondato le facezie e le scorze lanciategli dai suoi nipoti in cravatta”.
la piccola non l’ha letta, e le menti piccine che le sono andate dietro non possono arrivare a queste finezze.
. . .
non se ne può più della stupidità al comando.
sono io, anche a nome di Butturini e della cultura degli anni Sessanta, offeso e disgustato da questi analfabeti del linguaggio e delle sue emozioni.


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