La Corte costituzionale ha sottratto ai cittadini il referendum sull’eutanasia - Paolo Flores d'Arcais
La Corte costituzionale ha deciso di sottrarre ai
cittadini il referendum
sull’eutanasia. Ha trovato il pelo nell’uovo, per dirla con il suo
presidente, Giuliano Amato.
Ha vinto il potere clericale, che alle urne avrebbe subito una sconfitta
ciclopica, molto oltre quelle storiche su divorzio e aborto, a definitiva
conferma che la società italiana è ormai secolarizzata, anche se (quasi) tutti
i gangli del potere sono ancora in mano a cattolici.
Ha vinto il potere partitocratico, che in
(quasi) tutte le sue componenti aborriva l’idea di una consultazione popolare
che avrebbe costretto a pronunciarsi, dunque a scontrarsi (compresa ciascuna al
proprio interno), tra il diritto del cittadino sulla propria vita o la
sottomissione ai voleri delle Eminenze di Santa Romana Chiesa, o a dichiararsi
smaccatamente per Ponzio Pilato…
Referendum eutanasia: la decisione della
Corte non sia una scusa - Cinzia Sciuto
Diciamocelo chiaramente: anche se il quesito referendario
fosse stato ammesso e avessero vinto i sì, non avremmo comunque avuto in Italia
una legge sul fine vita degna di un Paese civile. Sarebbe stata una pezza,
necessaria ma sempre una pezza, su un vuoto legislativo ormai intollerabile. Il
nostro ordinamento, si sa, non prevede referendum propositivi ma solo
abrogativi, il che costringe a complicate acrobazie giuridiche chi voglia
introdurre in esso dei cambiamenti significativi. L’iniziativa
dei Radicali, sostenuta da una valanga di firme raccolte in
pochissimo tempo, era una evidente risposta all’inerzia di un parlamento che
non riesce a legiferare su un tema su cui, peraltro, godrebbe del larghissimo
sostegno della popolazione.
Si spera che adesso (speranza che già alcune
prime reazioni sul fronte cattolico lasciano intravedere come vana) non si
strumentalizzi questa decisione della Corte per mettere la parola fine a un
dibattito pubblico che ahimè non è mai neanche iniziato. La Corte, infatti, non
ha affatto bocciato l’eutanasia, ha solo dichiarato inammissibile un quesito
referendario che interveniva non già su una legge sull’eutanasia (che appunto
in Italia non c’è) quanto su un articolo del Codice penale relativo
all’omicidio del consenziente. Quell’articolo in base al quale oggi, in assenza
appunto di una legge sul fine vita e l’eutanasia, il medico che decida di
aiutare un malato a porre fine alla sua vita può essere perseguibile penalmente…
Eutanasia, Beppino Englaro dopo la
bocciatura del referendum: “La nostra lotta continua”
(intervista
di Daniele Nalbone)
La delusione, dopo la bocciatura
del referendum sull’eutanasia, è un sentimento che non gli
appartiene. Beppino Englaro, dopo la decisione della Corte costituzionale, non
si ferma neanche per un minuto sul merito della decisione. “Il vero problema è
culturale”. E chiama in causa direttamente la politica. “Questa ennesima non
decisione di un organo dello Stato dimostra la crisi in cui versa l’Italia.
Sono tutti cauti, timorosi di affrontare un simile tema, nessuno ha il coraggio
di dare una risposta necessaria. Qui parliamo di libertà e diritti fondamentali
costituzionali, ma siamo in un deserto”.
“La cosa che mi dispiace
è l’ennesimo colpo che chi sta portando avanti una battaglia così importante ha
dovuto subire”. Al tempo stesso, però, è sicuro di una cosa: “Nessuno arretrerà
di un centimetro. La mole di firme raccolte dimostra che la
società vuole sentirsi finalmente libera”. Ed è proprio la società a strappargli più di un
sorriso: “Quando abbiamo iniziato la nostra battaglia per Eluana eravamo soli.
Soli a rivendicare un diritto sacrosanto che mia figlia voleva esercitare, non
noi genitori. Lei non aveva voce e quella voce gliel’abbiamo prestata. Oggi non
è più così. La società civile ha preso in carico il tema, si è espressa in tutte
le sedi possibili, con ogni tipo di manifestazione possibile. A non essere
cresciuta, maturata, a essere rimasta ferma è solo la politica”…
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