venerdì 11 febbraio 2022

Un dettaglio minore - Adania Shibli

un romanzo palestinese (tradotto da Monica Ruocco) sulla memoria e sulla storia (di quello che è stato e di quello che è).

nella prima parte gli assassini dell'esercito israeliano (l'esercito più morale del mondo, si autodefiniscono quei maledetti sinvergüenza) massacrano in tutti i modi possibili una ragazzina palestinese nel deserto del Negev, nel 1949.

dopo qualche decennio, ai tempi nostri, una ricercatrice palestinese cerca di investigare su quella storia, per ricostruire cosa è successo, magari solo per dare un nome a quella ragazzina.

e inizia la via crucis dei check point, della distruzione della Palestina colonizzata e martirizzata, fra permessi, mitra spianati, oppressione quotidiana, con l'unico aiuto di due mappe, quella della Palestina che era e quella dello stato coloniale e occupante.

come va a finire lo saprete da soli, leggendo e soffrendo fino all'ultima riga.

 

 

 

 

Questa storia inizia durante l’estate del 1949, un anno dopo la guerra che i palestinesi chiamano Nakba, la catastrofe – che ebbe come conseguenza l’esodo e all’espulsione di oltre 700.000 persone – e che gli israeliani celebrano come la Guerra d’indipendenza. Alcuni soldati israeliani attaccano un gruppo di beduini nel deserto del Negev, uccidendo tutti tranne un’adolescente. La ragazza viene catturata, stuprata, uccisa e sepolta nella sabbia. Molti anni dopo, ai giorni nostri, una donna di Ramallah prova a decifrare alcuni dettagli che aleggiano attorno a quell’omicidio. È colpita da quel delitto a tal punto da trasformarlo in un’ossessione, non solo a causa dell’efferatezza del crimine, ma perché è stato commesso esattamente venticinque anni prima il giorno in cui è nata.
Adania Shibli sviluppa magistralmente due narrazioni che si sovrappongono e, in trasparenza, evocano un presente che non può prescindere da ciò che è stato. Con una prosa tagliente e inquietante, Un dettaglio minore va al cuore di un’esistenza segnata dall’annullamento e dalla privazione di sé, com’è la vita nella Palestina occupata, rivelandoci quanto sia ancora difficile riunire i frammenti di una narrazione rimasta troppo a lungo nascosta nelle pieghe della storia.

Traduzione di Monica Ruocco.

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Due parti. Una ambientata nel 1949 molto cruda, durante il conflitto Israelo palestinese. Una ai giorni nostri, meno cruda ma più tesa e con finale shock. Ottimi i collegamenti e i rimandi tra le due parti. Non è un libro da spiaggia, ecco.

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È dei particolari che raramente si parla quando si affronta la condizione dei palestinesi in Israele, nei Territori Occupati e a Gaza.

Eppure, i dettagli sono essenziali per capire cosa significhi vivere sotto occupazione, farsi un’idea chiara del livello di fallimento dei negoziati di pace, per leggere intero il quadro ideato e pianificato dall’occupante.

Solo i particolari possono mostrare a noi, lontani, quello che è più difficile da capire: come avviene che la straordinarietà si converta in quotidianità, come accade che il modo di vivere e persino quello di pensare siano trasformati, piegati giorno dopo giorno alla consuetudine della sopraffazione, delle ingiustizie e della violenza.

Adania Shibli con “Un dettaglio minore”, finalista al National Book Awards 2020, ci mostra questi particolari, portandoci a spasso tra il passato e il presente, tra i luoghi che esistevano e non ci sono più, cancellati persino i nomi e chiuse da cubi di cemento le strade di ingresso. Tutto comincia da una storia del 1949 nel Negev…

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Che cos’è un “dettaglio minore”? In psicoanalisi è ciò che può schiudere l’universo dell’inconscio individuale, la feritoia da cui entra la lama di luce, il punto d’accesso al non dicibile.

In storia, come affermava la narratrice e storica algerina Assia Djebar, è proprio il dettaglio minore a rivelare, riportandolo alla coscienza, l’ineffabile, il rimosso, ciò che è stato sepolto per sempre. Djebar parlava del lutto delle donne algerine, murate nel sudario del silenzio e di un’amnesia imposta e autoimposta. Per loro il dettaglio minore poteva essere un cucchiaino di latta ritrovato nella cenere di un bivacco del maquis. Quel cucchiaino, veicolo materiale di una memoria affettiva soffocata e tuttavia non spenta, poteva fare da esca al ricordo, all’espressione del lutto, al pianto, al dolore che, verbalizzato, libera e restituisce il respiro.

Nella critica d’arte il dettaglio minore, il nonnulla che sfugge all’osservazione perché apparentemente insignificante, è quello che permette di distinguere il falso dall’originale, la copia dal quadro autentico. L’evidenza, in altre parole, tradisce la verità, distrae, distoglie, semplifica invitando lo sguardo a posarsi qui e non lì, a non fare connessioni, a non interrogarsi. L’unghia o il lobo dell’orecchio – ricordate Freud, Morelli e la nascita del paradigma indiziario? – può dire di ciò che è ed è stato più di un volto e la corteccia di un albero più di un intero paesaggio.  

La scrittrice Adania Shibli, di origini beduine e palestinese “dell’interno” – come sono chiamati i discendenti dei palestinesi che nel 1948 rimasero a vivere nel neonato stato di Israele, stranieri o cittadini di minor grado nella loro terra – ha intitolato così, Un dettaglio minore, il suo nuovo romanzo (tradotto dall’arabo, con acutezza visiva e acustica, da Monica Ruocco, La Nave di Teseo 2021). Mettendo a tema, fin da quel fuori testo che è il titolo di un’opera, la natura e il movente della sua narrazione: una ricostruzione innescata da un’identificazione e da un impulso “narcisistico” a connettere, fondata su prove non rappresentative, bensì indiziarie…

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1948. A pochi anni dalla seconda guerra mondiale e dall’Olocausto, il Mediterraneo è scosso da un nuovo deplorevole conflitto: ha inizio la guerra di Nakba o Guerra per l’indipendenza d’Israele.

2021. Adania Shibli scaglia una pietra contro le coscienze del mondo e sceglie di riportare alla luce una scomoda verità, per chi non sa o per chi fa finta di non sapere. 

La scrittrice affronta di petto le logiche della politica, il chiacchiericcio di chi argomenta del più e del meno durante l’attesa in ristorante ritenendo di sapere sempre tutto. Del parere intellettualoide di chi vive i mali del mondo stando comodamente seduto sul divano di casa o di chi si nutre delle notizie attraverso lo schermo di un televisore. La Shibli prende carta e penna e descrive in modo crudo il classico particolare imbarazzante delle azioni belliche, quello che deve essere tenuto nascosto e che viene definito, nel gergo comune, col nome di “effetto collaterale”.

Un dettaglio minore” è un romanzo duro. Come altri testi di cronaca di guerra rende partecipe il lettore della ferocia dell’uomo, del suo senso egoistico e della sua mancanza di pietà…

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